BASSANO ROMANO
Bassano Romano sorge a sud della provincia di Viterbo tra i monti Sabatini e i monti
Cimini. E' situato a circa 50 Km da Roma e 35 da Viterbo; dista 5 Km dalla via Cassia e 10
Km dalla via Braccianese (ex via Clodia). Confina a nord con Capranica, a nord-est con
Sutri, a ovest con Vejano, a sud-ovest con Oriolo Romano e a sud con Trevignano. Esteso su
una superficie di 37,46 Kmq, a 365 m s.l.m. nel punto più basso fino a superare i 500 m
nella zona della macchia, il paese è circondato da castagneti. Il clima è temperato, il
territorio "...non può essere più delizioso dell'aria, dell'acqua e dè suoi
prodotti che non possono essere né più puri né più pregiati, e dè suoi individui
tutti comunemente atletici, laboriosi, di svegliato ingegno e che d'ordinario giungono
fino alla più cauta età".(1) La superficie dell'intera area boschiva di Bassano
Romano è di circa 13 Kmq. Il piccolo centro viterbese è attraversato da numerosi corsi
d'acqua, tutti a carattere torrenziale. I principali fossi sono: Scarmazzano, Fontegrillo,
Scatenato, Pupigliano, Pozzarigo e Tazzano. L'unico corso d'acqua di maggior portata è il
Mignone che nasce in questo territorio. Il paese sorge su di uno stretto e lunghissimo
roccione di tufo delimitato da due profonde valli, orientato da Nord-Nord-Ovest,
Sud-Sud-Est. L'abitato medioevale occupa il pianoro più alto e più largo del roccione e
presenta la caratteristica pianta a fuso di acropoli con una strada principale mediana,
dorsale sul colmo. Numerose strade residenziali (vicoli), trasversali alla strada
principale longitudinale scavalcata da sottoportici, completano il sistema viario: qua e
là spazi per larghi e piazzette, posti di avvistamento.
STORIA
Secondo una leggenda popolare Bassano fu fondato da una coppia di giovani etruschi, Velka
e Tarkana che, dopo la loro unione, da Sutri decisero di stabilirsi a Bassano, attratti
dalle bellezze naturali e dalla serenità del luogo. Si racconta poi che la loro
felicità, associata alla tranquillità in cui vivevano, attirò nuove giovani coppie che
come loro decisero di stabilirsi lì. Arrivato l'autunno lo stesso entusiasmo coinvolse le
famiglie dei boscaioli provenienti dal napoletano e dal senese per il taglio dei boschi.
Così sul posto sorsero le prime capanne abitate da gente di diversa provenienza e cultura
che mescolò insieme i propri usi e costumi e, con essi, anche la lingua, che si arricchì
di sfumature ed espressioni latine, napoletane e senesi. Un volgare che doveva mantenere
queste sue caratteristiche fino ai giorni nostri.
Le origini di Bassano non sono probabilmente antecedenti al primo millennio dopo Cristo:
sembra che il primitivo castello sia stato edificato dai Sutrini tra il 1157 e il 1175.
Significativo è anche il fatto che difficilmente possano essere antecedenti (Romane o
addirittura etrusche) non trovando alcun riferimento a questo territorio nelle opere
storiche di Livio, Diodoro e Velleio Patercolo.
Il rettore Malvolti , nel 1298, annovera il nostro paese tra i feudi che pagano il
focatico.
In breve tempo le colline del -Feudus Bassani- si trasformarono in campi di grano e
granoturco, in vigneti, in frutteti mentre le zone più alte, ricche di boschi e prati,
divennero luoghi di caccia e pascoli.
In quest'oasi di pace la comunità si accrebbe e visse incurante delle lotte e degli
avvenimenti esterni fino al XII secolo d.C. quando, nel 1159, Federico Barbarossa, alla
guida di un esercito di15.000 soldati che si recava a Roma per proteggere l'antipapa
Vittore IV (eletto dai cardinali imperiali in contrapposizione del papa Alessandro III),
si scontrò con le truppe papali. Lo scontro si verificò in una vallata sita
nell'estremità ovest di Bassano, l'odierna Valle Nobile.
L'imperatore
Federico Barbarossa assistette alla feroce battaglia dalla cima di una rupe tufacea che
ancora oggi viene chiamato -Tufi Barbetta e, accortosi che a causa delle numerose
perdite i papalini ripiegavano, ordinò al suo esercito di raggiungerli e di massacrarli.
Terminata l'operazione la valle si presentò colorata dal rosso del sangue, tanto che
ancora oggi conserva il nome di Valle Sanguineta.
I feroci fatti avvenuti non impensierirono molto gli abitanti di Bassano in quanto la vita
si svolgeva molto distante dai luoghi di sangue, ma gettarono il panico tra gli abitanti
dei paesi vicini percorsi dalle vie consolari. Tanto che un certo signorotto di Sutri,
Enotorio Serco, vantando già dei diritti sul -Feudus Bassani-, ritenne opportuno
fabbricarvi un palazzo per trasferirvi la propria residenza. I lavori furono completati in
due anni, ma né il signorotto Serco né altri feudatari vi abitarono mai e così la
costruzione di Bassano rimase per ancora quattro secoli come un saltuario recapito nel
corso di partite di caccia.
Nel Registro del cardinale Albornoz (1354) si parla di un certo Riccardo di Puccio,
signore di Bassano. Nel 1363 viene affidata la tutela su un terzo del territorio di
Bassano ad una certa Francesca vedova di Giovanni I degli Anguillara signore di Capranica,
imparentata con un ramo dei Savelli, nobile famiglia romana. I Savelli possedevano gli
altri due terzi del territorio, che nel 1482, essendosi estinto il ramo maschile, per
concessione di papa Sisto IV vennero affidati alla famiglia degli Anguillara.
Recenti indagini hanno confermato la presenza della figura del viceconte degli Anguillara documentata in un atto del 14 aprile 1378 rogato in Bassano, fra i testimoni dell’atto c’è anche Silvestro di Monaco “una volta” Viceconte di Bassano (Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, notaio Graziano di mastro Pietro, prot. 195 cc. 18r/19r, atto in Bassano del 14 aprile 1378), quindi la presenza dei Viceconti a Bassano è anteriore al 1378. In un altro vi
è menzionato Silvestro di Monaco ma qui non viene definito dal notaio “già Viceconte di Bassano”, si tratta di un atto concluso il giorno prima del precedente atto,
il 13 aprile 1378, concluso nella Rocca di Capranica alla presenza della Contessa Lippa degli Anguillara. In un altro atto del 17 gennaio 1395 è emerso il nome di un altro Viceconte di Bassano un tal
Renzo di Campanaro “una volta” Viceconte di Bassano per conto dei fratelli gemelli Francesco e Nicola Conti degli Anguillara, la notizia è stata fornita dalla studiosa di Bassano Romano la dr.ssa Fiorella Proietti
Ancora una volta le fonti e le notizie si interrompono fino ad arrivare al 1428 e, a
questa data, sappiamo che il feudo era per due terzi già degli Anguillara, ma Everso II,
appartenente ad un altro ramo della famiglia, se ne impossessa; alla sua morte, avvenuta
nel 1464, il ramo degli Anguillara di Ceri recupera i suoi diritti e nel 1428 Sisto IV
assegna agli Anguillara anche il terzo del territorio che apparteneva ai Savelli. Viene
così a determinarsi una situazione alquanto anomala: il feudo di Bassano diventa, per
usare un termine moderno, un condominio dove le due famiglie signore del
"castellum" convivono malamente e cercano di prevalere l'una sull'altra con
continue scaramucce. Le rivendicazioni dei Savelli sulla terra di Bassano finalmente
cessano nel 1505 con l'accettazione di un compenso in danaro offertogli dagli Anguillara.
All'inizio del secolo XV, in molte zone dell'Italia centrosettentrionale, si assiste ad
una ripresa delle istituzioni feudali. Questo serve a creare nuove aristocrazie di nobili
fedeli, a premiare amici e clienti, a raccogliere denaro. Nel XVI e nel XVII secolo tale
processo di "rifeudalizzazione" si lega, soprattutto, all'interesse per la terra
dei mercanti e dei banchieri i quali, a seguito della svalutazione della moneta, investono
o acquistando proprietà fondiarie, o prendendo in affitto feudi.
Poco prima dell'acquisto del feudo dai Giustiniani si ha una curiosa notizia circa l'esistenza dal 1560 di una colonia femminile di meretricio a Bassano in località oggi chiamata "Le Capanne".
Il toponimo prende il nome dalle rustiche capanne costruite dalle prostitute provenienti da Sutri, dove erano state cacciate dalla città dal vescovo Ghislieri (futuro papa Pio V) nel 1560.
Il borgo malfamato fu quasi del tutto abbandonato e distrutto con la riorgaizzazion urbana che si ebbe poi con il marchese Vincenzo Giustiniani.
Il 22 novembre 1595 gli Anguillara, con l'approvazione di Clemente VIII, vendono a
Giuseppe Giustiniani, membro della storica famiglia dei banchieri genovesi profugo dal suo
dominio dell'isola di Scio nell'Egeo in seguito all'assalto dei Turchi, il feudo di
Bassano per la somma 55.000 scudi.
Il feudo è eretto a "marchesato" da Paolo V il 22 novembre 1605 nella persona
di Vincenzo, figlio di Giuseppe, uomo colto, cosmopolita e grande mecenate. L'elevazione a
marchese permise di mettere in luce Bassano che da quel momento era posto tra le baronie
dello Stato Pontificio degne di nota.
A sinistra Piazza Umberto I negli anni cinquanta, a destra la Piazza del
Palazzo Giustiniani con il giardino in un incisione ottocentesca di Bonnard.
Breve di Innocenzo X - erezione
del marchesato di Bassano a Principato
Costituito sul soglio supremo della dignità apostolica per divina disposizione, tra le
ardue sollecitudini e premure che su di noi gravano con la loro mole di difficoltà, ben
volentieri ci siamo assunti il compito di decorare con conveniente titolo onorifico le
insigni e fulgide famiglie della nostra Alma Città di Roma, strette da legami di
affinità alla nostra illustre e antica famiglia Pamphili, ed esaltare con debito decoro i
luoghi a loro sottomessi, compresi nel dominio temporale della Santa Romana Chiesa. A
perpetua felicità e decoro immortale della nobile stirpe Giustiniana, inserita e
propagata in Roma, tra gli uomini illustri sia laici che ecclesiastici che le hanno dato
lustro grandeggiano da ultimo Giuseppe Giustiniani di felice memoria, suo figlio Vincenzo,
marchese della Terra di Bassano in diocesi di Sutri. Uomini chiarissimi ed illustrissimi,
ornati di virtù ed eccellenti per integrità di costumi, essi furono sommamente cari ai
Romani Pontefici nostri predecessori. Attualmente, il diletto figlio nobiluomo Andrea
Giustiniani, erede di Vincenzo e Marchese della suddetta Terra di Bassano, sposo della
figlia diletta in Cristo nobildonna Marchesa Pamphili, nostra nipote secondo la carne da
parte di nostro fratello, è uomo di pari fama e gloria e solidi studi, in tutto
corrispondente al decoro e splendore dellUrbe. Quindi, come questa fulgida famiglia
ripropone oggi quasi con diritto ereditario le virtù degli antichi duci e senatori, così
conviene parimenti che prerogativa di maggiori onori venga tributata ad Andrea e Maria
Marchesi di detta Terra. Per Bassano, quindi, città popolosa, ornata di palazzi e
abitazioni sontuose, lodatissima per fertilità di terreni e salubrità di aria, abbiamo
Motu proprio decretato che sia ornata e decorata di più degno titolo. Pertanto, in virtù
del presente documento, erigiamo e istituiamo in Principato la suddetta Terra in perpetuo,
mentre il Marchese Andrea e la Marchesa Maria con i loro discendenti e successori, creiamo
facciamo costituiamo e deputiamo Principi di Bassano. Del suddetto Principato li
investiamo infilando lanello e li benediciamo. Li autorizziamo peraltro di portare
in pubblico e in privato larma e le insegne principesche, nonché la corona aurea
incastonata di gemme, unitamente ai titoli gradi dignità privilegi immunità libertà
prerogative precedenze preminenze facoltà indulti grazie e giurisdizione sul civile e
criminale, con dominio puro e misto, e con diritto di spada e di vassallaggio.
Bassano Romano. Vincenzo Giustiniani marchese, 1564–1637. Medaglia 1622. Æ 136,08 g. Ø 60,30 mm. Per la costruzione del monastero di San Vincenzo Martire, voluta della famiglia Giustiniani (opus: autore sconosciuto).
VINCENTIVS · IVSTINIANVS · IOS · F · MAR · BASS Stemma Giustiniani. Rv. S · VINCENTIO · M · A · FVN · EXT La facciata del monastero; all’esergo, A MDCXXII
Con l'insediamento della famiglia Giustiniani coincide anche l'ingresso di Bassano nella
vita politica ed economica dello Stato della Chiesa; non a caso è proprio in questo
periodo che si registra l'incremento del settore urbanistico. E del 1649 il
"Breve" di Innocenzo X con il quali si concede la licenza a Don Andrea
Giustiniani per poter liberamente fabbricare sul territorio di Bassano.
Il paese, che fino a tutto il 1500 era rimasto medievale nel suo aspetto, nel secolo XVII,
ad opera dei Giustiniani, fu oggetto di un'importante trasformazione urbanistica
attraverso un vero e proprio piano regolatore concepito e realizzato secondo il gusto del
tempo. Trasformazioni che per il loro costo e vastità si rivelarono sproporzionate
all'economia del paese e lasciarono esausto il patrimonio dei feudatari.
Furono eseguiti i seguenti lavori e sistemazioni: trasformazione del Castello in
Villa-Palazzo; muri di contenimento del parco (24 ettari con casino di caccia); fontane e
statue; costruzione di due ponti(uno dal palazzo al parco, l'altro sul fosso a Nord);
costruzione della chiesa di San Vincenzo Martire con annesso borgo di case rurali a
schiera; trasformazione della piazza del Castello; costruzione del borgo e della chiesa di
San Filippo Neri.
Andrea sposò Maria Phamphili, figlia di Phamphilio, fratello di Papa Innocenzo X e
Olimpia Maidalchini. Lo stesso Innocenzo X il 21 novembre 1644 eleva Andrea a rango di
principe. Ciò conferisce al feudo altri privilegi. La terra di Bassano fu sottratta alla
giudicatura della Congregazione del Buon Governo ed è esentata, per rendere più agevole
lo svolgimento di una manifestazione fieristica che si tiene durante la prima decade di
novembre, da qualsiasi dazio o gabella. E il momento di grande splendore per la
città. Di massima gloria per i Giustiniani. Bassano diventa meta internazionale. Iniziano
così le visite del papa e di altri principi, tra cui Giacomo III Stuart, pretendente al
trono dInghilterra. Unepoca dorata che durerà allincirca un secolo.
Dopo la morte di Andrea nel 1667, eredita il principato il figlio Carlo Benedetto
minorenne all'epoca. A gestire il feudo è la madre Maria Phamphili. Poi un altra donna
lascerà un impronta decisiva nella gestione la moglie dello stesso Carlo Benedetto:
Caterina Gonzaga, dopo che lo stesso muore a Bassano nel 1679, fino al 1699 quando il loro
figlio anch'esso all'epoca minorenne: Vincenzo II raggiunse la maggiore età.
Con il XVIII secolo inizia per Bassano un lento declino. Nel 1704 perde l'autonomia
amministrativa quando un chirografaro del Pontefice Clemente XI fa rientrare le comunità
baronali, tra cui il feudo di Bassano, nel Buon Governo Pontificio. Nonostante ciò
Bassano conosce un corposo fenomeno di immigrazione specie dalla vicina Umbria. Prime le
epidemie, lultima nel 1786, poi i francesi nel 99 ne segnano il declino.
Grazie a Napoleone creano in Italia la Repubblica Romana. (notizie storiche sull'invasione francese a Roma e sulla nascita della Prima
Repubblica Romana lettera del 19 febbraio 1798 dell'Abate Giovanni Bernardi
- "Nella venuta che fecero i francesi" di
Marcello Piccioni, in Quaderni della Riserva naturale di Canale Monterano")
Durante il secondo conflitto mondiale, Bassano è teatro di duri scontri tra le forze
naziste di occupazione e gli Alleati. Il paese è occupato interamente dal Genio Pontieri
della Wehrmacht e dallo stesso Albert Kesselring. Il Palazzo è assediato dalle forze
tedesche.
Alcuni video che illustrano gli affreschi del Palazzo Giustiniani di Bassano Romano
A sinistra: Giornale Luce B0215 del 02/1933: Nella riserva del principe Innocenzo Odescalchi a Bassano di Sutri si catturano gruppi di daini.
A destra il video in cui la cantante Giorgia canta una canzone con il testo di Leonardo da Vinci ambientato nella Villa Giustiniani. Il filmato è andato in onda il 26 settembre 2019 su Rai 1, durante il programma di Alberto Angela “Ulisse, il piacere della scoperta”. La trasmissione era dedicata proprio all’illustre artista
Estratto su Bassano di Sutri dal
Dizionario di Erudizione Storico Ecclesiastica
del Cavalier Gaetano Moroni Romano del 1861. Contiene una descrizione dettagliata di
Bassano Romano (all'epoca "di Sutri").
Nel 1799, sotto la dominazione napoleonica, durante i mesi di marzo ed aprile iniziano, in
Toscana, le insorgenze contro i francesi che a causa delle grandi e forti tasse, le
numerose rapine e i molteplici saccheggi avevano ridotto alla miseria i ricchi borghesi e
persino dei principi. Ai toscani si unirono gli umbri, i sabini, i laziali ed i campani
che iniziarono una rivolta contro i francesi che si concluse con la sconfitta dei
transalpini e con l'instaurazione di un governo provvisorio a Viterbo.
Anche Bassano conobbe questi tragici avvenimenti e grazie al Rev. Giacomo Marchetti,
curato di Bassano alla fine del 700 che ci ha tramandato una dettagliata
testimonianza.
Fino alla metà dellanno 1799 la convivenza dei bassanesi con i francesi era stata
abbastanza tranquilla, poi per una questione legata allutilizzo di un cannone,
lasciato lanno precedente nelle campagne nei pressi di Bassano dalle truppe
napoletane inseguite dai francesi, si riscaldarono gli animi. I bassanesi volevano
utilizzare larmamento per ricavarne nuove campane per la chiesa, però lo stesso era
reclamato dagli oriolesi. Il 22 luglio un plotone francese, guidato da un certo Antonio
Aquilani, romano accasato in Oriolo, giacobino e comandante della piazza di Oriolo, si
recò a Bassano per avere ragione di quanto da lui sostenuto. La popolazione bassanese si
coalizzò contro lAquilani e questi, vista la sgradita accoglienza dovette ritirarsi
senza avere ottenuto ciò che Oriolo pretendeva. Ovviamente il comando francese, volendo
avere soddisfazione dellaffronto, il 24 luglio inviò una truppa di soldati, al
comando dellufficiale Saì, che giunse a Bassano alle ore 15,00. Linaspettato
arrivo prese di sorpresa la popolazione che in gran parte si rifugiò nella macchia e
nelle vicine campagne. I soldati stanziarono nellatrio e nelle stanze del piano
terra del palazzo Giustiniani. Dopo poco fu fatto pubblicare il bando con il quale si
ordinava il deposito di tutte le armi. In un primo momento la truppa francese soggiornò a
Bassano senza provocare rappresaglie e attendendo che gli fossero portate a loro cospetto
le persone sospettate di sobillazione. Il giorno dopo larrivo della milizia
francese, alcuni bassanese ritennero utile avvisare le truppe insorgenti che si trovavano
a Ronciglione e così, presentandosi al comandante di questi, il conte Martinelli,
riferirono quanto stava succedendo a Bassano. Il Conte acconsentì laiuto e inviò
circa trecento insorgenti con un piccolo cannone. Giunsero a Bassano verso le ore 23,00 e
rimasero nascosti nel castagneto di Fogliano per tutta la notte. La mattina del 25 luglio
gli insorgenti organizzarono lopera di accerchiamento ed iniziarono a sparare. La
milizia francese, sbarratasi allinterno del palazzo, rispose al fuoco.
Leffetto sorpresa e la forza degli insorgenti, con laiuto di volontari
bassanesi, ebbe ragione sui francesi che si ritirano precipitosamente attraversando il
parco del principe. Nella battaglia perirono una decina di francesi, altri perirono
durante la fuga. Gli insorgenti, dopo essersi rifocillati, lasciarono Bassano, alla volta
di Ronciglione. A seguito della rivolta avvenuta a Bassano come in altri paesi vicini, il
Generale Garnier, comandate delle truppe francesi, ordinò il saccheggio. Il 28 luglio fu
invasa Ronciglione e dopo una cruenta battaglia fu messa in ginocchio. A Bassano si
aspettava da un momento allaltro larrivo delle milizie: molte persone avevano
cercato di portare in salvo gli oggetti di valore, nascondendoli e nascondendosi nelle
campagne Il 31 luglio, alle ore 21,30, si udì il primo sparo proveniente dalla Madonna
dei Monti era la truppa francese proveniente da Bracciano e Tolfa, temendo
unimboscata da parte dei bassanesi, i francesi attesero larrivo dei
rappresentanti del posto che chiesero di risparmia il paese. Il saccheggio iniziò da li a
poco: fu distrutto tutto al loro passaggio così pure gravissimo danno fu arrecato alla
Casa Giustiniani. Furono portati via molti beni di valore, alcuni, specialmente quelli
religiosi, si salvarono perché nascosti, come il busto in argento di San Gratiliano.
Nonostante le ruberie i francesi non erano soddisfatti, ma la pace, per intercessione
della Principessa Giustiniani al Generale Garnier in Roma, si ottenne alla condizione che
Bassano versasse al comando francese di Bracciano piastre seicento di argento, botti
16 di vino, due belle vaccine. Il 19 agosto giunsero a Bassano 13 soldati ungheresi
da Ronciglione che unitisi a 60 bassanesi si incamminarono verso Oriolo per vendicarsi di
coloro che avevano aiutato i francesi a devastare Bassano. Saccheggiarono quattro o cinque
case. Con questo atto iniziò unaltra cruenta disputa. Il 25 agosto larmata
francese di circa 350 soldati si addentra nel territorio bassanese dalla parte della
Madonna dei Monti. La truppa degli insorgenti, composta da 50 ungheresi, ottanta aretini e
ottanta bassanesi, si attesta nei pressi dellultimo portone del giardino. Dopo poco
iniziò la battaglia che crebbe allinterno del giardino e continuò nel paese. Altri
valorosi bassanesi allargarono le fila degli insorgenti e tutti insieme riuscirono a
cacciare le truppe francesi che si ritirano a Oriolo. Non soddisfatti dai aver cacciato il
nemico la milizia bassanese si protrasse fino ad Oriolo e se ne impadronirono, i francesi
si diedero ad una rapida fuga verso Canale e Rota. Alcuni bassanesi ritornarono a casa
altri invece, insieme agli ungheresi, partirono per Bracciano e conquistarono la fortezza
dove alloggiavano i francesi. Il 30 agosto fu mandata contro Bassano una nuova armata di
circa 1000 persone costituita da francesi, patriotti e giacobini romani, bagarini,
ebrei ed altra peggior feccia di Roma, che fu guidata quasi a forza con la promessa di un
saccheggio, giacché, essendosi Bassano fatto un nome, temeva ognuno di venirsi.Il
numero elevato degli invasori spaventò gli insorgenti che si diedero alla fuga e la
popolazione rimase smarrita. Il 31 agosto, alle ore 22,00 giunse larmata che dopo
poco iniziò un altro e più minuto e rigoroso saccheggio: Fra le cose più
esecrande e sacrileghe che commisero, fu quella di prendere lurna dove si
conservavano le sante ossa di San Luciano Martire, aprirla con scalpello, prendere le
sante ossa e disperderle per la chiesa insieme con lurna . Nella chiesa di San
Filippo ruppero la sacra urna dove si conservava il corpo di Santa Adriana martire, avendo
inoltre franto e sganassata la stessa che era sana ed intiera, lasciandola in mezzo alla
chiesa, che parimenti venne il tutto piamente raccolto.Il 29 ottobre
evacuarono i francesi da Roma, fu stabilito il governo provvisorio del Conte Naselli per
Sua Maestà siciliana, e così terminò la Repubblica Romana e terminarono con al
decadenza le disgrazie e le ruine di Bassano.
I Giustiniani possiedono il feudo di Bassano fino al 9 dicembre 1854, quando a causa dei
forti debiti accumulati, l'ultimo Giustiniani, Leonardo, erede diretto di Andrea Cassano
primo principe di Bassano, Don Leonardo Giustiniani, lo vende a Don Livio Odescalchi (documento dove è riportata la data
dellatto di vendita). Livio, V principe Odescalchi nipote di Caterina
Giustiniani a sua volta figlia di Benedetto II Giustiniani e Cecilia Carlotta Francisca Anna Mahony
Gli Odescalchi se ne curano fino alla età del XX secolo, dopo di che, comincia un
costante disinteresse verso di esse lasciando il palazzo ed il parco ad un lento e
costante abbandono.
Il rapporto cordiale con la comunità di Bassano e Casa Giustiniani ricorre spesso nei
documenti storici rinvenuti nelle varie sedi, rapporto che invece si incrina con i
successivi Signori del feudo bassanese, la famiglia Odescalchi
E documentato che già dallinizio della gestione Odescalchi sorgono diatribe e
quella che sottopongo in questo numero della Gazzetta riguarda lesercizio del
diritto di patronato (jus patronato). Con tale diritto i Signori avevano la possibilità
di nominare il parroco e consequenzialmente il dovere di partecipare a tutte quelle spese
necessarie per il mantenimento della chiesa.
I Giustiniani sono sempre stati attenti agli obblighi che gli derivavano
dallesercitare tale diritto di patronato, invece, da una lettura di alcuni documenti
storici conservati presso larchivio storico del Comune, risulta che gli Odescalchi
applicavano i diritti, tralasciando i doveri.
In un atto del Tribunale Ecclesiastico della Città di Sutri, datato 23 marzo 1857, viene
sottoscritto dai componenti la Magistratura di Bassano (Organo di governo del Comune) un
esposto in quanto i medesimi sono venuti a conoscenza che il Principe Don Livio Odescalchi
ha nominato arciprete-parroco Don Filippo Pieri. I sottoscrittori lamentano non tanto la
nomina del parroco quanto la mancata assunzione degli oneri derivanti da questo
patronato. Alla medesima rimostranza il Principe Odescalchi risponde con altro
atto avanti al Tribunale Ecclesiastico di Sutri, datato 24 aprile 1857, affermando che la
denunzia della Magistratura di Bassano era mal consigliata, insulsa, impertinente,
nulla, irrita, ingiusta e vuota al tutto di effetto.
Alcuni anni dopo ed esattamente il 12 giugno 1868, sempre avanti il Tribunale
ecclesiastico di Sutri, la Magistratura del Comune di Bassano lamenta ulteriore abuso
della Casa Odescalchi sempre in merito alluso del diritto di patronato.
Da questo atto così si legge: Da un avviso pubblicato in Bassano da questa
Ecc.ma Curia il 9 giugno corrente alle ore 18 italiane i comparenti sono venuti a
conoscere che la Signora Principessa Donna Sofia Odescalchi moglie di sua altezza il Sig.
Principe Don Livio Odescalchi,
con la cessione altresì di tutti i
diritti onorifici che gli sono inerenti esercitando il diritto di patronato di quella
stessa chiesa parrocchiale in sequela della morte del Rev.do Sig. don Filippo Pieri
arciprete parroco, sia proceduto alla nomina e presentazione di altro arciprete nella
persona del sacerdote Sig. don Paolo Fioravanti di Campagnano.
In questo caso la Magistratura contesta che la nomina dellarciprete sia avvenuta per
volontà della Principessa Donna Sofia, la quale, secondo la Magistratura, non aveva
titolo per esercitare tale diritto in quanto solo e di esclusiva competenza del marito Don
Livio. Per tale motivo dichiarano che il diritto esercitato sia reso nullo e privo di ogni
effetto.
Nel 2003 ad un prezzo di circa 4 miliardi e 200 milioni di lire, il palazzo ed il suo
giardino sono stati venduti alla Soprintendenza Beni Architettonici, Demoetnoantropologici
e del Paesaggio del Lazio, attuale proprietaria del palazzo e del parco.
Il Palazzo Giustiniani di Bassano Romano è un splendido esempio del manierismo romano,
che a differenza di Caprarola, Bagnaia e Bomarzo, famosi centri del manierismo Viterbese,
rimane ancora oggi poco conosciuto e in uno stato di graduale abbandono che ben presto
porterà, questo gioiello di arte italiana, all'inesorabile scomparsa.
Il Palazzo ora è chiuso ai visitatori ed in attesa di un annunciato restauro versa in uno
stato di grave abbandono, pur mantenendo nel suo aspetto ancora un notevole fascino
all'occhio del visitatore, tanto che gli stessi sono stati protagonisti di numerosi film
come l'Avaro di Alberto Sordi.
Il paese, nella parte più antica, conserva intatto il suo aspetto e il suo fascino
medioevale, così come ha conservato incontaminati i suoi verdi boschi e i suoi paesaggi
ricchi di aria salubre e acque limpide e fresche di sorgente che, secondo una leggenda
paesana, furono incanalate per alimentare una fontana di Piazza San Pietro a Roma.
Una vecchia storia (o leggenda?) Bassanese racconta che la fontana di piazza Umberto I non
sia quella originale ma una sostituzione della precedente.... dove sarà ora l'originale:
l'enigma della fontana di piazza
Cristo redentore - Michelangelo Buonarroti
La monumentale statua rappresentante Cristo risorto con la croce, pubblicata per la
prima volta da DANESI SQUARZINA [1998a], p. 112, fig. 54, è stata identificata da
BALDRIGA [2000a] come la prima versione del Cristo commissionato nel 1514 a Michelangelo
da Metello Vari per la chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva a Roma. A causa di una
vena nera rivelatasi sul volto del Cristo durante la lavorazione ("... reuscendo nel
viso un pelo nero hover linea
", GOTTI [1875], vol. I, p. 143), lo scultore fu
costretto ad abbandonare il marmo per poi donarlo, qualche tempo dopo, allo stesso Vari
che lo collocò nel giardino della propria residenza romana dichiarando di conservarla
"come suo grandissimo onore, come fosse d'oro". È qui che, alla metà del
Cinquecento, ne testimonia ancora la presenza l'erudito Ulisse Aldrovandi che la descrive
con queste parole: "In una corticella overo orticello, vedesi un Christo ignudo con
la Croce al lato destro no[n] fornito per rispetto d'una vena che si scoperse nel marmo
della faccia, opera di Michel Angelo, & lo donò à M. Metello, & l'altro simile
à questo, che hora è nella Minerva lo fece far à suo spese M. Metello al detto Michel
Angelo" (ALDROVANDI [1562, ed. 1975], p. 247). Dell'opera si perde ogni traccia
documentaria fino al 1607, quando alcune lettere inviate da Roma da Francesco Buonarroti a
Michelangelo il Giovane ne segnalano la presenza sul mercato dell'arte ("... il
Signor Passignano [...] vuole ch'io vadia a vedere una borza di marmo di mano di
Michelangelo del Cristo della Minerva dello stesso, ma in diversa positura, et a lui gli
piace, e crede che il prezzo sarà poco più che la valuta dello stesso marmo, la figura
come sapete è grande al naturale..."; vedi SEBREGONDI FIORENTINI [1986]). L'opera
viene descritta come "una borza di marmo" e paragonata, per il suo stato di
incompiutezza, ai Prigioni ed al S. Matteo di Firenze. Di fronte al prezzo elevato
richiesto dall'ignoto venditore (300 scudi), Francesco Buonarroti rinuncia all'acquisto
dopo essersi consigliato con Ludovico Cigoli e con il Passignano. Le lettere del 1607
assumono nel contesto della presente attribuzione un'importanza essenziale poiché, oltre
ad informarci della possibilità di acquistare il marmo michelangiolesco in questi anni,
aggiungono due notizie cruciali per la sua identificazione: il fatto che la prima versione
presentasse una "diversa positura" rispetto al Cristo oggi visibile nella Chiesa
della Minerva, ed il fatto, peraltro già implicito nella descrizione dell'Aldrovandi, che
Michelangelo aveva abbandonato il blocco ad uno stato di lavorazione piuttosto avanzato o
comunque tale per cui la figura della statua era già ben delineata. A tutto ciò va
aggiunto il fatto che negli stessi anni in cui l'opera risulta in vendita i Giustiniani
andavano costituendo la loro collezione di statue antiche e moderne e che per il tramite
del Passignano, molto legato alla famiglia, avrebbero potuto acquistarla con facilità.
Volendo inoltre considerare l'ipotesi che al momento della vendita la statua sia rimasta
nel giardino del Vari, ovvero a pochi passi dalla chiesa della Minerva, vi sono altri
elementi a conferma dell'ipotesi qui esposta (su questo vedi, soprattutto, DANESI
SQUARZINA [2000b]). Innanzitutto, vi è un dato puramente topografico: palazzo Giustiniani
si trova proprio nei pressi del convento domenicano della Minerva e il trasporto della
statua sarebbe stato piuttosto agevole. Ma ben più rilevante è il fatto che nei
confronti della Minerva la famiglia Giustiniani aveva un rapporto molto stretto, che
risaliva già al cardinale Vincenzo, zio di Benedetto e del marchese Vincenzo, e che si
era poi protratto con lo stesso Benedetto. Quest'ultimo oltretutto dispose numerosi
lasciti in favore della Confraternita della SS. Annunziata, tra le cui carte è registrato
il testamento del nostro Metello Vari, già proprietario della "borza"
michelangiolesca (ASR, Rubricellone della SS. Annunziata, 7 aprile 1554, cfr. PARRONCHI
[1975] , che delinea le vicende dell'eredità di Metello Vari). La statua viene citata
nell'inventario della statue di palazzo Giustiniani stilato nel 1638, dopo la morte del
marchese Vincenzo: "(Nella stanza abaso canto alla Porta [grande del palazzo] verso
San Luigi [àll'uscir à man dritta, dove sono de bassi rilievi]), Un Christo in piedi
nudo con panno traverso di metallo moderno, che abbraccia con la dritta un tronco di Croce
con corda e Spongia e trè pezzi di Croce in terra alto palmi 9. in circa". L'ipotesi
più probabile è che, dopo avere acquistato il marmo non finito, Vincenzo lo abbia fatto
completare da uno scultore di sua fiducia (forse uno dei tanti che lavorarono per lui in
qualità di restauratori) che ne coperse la nudità ormai divenuta "oltraggiosa"
per i canoni del decorum seicentesco. Le menzioni della statua che negli anni successivi
si ritrovano puntualmente negli inventari di palazzo Giustiniani non vanno prese in
considerazione: questi, infatti, riportano pedissequamente quanto elencato nell'inventario
del 1638. Ben più importante, invece, è il fatto che il Cristo venga citato nei
documenti relativi alla chiesa di S. Vincenzo Martire a Bassano Romano sin dal 1644: qui
l'opera fu certamente portata da Andrea, figlio adottivo di Vincenzo, in osservanza alle
disposizioni lasciate dal marchese (DANESI SQUARZINA [2000b]). Come noto, fu lo stesso
Vincenzo, "architetto dilettante", a progettare la costruzione della chiesa che
ancora oggi si impone visivamente sulla valle sottostante: la statua del Cristo di
Michelangelo, originariamente posta sull'altare maggiore del Santuario all'interno di una
gigantesca nicchia riprodotta nella Galleria Giustiniana, poteva dominare così l'intero
paesaggio. Numerosi sono gli interrogativi che questa scoperta può suscitare, soprattutto
rispetto alle implicazioni che essa comporta in termini di storia del collezionismo. Il
fatto che negli inventari Giustiniani la statua non venga mai menzionata come opera di
Michelangelo non deve affatto sorprendere: non soltanto era prassi che tali inventari,
redatti fondamentalmente come documenti fiscali, sottacessero informazioni importanti
relative al valore economico dei beni, ma nel caso specifico della collezione Giustiniani
le statue vengono semplicemente indicate come "moderne" o "antiche"
(unica eccezione a questa regola è il nome di François Du Quesnoy). Che il Cristo della
Minerva avesse per Vincenzo un significato particolare è dimostrato da un breve passo del
Discorso sopra la scultura, nel quale il marchese paragona l'opera di Michelangelo al
cosiddetto "Adone dei Pichini" (ovvero il Meleagro dei Musei Vaticani): in
questo confronto tra antico e moderno è l'Adone ad affermarsi poiché la sua bellezza è
tale che la statua sembra respirare: "
come si vede in alcune statue antiche, e
particolarmente nell'Adone de' Pichini ch'è una statua in piedi, ma con tanta proporzione
in tutte le parti, e di squisito lavoro, e con tanti segni di vivacità indicibili, che a
rispetto dell'altre opere, questa pare che spiri, e pur è di marmo come le altre, e
particolarmente il Cristo di Michelangelo, che tiene la Croce che si vede nella chiesa
della Minerva, ch'è bellissima, e fatta con industria e diligenza, ma pare statua mera,
non avendo la vivacità e lo spirito che ha l'Adone suddetto, dal che si può risolvere,
che questo particolare consista in grazia conceduta dalla natura, senza che l'arte vi
possa arrivare" (BANTI [1981], p. 70). È davvero interessante, allora, constatare
(come Silvia Danesi Squarzina aveva già suggerito nel 1998) che nel Cristo Giustiniani,
forse completato su indicazione di Vincenzo, la statua presenta, differentemente da quella
della Minerva, la bocca aperta. Poiché il volto del Cristo appare come una delle parti
maggiormente rimaneggiate dell'opera, è assai probabile che per la sua finitura il
marchese abbia fornito delle precise indicazioni. Al di là dei dati storici e documentari
sin qui delineati, il Cristo Giustiniani presenta - a un'analisi ravvicinata - numerosi
elementi di conforto per l'attribuzione michelangiolesca. Innanzitutto il lato sinistro
del volto del Cristo è segnato da una lunga venatura nera che dalla guancia scende fin
sotto alla barba. L'evidenza di questo elemento, notato anche da Serenella Rolfi ma da lei
ritenuto una fortuita coincidenza (ROLFI [1998] e [2000]), è a mio parere tale da
costituire di per sé una prova significativa per l'identificazione dell'opera. Tracce di
non finito sono ravvisabili nella parte posteriore della statua, mentre impronte
plausibili di gradina a tre denti si possono distinguere sulla mano sinistra. È inoltre
interessante confrontare la somiglianza della serie di forature riscontrabili nella
fessura che separa la parte bassa della gamba sinistra dal tronco d'albero con quelle
lasciate frequentemente da Michelangelo sul contorno di molte sue sculture, come nello
Schiavo ribelle del Louvre (anche in quest'ultimo una linea di forature si trova nella
fessura posta tra la gamba e l'elemento naturalistico; cfr. HARTT [1969], p. 18). Poiché
rimane sconosciuta l'identità dello scultore chiamato a completare l'opera ed è in ogni
caso molto rischioso cercare di determinare su basi puramente stilistiche il grado di
finitura raggiunto da Michelangelo al momento in cui decise di abbandonare il blocco di
marmo, è bene limitarsi a cercare di riconoscere l'intervento del grande scultore nella
semplice impostazione della statua, nel suo equilibrio e nelle sue proporzioni. Tuttavia,
se, come credo, Michelangelo poté definire il contorno dell'opera e cominciare a
modellare la figura (non altrimenti si spiegherebbero le descrizioni delle fonti, che
parlano chiaramente di un "Cristo nudo con la croce" e dunque di una scultura
già "leggibile" benché incompiuta), è comunque legittimo avanzare alcune
ipotesi di carattere formale. L'articolazione degli arti, evidentemente esemplata sul
modello classico del contrapposto policleteo, impone alla figura una solennità
tipicamente rinascimentale: il solido appoggio la inchioda al terreno e conferisce alla
statua un equilibrio da eroe antico. È questa, peraltro, la concezione che sottende allo
stesso David, ove un analogo contrapposto di braccia e gambe definisce la postura della
statua. Sul piano del confronto stilistico è molto interessante rilevare la forte
analogia riscontrabile tra il particolare della mano sinistra del Cristo Giustiniani,
premuta contro la coscia a trattenere la veste, e quella del Bacco (Firenze, Museo del
Bargello), immersa leggermente in un morbido panno. Come rilevato da Silvia Danesi
Squarzina, il confronto rasenta la quasi sovrapponibilità nel caso di un disegno a
sanguigna oggi conservato al Louvre, inv. 717 (63522), datato da Tolnay agli anni
precedenti il Cristo della Minerva e rappresentante proprio il particolare di una mano
distesa su un tessuto (TOLNAY [1975 ], vol. I, p. 84, tav. 93). A queste considerazioni,
vanno aggiunte le importanti riflessioni di carattere iconologico elaborate da Silvia
Danesi Squarzina (DANESI SQUARZINA [2000b]). L'iconografia del Cristo Giustiniani, con il
braccio sinistro disteso lungo la gamba e il destro piegato a stringere gli strumenti del
martirio, si può ben ricollegare all'immagine del cosiddetto "Uomo dei dolori":
in segno di mortificazione Cristo abbassa gli occhi e volta il capo a distogliere lo
sguardo dalla propria nudità (WEINBERGER [1967], vol. I, p. 209). È di grande interesse
sottolineare il fatto che esiste una tradizione iconografica del Cristo-Uomo dei dolori
chiaramente derivata dal Cristo michelangiolesco alla Minerva, ma caratterizzata da una
"diversa positura". Una incisione tratta da Rosso Fiorentino (CARROLL [1987];
CIARDI [1994], p. 55) rappresenta il Cristo con la Croce e gli strumenti del martirio che
distende però il braccio sinistro verso il basso, lasciando scorrere, con chiaro
significato eucaristico, il sangue che sgorga dal costato verso un calice posto ai suoi
piedi. Allo stesso modo, una scultura di Raffaello da Montelupo (Orvieto, Duomo) ripropone
il Cristo con la Croce e il braccio disteso verso il basso. È dunque possibile che
l'impostazione della prima versione del Cristo della Minerva si sia in qualche modo
diffusa nell'ambito degli allievi di Michelangelo e che si sia poi perpetuata con
l'aggiunta di alcune contaminazioni iconografiche. Il fatto che una "diversa
positura", ora confermata anche dalle lettere del 1607, dovesse in qualche modo
differenziare la prima dalla seconda versione del Cristo della Minerva, era stato già
ipotizzato da autorevoli studiosi come lo Hartt (HARTT [1971], p. 215) ed il Weinberger
(WEINBERGER [1967], vol. I, pp. 202 e ss.). Quest'ultimo, in particolare, riteneva che non
soltanto la prima versione dovesse necessariamente differenziarsi dalla seconda per
l'ovvia ragione che Michelangelo non avrebbe mai realizzato due statue di identica
impostazione, ma che l'elemento che a suo parere doveva distinguerle era necessariamente
la posizione del braccio sinistro. Nel 1514 Michelangelo non avrebbe utilizzato una
soluzione tanto ardita come quella poi adottata nella sua versione definitiva: più
probabilmente, afferma Weinberger, lo scultore avrebbe optato per una scelta più
convenzionale, lasciando cadere il braccio lungo la linea della gamba sinistra. (Irene
Baldriga)
a destra il Cristo della Minerva a sinistra il Cristo Giustiniani di Bassano
Romano
Nella Basilica di S.Maria della Minerva a
Roma è presente il Cristo risorto di Michelangelo commissionato nel 1514 da
Metello Vari, nobile romano, la cui cappella gentilizia e proprio vicina a quella dei
Giustiniani. L'artista aveva da un paio di anni concluso i primi affreschi nella Cappella
Sistina.Proprio recentemente in occasione della Mostra sulla Collezione Giustiniani del
2001, è stato scoperto che il Cristo della Minerva è una "seconda copia", del
Michelangelo. La "prima" attualmente is trova nel Monastero di S.Vincenzo a Bassano Romano
.
Dopo aver lavorato la statua (dal basso verso l'alto come si usava all'epoca) il grande
artista scoprì proprio sul volto una venatura nera ("... reuscendo nel viso un pelo
nero hover linea
", GOTTI [1875], vol. I, p. 143) ed abbandò l'opera che
restituì al committente al prezzo di marmo (per riconoscenza Mello Vari gli regalò un
puledro) che lo collocò nel giardino della propria residenza romana dichiarando di
conservarla "come suo grandissimo onore, come fosse d'oro". , qualche anno dopo
la stauta entrò nel circuito degli antiquari e fu notata da Vincenzo Giustiniani, colto
mecenate e soprattutto attento conoscitore dell'arte che subitò intuì la mano del grande
artista sull'opera incompiuta. Vincenzo fece completare da uno scultore di sua fiducia
(forse uno dei tanti che lavorarono per lui in qualità di restauratori) che ne coperse la
nudità ormai divenuta "oltraggiosa" per i canoni del decorum seicentesco. e la
mise sull'altare maggiore della Chiesa di S.Vincenzo a Bassano.
Il Cristo restò sull'altare maggiore di San Vincenzo fino alla metà degli anni sessanta,
dove fu poi posto in una cappella laterale.
Che il Cristo della Minerva avesse per Vincenzo un significato particolare è dimostrato
da un breve passo del Discorso sopra la scultura, nel quale il marchese paragona l'opera
di Michelangelo al cosiddetto "Adone dei Pichini" (ovvero il Meleagro dei Musei
Vaticani): in questo confronto tra antico e moderno è l'Adone ad affermarsi poiché la
sua bellezza è tale che la statua sembra respirare: "
come si vede in alcune
statue antiche, e particolarmente nell'Adone de' Pichini ch'è una statua in piedi, ma con
tanta proporzione in tutte le parti, e di squisito lavoro, e con tanti segni di vivacità
indicibili, che a rispetto dell'altre opere, questa pare che spiri, e pur è di marmo come
le altre, e particolarmente il Cristo di Michelangelo, che tiene la Croce che si vede
nella chiesa della Minerva, ch'è bellissima, e fatta con industria e diligenza, ma pare
statua mera, non avendo la vivacità e lo spirito che ha l'Adone suddetto, dal che si può
risolvere, che questo particolare consista in grazia conceduta dalla natura, senza che
l'arte vi possa arrivare" (BANTI [1981], p. 70). È davvero interessante, allora,
constatare (come Silvia Danesi Squarzina aveva già suggerito nel 1998) che nel Cristo
Giustiniani, forse completato su indicazione di Vincenzo, la statua presenta,
differentemente da quella della Minerva, la bocca aperta. Poiché il volto del Cristo
appare come una delle parti maggiormente rimaneggiate dell'opera, è assai probabile che
per la sua finitura il marchese abbia fornito delle precise indicazioni.
Michelangelo, abbandonata la prima opera, lavorò su un nuovo blocco e spedì ai suoi
aiutanti romani una statua ancora da completare. Inizialmente vi lavorò Pietro Urbano, ma
la statua successivamente fu più opportunamente completata da Federico Frizzi lasciando
comunque insoddisfatto il grande Michelangelo. La statua risultò comunque gradita al
principale committente (Metello Vari) e la vicenda si concluse. L'opera, come previsto fin
dall'inizio, fu collocata nella Chiesa di S.Maria sopra Minerva. Attualmente è ubicata a
lato dell'altare principale con il volto del Cristo praticamente rivolto in direzione
degli affreschi di Filippino Lippi nella Cappella Carafa. Dopo le vicende
michelangiolesche vi fu posto un panneggio dorato per coprire le nudità.
Ricollocazione della statua del redentore di Michelangelo Buonarroti Bassano Romano novembre 2001 a cura di Silvia Danesi Squarzina e Don Cleto Tuderti
Michelangelo alla genovese, il progetto scultoreo di Pablo Cristi Damian consistente nella realizzazione di una scultura in marmo statuario di Carrara con inserimenti di dettagli significativi in ardesia di Lavagna raffigurante un Cristo Porta croce sullo stile di quelli Michelangioleschi della Minerva e di Bassano Romano
"La vena nera - una storia michelangiolesca"
Romanzo storico di Enrico Giustiniani e Gianni Donati (Sagep Editori, Genova, 2021)
Il diario di un prete corso rivoluzionario, vissuto nel XVII secolo, narra le vicende di un “Cristo Portacroce” iniziato da Michelangelo e poi da lui abbandonato per la presenza di una “vena nera” apparsa nel biancore del marmo a livello del volto. La statua fu poi rifinita nel 1620 da un giovane Gian Lorenzo Bernini per conto del marchese Vincenzo Giustiniani. Nel 1644 fu portata nella Chiesa di San Vincenzo a Bassano Romano e lì rimase dimenticata, ignorata perfino dai nazisti in ritirata nel 1944, fino al 1999 quando fu finalmente
riattribuita a Michelangelo.
Intorno alla Statua ruoterà una storia d’amore tra una giovane ex prostituta di nome Clelia e Gian Lorenzo Bernini.
Nell’estate del 2016, due giovani: Åsa e Davide, con l’aiuto di un anziano abate, riusciranno a riannodare i fili spezzati che legarono una grande scoperta e una storia d’amore incompiuta che avrà un ultimo atto di… “resurrezione”.
Il libro è stato presentato a Genova il 29 giugno 2021 a Palazzo Ducale nella Sala del Minor Consiglio,
in concomitanza della mostra "Michelangelo Divino Artista" dove era presente la
statua del Cristo Giustiniani. Oltre gli autori, è intervenuta Serena Bertolucci direttrice del Palazzo Ducale, la violinista Katarzyna Wanisievicz
e lo scultore
Pablo Damian Cristi. Durante la presentazione sono stati letti alcuni brani del libro da Claudia Pavoletti.
recensione "La vena nera, una storia michelangiolesca" su www.HDE.press
Michelangelo alla genovese,
il progetto scultoreo di Pablo Cristi Damian consistente nella realizzazione di una scultura in marmo statuario di Carrara con inserimenti di dettagli significativi in ardesia di Lavagna
raffigurante un Cristo Porta croce sullo stile di quelli Michelangioleschi della Minerva e di Bassano Romano.
Arte: il terzo Cristo Giustiniani di Michelangelo sarà realizzato a Carrara da Pablo Damian Cristi
La Gazzetta di Massa Carrara (31 luglio 2021)
Pablo Cristi erede di Michelangelo: dopo 500 anni finirà l’opera incompiuta del maestro
La Voce Apuana (1 agosto 2021)
Pablo Damian Cristi realizzerà a Carrara il Cristo incompiuto di Michelangelo
Il Tirreno (3 agosto 2021)
Arte: il terzo Cristo Giustiniani nascerà a Carrara
La Gazzetta di Massa Carrara (3 agosto 2021)
"Torano Notte e Giorno" dà la notizia: a Carrara la presentazione del Cristo commissionato da un'antica famiglia genovese
La Gazzetta di Massa Carrara (7 agosto 2021)
PALAZZO GIUSTINIANI A BASSANO ROMANO
Palazzo Giustiniani a Bassano Romano in una stampa depoca a sinistra la
"Sala dei Cesari" negli anni cinquanta
Una mappa di Palazzo Giustiniani di Bassano Romano
Romano
Come abbiamo già detto sulla piazza si erge il Palazzo Giustiniani
-Odescalchi, esso è il risultato delle trasformazioni operate sul primitivo castello
degli Anguillara nei primi anni del '600.
Risale all'epoca degli Anguillara il piano interrato e il piano terra che presenta una
planimetria a C aperta con vista sui giardini all'italiana (oggi poco curati ), secondo i
canoni architettonici del '500. Da un'analisi delle cornici, marcapiani, aperture,
impostazione planimetrica, la progettazione si può attribuire alla scuola dei Sangallo.
Il portale di ingresso a "bugnato" è simile al portale del palazzo Farnese a
Roma progettato da Antonio da Sangallo. Nel 1595 il palazzo diviene proprietà della
famiglia Giustiniani.
Vincenzo Giustiniani, grande mecenate e collezionista d'arte, inizia i lavori di
trasformazione e completamento del complesso architettonico, aggiungendo alle strutture
preesistenti il piano nobile collegandolo con i giardini all'italiana tramite un ponte
levatoio e attuando l'ampliamento dei giardini con un casino di
caccia e un parco ricco di fontane, viali e giochi d'acqua, oggi purtroppo in cattive
condizioni.
Il cortile è affrescato con scene di trionfi e allegorie da Antonio Tempesta nel 1604,
oggi tali affreschi sono in pessime condizioni. Dal cortile per mezzo di una scalinata si
accede al loggiato affrescato con grottesche della scuola degli Zuccari.
Nelle nicchie erano collocate statue antiche, e in quella della più grande della parete
di fondo troneggia la statua di un imperatore romano. Dal loggiato si accede al piano
nobile.
Tra il 1699 e il 1700 fu realizzato nel Palazzo di Bassano un vero e
proprio "teatro stabile", con palcoscenico attrezzato e palchetti fissi. Il
teatrino si presenta come un ambiente a pianta rettangolare (m. 12.60 x 6.70),
al quale si accede sia dal cortile interno, sia direttamente dall’esterno,
grazie al secondo ingresso aperto nel 1786; è dotato di un doppio ordine di
palchetti in legno aventi conformazione planimetrica ad U, con asse maggiore
disposto perpendicolarmente al palcoscenico. I palchetti, ai quali si accede
mediante la scala a chiocciola di servizio del palazzo, sono completamente a
sbalzo verso la platea, ancorati alla muratura d’ambito e senza divisori,
presentandosi quindi come una sorta di ballatoio o di loggia. Il palazzo è visitabile tutti i sabati dalle 10 alle 13.
Gli affreschi dell'ala sud sono opera di Bernardo Castello (1605) "Amore e
Psiche"; quattro sale intitolate alle stagioni sono opera della scuola degli Zuccari
e presentano richiami stilistici agli affreschi di Caprarola. Quelli dell'ala nord sono
opera di Paolo Guidotti Borghese (1610) con l'allegoria "Felicitas aeterna",
Domenico Zampieri detto il Domenichino (1609) con l "Historia di Diana", e
Francesco Albani (1609) autore del "Concilio degli Dei" e la "Caduta di
Fetonte". Come abbiamo già detto, dal palazzo si può accedere ai giardini interni
di cui ammirare, dagli archi del loggiato, un bellissimo scenario con scale elissoidali
tra le verdi spalliere e lo sfondo delle alte e secolari piante del parco. Esso si compone
di lunghi e ombrosi viali di alberi ad alto fusto come leggi, abeti, querce, castagni e
lecci. In fondo al viale principale domina il casino di
caccia detto "La Rocca"
Questo castello a cinque torri merlate riproduceva nelle sue linee architettoniche una
parte dello stemma Giustiniani. Un piccolo forte perso nel verde dove sembra che la
famiglia trascorresse la maggior parte del loro tempo a Bassano.
Paolo Portoghesi: Il Palazzo, la Villa, e la Chiesa di S. Vincenzo a Bassano in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria vittoria Brugnoli: I primi affreschi nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria Vittoria Brugnoli: Il soggiorno a Roma di Bernardo Castello e le sue pitture nel Palazzo in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria Vittoria Brugnoli: Gli affreschi dell’Albani e del Domenichino nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Italo Faldi: Gianpaolo Guidotti e gli affreschi della 'Sala del Cavaliere' nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Giovanni Becatti: Una copia Giustiniani del Mitra di Kriton in Bollettino d'arte 1957 - I (gennaio-marzo - XLII)
John Rupert Martin: Disegni del Domenichino. Per la Galleria Farnese e per la Camera di Diana nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1959 - I (gennaio-marzo - XLIV)
Laura Buccino: Le antichità del marchese Vincenzo Giustiniani nel Palazzo di Bassano Romano in Bollettino d'arte Fascicolo 135-136 (gennaio-giugno 2006)
Agostino Bureca: Indagini conoscitive e primi interventi per il recupero del Giardino Segreto della Villa Giustiniani di Bassano Romano con Appendice di Rossella Pantanella in Bollettino d'arte Anno XCV, 2010, SERIE VII, FASC 5 (GENNAIO–MARZO)
Michele Campisi: Il Giardino di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano: la villa del Seicento, ragioni e passioni in Bollettino d'arte Anno XCV, 2010, SERIE VII, FASC 5 (GENNAIO–MARZO)
Fiorella Proietti, Piero Scatizzi: Il Giardino dei Giustiniani a Bassano “di Sutri” attraverso la cartografia e le fonti d’archivio
dal XVI al XIX secolo in Bollettino d'arte Anno XCV, 2010, SERIE VII, FASC 5 (GENNAIO–MARZO)
Fiorella Proietti: Il principe Vincenzo Giustiniani e il suo teatro nel Palazzo di Bassano in Bollettino d'arte Anno C, 2015, SERIE VII, FASC 25 (GENNAIO– MARZO)
LUCILLA DE LACHENAL: Di tre statue Giustiniani e della loro smarrita provenienza veliterna in Bollettino d'arte Anno CII, 2017, SERIE VII, FASC 33-34 (GENNAIO-GIUGNO)
Identità vere e finte nel programma decorativo del Palazzo di Bassano: Albani, Domenichino, Tempesta, Castello e Guidotti dipingono per Vincenzo Giustiniani a cura di Christina Strunck estratto da a Villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano : dalla storia al restauro a cura di Agostino Bureca
Le gravissime perdite culturali ed artistiche di Palazzo Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano Eventi Culturali Magazine a cura di Raffaella Ciofani
Le antichità del marchese Vincenzo Giustiniani nel palazzo di Bassano Romano, a cura di Laura Buccino in Bollettino d’Arte, XCI, serie VI, 135-136, gennaio-giugno 2006, pp. 35-76
ALCUNI TESTI SULLA VILLA GIUSTINIANI ED IN GENERALE SU BASSANO ROMANO
La villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano dalla storia al restauro di Agostino Bureca (Gangemi editore)
Villa Giustiniani e la sua comunità. MuSST#3 progettazione culturale integrata per ville e giardini di Federica Zalabra (Ghaleb editore)
La storia di Bassano Romano di Rino Pompei (Ghaleb editore)
Quando c'erano le lucciole di Giancarlo Torricelli (Gruppo Albatros Il Filo editore)
Monastero San Vincenzo Martire 1941-2011. 70 anni a San Vincenzo in Bassano Romano di AA.VV. (Sussurri dal Chiostro editore)
Bassano Romano di AA.VV. (ed. CARIVIT)
E' stato presentato
sabato 1 ottobre 2022 nella Villa Giustiniani di Bassano Romano (Sala della
caduta di Fetonte) il libro Villa Giustiniani e la sua comunità. MuSST#3 progettazione culturale
integrata per ville e giardini
a cura di Federica Zalabra (Ghaleb
editore) interverranno la curatrice Federica Zalabra, Fiorella Proietti, Ernesto
Sapienza, Davide Ghaleb e Marco D'Aureli.
Il testo racconta l’esperienza svolta tra il 30 aprile ed il 1 maggio 2022:“Bassano Romano: una processione, un palazzo, una comunità”
, una passeggiata-racconto nel borgo, tra la dimora e i giardini di villa Giustiniani tra rievocazione di ricordi, canti e testimonianze storiche, rievocando il legame che univa il popolo di Bassano alla storica dimora nel giorno della processione di Sammarimonti. Marco D’Aureli di Comunità narranti ha effettuato la ricerca sul campo, la performance ha visto impegnati i narratori di comunità Simona Soprano, suoi i testi e la regia, Alessio Mascagna e Maria Morena Lepri. Letture e intermezzi musicali sono
stati affidati all’attrice Laura Antonini e al maestro Luciano Orologi. Il testo edito è stato curato da Federica Zalabra, già direttrice di villa Giustiniani, e racchiude gli interventi di Fiorella Proietti e Ernesto Sapienza, assieme alla documentazione fotografica della passeggiata-racconto e della processione.
Il 1 maggio 2022, dopo più di cinquanta anni, come storicamente accadeva, il corteo della processione di Santa Maria ai Monti è partito dalla Villa Giustiniani per attraversare il suo parco e terminare il suo percorso presso la chiesa di Santa Maria ai Monti.
L’iniziativa “Progetto di comunità per il parco di villa Giustiniani” è stata finanziata dalla Direzione generale musei del ministero della Cultura nell’ambito del programma Musst#3, con l’obiettivo di mettere in campo una serie di azioni tese a coinvolgere la comunità locale – tramite iniziative presso le scuole, coinvolgendo associazioni, l’università agraria, e attraverso un lavoro di documentazione di storie e testimonianze – nel ripristino dell’originario percorso della storica processione che ogni primo maggio attraversava il grande parco per raggiungere la chiesa rurale di Santa Maria ai Monti. Questo non soltanto per riscoprire e far rivivere una tradizione locale, ma anche per ricucire il dentro del parco della villa con il fuori della comunità bassanese, per consentire ai bassanesi di tornare a vivere e sentire propria la storica dimora.
Bassano Romano 1630 circa - Galleria Giustiniana
Un servizio RAI del 2019 sul Palazzo Giustiniani di Bassano Romano Non è difficile capire perché Federico Fellini scelse di ambientare una scena de "La Dolce vita" nei saloni di Villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano. Malgrado oggi siano scomparsi i mobili, il palazzo conserva tutto il fascino di una dimora principesca, tra episodi della vita di Diana dipinti da Domenichino e il meraviglioso salone di Fetonte, opera di Francesco Albani. Lo storico dell'arte Costantino D'Orazio ci guida all'interno della villa e alla scoperta di un capolavoro di Michelangelo, custodito nel Monastero di San Vincenzo.
Particolare l'incredibile somiglianza di questa "rocca" con le fortificazioni
della terra natia del Marchese Vincenzo Giustiniani, Chios.
Un legame con la terra greca di oltremare che si trova in uno degli affreschi del palazzo
dove c'è una veduta seicentesca dell'isola di Chios e una veduta del porto di Genova.
Ancora nel palazzo al piano terra con accesso diretto dal Salone dei Cesari un grazioso
teatrino privato, con due file di palchi in legno probabilmente tappezzati da drappi in
origine. Questo teatrino è unico nel suo genere nel Lazio all'interno di una dimora
patrizia e se ne contano pochissimi nel resto d'Italia.
GIARDINO E IL PARCO
Lo studio del materiale conservato nell' archivio Giustiniani, ed in particolare, dei
"Manuali di Bassano", presenta lacune molto forti. I documenti riguardano
unicamente il periodo 1601 - 1616 e la registrazione delle uscite inizia nel l601. Il
primo pagamento riportato è del 31 dicembre: "Fabbriche diverse fatte in Bassano s.
100 spesi in risarcire il palazzo et nel giardino da 12 di maggio
Su una lapide murata nell'ala sud del palazzo si legge: Vincentius Iustinianus Iosephi F. Hortos e regione pretoria cultu magnifico adiecit A. D.
MDCV (Vincenzo Giustiniani figlio di Giuseppe aggiunse dalla campagna al palazzo i
giardini con magnifica piantagione nell'anno 1605).
Le date 1601-1605 sembrerebbero quindi indicare l'inizio e la fine dei lavori del giardino
e del parco. In realtà, nel 1605, la realizzazione dell'opera è quasi terminata, ma i
lavori per la posa in opera delle piante continueranno fino al 1616 e oltre.
La principale fonte dalla quale è possibile ricavare notizie relative alla villa è una
lettera scritta dal marchese all'amico Teodoro Amayden. Vincenzo Giustiniani scrive.
... ho ordinato spianamenti di monti, empimenti di valli, aggiustamento dè viali, e
piazze grandi in siti ineguali, e molto irregolari e scoscesi, e fatto fare per necessità
fondamenti con industria insolita, e spesa grande sotto li giardini, e le loro muraglie...
il cardinale di Perona, che si trovò di passaggio in Bassano nel suo ritorno in Francia,
mentre si facevano gli spianamenti di quel giardino disse: Oh che ingrata spesa, che fa si
poco onore al padrone, mentre non può essere conosciuta dopo ch'è fatta!" La
lettera continua: "il padrone ... sopra tutto deve avere il denaro pronto per fare
alla giornata i diversi pagamenti, che occorrono, altrimenti l'opera riuscirà di più
dispendio di quel che si credeva". Il marchese aggiunge: "Resta ora che io dica
alcune cose con brevità circa i giardini, e modo di formarli ed ornarli, fondato nella
poca esperienza acquistata nel fare di pianta il giardino mio in Bassano, in sito
disuguale e molto stravagante" ed ancora "S'avverta di piantare i boschi e le
spalliere d'alberi, e piante appropriate al clima e terreno, e che mantengano in parte le
foglie anco nell'inverno, perché altrimente sempre si sarà da capo in rappezzare ... Ed
anco nel giardino siano viali coperti, né quali si possa passeggiare nel caldo
dell'estate, i quali sono assai in uso in Francia, ove ne ho veduti dè bellissimi, e si
dicono alleés".
La parte più interessante della lettera per la storia del giardino e quella in cui il
marchese ricorda all'Amayden i nomi di "alcune parti ... come il giardino dè quadri
sopra la grotta di alberi nani, il viale principale alle ragnaie, alli viali coperti, alla
galleria, al viale delle pere, al viale delle rose; il teatro di Navona; la piazza della
Rocca, Monte Parnasso, il viale d'Esculapio; il bosco della botte; il viale della
Peschiera; la montagnola; la piazza quadra; il viale delle coste; il viale delle ripe; il
viale del rio; il viale delle nocchie; l'abetaia, la piazza tonda,
Le parole
indirizzate all'amico Teodoro rivelano il desiderio di poter godere della natura in un
ambiente naturale, seppur artificioso, non troppo mutabile da stagione a stagione e quindi
la scelta di piantare alberi in prevalenza sempre verdi: elci, abeti e cipressi. Lo
spettacolo che si offre a chi oltrepassa il ponte è quello del volume concavo delle due
scalinate che incorniciano un grazioso ninfeo. Dalle due rampe si accede al giardino
all'italiana che è diviso da un'alta siepe dal parco vero e proprio. Questo si estende a
destra e a sinistra del lungo viale principale, con una successione di viali coperti,
boschi di elci, di abeti e di cipressi, larghi spiazzi delimitati da siepi e ornati un
tempo di vasi e sculture.
Il giardino e il parco di Bassano, progettati dal marchese Vincenzo Giustiniani, attuano
la sintesi tra arte-natura e natura-arte nel pieno rispetto dei canoni rinascimentali.
IL GLADIATORE GIUSTINIANI: Nel 1957 l'archeologo Giovanni Becatti, giunto a Bassano per studiare il gruppo scultoreo del
cosiddetto "Gladiatore che uccide il leone", collocato sull'orlo della peschiera
del parco Giustiniani, rimane colpito dallo stato di conservazione della scultura. Egli
nota una patina di grigio e di nero su tutta la superficie dell'opera e si augura che
possa "venir tolta dallo squallido abbandono attuale e ripulita ..., poiché ormai
soltanto i due cani marmorei all'ingresso del ponte rimangono a guardia di quello che fù
un tempo lo splendido giardino Giustiniani...".
Oggi non on c’è più traccia
dei numerosi vasi e statue che decoravano il giardino e il parco; gli abeti, i
cipressi e i lecci sono cresciuti senza conoscere più nessuna cura, ma
l'attenzione sui reperti scomparsi non è mai diminuita, tanto che recentemente:
"Il Gladiatore" di epoca romana ha ritrovato il suo leone seicentesco. L’opera è un pastiche tardo rinascimentale, composta da frammenti antichi e moderni riuniti e fatti integrare dal marchese Giustiniani secondo il gusto del tempo: una testa di leone e un antico torso romano. In origine, la parte romana, di cui resta il torso, raffigurava il dio Mitra che uccide il toro. Mitra teneva fermo l’animale poggiandogli sul dorso un ginocchio, con la mano sinistra tirava verso di sé la testa e con la destra era pronto a colpire con un coltello. Con l’aspetto di un gladiatore che uccide un leone, invece, si presentava nel Seicento. I
due reperti furono poi smontati e trafugati, il torso originale romano era stato acquistato dal Getty museum di Los Angeles e solo nel 1999, grazie al riconoscimento di uno studioso e all’azione dei Carabinieri tutela patrimonio culturale, la scultura romana venne restituita all’Italia.
Il leone invece era stato rubato dalla villa di Bassano nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 1966 e ritrovato soltanto ad aprile 2016 dai Carabinieri all’interno di una villa sull’Appia antica,
acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza.
I due pezzi sono oggi finalmente "riuniti" e dopo il restauro, sono restituiti nel 2022 al comune di Bassano Romano ed esposti nella Villa Giustiniani nella
"Sala di Amore e Psiche".
(LE AVVENTURE DEL
“GLADIATORE-MITRA”
GIUSTINIANI di Rita Paris e Claudia Valeri).
La villa inesorabilmente ha subito un lento e graduale processo di degrado. Oggi non serve
ricercare e indagare sulle cause che hanno generato l'attuale situazione.
Sicuramente non sarà più possibile ricollocare le numerose sculture asportate nel loro
luogo originario; ma è opportuno verificare se esiste allo stato attuale la possibilità
di riportare questo storico giardino all'italiana all'antico splendore, in modo da poter
reggere il confronto con quelli di Caprarola e di Villa Lante a Bagnaia.
Si, questa possibilità esiste ancora. Non possiamo continuare ad assistere con
indifferenza alla lenta agonia di questo bene storico-artistico e ambientale.
Le fonti, i documenti scritti ed iconografici esistenti offrono la possibilità di
procedere al ripristino di questo complesso.
Il recupero del giardino e del parco, ai quali il marchese Vincenzo Giustiniani aveva
dedicato molte cure e ai quali teneva in maniera particolare, deve costituire l'obiettivo
da raggiungere in modo da restituire non solo agli abitanti di Bassano, ma all'umanità
intera quest' inestimabile patrimonio.
Interrogazione 3-01926 sulla riqualificazione e valorizzazione di Palazzo Giustiniani del 17 novembre 2020
Il sottosegretario Lorenza BONACCORSI risponde all'interrogazione 3-01926, a firma della senatrice De Petris sulla riqualificazione e valorizzazione di Palazzo Giustiniani (o Villa Giustiniani Odescalchi), a Bassano Romano, in provincia di Viterbo. Acquistato nel 2003 dallo Stato italiano, è proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), dal dicembre 2014 ed è gestito dal Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione Regionale Musei. Terminato il restauro delle coperture, l’edificio principale della Villa – che contiene le principali decorazioni a fresco – è stato riaperto al pubblico il 24 maggio 2016.
La Direzione Regionale Musei Lazio, l’istituto da cui dipende Villa Giustiniani, ha sottoscritto con il Segretariato generale del Mibact il "Disciplinare d’obblighi", atto propedeutico all’utilizzo dei fondi. Quanto alle risorse utilizzate preliminarmente per la messa in sicurezza del Palazzo, la Direzione ha deciso di destinare circa 300.000 euro al ripristino degli infissi del Palazzo, così da garantire la tutela degli interni e soprattutto degli affreschi. I restanti 3.700.000 euro sono stati destinati al parco di Villa Giustiniani. La Direzione, infatti, ha previsto di intervenire nel parco sia sul verde sia sulle strutture architettoniche: per l’esattezza il muro di cinta e la casina di caccia; considerata, però, la natura specialistica, la complessità e la rilevanza dell’intervento, l’ex Polo Museale ha affidato la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica al Prof. Arch. Franco Zagari, che sta concludendo la versione definitiva del progetto di fattibilità, che dovrebbe essere consegnato nei prossimi giorni.
Da quel momento l’Amministrazione potrà procedere alla pubblicazione dei bandi di gara necessari per l’affidamento degli incarichi di progettazione esecutiva prima e per la realizzazione dei lavori poi.
Per quanto riguarda il pericolo di incendi e di frane, come detto, la Direzione Regionale ha deciso di concentrare tutte le risorse stanziate in un progetto complessivo, evitando di disperderle in interventi "puntiformi" che non garantirebbero la tutela e costituirebbero soltanto un dispendio di fondi pubblici. Ad ogni modo la Direzione sta comunque effettuando i necessari monitoraggi e gli interventi mirati di messa in sicurezza del complesso. In particolare: la perizia sulle condizioni di stabilità meccanica delle alberature; la messa in sicurezza dei viali del parco, effettuando il necessario disboscamento; la manutenzione straordinaria sul verde, effettuando per esempio a maggio 2020 la disinfestazione delle siepi del "Giardino dei Quadri" al fine di preservarle dall’attacco della piralide; la messa in sicurezza del muro di cinta.
Per quanto riguarda l’inquinamento ambientale per cui il Comune di Bassano Romano è stato denunciato dall’ex Polo Museale del Lazio, va detto che il problema dello sversamento dei reflui e dei rifiuti nel Fosso del Vignale e quindi all’interno del Parco, risulta ad oggi risolto grazie all’azione mirata della Direzione Regionale. Infatti a seguito della diffida, presentata in data 30 luglio 2019, il Comune di Bassano Romano è intervenuto al fine di risolvere le criticità rappresentate così come risulta accertato dal sopralluogo, del 20 ottobre scorso, effettuato proprio da uno specialista incaricato dalla Direzione Regionale.
Per i lavori dei lavori di ripristino di alcuni tratti di mura perimetrali crollate nel 2019, fa presente che l’intero muro perimetrale risulta essere in condizioni precarie e, per ragioni tecniche facilmente comprensibili, interventi di ripristino di tratti crollati tra due tratti ammalorati avrebbero scarsa efficacia. È stato, pertanto, ritenuto più opportuno intervenire con opere previsionali di puntellamenti (nel maggio 2019), in attesa della realizzazione del progetto complessivo che, come si è detto, prevede un intervento organico su tutto il perimetro della Villa.
Interrogazione 4-11338 sulla dispersione delle statue di Palazzo Giustiniani del 16 febbraio 2021
La deputata Marzia FERRAIOLI ha posto un'interrogazione scritta al Ministro della cultura Franceschini Per sapere – premesso che:
il complesso monumentale Odescalchi-Giustiniani a Bassano Romano rappresenta uno dei più importanti complessi barocchi per la fusione degli elementi architettonici, scultorei e pittorici, «unicum inscindibile» come indicato dalle relazioni tecniche delle Soprintendenze al Ministero della cultura che avevano motivato ed indotto l'acquisto dell'insieme nel 2003;
il complesso è stato a suo tempo vincolato dal Ministero della pubblica istruzione, con provvedimento generico, come si faceva allora, senza inventario. Ciò ha facilitato la spoliazione degli apparati decorativi, pertinenziali, della statuaria che era ancorata al palazzo, creando dubbi interpretativi che hanno consentito la rimozione di ogni cosa. Si trattava di opere legate al sito anche sotto il profilo storico ed identitario che davano anche il nome agli ambienti. La statuaria, anche se non elencata specificamente nel vincolo, è documentata nelle numerose pubblicazioni scientifiche, che non sono riuscite però a fermare i venditori Odescalchi a spogliare palazzo, villa e rocca, di tutti gli elementi decorativi e pertinenziali, ridistribuiti nelle altre residenze, prima di consegnare le strutture mutilate allo Stato;
dalle relazioni dei funzionari ministeriali, proprio la culturalità globale ha motivato le istituzioni statali all'acquisto al Demanio nel 2003 con una spesa pubblica iniziale di 5 miliardi e 700 milioni di lire, più altri 3 milioni e mezzo di euro per i primi restauri. L'impegno di spesa aveva il fine di sostenere il complesso, restaurarlo e renderlo fruibile; esso invece, a giudizio dell'interrogante, è divenuto simbolo di distruzione, illegalità ed anticulturalità in spregio alle leggi e in particolare al codice dei beni culturali, che ne dovrebbero prevedere il recupero di tutte le sue componenti e la ricollocazione nel contesto originario;
le statue Giustiniani-Odescalchi di Bassano hanno la stessa matrice del nucleo Giustiniani-Torlonia a Villa Caffarelli. La genesi dei due nuclei è legata a Vincenzo Giustiniani (1564-1637), alla sua attività collezionistica e alla vocazione al mecenatismo che contribuì alla teoria delle arti figurative attraverso la stesura di tre scritti: «Discorso sopra la pittura, scultura e l'architettura», fusione inscindibile che realizzò a Bassano Romano. Oggi, mentre il nucleo Giustiniani-Torlonia è celebrato come fondamentale per la cultura del nostro Paese, quello Giustiniani-Odescalchi è disperso, esportato nell'ombra. La Soprintendenza dell'Alto Lazio, ufficio periferico del Ministero della cultura e organo di vigilanza, ad avviso dell'interrogante, avrebbe dovuto meglio vigilare sugli elementi culturali del complesso, non consentendo la libera disponibilità degli apparati decorativi. Non è chiaro poi se la dichiarazione d'interesse culturale, all'epoca fisiologicamente generica, è da intendersi omnicomprensiva del compendio. Così come non è chiaro se la mancanza di dettagli dei primi vincoli possa aver inficiato la tutela degli elementi integranti del progetto giustinianeo, consentendo la rimozione di elementi architettonici e statuari. La statuaria costituita da reperti archeologici ex articolo 10 del codice dei beni culturali, considerati ope legis «beni culturali», dovrebbe rientrare nella tutela e nella previsione di ripristino. L'interesse culturale unitario stava nell'intero inclusivo della statuaria e di altri apparati non amovibili; l'insieme ha indotto l'acquisto da parte dello Stato. La statuaria non era elencata nel vincolo solo per motivi tecnici di format dell'epoca, ma le statue erano ovunque documentate negli stessi Bollettini del Poligrafico dello Stato (anche nel film «La dolce vita» di Fellini); si trattava di elementi sufficienti a consentire l'individuazione ed il ripristino. Non è chiaro, altresì, se le movimentazioni e le vendite siano possibili senza essere state autorizzate quando la tutela dovrebbe essere ope legis in quanto di proprietà pubblica. Alcune statue sono state rinvenute casualmente all'estero ed è ancora sconosciuto se sia stata formulata richiesta di esportazione agli appositi uffici (tenuto conto di quanto previsto dall'articolo n. 174 del codice, rubricato «Uscita o esportazione illecite»). La mancanza di un quadro conoscitivo completo delle raccolte Odescalchi, che preclude la vigilanza sul territorio delle soprintendenze, continua ad essere il trampolino verso il traffico internazionale illecito di beni culturali senza lasciare traccia, creando gravissime perdite per il Paese e, nello specifico, vanifica la spesa pubblica ai danni al Demanio –:
quale sia la posizione del Governo in merito a quanto esposto in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere per la tutela e il ripristino di tutte le componenti del complesso monumentale.
Giustiniani’s palace gardens restored as Italy cleans up neglected treasures (The Times 12 novembre 2021)
RAINEWS - AR. Bassano, tra Michelangelo e Domenichino
Non è difficile capire perché Federico Fellini scelse di ambientare una scena de "La Dolce vita" nei saloni di Villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano. Malgrado oggi siano scomparsi i mobili, il palazzo conserva tutto il fascino di una dimora principesca, tra episodi della vita di Diana dipinti da Domenichino e il meraviglioso salone di Fetonte, opera di Francesco Albani. Lo storico dell'arte Costantino D'Orazio ci guida all'interno della villa e alla scoperta di un capolavoro di Michelangelo, custodito nel Monastero di San Vincenzo
1989
Il Palazzo di Bassano Romano nella prospettiva di valorizzazione delle dimore
storiche di Paolo Portoghesi in "Dimore Storiche" Anno 5 Gennaio-Aprile
1989
Sul tema dei Giardini allItaliana e le influenze Genovesi consiglio questi due
lavori in Inglese rintracciabili su: Bourgeois and Aristocratic Cultural Encounters in Garde
Art, 1550-1850 edito da Michel Conan: "Recent Developments and
Perspectives in the Historiography of Italian Gardens di Mirka Benes e "The Rise and Fall of Gardens
in the Republic of Genoa, 1528 1797 di Lauro Magnani.
Palazzo Giustiniani esterno ed il cortile interno
IPOTESI DI RECUPERO DEL GIARDINO GIUSTINIANI-ODESCALCHI (da: Tesi di
laurea-Facoltà di architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma Anno
Accademico 1996-1997 Relatore: prof. Enrico Guidoni Studente: Lucilla Coppari)
L' intervento di recupero del giardino e del parco non vuole snaturalizzare o trasformare
l'impianto originario, né vuole riprodurre quello che esso era quando il marchese
Vincenzo Giustiniani lo progettò e lo fece portare a compimento negli anni 1601-1616.
Lo scopo è invece quello di "riportare in vita" opere tanto belle e ricche di
storia, che spesso né intenditori, né tanto meno i cultori dell'arte conoscono.
L'ipotesi di recupero per quanto riguarda la "Rocca", la palazzina posta
all'estremità del viale principale, è stata quella di mantenere l'impianto originario
con qualche trasformazione interna, non invadente, per adattarla alle esigenze di una
scuola per lo studio dei giardini storici.
Per il giardino si è pensato alla creazione di un parco pubblico: il primo intervento da
fare è la ripulitura dell'attuale sottobosco praticamente inaccessibile; si è pensato
poi ad un bilanciamento delle chiome degli alberi in modo da ricreare la suggestiva
prospettiva verso la "Rocca". Infine nuove cure devono essere date alla prima
parte del giardino all'italiana dove le scale ellissoidali sono praticamente nascoste da
incolte siepi di mortella e il giardino stesso non è più curato.
Quest'ipotesi di progetto prevede, accanto alla sistemazione dei vecchi viali,
l'individuazione e la creazione di nuovi percorsi, alcuni per escursioni a cavallo situati
nell'area più "selvaggia" e naturalistica del parco; sono previste inoltre
diverse aree di sosta in modo da godere il panorama e l'aria fresca e pulita di un luogo
ancora sereno e tranquillo.
Nell'ipotesi di recupero il parco è stato dotato di un arredo semplice con panchine e
contenitori per rifiuti che non deturpino l'ambiente, ma che, al contrario vi si
inseriscano naturalmente come parte integrante di esso.
Tra gli ultimi atti del degrado in cui veste il Palazzo, il recente furto, a marzo del 2012, della testa di uno dei busti dei cesari posti a lato del Palazzo
(foto a fianco dell'originale).
La responsabilità di Palazzo Giustiniani è di competenza della Direzione
Regionale dei Musei del Lazio - Polo Museale, c'è stato nel 2017 un bando per la
concessione in uso di Palazzo Giustiniani a Bassano Romano
al fine di realizzare un progetto di gestione del bene che ne assicuri la
corretta conservazione, l’apertura alla pubblica fruizione e la migliore
valorizzazione, ma non è andato a buon fine (Avviso pubblico per la concessione in uso di beni immobili statali).
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio del 2021, le sale e le decorazioni navigabili e commentate sia su desktop che su dispositivi mobili e visori 3D, grazie a #ItalyArt, sponsor tecnico del Museo e del progetto “Grand Tour” del Ministero della Cultura,
dedicato all’inclusione digitale. Per la visita virtuale il link dedicato: Palazzo Giustiniani Virtual tour
alcune immagini del palazzo Giustiniani Odescalchi
I Mercatini del seicento: rievocazione storica con costumi d'epoca
Ogni anno
nella prima settimana di luglio si svolge per tutto il paese di Bassano una
rievocazione storica di Bassano nel 1600 al tempo dei Giustiniani.
Si tratta di un'iniziativa storico-culturale, organizzata dall’Associazione
Pro Loco, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bassano Romano, dal
Consiglio dei Giovani e da rappresentanze associative e singoli cittadini, che rievoca una giornata tipica di
mercato del 1600, periodo, soprattutto nei primi decenni, molto florido grazie alle notevoli capacità amministrative e culturali di Vincenzo Giustiniani che seppe trasformare l’assonnato borgo in un centro di ragguardevole interesse culturale ed economico. Teatro dell'evento è la parte storica di Bassano: la piazza
Umberto I e il borgo medioevale
La manifestazione si protrae dal sabato sera a tutta la domenica e, ad
intervalli prestabiliti, si può assistere alla sfilata del corteo in abiti
storici della nobiltà locale, che gira per l'intera area del mercato ornata, per
l'occasione, con numerosi vessilli, piante fiorite e fiaccole.
Gli organizzatori vogliono portare la storia a contatto con il presente, facendo rivivere quei momenti con una rappresentazione tutta ambientata nei vicoli e piazzette del centro storico, testimoni della vitalità del XVII secolo. Una scenografia appropriata e figuranti in costume d’epoca danno vita al bel rapporto che legava la popolazione all’amata famiglia Giustiniani. Una scenografia arricchita da attrazioni culturali e folcloristiche (teatro di strada, giochi popolari, carnevale seicentesco, mostre e concerti di musica barocca), da percorsi dei sapori, dove poter gustare la cucina rurale tra cantine, vicoli suggestivi e piazzette, e da piccoli mercati artigianali. Tutti elementi che vogliono far vivere al visitatore una giornata di altri tempi: una festa nella storia.
Di notevole interesse culturale è l'usuale apertura straordinaria di Palazzo Giustiniani-Odescalchi, dove sarà possibile ammirare i pregevoli affreschi che ornano il piano nobile. (Alcune foto delle
precedenti edizioni della manifestazione.)
Il sito ufficiale della manifestazione:
I Mercatini del seicento
A Notte di a Memoria di Bastia et I Mercatini del seicento de Bassano-Romano : Jumelage effectif
(Rédigé par Charles Monti le Dimanche 24 Mars 2019 Corsenetinfos.corsica
)
Bastia : Les Giustiniani traits d'union entre deux associations corse et italienne
(Rédigé par Philippe Jammes le Vendredi 19 Juillet 2019 Corsenetinfos.corsica
)
Bastia : L'association du comité du patrimoine signe une charte de jumelage avec l'Italie
(Rédigé par Livia Santana le Samedi 20 Juillet 2019
Corsenetinfos.corsica
)
Bassano-Romano et Bastia : l'Histoire en héritage
(Rédigé par Charles Monti le Mercredi 31 Juillet 2019
Corsenetinfos.corsica
Una delegazione di Bastia in vistia a Bassano Romano (Tuscia web)
Patto di Amicizia tra Bassano Romano e Bastia (Corsica) (NewTuscia.it)
Un chirografaro del vescovo di Montefiascone Saverio Giustiniani del 20 agosto 1760
Le Principali Manifestazione a Bassano Romano
Il progetto Amor vincit omnia
Il progetto
Amor vincit omnia dal nome del quadro realizzato da Caravaggio su commissione
di Vincenzo Giustiniani, è unoperazione interna al territorio della Tuscia, atta a
valorizzare i beni culturali della zona, favorendo lo sviluppo del turismo culturale, le
attività di accoglienza alberghiera ed investendo sul patrimonio tutto italiano del
Melodramma, con il fine di dare visibilità e risonanza mediatica a Palazzo Giustiniani e
prefigurarne con eventi musicali le preziose potenzialità di attrattore turistico e
culturale e non da ultimo favorirne il programma di completo restauro e recupero alla
fruizione pubblica. Il progetto è presentato dallIstituto Nazionale del Melodramma
su richiesta della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province
di Roma, Rieti e Viterbo, detentrice del bene demaniale, e del Comune di Bassano.
Il progetto ha avuto una durata biennale (2008/2009) con un
appuntamento mensile strutturato in una conferenza a tema ed un concerto. La
manifestazione si è svolta per le giornate autunnali ed invernali
(da Settembre ad Aprile) nella Sala dei Cesari di Palazzo Giustiniani, nei mesi
primaverili ed estivi (da Maggio ad Agosto) nella corte
del Palazzo interessata da un completo restauro delle
pavimentazioni e delle superfici architettoniche.
Bassano Romano nel testamento di
Vincenzo Giustiniani
di Domenico Vittorini
Ho avuto modo di leggere il testamento dellIllustrissimo Sig. Vincenzo
Giustiniani Marchese di Bassano che redasse in Roma il 22 gennaio dellanno 1631.
Il Marchese Vincenzo Giustiniani non ebbe la possibilità di nominare eredi diretti in
quanto tutti e tre i figli gli premorirono, infatti tale condizione familiare è così
riportata nel testamento: Io nel mio testamento per avanti fatto avevo lasciato
erede mio universale; ed essendo piaciuto al Signore Iddio chiamare a se un mio figlio
maschio, chiamato Gio. Gironimo, battezzato nella chiesa di S. Eustachio, e né fu compare
il Cardinale Montalto bon. mem. ed anco due figlie femmine, luna chiamata Gironima,
e laltra Portia, li quali ha partoriti la Signora Eugenia Spinola mia consorte, e
ritrovandomi al presente privo di figli, non avendo poi ella fatti altri;
.
Pertanto il Marchese nomina erede universale di tutti i suoi beni il nipote, Sig. Andrea
Giustiniano, figlio del Sig. Cassano, del q. Sig. Andrea Giustiniano.
Qualche anno dopo, e precisamente nel 1650, Andrea fu elevato al rango di Principe dal
Pontefice Innocenzo X.
Tornando allexcursus del testamento laspetto che più mi ha colpito è stata
la straordinaria religiosità del personaggio, intesa non solo come uomo integerrimo e
ricco di fede ma anche come uomo dotato di un amore profondo, religioso, verso la terra di
Bassano e la sua gente. Nella prima parte del documento vi sono riportate una serie di
disposizioni con le quali lascia somme di denaro a varie istituzioni religiose affinché
provvedano alla cura dellanima attraverso la celebrazione di Sante messe, nonché
lasciti a favore di persone bisognose. E interessante rilevare quanto questo
personaggio, come ho già detto, ami Bassano, leggendo, quanto qui sotto viene riportato,
si potrebbero azzardare due interpretazioni: una come promotore di uno sviluppo
demografico del posto e laltra, più poetica, a ricordo della felice valutazione che
fece il padre Giuseppe scegliendo Bassano quale amena località: Item voglio,
ordino, e comando, che il mio erede universale da nominarsi da me qui sotto, e tutti
quelli, che a lui succederanno in questa mia eredità, e successione, come esplicarò,
paghino, e con effetto sborsino prontamente in ciaschedun anno in perpetuo scudi 30 di
moneta, di giulj dieci per scudo, li quali servano per sussidio dotale ad una povera
Vergine forastiera, che venga a maritarsi, ed accasarsi nella mia Terra di Bassano, con un
marito forastiero, che non sia nato, né allevato in d. Terra, e Marchesato di Bassano. E
quando sarà fatta fede dal Curato, che resti contratto lo Sposalizio, se gli faccia lo
sborso di d. scudi trenta di moneta, con obbligo dambedue loro tanto del marito,
quanto della moglie neglatti della Corte di detta Terra di Bassano di dover abitare
decentemente in detta Terra, sotto pena della restituzione della dote, la quale potranno
assicurate nel miglior modo, che potranno, e la concessione della detta dote voglio, che
segua nel giorno della festa di S. Vincenzo, ed Anastasio nel mese di Gennaro, nella
Chiesa di S. Vincenzo da me fabbricata da fondamenti, e così voglio che si osservi in
perpetuo.
Sempre in merito alla sua terra di Bassano è molto interessante la parte che dedica alla
erigenda Chiesa di San Vincenzo. Dispone che il suo erede si adoperi attivamente affinché
sia completato il mausoleo ed inoltre da disposizioni precise in merito alla gestione. Per
questultimo aspetto è interessante rilevare che il Marchese Vincenzo aveva già
nelle sue intenzione di rendere il luogo non solo centro spirituale ma anche centro di
formazione culturale: i preti assunti, secondo la volontà del marchese, dovevano
dedicarsi allinsegnamento di quelle materie atte a erudire la popolazione del posto
e anche quella proveniente dai paesi limitrofi. Oggi si può ben dire che i Padri
Benedettini Silvestrini hanno attuato quello che il Marchese disponeva quattro secoli fa.
Per meglio comprendere la volontà del Marchese riporto integralmente la parte del
testamento che riguarda le disposizioni in merito alla Chiesa di San Vincenzo:
Item voglio, ordino, e comando, che il mio erede, o li suoi successori nella mia
eredità conforme alla disposizione di questo mio ultimo Testamento da dichiararsi qui
sotto, facciano finire e ridurre allultima perfezione la chiesa da me principiata, e
ridotta per grazia del Signore a buon termine, ad onor di S. Vincenzo Martire, nel
Territorio della mia Terra di Bassano, conforme al disegno, ed intenzione, che sono a
notizia di M. Giacomo Pacifici Architetto, e di Mastro Niccolò Valle Capo Mastro
Muratore, con spendere scudi 1000. di moneta, in ciascun anno , finché resti finita a
fatto, ed in modo che si possa officiare, e celebrarvi Messe, ed altri divini Offici, ed
all' ora debba detto mio erede tener provista detta Chiesa di tutte le cose, che gli
parranno necessarie per il culto Divino condecente al luogo, ed alla qualità di detta
Chiesa, ed alla mia intenzione .
Item voglio, ordino, e comando, che finita che sarà la detta Chiesa. a segno, che si
possa officiare, ed in essa celebrarvi Messa il mio erede, o li suoi successori come sopra
siano tenuti, e debbano perpetuamente tenere tre Preti Cappellani Sacerdoti di buona fama,
ed esemplari, amovibili ad nutum, ed a bencplacito del detto mio erede, o de suoi
successori come sopra, in conformità della licenza, e patente concessami da Monsig.
Reverendissimo Vescovo, di Sutri e Nepi, la qual patente si trova negl'Atti Episcopali di
Sutri, resta registrata. nellArchivio di Bassano, li quali Sacerdoti ripartitamente
tra di loro debbano celebrar Messe, ed altri divini Officj con buona unione tra loro, e
con dar buon esempio, e con buona regola di governo, ed economia, con osservare per
appunto, ed onninamente glordini, che li saranno dati delli miei successori, che pro
tempore saranno Marchesi, Padroni della Terra di Bassano, in vigor del presente mio ultimo
Testamento , li quali Preti se non saranno obbedienti a d. Marchesi, e Signori di Bassano,
voglio, che subito siano licenziati da quelli , e se ne piglino altri, da quali se ne
possa sperar miglior servizio, e questo sia sempre ad nutum, e beneplacito di d. miei
successori nel Marchesato, e Dominio della Terra di Bassano, come sopra in perpetuo, li
quali debbano dare, e diano a detti Preti quella provisione, che a loro parrà,
conveniente alla qualità, e talento delli detti Preti, tra li quali voglio, che sia
alcuno, che sia idoneo ad insegnare la Dottrina Cristiana, di leggere, di scrivere, e di
far Abbaco a chiunque vorrà da loro imparare, e voglio che s' insegnerà non solo a
quelli di Bassano, ma anco a quelli de luoghi convicini, e ad altri forastieri gratis, e
senza mercede da darsi dalli detti Scolari, alli quali se si insegnerà anco la
Grammatica, sarà più conforme alla mia intenzione , e desiderio, il qual sarebbe ancora,
che tutti li detti tre Preti Cappellani abitassero nella detta Chiesa di S. Vincenzo,
nelle Stanziette di sopra, andandovi per le lumache, che rispondono nella Chiesa ma; se
per maggior commodità della Scuola , e delli Scolari paresse bene avere anco una Casetta
nella Terra di Bassano, o nel Ter ritorio di essa, essorto li suddetti miei successori
Marchesi, che glie la debbano provedere, come gli parrà; E perché non pare, che sia cosa
conveniente, che li detti Preti Sacerdoti, li quali voglio, che siano Preti Secolari, e
che non siano soggetti all'obbedienza d'alcuna Regola, o Religione, nemmeno obbligati ad
alcuna altra residenza, nel tempo che li sopravanzerà oltre le Messe, ed altri officj,
che giornalmente diranno, restino affatto oziosi, e sfaccendati; Potranno li sopradetti
miei successori nel Marchesato, e Dominio di Bassano, fare elezione di persone di tal
qualità, e talento, che siano atti ad esser applicati a qualche altre cure, ed
occupazioni, oltre allinsegnare, come ho detto a Scolari, che possono apportare
utile, ed onore alli detti Signori Marchesi, e alla Terra, ed abitatori di Bassano, ma
anche, e molto piò al servizio del Signore Iddio nostro Signore.
Subito dopo le volontà del marchese per la Chiesa di S. Vincenzo, nel testamento viene
riportata la disposizione in merito alla costruzione di un borgo adiacente alla detta
Chiesa o in una località più idonea, e per finanziare i lavori dovranno, i suoi eredi,
utilizzare gli introiti provenienti dalle tenute di Bassano: Item finita, che sarà
la detta Chiesa di San Vincenzo, la quale per grazia del Signore, e del detto Santo
glorioso mio Avvocato, resta ridotta ad assai buon termine, voglio, che gli miei eredi, o
i loro successori suddetti dallentrate, che caveranno dalla Terra e Territorio di
Bassano spendano, e con effetto sborsino in ciascun anno scudi scudi mille di moneta
almeno, in fabbricare un Borgo con Case più tosto piccole, che grandi incontro, o vicino
alla detta Chiesa di S. Vincenzo in luogo che parrà più commodo, ed onorevole, con buon
disegno, e regola dArchitettura, massime nella prima intenzione, e nel dare
principio; il qual Borgo si debba nominare Giustiniano, ma quando però il tempo, e le
varie occorre facessero conoscere, che la detta intrapresa di fare il detto Borgo non
riuscisse conforme alla mia intenzione, voglio ed ordino, che li sudetti scudi mille annui
di moneta si spendano in fare altre fabriche utili, ed onorevoli agli miei successori nel
Marchesato, e Dominio di Bassano, ed a quella Terra, e suoi abitatori, a quali finora per
lo passato le fabriche da me fatte hanno apportato nome, ed onorevolezza, e beneficio ai
poveri Vasalli, che hanno lavorato, e travagliato in varie cose.
Il Borgo giustiniano, nelle adiacenze della Chiesa di S. Vincenzo, non fu mai
realizzato e si potrebbe supporre che gli eredi (Andrea Giustiniani) avrebbero considerato
che tutto sommato era più conveniente e utile continuare ad edificare nelle strette
vicinanze del paese Ecco, come possibile soluzione, che nel XVII secolo prende corpo
lopera urbanistica di Borgo San Filippo, un agglomerato di case al di fuori delle
mura medioevali.
La parte del testamento riguardante il Borgo termina così: E questo
pagamento, e sborso di scudi 1000. annui, voglio, che ascenda alla somma, e quantità
intiera di scudi venti mila, oltre e di più, che gli miei sudetti successori nel
Marchesato, e Dominio di Bassano averanno speso, in finire la detta Chiesa di San
Vincenzo, e passati, che saranno anni venti, e pagato, e sborsato, che averanno li miei
sudetti successori, li scudi ventimila a ragione di scudi mille in ciscun anno, come sopra
ho detto, voglio, che si manchi, e si lasci di fabricare in vigore del presente mio
Legato, e che i miei sudetti successori manchino di sborsare li detti scudi mille annui, e
potranno di tutte lentrate di detta Terra, e Territorio di Bassano, valersi a loro
benepalcito in occasioni dutile, e onore loro, ed in servitù del Signore
Iddio.
Il mecenatismo del Marchese si evidenzia in modo costante nel testamento, tanto da
accalorarsi nellesternare le intenzioni sue affinché tutto ciò che è di arredo e
abbellimento dei suoi palazzi e giardini non sia venduto o alienato, infatti nel
testamento così è riportato:
dichiarando, che in questi Mobili da vendersi
non siano comprese le Statue, e Bassi rilievi, e Petti e Teste, Tavole, e Buffetti, ed
altre cose di Marmo, e di Metallo, e tutti li Quadri di qualsivoglia sorte di Pittura, di
Ricamo, e di rilievo, i quali tutti Quadri, Statue, ed altre cose di Marmo, e Metallo,
voglio che restino, e siano del mio erede: perché lintenzione mia è, che tutte le
Statue, e tutti li Quadri di Pittura, ed altri come sopra, che al presento sono, e saranno
nel punto della mia morte nel mio Palazzo, nel quale abito, o altro ove lo abitassi, e che
saranno nelli miei Giardini, e nella mia Terra di Bassano, e tutti altri che saranno nelle
Botteghe dé Scultori, o Scarpellini, o Pittori, ed in ognaltro luogo restino per
mia memoria perpetuamente, e per ornamento dé Palazzi e Giardini miei, come ho detto. E
però voglio, ordino, e comando, che le dette Statue, e Quadri, ed altre cose di Marmo, e
di Metallo sudetti dal mio erede universale, e da tutti quelli, che gli succederanno nella
mia eredità, e fidecommisso come sopra, e come sotto dichiarerò, non si possano mai
vendere, né alienare in qualsivoglia modo, né in tutto, né in parte; ed in evento di
contravenzione voglio, che quel tale, che venderà, o alienerà le dette Statue, e Quadri,
ed altre cose di Marmo, e di Metallo, nel modo detto di sopra, contro la mia volontà, ed
intenzione sia tenuto in coscienza Cristiana obbligato alla Confessione sacramentale di
pagare, e di restituire al suo successore, il quale dopo di lui averà di posseder detti
Palazzi, e Giardini, ed altri miei luoghi sudetti in vigore del presente mio ultimo
Testamento il doppio, e più del giusto prezzo di esse cose vendute
.
Purtroppo le disposizioni del marchese non sono state ben recepite dai posteri.
Nella parte finale del testamento il marchese esprime il desiderio che tutti i suoi beni,
in particolare quelli di Bassano, siano conservati in perpetuo e liberi da ipoteche o
altre forme coercitive per la soddisfazione di debiti accumulati, infatti così dice:
Di più, salve le cose sopradette, perché desidero grandemente, che la mia
eredità, e beni, ed in specie talmente, che la specialità non deroghi alla generalità,
ne allincontro, il Marchesato, Terra, e Territorio di Bassano, e qualsivoglia altri
beni giurisdizionali, che al tempo della mia morte si troveranno da me compri, ed
acquistati in qualsivoglia luogo esistenti si conservino sempre, ed in perpetuo liberi, ed
esenti da qualsivoglia sorte di debiti; però voglio ed espressamente ordino, che la detta
mia eredità, e beni, e nominatamente i detti miei Marchesato, Terra, e Territorio di
Bassano
.. si conservino, e mantenghino perpetuamente nei miei eredi
Agostino Bureca, architetto,
già funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, progettista e
direttori dei lavori di numerosi interventi di restauro, ha pubblicato per la Gangemi Editore un interessante libro sul "La villa di Vincenzo Giustiniani a
Bassano Romano, dalla Storia al Restauro". Il volume idealmente chiude
il procedimento per l'acquisizione allo Stato della Villa Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano
avvenuta nel 2001, ed è il risultato del compendioso programma di studi
e ricerche promosso e curato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici per il
Paesaggio per il Patrimonio Storico Artistico del Lazio. Il feudo bassanese, in origine
degli Anguillara, fu acquistato nel 1595 dal ricco commerciante e finanziere genovese
Giuseppe Giustiniani, riparato a Roma dal lontano Oriente; la Villa fu restaurata e
configurata nello stato attuale dal figlio Vincenzo (Chio 1564-Roma 1637) sul principio
del Seicento per farne la propria casa-museo, rappresentativa sede di importanti
collezioni antiquarie e di arte contemporanea e aristocratico luogo di riservate e
dilettevoli attività e privilegiate frequentazioni. Nell'attesa dell'avvio dei lavori di
restauro se ne ripercorrono le passate vicende, dai fasti barocchi alle tristi dismissioni
patrimoniali dell'Ottocento, si illustra il prezioso ciclo di affreschi, opera di
importanti artisti dell'epoca (FRANCESCO ALBANI, BERNARDO CASTELLO, DOMENICHINO, PAOLO
GUIDOTTI BORGHESE, ANTONIO TEMPESTA), si affrontano -quasi a voler preordinare un
disciplinare per la tutela - le problematiche connesse ai possibili utilizzi e progetti di
valorizzazione culturale nella speranza che non si passi dalla colpevole
DAI GIUSTINIANI ALL'UNIONE EUROPEA UN PERCORSO CONTINUO
Si è svolto il 17 aprile 2004, a Bassano Romano (Viterbo) in collaborazione con
l'Amministrazione Comunale e la Lega Italo-Ellenica, il convegno dal tema: "DAI
GIUSTINIANI ALL'UNIONE EUROPEA UN PERCORSO CONTINUO".
All'evento hanno partecipato i Comuni Italiani di: Mirano (Venezia), Ortona (Chieti),
Caprarica (Lecce), Amelia (Terni), Lari (Pisa), il Comune Francese di Bastia, i comuni
Greci di Chios ed Homiroupolis. Il convegno è stato patrocinato dal Senato della
Repubblica, dal Sovrano Militare Ordine di Malta delegazione Granpriorale Ligure, dalla
Regione Lazio e dalla Provincia di Viterbo
Le relazioni hanno analizzato il percorso storico dei Giustiniani, da diverse angolazioni:
dallepopea della marineria genovese nel levante fino al collezionismo seicentesco
dei grandi mecenati e alle suggestioni architettoniche della Villa di Bassano. Un lungo
viaggio tra storia e cultura per riallacciare, nello spirito Europeista, gli antichi
legami tra popoli di diverse culture e società.
Le amministrazioni intervenute, si sono impegnate a predisporre un protocollo
dintesa, per dare seguito a questa iniziativa, anche al fine di realizzare un
organismo permanente, tra vari soggetti non solo pubblici, atto a valorizzare eventi
futuri per conto dei suoi partner, anche attraverso una Fondazione con una pluralità di
soci attivi con la finalità di salvaguardare i beni storico-culturali, per la
valorizzazione piena dei siti, palazzi, oggetti, memorie dell'illustre casato. Questo
organismo potrà presentare proposte di interventi integrati, cofinanziati dai fondi
strutturali europei per gemellaggi tra diverse comunità ed il recupero di siti
urbanistici di interesse storico, artistico - culturale, villaggi tradizionali in stato di
abbandono e di degrado. Il progetto avviato rimane comunque aperto sia ad associazioni
private che ad altri enti pubblici come altri comuni che in ogni momento possono farne
parte. Già hanno dato la loro adesione i comuni di Fauglia (Pi), Monterinaldo (Ap), e
Aghios Minas, Ionias e Kampochora (Grecia)
Gli atti sono stati presentati in anteprima a Chios il 31 agosto 2005 ed a Roma il 1
dicembre 2005 presso la Sala dei Presidenti di Palazzo Giustiniani di Roma, con il
patrocinio del Senato della Repubblica, da Enrico Basso, archivista di Stato direttore
nella Sovrintendenza Archivistica per la Liguria e Christina Strunck, Assistente
scientifico della Biblioteca Hertziana.
Venerdì 7 aprile 2006, a seguito la presentazione Genovese nella cornice
del Complesso Monumentale si SantIgnazio presso lArchivio di Stato. Un
simbolico ritorno nella città di origine della famiglia, durante le manifestazioni
Genovesi dellottava settimana della cultura. Patrocinatore dellevento oltre il
Senato della Repubblica, il Sovrano Militare Ordine di Malta Delegazione Granpriorale
Ligure.
Gli atti, già presenti nei cataloghi di diverse Biblioteche pubbliche, sono stati
presentati da Giovanni Assereto, ordinario di storia moderna dellUniversità di
Genova che ha commentato i contributi storici al volume e da Christina Strunck, assistente
scientifico della Biblioteca Hertziana di Roma che ha commentato gli aspetti più
artistici ed architettonici trattati nel volume. Alfonso Assini, funzionario
dellArchivio Genovese, è intervenuto sul lascito fedecommissorio di Vincenzo
Giustiniani, la cui contabilità e molti degli atti notarili rogati per conto di questa
famiglia sono conservati nellArchivio stesso. Durante la manifestazione, sono stati
esposti, a cura dello stesso Assini, Ignazio Galella e Roberto Santamaria, alcuni dei più
significativi documenti dell'Archivio Giustiniani, in rapporto soprattutto alle loro
committenze artistiche, disegni (fra cui il bellissimo stemma della famiglia), stampe e
incisioni (dalle collezioni del marchese Giustiniani verrà una copia della "Galleria
Giustiniana"), monete e oggetti legati alle funzioni dogali e di rappresentanza
svolta da alcuni membri della famiglia., provenienti anche da alcune preziose collezioni
private.
Il codice ICCU del libro nel database delle Biblioteche Italiane è IT\ICCU\IEI\0241428
, clikkando il link potete visualizzare le biblioteche dove è presente il libro.
Redazionale con foto sul
Convegno a Bassano Romano
Redazionale con foto
sulla presentazione degli atti a Roma
Articolo degli atti a Roma sulla
"Croce Ottagona" periodico della Delegazione Ligure del SMOM gennaio 2006 n.23
con il discorso del Delegato dell'Ordine Giovanni Della Croce di Dojola
Redazionale con foto sulla
presentazione degli atti a Genova
Articolo degli atti a Genova sulla
"Croce Ottagona" periodico della Delegazione Ligure del SMOM aprile 2006 n.26
Intervento del delegato alla cultura
di Bassano Romano alla presentazione degli atti a Genova
INDICE DEGLI ATTI (dove disponibili dei brevi estratti dei contributi)
1) Lettera di saluto del senatore Marcello Pera, presidente del Senato della Repubblica.
2) Presentazione di Giovanni Della Croce di Dojola, delegato granpriorale per la Liguria
Del Sovrano Militare Ordine di Malta. 3) Presentazione di Giuseppe Marchetti, sindaco del
Comune di Bassano Romano. 4) Fu Giustiniano leponimo
fondatore del casato? Introduzione a cura di Enrico Giustiniani. 5) PARASKEVI
PAPAKOSTA - Introduzione al convegno in lingua greca moderna 6) GABRIELLA AIRALDI - Genova e il Mediterraneo. 7)
STEFANO GRILLO di RICALDONE - I
Giustiniani: cives e reges. Le distinzioni nobiliari del ceto
dirigente genovese dalletà comunale ai riconoscimenti della regia Consulta
Araldica. 8) ANDREA LERCARI - La vicenda storica
dellalbergo Giustiniani: dalla fazione popolare al patriziato sovrano della
Repubblica di Genova. 9) SILVIA DANESI SQUARZINA - Il Cristo portacroce di
collezione Giustiniani. Prima versione incompiuta di unopera di Michelangelo. 10)
MANUELA TOZZI RAMBALDI - Il
Campos di Chios, caratteri e confronti. 11) VALERIA MONTANARI - Orientamento e prassi del
restauro a Chios. 12) PARASKEVI PAPACOSTA - Sulle tracce dei Giustiniani
nella storia dellarchitettura di Chios, Bassano Romano, Gravina in Puglia e
Caprarica di Lecce. 13) DIMITRIS PAPALIOS - Il progetto di parco medievale tematico
come valorizzazione dei beni architettonici a Chios. 14) RINALDO MARMARA - La formazione
della comunità latina a Costantinopoli e le migrazioni da Chios. 15) AGOSTINO BURECA - La
Villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano: interventi e prospettive per la tutela e
la valorizzazione. 16) RITA FABRETTI - I Giustiniani a Bassano: rapporti
tra potere centrale e locale (sec. XVII e XVIII). 17) ANGELO CASERTANO - Il Monastero di San Vincenzo:
dallidea di Vincenzo Giustiniani alla donazione Benedettina-Silvestrina. 18)
REMO DE MARTINO - Il viaggio di San Tommaso apostolo da Chios a Ortona. 19) ALEXANDRIS
EVANGHELOS - Progetto di
gemellaggio fra Comunità Mediterranee unite da percorsi storici comuni. 20) EMMANUEL
VASTA e JEAN BAPTISTE RAFFALLI - La Villa Giustiniana a Bastia. 21) BARBARA SILVANI - Il
palazzo Giustiniani di Amelia. 22) GIAMPAOLO GRASSI - Il modello socio economico di Chios:
riscontro nei modelli di organizzazione agricola e dimprenditoria nella Val
dEra e sulle colline pisane. 23) MARIO ESPOSITO - Ville Venete nel territorio di
Mirano. 24) ALESSANDRA ZABBEO - I Giustinian a Mirano e il loro insediamento.
Gli Atti sono acquistabili presso la tipografia: Tipografia
Pioda Viale Borelli, 15 Tel: 06 44701500 Fax: 06 4451 862 - info@pioda.it
BASSANO ROMANO-CHIOS:
ANTICHI LEGAMI E NUOVI PERCORSI NELLO SPIRITO EUROPEO
Atti del II° convegno internazionale sulle architetturee collezioni artistiche dei
Giustiniani
Si è svolto dal 6 al 10 settembre 2006, lincontro tra i cittadini del Comune di
Bassano Romano, nella Tuscia Viterbese, e quelli dei Comuni di Aghios Minàs e Kampohòra
dellisola Greca di Chios, nellambito del progetto co-finanziato
dallUnione Europea per la cittadinanza attiva gemellaggio di città. Il
tema del gemellaggio venne proposto per prima volta durante il convegno internazionale
svolto a Bassano Romano nellaprile del 2004, Dai Giustiniani allUnione
Europea: un percorso continuo, un lungo viaggio tra storia e cultura per riallacciare,
nello spirito europeista, gli antichi legami tra popoli di diverse culture arricchite,
grazie anche alla presenza dei Giustiniani, da testimonianze storico-artistiche,
appartenenti oggi al patrimonio culturale europeo.
In un atmosfera cordiale e informale, la delegazione Chiota, arrivata mercoledì 6
settembre allaeroporto di Fiumicino, è stata accolta dal Sindaco insieme alla
Giunta Comunale e da numerosi giovani dellAssociazione Culturale Bassanese. Il
gruppo Greco, nei due giorni successivi ha visitato i luoghi di principale interesse nella
cittadina Viterbese e nella capitale.
Sabato 9 settembre si è svolta la parte ufficiale del programma, presentata in questo
volume dAtti (in Italiano e Greco), aperta dal secondo convegno internazionale di
studi storico-scientifici, presentato in italiano e in greco, intitolato Bassano
Romano-Chios: antichi legami e nuovi percorsi comuni nello spirito europeo, svolto nella
suggestiva Sala dei Cesari del Palazzo Giustiniani. I relatori, rappresentanti della
Pubblica Amministrazione, scienziati e studiosi, hanno ripercorso gli antichi legami che
uniscono le comunità Italo-Greche intervenute. Dal 1347 al 1566 i Giustiniani furono gli
amministratori per conto della Repubblica Genovese dellisola di Chios nellEgeo
nord orientale. Alcuni di loro dal 1595 al 1854, dimorarono nel feudo di Bassano Romano.
Il gemellaggio tra le comunità Chiote e quella Bassanese è un atto di amicizia nel
comune legame con la presenza di questa famiglia e con l'eredità ideale, architettonica e
culturale che essa ha lasciato ai posteri italiani e greci. Al convegno ha fatto seguito
la firma ufficiale del Patto di Amicizia tra i comuni intervenuti. Nel pomeriggio la
manifestazione si è chiusa con lesibizione del Gruppo Bandistico Bassanese e dei
danzatori di Aghios Minàs e Kampohòra, presso il Monastero di San Vincenzo Martire,
seguita da una serata musicale.
Domenica 10 settembre, la delegazione Chiota è tornata in Grecia, dando appuntamento ai
Bassanesi nellisola del mastice per il 2007.
Il libro d'atti è stato curato da Enrico Giustiniani e Paraskevi Papakosta
Nelle prime pagine del presente volume dAtti, vengono presentati brevemente i tre
Comuni e immagini dagli archivi dei relatori, nonchè i saluti dei Sindaci e dei membri
della Pubblica Amministrazione. Segue un breve intervento del Presidente del Comitato
Organizzatore Enrico Giustiniani, sul progetto di partenariato Europeo della Rete
Giustiniani e la cittadinanza Europea attiva. La sezione di carattere scientifico
del convegno apre con il testo di Cecilia Mazzetti di Pietralata, storico dellarte,
relativo allopera dei fratelli mecenati Vincenzo e Benedetto Giustiniani, nati a
Chios nella metà del XVI secolo, i cui palazzi a Roma e a Bassano, furono dei veri e
propri luoghi darte - Accademie - dove oltre ad ammirare la splendida
collezione di statue e dipinti, gli artisti cercavano atmosfere e spunti per la loro
ispirazione; un crocevia di incontri artistici nel seicento, dal Nord Europa al
Mediterraneo, un patrimonio culturale di enorme valore, lasciato in eredità ai posteri.
Segue lo studio analitico di Paraskevi Papacosta dedicato alle architetture dei
Giustiniani di Chios a Bassano Romano. La relatrice enfatizza il valore urbanistico del
complesso territoriale ed alcuni caratteri peculiari comuni che ricollegano Bassano a
Chios. Attraverso questa nuova lettura panoramica dellinsieme, basata
sullanalisi diretta e su ricostruzioni storiche, contribuisce al processo di
conservazione e valorizzazione del sito storico.
Le ricerche darchivio delle famiglie Anguillara di Ceri e Giustiniani di Negro a
Roma e a Viterbo hanno contribuito allo svolgimento dellanalisi, dedicata al
giardino di Vincenzo Giustiniani, dellarchitetto della Soprintendenza per i Beni
Architettonici ed il paesaggio del Lazio, Agostino Bureca responsabile del programma di
conservazione della villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano. Nonostante lovvio
rinnovo della vegetazione e del deperimento della materia permangono tuttoggi
diversi caratteri delloriginario genius loci del giardino, dovuti alle aspirazioni
antiquarie e alle suggestioni europee del noto mecenate da Chios.
Don Cleto Tuderti, già Priore del Monastero di San Vincenzo, ha sviluppato il tema del
Mausoleo voluto dal Marchese Vincenzo per la sua famiglia, evidenziando altri
aspetti, correlati alla religiosità e spiritualità dei Giustiniani, non meno eloquenti
ed attuali, che mettono in luce singolare la poliedrica figura di Vincenzo Giustiniani.
Rinaldo Marmara si sofferma sullimportanza dei registri parrocchiali di Chios
presenti a Tinos e su quelli di Costantinopoli, ricchi di testimonianze ed appunti, di cui
alcuni sono del tutto ancora sconosciuti agli studiosi e altri necessitano di essere
ricatalogati e soprattutto preservati dallincuria del tempo.
Al suo intervento ha seguito quello di Manolis Vournous della Chiesa degli Aghii Sarànda
a Thimianà. Larchitetto offre una lettura aggiornata compiuta sui ruderi della
chiesa e su precedenti studi personali. È interessante il fatto che dopo secoli di
storia, si rispecchiano ancora le influenze genovesi nellarchitettura chiota.
Dimitris Kokkinakis attraverso la sua antologia critica introduce allarte medica e
farmaceutica di Chios nel periodo genovese dellisola. Sintetizza il sistema
sanitario chiota del passato, ricorrendo a parallelismi con le istituzioni adottate dalle
repubbliche marinare nella penisola italica. Largomento sulle farmacie portatili e
sullarte degli speziali apre nuovi orizzonti negli studi chioto-bassanesi.
Alice Gànou, con un intervento semantico, ha evidenziato come esistano ancora, nel
dialetto Chiota, termini vernacolari di derivazione Genovese e Italiana. Questi
cromatismi locali potrebbero ricollegarsi alle manifestazioni
periferiche della matrice latina nellEgeo e più in generale nel
Mediterraneo.
Cogliendo loccasione di questo nuovo convegno organizzato nellambito del
progetto di gemellaggio tra Bassano e Chios, sono stati inseriti due nuovi contributi di
sintesi e di approfondimento scritti dai curatori della presente opera collettiva. Essi
contribuiscono al riconoscimento dellopera e allapprofondimento di alcuni dei
temi affrontati dai relatori che parteciparono al primo convegno internazionale Dai
Giustiniani allUnione Europea: un percorso continuo, svolto a Bassano Romano
nellaprile 2004 che tematicamente aveva introdotto la proposta di gemellaggio.
Enrico Giustiniani ricorda i temi illustrati negli atti del primo convegno, curati da lui
stesso, che presentò al palazzo Giustiniani di Roma al Senato il 1 dicembre 2005 e
successivamente al Archivio di Stato di Genova il 7 Aprile 2006 ove sono state aggiunte
nuove valutazioni e commenti costruttivi di natura critica, sulle relazioni di contenuto
scientifico. Il secondo testo di Paraskevi Papacosta chiude il presente volume, offrendo
nuove prospettive di studio. La studiosa percorre i temi relativi alle architetture del
passato conservate nelle antiche Terre dei Giustiniani. Segue una nuova lettura a
campione, mirata, con relativa documentazione fotografica o grafica di alcune architetture
monumentali in stato di rovina ed altre memorie dei Giustiniani di Chios. Il testo è
caratterizzato da meditazioni storico-critiche, verificate direttamente sui testi
architettonici e dallindividuazione di alcuni valori inespressi dalla
letteratura che potrebbero essere capaci di suggerire nuove iniziative e soluzioni
progettuali finalizzate alla conservazione e al recupero di questi siti degradati.
INDICE DEGLI ATTI
FRANCESCO BROGLIA - Presentazione Atti; ENRICO GIUSTINIANI E PARASKEVI PAPACOSTA -
Introduzione al convegno internazionale nellambito del progetto di gemellaggio tra i
Comuni di Bassano Romano, Aghios Minàs e Kampohòra di Chios; Presentazione dei Comuni
del gemellaggio-Saluti ; Messaggio di Benvenuto ai cittadini di Aghios Minàs e
Kampohòra; Saluto del Sindaco di Bassano Romano Luigi De Luca; Saluto dellAssessore
alla cultura di Bassano Romano Vittorio Ronconi; Presentazione del Comune di Bassano
Romano; Saluto del Sindaco di Aghios Minàs Ionnis Pantelàras; Breve presentazione
dellisola di Chios; Presentazione del Comune di Aghios Minàs; Saluto del
Vice-Sindaco di Kampohora Charilaos Koutsouràdis; Presentazione del Comune di Kampohora; Presentazione
progetto Rete fra città gemellate; ENRICO GIUSTINIANI Il progetto di parternariato e di
gemellaggio fra comunità Europee unite da percorsi storici comuni. La cittadinanza
Europea attiva; Relazioni di contenuto scientifico sulla storia e la cultura di
Bassano Romano e Chios ; CECILIA MAZZETTI DI PIETRALATA - Dal nord Europa al
Mediterraneo: i palazzi Giustiniani di Roma e Bassano nel seicento, crocevia di incontri
artistici; PARASKEVI PAPACOSTA - Architetture dei Giustiniani di Chios a Bassano
Romano:storia e caratteri; AGOSTINO BURECA - Aspirazioni antiquarie e suggestioni europee
nel giardino storico del palazzo Giustiniani a Bassano Romano; CLETO TUDERTI - Il mausoleo
di S.Vincenzo Martire in Bassano Romano. Contributo per un gemellaggio; RINALDO MARMARA -
La storia non è mai completa
. e neppure quella dei Giustiniani; MANOLIS VOURNOUS -
La chiesa degli Aghii Sarànda a Thymianà di Chios; DIMITRIS KOKKINAKIS - Breve
introduzione allArs medica e farmaceutica nella colonia genovese di Chio. Dai primi
ospedali al cofanetto dei medicinali di Vincenzo Giustiniani; ALICE GANOU - L' influenza
della lingua italiana sul linguaggio Chiotico; Termini vernacolari di origine italiana o
genovese presenti nel dialetto Chiota; Firma del Patto di amicizia e
fratellanza; Retrospettiva e approfondimento sui temi del 1° convegno
internazionale di Bassano Romano; ; ENRICO GIUSTINIANI - Sintesi del convegno di
Bassano Romano del 17 aprile 2004: Dai Giustiniani allUnione Europea: un percorso
continuo; PARASKEVI PAPACOSTA - Un percorso nelle antiche Terre dei Giustiniani:
retrospettiva e approfondimento sui temi architettonici del primo convegno di studi a
Bassano Romano; Ringraziamenti.
Il codice ICCU del libro nel database delle Biblioteche Italiane è IT\ICCU\IEI\0284266
, clikkando il link potete visualizzare le biblioteche dove è presente il libro.
Gli atti sono stati presentati una prima volta il 12 maggio 2007 a Bassano Romano dal
Prof. Francesco Broglia e dallArch. Michele Campisi con il patrocinio della
Sovrintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Lazio (Redazionale presentazione di Bassano
Romano a cura di Domenico Vittorini - Gazzetta Bassanese n. 124 giugno 2007). A
seguito poi la presentazione a Roma il 28 novembre 2008 nella sala Capitolare presso il
Chiostro del Conventodi Santa Maria sopra Minerva Senato della Repubblica. La Sala,
costruita per volontà di Vincenzo Giustiniani, generale dei Domenicani, nel XVII secolo,
ancora conserva sul soffitto gli stemmi della famiglia Giustiniani.
Sono intervenuti Silvia Danesi Squarzina, ordinario di Storia dellArte Moderna
dellUniversità di Roma Sapienza e Alessandro S. Curuni, ordinario di Restauro
dellUniversità di Roma Sapienza. Ha introdotto i lavori Francesco Broglia, Docente
di Rilievo dellArchitettura dellUniversità di Roma Sapienza. Al termine della
presentazione è stato proiettato un documentario sui Giustiniani
(vai al video dell'introduzione clikkando il link), creato e montato dall'architetto
Papacosta.
Redazionale con foto sulla
presentazione del secondo libro degli atti a Roma il 28 novembre 2008
Lo spirito Europeo dei
Giustiniani recensione sul volume d'atti del II° convegno
internazionale sulle architetturee collezioni artistiche dei Giustiniani -
Giornale
dell'arte gennaio 2009 a cura di Federico Castelli Gattinara
Gli atti, saranno presentati anche a Genova in primavera 2009 in data ancora da definire.
Il volume "Bassano Romano
- Chios: antichi legami e nuovi percosi nello spirito europeo", è acquistabile su
richiesta presso la Tipografia Pioda di Roma in
Viale Ippocrate, 154 -
Tel: 06 44701500 Fax: 06 4451 862 - info@pioda.it
IL PROGETTO DELLA RETE GIUSTINIANI
Un filo rosso unisce alcuni piccoli comuni Italiani ed Europei, la presenza nel corso dei secoli della Famiglia Genovese dei Giustiniani, importanti tracce architettonicche ed antropologiche da valorizzare e da collegare nel tempo e nello spazio, percorsi turistici comuni per uno scambio di idee e confronti per riallacciare gli antichi legami in uno spirito Europeista.
Grazie all'iniziativa dell'Assessore al patrimonio della municipalità Francese di
Bastia, è recentemente uscito (gennaio 2008), prodotto da Vision Internationale e da
France 3 per la regia di Andrè Waksman il documentario "Les Giustiniani une saga
méditerranéenne". Il documentario di circa un ora, a cui ho fattivamente
collaborato, ha richiesto quasi due anni di lavori; l'opera, in francese (con alcuni brani
in Italiano sottotitolati) traccia il lungo percorso antropologico e storico della
famiglia Giustiniani, toccando le località dove più si è sentita la presenza di questa
famiglia: Genova, il levante ligure, Chios, Roma, Palermo, la Corsica e Bassano Romano.
Sono in possesso della copia, informalmente potrei accontentare, nei limiti del possibile,
chi me ne facesse gentile richiesta.
Il film, apparso sulla trasmissione "Orizzonti" su France3-Corse il 10 maggio
2008 è online sul sito della France 3 - corse in questo link:
"I Giustiniani, une saga méditerranéenne"
(100508)
Il GEMELLAGGIO tra Bassano Romano - Aghios Minas e Kamphokora
L'Unione Europea ha finanziato il progetto di gemellaggio presentato dal Comune di Bassano Romano con il Comune greco di Aghios Minas (DG EAC N. 25/05 Incontri tra cittadini - fase 3). Progetto 06/2082. La manifestazione che ha coinvolto sia il comune Chiota di Aghios Minas che di Kamphokora, si è svolta a Bassano Romano dal 6 al 10 settembre 2006.
LA FAMIGLIA GIUSTINIANI IN LUNIGIANA
Si è svolto il 21 ottobre 2006 un interessante giornata di studi sulla presenza dei
Giustiniani nella Lunigiana. Le relazioni hanno esaminato uno dei molteplici aspetti della
storia della grande famiglia albergo genovese, un aspetto che può forse inquadrarsi in un
più ampio fenomeno che interessò il ceto dirigente della Repubblica: linsediamento
dallantica Dominante alla periferia nel corso del XVIII secolo. In particolare,
infatti, un ramo dei Giustiniani si stabilì in Lunigiana, dove acquistò i resti di un
antico monastero restaurandoli ed edificando lattuale castello, con annessa
cappella, di Ceparana (Comune di Bolano) e acquisendo poi, per via ereditaria, anche il
castello di Vezzano Ligure, ancora proprietà della famiglia.
Gli Atti di questo convegno saranno disponibili a dicembre 2008 (inseriti in
Accademia Lunigianese)
Si è svolta il 6 e 7 maggio 2005 la celebrazione del 50° anniversario
dellincoronazione della Sacra Effigie della Madonna della Pietà. Strade, vicoli e
piazze arricchite da migliaia di fiori di carta, fontane e giardini costruiti qua e là.
Era il 1955 quando il Cardinale Valeri, dopo una richiesta alle autorità ecclesiastiche
da parte dei bassanesi, con una solenne cerimonia appose una corona sul capo della Madonna
della Pietà. E Bassano fu addobbato con fiori di carta e ogni 25 anni le festività per
adorare la Sacra Immagine hanno un carattere straordinario. La Pia Unione della Madonna
della Pietà, composta dai Fratelli, coordina anche le due suggestive processioni, quella
votiva del sabato sera e quella solenne della domenica mattina. Chiude la processione la
macchina della Madonna trasportata a spalla.
Le foto della manifestazione: Bassano
Romano addobbato a festa
Alcuni link su Bassano Romano
Bassano di Sutri di Filippo
Bonugli articolo del 1955 dalla rivista "Per le vie dell'Italia
Il sito ufficiale del Comune di Bassano
Romano
www.assolarocca.it
www.bassanoromanoshop.com Sito della
locale associazione culturale con articoli di storia e cultura.
sito amatoriale su Bassano Romano n.1
sito amatoriale su Bassano Romano n.2
sito amatoriale su Bassano Romano
n.3
Bassano Romano online
sito ufficiale del Monastero di S.
Vincenzo a Bassano Romano
Il mio sito sul Monastero di
S.Vincenzo a Bassano Romano
Sorgerà a Bassano Romano il
nuovo Santuario della Fondazione Giovanni Paolo II
Associazione Fondazione Internazionale
Giovanni Paolo II - sito ufficiale
I riferimenti del
Comune di Bassano Romano
Estratto del Testamento del
Marchese Vincenzo Giustiniani e alcuni documenti storici relativo al feudo di
Bassano Romano a cura di Domenico Vittorini
Dona il cinque per mille al Monastero di S. Vincenzo ... costruito dai Giustiniani
Il Monastero, per le attività che svolge, è stato riconosciuto dal fisco, come ente
capace di ricevere questo tipo di detrazioni. Pertanto se vuoi, nella compilazione della
dichiarazione dei redditi puoi destinare la quota del CINQUE PER MILLE in
favore del Monastero. Oltre alla firma del contribuente è obbligatorio il
codice fiscale del Monastero. Monastero S. Vincenzo Martire Bassano Romano Codice fiscale
nr. 80004470565
In questa antica mappa settecentesca è presente una tenuta "Polline di Santa
Caterina dei Giustiniani" proprio sul bordo orientale del lago di Bracciano
nel comune di Trevignano
Il cannone Giustiniani grazie al contributo di Renato G. Ridella
LAssociazione Culturale La Rocca di Bassano Romano, ha
recentemente pubblicato una guida turistica: Bassano Romano Terra dei Giustiniani
La guida di Eliseo Fabretti, Yuri Gori, Domenico Moroni, Fiorella Proietti e Domenico
Vittorini , si sofferma sulle bellezze di Bassano Romano con una particolare attenzione al
Palazzo Giustiniani-Odescalchi e alla vicende della nobile famiglia Giustiniani che qui
aveva il suo feudo.
La guida di Eliseo Fabretti, Yuri Gori, Domenico Moroni, Fiorella Proietti e Domenico
Vittorini è richiedibile allAssocione stessa in Via M. Giustiniani n.1, 01030
Bassano Romano (VT)
Questo è il loro sito internet: www.assolarocca.it
lemail dellassociazione: info@assolarocca.it
Bed and Breakfast "La Rocca" da
Roberta e Daniele Bassano Romano Via G. Garibaldi, 23 Tel: +39 0761 635518 Cell:+39 329
8503315
LA MADONNA DEI DEBITORI di Bassano Romano tra misticismo e devozione
In una casa nuova ed appositamente studiata affinchè gli ospiti possano
trovare tutti i conforts di cui hanno bisogno, la discrezione e la familiarità che
desiderano. Per trascorrere una vacanza allinsegna della natura e della cultura,
gustando le tradizioni e i sapori genuini di un tempo.
Un dipinto Seicentesco raffigurante una Madonna con Bambino, chiamato “la Madonna dei debitori”, sicuramente non di grande scuola, è stato rinvenuto intorno al 2004 a Bassano Romano, paese vicino il Lago di Bracciano a circa 50 km da Roma, in seguito alla ristrutturazione di alcune grotte (piazza Gramsci), da parte di Gilberto Di Benedetto, psicologo romano, artista ed ora possessore del quadro in questione. Sembrerebbe che quella grotta fosse conosciuta in paese fin dal Seicento e che nel 1784 a seguito dell'invasione Napoleonica, la popolazione avesse li nascosto gli oggetti di culto perché essi non venissero distrutti dai francesi.
La grotta (così vengono chiamate le cantine in tufo di Bassano Romano) in cui fu trovata la tela apparteneva alla famiglia Valle, dalla cui sono prevenuti diversi cappellani della Chiesa
Maria Santissima Assunta sulla Piazza di Bassano (collegata attraverso una loggia alla Villa Giustiniani). Sono ancora oggetto di ricerche e di riscontri storici,
se la tela della "Madonna dei debitori" appartenesse alla famiglia
Giustiniani e se in qualche modo facesse parte della Collezione del Marchese
Vincenzo o dei suoi successori. Sappiamo che l'iconografia Mariana era molto cara al Marchese tanto che ne riprodusse ben sei "Madonne" nel secondo volume della sua
Galleria Giustiniana.
Non ci deve nemmeno sorprendere il nesso tra Vincenzo Giustiniani e la particolare iconografia della "Madonna
dei debitori". Il marchese Vincenzo oltre ad essere devotissimo, fu un
personaggio incline ad accogliere senza pregiudizi, le novità culturali della sua epoca. Nell'inventario della sua biblioteca (riportati nell'inventario redatto nel 1638
alla sua morte) oltre a trattati filosofici d'impostazione neostoica, compaiono volumi concernenti l'astrologia, le scienze naturali, l'astronomia e testi scientifici d'argomento esoterico ed occulto. L'interesse per l'occultismo
di Vincenzo è testimoniato dalla presenza di un volume sulle profezie di Nostradamus. Il Marchese è aggiornato sulle scoperte di Galilei: conosce il Dialogo sui massimi sistemi e, dopo l’abiura, lo incoraggia a pubblicare le sue ricerche sul moto. Inoltre questa passione per la cultura scientifica trova conferma anche negli affreschi presenti nel palazzo di Bassano.
La volta della "Galleria" dipinta da Francesco Albani raffigura pianeti, costellazioni e segni zodiacali. La composizione iconografica delle grottesche affrescate nelle stanze delle stagioni suscita, invece, sensazioni esoteriche
ed occulte.
www.giustiniani.info
Il sito tratta della storia della Famiglia Giustiniani dalle sue origini Genovesi,
attraverso il Dodecaneso Greco, l'isola di Chios e Roma.
Bassano Romano - English short version
Il quadro della "Madonna dei debitori" rappresenta una Madonna che regge con la mano destra sollevata tre rose viste come simbolo di amore, sapienza e conoscenza. Dalla fronte e dalle labbra della Vergine sgorga sangue, inteso come una sorta di purificazione del pensiero e della parola, senza le quali l’anima non può manifestare il suo contatto col Divino. Il Bambino da lei tenuto in grembo, con un’aureola dalla croce inscritta, pone l’indice verso le rose ad indicare la direzione cui affidarsi. Il tutto si chiude con un cartiglio sottostante la figura, che recita in latino:
«In gremio Matris sedet Sapientia Patris» ("Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre").
L'iconografia della Madonna Bassanese è ripresa dalla "Madonna del Sangue" del Santuario di Re sul Lago Maggiore, che fu oggetto di ispirazione di molti pittori soprattutto nella prima metà del Seicento. Il culto della "Madonna del sangue" avvenne a seguito del miracolo avvenuto nel 29 aprile 1494, quando alcuni giovani si ritrovarono di fronte alla chiesetta per giocare ad un tradizionale gioco di paese, la piodella, che consisteva nel lanciare un sasso appiattito contro un cilindro di legno su cui era posizionata una moneta. Uno di loro, particolarmente sfortunato nel gioco, si adirò e lanciò il suo sasso verso la chiesa, colpendo proprio il ritratto della Madonna. Il mattino seguente l’affresco della Madonna iniziò a sanguinare dalla fronte e continuò a sgorgare abbondantemente per circa venti giorni e molti ammalati e infermi, dopo aver rafforzato la devozione nei confronti della Madonna di Re, guarirono grazie a veri e propri miracoli, riconosciuti ufficialmente anche dalle autorità civili e religiose dell’epoca. A seguito dell’afflusso dei tantissimi fedeli, attirati dalla notizia del miracolo, fu costruito un primo santuario già nel 1627.
Tornando alla Madonna Bassanese l’iconografia rappresentata è certamente ispirata alla “Madonna del sangue”, ma il tema è sviluppato in una maniera del tutto originale ad alto contenuto esoterico, probabilmente non destinato al culto popolare e forse in collegamento con le scuole rosacrociane, leggendario ordine segreto che sarebbe nato nel XV secolo e la cui conoscenza venne diffusa nel XVII secolo, associato ai simboli della rosa e croce. La Madonna si farebbe carico della purificazione del pensiero, in quanto redentrice, insieme al Signore, e portatrice di salvezza. Anche il cartiglio, che in chiave cattolica si può interpretare che nel ventre di Maria sta l’opera compiuta del Padre, ossia il figlio Gesù Cristo, per lo psicologo Massimo Marinelli avrebbe un valore più misteriosofico, la Madre divina che partorisce l’Opera del Padre, cioè il Logos o Verbo, a cui si riferisce l’evangelista Giovanni. Dal grembo della Madre, cioè il vuoto originario, viene creato, in virtù del pensiero e della parola, entrambi espressioni del Logos, tutto ciò che esiste, vale a dire energia, materia, natura, uomini, gerarchie angeliche e Trinità.
Intorno alla Sacra Tela, successivamente consacrata nella Chiesa Melchita di San Basilio in Roma, è stata costituita l'Associazione "Madonna dei debitori", su iniziativa anche del padre gesuita Ernesto Santucci, scomparso nel 2021, che si occupa di raccogliere fondi via internet anche per persone che per ragioni motivate non possono pagare i loro debiti.
Il nuovo messaggio Mariano, non appena è stato diffuso su internet, ha attratto l'attenzione di migliaia di persone, soprattutto da parte di persone che denunciano di vivere nella difficile situazione di debitori “senza via d’uscita”. Così, nel volgere di poco tempo, la Madonna dei debitori è diventata il vessillo di molti di coloro che si battono per sopravvivere alla crisi economica. L’Associazione “Madonna dei debitori” si è posta un obiettivo ''rivoluzionario'': l’indizione periodica di un giubileo fiscale per i debitori, in occasione del quale, lo Stato le banche e i singoli cittadini dovrebbero azzerare o ridurre almeno di un terzo i debiti a coloro che per ragioni obiettive e indiscutibili non sono in grado di onorarli. Inoltre l'associazione vorrebbe avviare una raccolta di fondi per aiutare le persone bisognose a estinguere i loro debiti con le banche. Un po' come avveniva nel Medioevo. Potrebbe sembrare un'invocazione di condono in salsa religiosa, ma per i promotori non sarebbe affatto così. A muoverli, a loro dire, sarebbe esclusivamente il ritorno a una forma di solidarietà che, oltre a liberare i debitori da una vera e propria schiavitù, permetterebbe all'economia di ripartire.
Gilberto Di Benedetto afferma che il nome "Madonna dei debitori" fu dato da Navarro Vals, già portavoce di papa Woitjla, nel 2009, quando andavano entrambi spesso a pregare presso la chiesa di Santa Teresa d’Avila a corso d’Italia a Roma. Un giorno lo psicologo nel salutare Navarro Vals alla fine della funzione religiosa gli chiese alcuni minuti di disponibilità per ascoltare la storia di un misterioso ritrovamento di questa Madonna che era stata sognata da una persona che aveva prestato Trecento mila euro mai restituiti dal suo debitore. La Madonna in sogno invitò a rimettere il debito del debitore affermando: "se tuo fratello non ti può pagare devi rimettere il debito". Particolarmente colpito nel sentire la storia, Navarro Vals invitò psicologo a chiamarla “la Madonna dei debitori”.