BASSANO ROMANO
L’ANTICO FEUDO DEI GIUSTINIANI


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lo stemma del comune di Bassano Romano, una panoramica del centro storico del paese, il manifesto della rievocazione storica seicentesca, il cristo michelangiolesco custodito nel Monastero di Bassano Romano


A sinistra una presentazione di Bassano Romano, al centro la puntata di Weekly (Rai1) del 2 luglio 2023 dedicata a Bassano Romano, a destra la rievocazione storica dei "mercatini del seicento" (all'inizio un breve frammento del film l'Avaro con Alberto Sordi ambientato anche nel Palazzo Giustiniani) manifestazione che si tiene ogni primo fine settimana di Luglio, con la sfilata del corteo in abiti storici.
Paese che vai: Bassano Romano il tesoro di Michelangelo Unicusano TV

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Bassano Romano sorge a sud della provincia di Viterbo tra i monti Sabatini e i monti Cimini. E' situato a circa 50 Km da Roma e 35 da Viterbo; dista 5 Km dalla via Cassia e 10 Km dalla via Braccianese (ex via Clodia). Confina a nord con Capranica, a nord-est con Sutri, a ovest con Vejano, a sud-ovest con Oriolo Romano e a sud con Trevignano. Esteso su una superficie di 37,46 Kmq, a 365 m s.l.m. nel punto più basso fino a superare i 500 m nella zona della macchia, il paese è circondato da castagneti. Il clima è temperato, il territorio "...non può essere più delizioso dell'aria, dell'acqua e dè suoi prodotti che non possono essere né più puri né più pregiati, e dè suoi individui tutti comunemente atletici, laboriosi, di svegliato ingegno e che d'ordinario giungono fino alla più cauta età".(1) La superficie dell'intera area boschiva di Bassano Romano è di circa 13 Kmq. Il piccolo centro viterbese è attraversato da numerosi corsi d'acqua, tutti a carattere torrenziale. I principali fossi sono: Scarmazzano, Fontegrillo, Scatenato, Pupigliano, Pozzarigo e Tazzano. L'unico corso d'acqua di maggior portata è il Mignone che nasce in questo territorio. Il paese sorge su di uno stretto e lunghissimo roccione di tufo delimitato da due profonde valli, orientato da Nord-Nord-Ovest, Sud-Sud-Est. L'abitato medioevale occupa il pianoro più alto e più largo del roccione e presenta la caratteristica pianta a fuso di acropoli con una strada principale mediana, dorsale sul colmo. Numerose strade residenziali (vicoli), trasversali alla strada principale longitudinale scavalcata da sottoportici, completano il sistema viario: qua e là spazi per larghi e piazzette, posti di avvistamento.

STORIA DI BASSANO ROMANO

Secondo una leggenda popolare Bassano fu fondato da una coppia di giovani etruschi, Velka e Tarkana che, dopo la loro unione, da Sutri decisero di stabilirsi a Bassano, attratti dalle bellezze naturali e dalla serenità del luogo. Si racconta poi che la loro felicità, associata alla tranquillità in cui vivevano, attirò nuove giovani coppie che come loro decisero di stabilirsi lì. Arrivato l'autunno lo stesso entusiasmo coinvolse le famiglie dei boscaioli provenienti dal napoletano e dal senese per il taglio dei boschi. Così sul posto sorsero le prime capanne abitate da gente di diversa provenienza e cultura che mescolò insieme i propri usi e costumi e, con essi, anche la lingua, che si arricchì di sfumature ed espressioni latine, napoletane e senesi. Un volgare che doveva mantenere queste sue caratteristiche fino ai giorni nostri.
Le origini di Bassano non sono probabilmente antecedenti al primo millennio dopo Cristo: sembra che il primitivo castello sia stato edificato dai Sutrini tra il 1157 e il 1175. Significativo è anche il fatto che difficilmente possano essere antecedenti (Romane o addirittura etrusche) non trovando alcun riferimento a questo territorio nelle opere storiche di Livio, Diodoro e Velleio Patercolo.
Il rettore Malvolti , nel 1298, annovera il nostro paese tra i feudi che pagano il focatico.
In breve tempo le colline del -Feudus Bassani- si trasformarono in campi di grano e granoturco, in vigneti, in frutteti mentre le zone più alte, ricche di boschi e prati, divennero luoghi di caccia e pascoli.
In quest'oasi di pace la comunità si accrebbe e visse incurante delle lotte e degli avvenimenti esterni fino al XII secolo d.C. quando, nel 1159, Federico Barbarossa, alla guida di un esercito di15.000 soldati che si recava a Roma per proteggere l'antipapa Vittore IV (eletto dai cardinali imperiali in contrapposizione del papa Alessandro III), si scontrò con le truppe papali. Lo scontro si verificò in una vallata sita nell'estremità ovest di Bassano, l'odierna Valle Nobile.
L'imperatore Federico Barbarossa assistette alla feroce battaglia dalla cima di una rupe tufacea che ancora oggi viene chiamato -Tufi Barbetta – e, accortosi che a causa delle numerose perdite i papalini ripiegavano, ordinò al suo esercito di raggiungerli e di massacrarli. Terminata l'operazione la valle si presentò colorata dal rosso del sangue, tanto che ancora oggi conserva il nome di Valle Sanguineta.
I feroci fatti avvenuti non impensierirono molto gli abitanti di Bassano in quanto la vita si svolgeva molto distante dai luoghi di sangue, ma gettarono il panico tra gli abitanti dei paesi vicini percorsi dalle vie consolari. Tanto che un certo signorotto di Sutri, Enotorio Serco, vantando già dei diritti sul -Feudus Bassani-, ritenne opportuno fabbricarvi un palazzo per trasferirvi la propria residenza. I lavori furono completati in due anni, ma né il signorotto Serco né altri feudatari vi abitarono mai e così la costruzione di Bassano rimase per ancora quattro secoli come un saltuario recapito nel corso di partite di caccia.
Nel Registro del cardinale Albornoz (1354) si parla di un certo Riccardo di Puccio, signore di Bassano. Nel 1363 viene affidata la tutela su un terzo del territorio di Bassano ad una certa Francesca vedova di Giovanni I degli Anguillara signore di Capranica, imparentata con un ramo dei Savelli, nobile famiglia romana. I Savelli possedevano gli altri due terzi del territorio, che nel 1482, essendosi estinto il ramo maschile, per concessione di papa Sisto IV vennero affidati alla famiglia degli Anguillara. 
Recenti indagini hanno confermato la presenza della figura del viceconte degli Anguillara documentata in un atto del 14 aprile 1378 rogato in Bassano, fra i testimoni dell’atto c’è anche Silvestro di Monaco “una volta” Viceconte di Bassano (Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, notaio Graziano di mastro Pietro, prot. 195 cc. 18r/19r, atto in Bassano del 14 aprile 1378), quindi la presenza dei Viceconti a Bassano è anteriore al 1378. In un altro vi è menzionato Silvestro di Monaco ma qui non viene definito dal notaio “già Viceconte di Bassano”, si tratta di un atto concluso il giorno prima del precedente atto, il 13 aprile 1378, concluso nella Rocca di Capranica alla presenza della Contessa Lippa degli Anguillara. In un altro atto del 17 gennaio 1395 è emerso il nome di un altro Viceconte di Bassano un tal Renzo di Campanaro “una volta” Viceconte di Bassano per conto dei fratelli gemelli Francesco e Nicola Conti degli Anguillara, la notizia è stata fornita dalla studiosa di Bassano Romano la dr.ssa Fiorella Proietti
Ancora una volta le fonti e le notizie si interrompono fino ad arrivare al 1428 e, a questa data, sappiamo che il feudo era per due terzi già degli Anguillara, ma Everso II, appartenente ad un altro ramo della famiglia, se ne impossessa; alla sua morte, avvenuta nel 1464, il ramo degli Anguillara di Ceri recupera i suoi diritti e nel 1428 Sisto IV assegna agli Anguillara anche il terzo del territorio che apparteneva ai Savelli. Viene così a determinarsi una situazione alquanto anomala: il feudo di Bassano diventa, per usare un termine moderno, un condominio dove le due famiglie signore del "castellum" convivono malamente e cercano di prevalere l'una sull'altra con continue scaramucce. Le rivendicazioni dei Savelli sulla terra di Bassano finalmente cessano nel 1505 con l'accettazione di un compenso in danaro offertogli dagli Anguillara.
All'inizio del secolo XV, in molte zone dell'Italia centrosettentrionale, si assiste ad una ripresa delle istituzioni feudali. Questo serve a creare nuove aristocrazie di nobili fedeli, a premiare amici e clienti, a raccogliere denaro. Nel XVI e nel XVII secolo tale processo di "rifeudalizzazione" si lega, soprattutto, all'interesse per la terra dei mercanti e dei banchieri i quali, a seguito della svalutazione della moneta, investono o acquistando proprietà fondiarie, o prendendo in affitto feudi.
Poco prima dell'acquisto del feudo dai Giustiniani si ha una curiosa notizia circa l'esistenza dal 1560 di una colonia femminile di meretricio a Bassano in località oggi chiamata "Le Capanne". Il toponimo prende il nome dalle rustiche capanne costruite dalle prostitute provenienti da Sutri, dove erano state cacciate dalla città dal vescovo Ghislieri (futuro papa Pio V) nel 1560. Il borgo malfamato fu quasi del tutto abbandonato e distrutto con la riorgaizzazion urbana che si ebbe poi con il marchese Vincenzo Giustiniani.
Il 22 novembre 1595 gli Anguillara, con l'approvazione di Clemente VIII, vendono a Giuseppe Giustiniani, membro della storica famiglia dei banchieri genovesi profugo dal suo dominio dell'isola di Scio nell'Egeo in seguito all'assalto dei Turchi, il feudo di Bassano per la somma 55.000 scudi.
Il feudo è eretto a "marchesato" da Paolo V il 22 novembre 1605 nella persona di Vincenzo, figlio di Giuseppe, uomo colto, cosmopolita e grande mecenate. L'elevazione a marchese permise di mettere in luce Bassano che da quel momento era posto tra le baronie dello Stato Pontificio degne di nota.

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A sinistra Piazza Umberto I negli anni cinquanta, a destra la Piazza del Palazzo Giustiniani con il giardino in un incisione ottocentesca di Bonnard.

Breve di Innocenzo X - erezione del marchesato di Bassano a Principato
Costituito sul soglio supremo della dignità apostolica per divina disposizione, tra le ardue sollecitudini e premure che su di noi gravano con la loro mole di difficoltà, ben volentieri ci siamo assunti il compito di decorare con conveniente titolo onorifico le insigni e fulgide famiglie della nostra Alma Città di Roma, strette da legami di affinità alla nostra illustre e antica famiglia Pamphili, ed esaltare con debito decoro i luoghi a loro sottomessi, compresi nel dominio temporale della Santa Romana Chiesa. A perpetua felicità e decoro immortale della nobile stirpe Giustiniana, inserita e propagata in Roma, tra gli uomini illustri sia laici che ecclesiastici che le hanno dato lustro grandeggiano da ultimo Giuseppe Giustiniani di felice memoria, suo figlio Vincenzo, marchese della Terra di Bassano in diocesi di Sutri. Uomini chiarissimi ed illustrissimi, ornati di virtù ed eccellenti per integrità di costumi, essi furono sommamente cari ai Romani Pontefici nostri predecessori. Attualmente, il diletto figlio nobiluomo Andrea Giustiniani, erede di Vincenzo e Marchese della suddetta Terra di Bassano, sposo della figlia diletta in Cristo nobildonna Marchesa Pamphili, nostra nipote secondo la carne da parte di nostro fratello, è uomo di pari fama e gloria e solidi studi, in tutto corrispondente al decoro e splendore dell’Urbe. Quindi, come questa fulgida famiglia ripropone oggi quasi con diritto ereditario le virtù degli antichi duci e senatori, così conviene parimenti che prerogativa di maggiori onori venga tributata ad Andrea e Maria Marchesi di detta Terra. Per Bassano, quindi, città popolosa, ornata di palazzi e abitazioni sontuose, lodatissima per fertilità di terreni e salubrità di aria, abbiamo Motu proprio decretato che sia ornata e decorata di più degno titolo. Pertanto, in virtù del presente documento, erigiamo e istituiamo in Principato la suddetta Terra in perpetuo, mentre il Marchese Andrea e la Marchesa Maria con i loro discendenti e successori, creiamo facciamo costituiamo e deputiamo Principi di Bassano. Del suddetto Principato li investiamo infilando l’anello e li benediciamo. Li autorizziamo peraltro di portare in pubblico e in privato l’arma e le insegne principesche, nonché la corona aurea incastonata di gemme, unitamente ai titoli gradi dignità privilegi immunità libertà prerogative precedenze preminenze facoltà indulti grazie e giurisdizione sul civile e criminale, con dominio puro e misto, e con diritto di spada e di vassallaggio.

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Bassano Romano. Vincenzo Giustiniani marchese, 1564–1637. Medaglia 1622. Æ 136,08 g. Ø 60,30 mm. Per la costruzione del monastero di San Vincenzo Martire, voluta della famiglia Giustiniani (opus: autore sconosciuto). VINCENTIVS · IVSTINIANVS · IOS · F · MAR · BASS Stemma Giustiniani. Rv. S · VINCENTIO · M · A · FVN · EXT La facciata del monastero; all’esergo, A MDCXXII

Con l'insediamento della famiglia Giustiniani coincide anche l'ingresso di Bassano nella vita politica ed economica dello Stato della Chiesa; non a caso è proprio in questo periodo che si registra l'incremento del settore urbanistico. E’ del 1649 il "Breve" di Innocenzo X con il quali si concede la licenza a Don Andrea Giustiniani per poter liberamente fabbricare sul territorio di Bassano.

Il paese, che fino a tutto il 1500 era rimasto medievale nel suo aspetto, nel secolo XVII, ad opera dei Giustiniani, fu oggetto di un'importante trasformazione urbanistica attraverso un vero e proprio piano regolatore concepito e realizzato secondo il gusto del tempo. Trasformazioni che per il loro costo e vastità si rivelarono sproporzionate all'economia del paese e lasciarono esausto il patrimonio dei feudatari.
Furono eseguiti i seguenti lavori e sistemazioni: trasformazione del Castello in Villa-Palazzo; muri di contenimento del parco (24 ettari con casino di caccia); fontane e statue; costruzione di due ponti(uno dal palazzo al parco, l'altro sul fosso a Nord); costruzione della chiesa di San Vincenzo Martire con annesso borgo di case rurali a schiera; trasformazione della piazza del Castello; costruzione del borgo e della chiesa di San Filippo Neri.
Andrea sposò Maria Phamphili, figlia di Phamphilio, fratello di Papa Innocenzo X e Olimpia Maidalchini. Lo stesso Innocenzo X il 21 novembre 1644 eleva Andrea a rango di principe. Ciò conferisce al feudo altri privilegi. La terra di Bassano fu sottratta alla giudicatura della Congregazione del Buon Governo ed è esentata, per rendere più agevole lo svolgimento di una manifestazione fieristica che si tiene durante la prima decade di novembre, da qualsiasi dazio o gabella. E’ il momento di grande splendore per la città. Di massima gloria per i Giustiniani. Bassano diventa meta internazionale. Iniziano così le visite del papa e di altri principi, tra cui Giacomo III Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra. Un’epoca dorata che durerà all’incirca un secolo.
Dopo la morte di Andrea nel 1667, eredita il principato il figlio Carlo Benedetto minorenne all'epoca. A gestire il feudo è la madre Maria Phamphili. Poi un altra donna lascerà un impronta decisiva nella gestione la moglie dello stesso Carlo Benedetto: Caterina Gonzaga, dopo che lo stesso muore a Bassano nel 1679, fino al 1699 quando il loro figlio anch'esso all'epoca minorenne: Vincenzo II raggiunse la maggiore età.
Con il XVIII secolo inizia per Bassano un lento declino. Nel 1704 perde l'autonomia amministrativa quando un chirografaro del Pontefice Clemente XI fa rientrare le comunità baronali, tra cui il feudo di Bassano, nel Buon Governo Pontificio. Nonostante ciò Bassano conosce un corposo fenomeno di immigrazione specie dalla vicina Umbria. Prime le epidemie, l’ultima nel 1786, poi i francesi nel ’99 ne segnano il declino. Grazie a Napoleone creano in Italia la Repubblica Romana. (notizie storiche sull'invasione francese a Roma e sulla nascita della Prima Repubblica Romana lettera del 19 febbraio 1798 dell'Abate Giovanni Bernardi - "Nella venuta che fecero i francesi" di Marcello Piccioni, in Quaderni della Riserva naturale di Canale Monterano")
Durante il secondo conflitto mondiale, Bassano è teatro di duri scontri tra le forze naziste di occupazione e gli Alleati. Il paese è occupato interamente dal Genio Pontieri della Wehrmacht e dallo stesso Albert Kesselring. Il Palazzo è assediato dalle forze tedesche.
Alcuni video che illustrano gli affreschi del Palazzo Giustiniani di Bassano Romano

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A sinistra: Giornale Luce B0215 del 02/1933: Nella riserva del principe Innocenzo Odescalchi a Bassano di Sutri si catturano gruppi di daini. A destra il video in cui la cantante Giorgia canta una canzone con il testo di Leonardo da Vinci ambientato nella Villa Giustiniani. Il filmato è andato in onda il 26 settembre 2019 su Rai 1, durante il programma di Alberto Angela “Ulisse, il piacere della scoperta”. La trasmissione era dedicata proprio all’illustre artista

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Estratto su Bassano di Sutri dal Dizionario di Erudizione Storico Ecclesiastica
del Cavalier Gaetano Moroni Romano del 1861. Contiene una descrizione dettagliata di Bassano Romano (all'epoca "di Sutri").

Nel 1799, sotto la dominazione napoleonica, durante i mesi di marzo ed aprile iniziano, in Toscana, le insorgenze contro i francesi che a causa delle grandi e forti tasse, le numerose rapine e i molteplici saccheggi avevano ridotto alla miseria i ricchi borghesi e persino dei principi. Ai toscani si unirono gli umbri, i sabini, i laziali ed i campani che iniziarono una rivolta contro i francesi che si concluse con la sconfitta dei transalpini e con l'instaurazione di un governo provvisorio a Viterbo.
Anche Bassano conobbe questi tragici avvenimenti e grazie al Rev. Giacomo Marchetti, curato di Bassano alla fine del ‘700 che ci ha tramandato una dettagliata testimonianza.
Fino alla metà dell’anno 1799 la convivenza dei bassanesi con i francesi era stata abbastanza tranquilla, poi per una questione legata all’utilizzo di un cannone, lasciato l’anno precedente nelle campagne nei pressi di Bassano dalle truppe napoletane inseguite dai francesi, si riscaldarono gli animi. I bassanesi volevano utilizzare l’armamento per ricavarne nuove campane per la chiesa, però lo stesso era reclamato dagli oriolesi. Il 22 luglio un plotone francese, guidato da un certo Antonio Aquilani, romano accasato in Oriolo, giacobino e comandante della piazza di Oriolo, si recò a Bassano per avere ragione di quanto da lui sostenuto. La popolazione bassanese si coalizzò contro l’Aquilani e questi, vista la sgradita accoglienza dovette ritirarsi senza avere ottenuto ciò che Oriolo pretendeva. Ovviamente il comando francese, volendo avere soddisfazione dell’affronto, il 24 luglio inviò una truppa di soldati, al comando dell’ufficiale Saì, che giunse a Bassano alle ore 15,00. L’inaspettato arrivo prese di sorpresa la popolazione che in gran parte si rifugiò nella macchia e nelle vicine campagne. I soldati stanziarono nell’atrio e nelle stanze del piano terra del palazzo Giustiniani. Dopo poco fu fatto pubblicare il bando con il quale si ordinava il deposito di tutte le armi. In un primo momento la truppa francese soggiornò a Bassano senza provocare rappresaglie e attendendo che gli fossero portate a loro cospetto le persone sospettate di sobillazione. Il giorno dopo l’arrivo della milizia francese, alcuni bassanese ritennero utile avvisare le truppe insorgenti che si trovavano a Ronciglione e così, presentandosi al comandante di questi, il conte Martinelli, riferirono quanto stava succedendo a Bassano. Il Conte acconsentì l’aiuto e inviò circa trecento insorgenti con un piccolo cannone. Giunsero a Bassano verso le ore 23,00 e rimasero nascosti nel castagneto di Fogliano per tutta la notte. La mattina del 25 luglio gli insorgenti organizzarono l’opera di accerchiamento ed iniziarono a sparare. La milizia francese, sbarratasi all’interno del palazzo, rispose al fuoco. L’effetto sorpresa e la forza degli insorgenti, con l’aiuto di volontari bassanesi, ebbe ragione sui francesi che si ritirano precipitosamente attraversando il parco del principe. Nella battaglia perirono una decina di francesi, altri perirono durante la fuga. Gli insorgenti, dopo essersi rifocillati, lasciarono Bassano, alla volta di Ronciglione. A seguito della rivolta avvenuta a Bassano come in altri paesi vicini, il Generale Garnier, comandate delle truppe francesi, ordinò il saccheggio. Il 28 luglio fu invasa Ronciglione e dopo una cruenta battaglia fu messa in ginocchio. A Bassano si aspettava da un momento all’altro l’arrivo delle milizie: molte persone avevano cercato di portare in salvo gli oggetti di valore, nascondendoli e nascondendosi nelle campagne Il 31 luglio, alle ore 21,30, si udì il primo sparo proveniente dalla Madonna dei Monti era la truppa francese proveniente da Bracciano e Tolfa, temendo un’imboscata da parte dei bassanesi, i francesi attesero l’arrivo dei rappresentanti del posto che chiesero di risparmia il paese. Il saccheggio iniziò da li a poco: fu distrutto tutto al loro passaggio così pure gravissimo danno fu arrecato alla Casa Giustiniani. Furono portati via molti beni di valore, alcuni, specialmente quelli religiosi, si salvarono perché nascosti, come il busto in argento di San Gratiliano. Nonostante le ruberie i francesi non erano soddisfatti, ma la pace, per intercessione della Principessa Giustiniani al Generale Garnier in Roma, si ottenne alla condizione che Bassano versasse al comando francese di Bracciano “piastre seicento di argento, botti 16 di vino, due belle vaccine”. Il 19 agosto giunsero a Bassano 13 soldati ungheresi da Ronciglione che unitisi a 60 bassanesi si incamminarono verso Oriolo per vendicarsi di coloro che avevano aiutato i francesi a devastare Bassano. Saccheggiarono quattro o cinque case. Con questo atto iniziò un’altra cruenta disputa. Il 25 agosto l’armata francese di circa 350 soldati si addentra nel territorio bassanese dalla parte della Madonna dei Monti. La truppa degli insorgenti, composta da 50 ungheresi, ottanta aretini e ottanta bassanesi, si attesta nei pressi dell’ultimo portone del giardino. Dopo poco iniziò la battaglia che crebbe all’interno del giardino e continuò nel paese. Altri valorosi bassanesi allargarono le fila degli insorgenti e tutti insieme riuscirono a cacciare le truppe francesi che si ritirano a Oriolo. Non soddisfatti dai aver cacciato il nemico la milizia bassanese si protrasse fino ad Oriolo e se ne impadronirono, i francesi si diedero ad una rapida fuga verso Canale e Rota. Alcuni bassanesi ritornarono a casa altri invece, insieme agli ungheresi, partirono per Bracciano e conquistarono la fortezza dove alloggiavano i francesi. Il 30 agosto fu mandata contro Bassano una nuova armata di circa 1000 persone “costituita da francesi, patriotti e giacobini romani, bagarini, ebrei ed altra peggior feccia di Roma, che fu guidata quasi a forza con la promessa di un saccheggio, giacché, essendosi Bassano fatto un nome, temeva ognuno di venirsi”.Il numero elevato degli invasori spaventò gli insorgenti che si diedero alla fuga e la popolazione rimase smarrita. Il 31 agosto, alle ore 22,00 giunse l’armata che dopo poco iniziò un altro e più minuto e rigoroso saccheggio: “Fra le cose più esecrande e sacrileghe che commisero, fu quella di prendere l’urna dove si conservavano le sante ossa di San Luciano Martire, aprirla con scalpello, prendere le sante ossa e disperderle per la chiesa insieme con l’urna . Nella chiesa di San Filippo ruppero la sacra urna dove si conservava il corpo di Santa Adriana martire, avendo inoltre franto e sganassata la stessa che era sana ed intiera, lasciandola in mezzo alla chiesa, che parimenti venne il tutto piamente raccolto”.“Il 29 ottobre evacuarono i francesi da Roma, fu stabilito il governo provvisorio del Conte Naselli per Sua Maestà siciliana, e così terminò la Repubblica Romana e terminarono con al decadenza le disgrazie e le ruine di Bassano”.

I Giustiniani possiedono il feudo di Bassano fino al 9 dicembre 1854, quando a causa dei forti debiti accumulati, l'ultimo Giustiniani, Leonardo, erede diretto di Andrea Cassano primo principe di Bassano, Don Leonardo Giustiniani, lo vende a Don Livio Odescalchi (documento dove è riportata la data dell’atto di vendita). Livio, V principe Odescalchi nipote di Caterina Giustiniani a sua volta figlia di Benedetto II Giustiniani e Cecilia Carlotta Francisca Anna Mahony
Gli Odescalchi se ne curano fino alla età del XX secolo, dopo di che, comincia un costante disinteresse verso di esse lasciando il palazzo ed il parco ad un lento e costante abbandono.
Il rapporto cordiale con la comunità di Bassano e Casa Giustiniani ricorre spesso nei documenti storici rinvenuti nelle varie sedi, rapporto che invece si incrina con i successivi Signori del feudo bassanese, la famiglia Odescalchi
E’ documentato che già dall’inizio della gestione Odescalchi sorgono diatribe e quella che sottopongo in questo numero della Gazzetta riguarda l’esercizio del diritto di patronato (jus patronato). Con tale diritto i Signori avevano la possibilità di nominare il parroco e consequenzialmente il dovere di partecipare a tutte quelle spese necessarie per il mantenimento della chiesa.
I Giustiniani sono sempre stati attenti agli obblighi che gli derivavano dall’esercitare tale diritto di patronato, invece, da una lettura di alcuni documenti storici conservati presso l’archivio storico del Comune, risulta che gli Odescalchi applicavano i diritti, tralasciando i doveri.
In un atto del Tribunale Ecclesiastico della Città di Sutri, datato 23 marzo 1857, viene sottoscritto dai componenti la Magistratura di Bassano (Organo di governo del Comune) un esposto in quanto i medesimi sono venuti a conoscenza che il Principe Don Livio Odescalchi ha nominato arciprete-parroco Don Filippo Pieri. I sottoscrittori lamentano non tanto la nomina del parroco quanto la mancata assunzione degli oneri derivanti da questo “patronato”. Alla medesima rimostranza il Principe Odescalchi risponde con altro atto avanti al Tribunale Ecclesiastico di Sutri, datato 24 aprile 1857, affermando che la denunzia della Magistratura di Bassano era “mal consigliata, insulsa, impertinente, nulla, irrita, ingiusta e vuota al tutto di effetto”.
Alcuni anni dopo ed esattamente il 12 giugno 1868, sempre avanti il Tribunale ecclesiastico di Sutri, la Magistratura del Comune di Bassano lamenta ulteriore abuso della Casa Odescalchi sempre in merito all’uso del diritto di patronato.
Da questo atto così si legge: “ Da un avviso pubblicato in Bassano da questa Ecc.ma Curia il 9 giugno corrente alle ore 18 italiane i comparenti sono venuti a conoscere che la Signora Principessa Donna Sofia Odescalchi moglie di sua altezza il Sig. Principe Don Livio Odescalchi, ……… con la cessione altresì di tutti i diritti onorifici che gli sono inerenti esercitando il diritto di patronato di quella stessa chiesa parrocchiale in sequela della morte del Rev.do Sig. don Filippo Pieri arciprete parroco, sia proceduto alla nomina e presentazione di altro arciprete nella persona del sacerdote Sig. don Paolo Fioravanti di Campagnano.”
In questo caso la Magistratura contesta che la nomina dell’arciprete sia avvenuta per volontà della Principessa Donna Sofia, la quale, secondo la Magistratura, non aveva titolo per esercitare tale diritto in quanto solo e di esclusiva competenza del marito Don Livio. Per tale motivo dichiarano che il diritto esercitato sia reso nullo e privo di ogni effetto.
Nel 2003 ad un prezzo di circa 4 miliardi e 200 milioni di lire, il palazzo ed il suo giardino sono stati venduti alla Soprintendenza Beni Architettonici, Demoetnoantropologici e del Paesaggio del Lazio, attuale proprietaria del palazzo e del parco.
Il Palazzo Giustiniani di Bassano Romano è un splendido esempio del manierismo romano, che a differenza di Caprarola, Bagnaia e Bomarzo, famosi centri del manierismo Viterbese, rimane ancora oggi poco conosciuto e in uno stato di graduale abbandono che ben presto porterà, questo gioiello di arte italiana, all'inesorabile scomparsa.
Il Palazzo ora è chiuso ai visitatori ed in attesa di un annunciato restauro versa in uno stato di grave abbandono, pur mantenendo nel suo aspetto ancora un notevole fascino all'occhio del visitatore, tanto che gli stessi sono stati protagonisti di numerosi film come l'Avaro di Alberto Sordi.
Il paese, nella parte più antica, conserva intatto il suo aspetto e il suo fascino medioevale, così come ha conservato incontaminati i suoi verdi boschi e i suoi paesaggi ricchi di aria salubre e acque limpide e fresche di sorgente che, secondo una leggenda paesana, furono incanalate per alimentare una fontana di Piazza San Pietro a Roma.

Una vecchia storia (o leggenda?) Bassanese racconta che la fontana di piazza Umberto I non sia quella originale ma una sostituzione della precedente.... dove sarà ora l'originale: l'enigma della fontana di piazza


Bassano Romano descritto in un documento del 170 dall'agrimensore marcantonio marcucci,1687 (riportato da Augusto Santocchi)
Copia di una descrizione della terra di Bassano di Sutri estratto da un codice di miscellanea della libreria dell’Em.o Sig.r Cardinale de Zelada.

Bassano di Sutri terra posseduta dalla Casa Giustiniani Nobile della Repubblica di Genova, che furono Signori dell’isola di Scio in Grecia, è di aere mediocre, sta posta sopra una punta di tufo alquanto sollevato, ha dalle bande due rivetti di acqua, che al piè di essa si riuniscono: le case sono ordinarie, fabbricate di pietra di tufo con li ornamenti delle porte, e finestre in buona parte di pietra bigia specie di peperino. Questa Terra ha una strada principale, e dalle bande alcuni vicoli, che vanno torcendo a uso delle altre terre, che sono state edificate inconsideratamente. Ha i suoi borghi in due bande, e per le abitazioni, che in essi son fatte, si trovano riempiti tutti li siti, ove si poteva fabbricare, è ella così moltiplicata da poco tempo in qua per ragione del buon governo, che ora è necessario pensare di edificare altrove per l’accrescimento del popolo, che si rivede, e per il concorso dei forestieri, che quivi fermarsi vorrebbero. In capo alla detta terra vi è il palazzo del signore del luogo, fatto e mantenuto alla grande, con tutti gli abbigliamenti necessari, al quale sta congiunto un giardino grande con fonti di acqua, e ha tutte le altre parti che devono avere i giardini, così del naturale, come dell’artificiale, in esso vi è palazzina detta la Rocca, assai capace, e grande da stateggiare, tutte le cose sono ben tenute, e governate con buona ragione. Circa mezzo miglio discosto dalla terra vi è la Mola da macinare il grano, questa in tempo d’estate non è sufficiente a macinare bastanza per il luogo.
La Comunità di Bassano ha d’entrata scudi…., Pesi camerali… , Bassano fa fuochi n°…, Anime n°…
La detta Comunità ha il Monte del grano a sovvenimento degli habitanti poveri, che in tempo all’inverno ne fa prestanza per riaverlo, poi alla raccolta successiva con uno starello d’avvantaggio per ciascun rubbio. Poco discosto dalla terra vi è il Procoio delle vacche rosse, che è gran comodità al signore del luogo, e agli habitatori convicini considerata la distanza da Roma. E camminando per la stessa strada in cima a un colle alquanto discosto dalla terra vi è una chiesa edificata di presente con magnificenza sotto il titolo di San Vincenzo.
Poco sotto alla terra nasce un’acqua minerale, si dice, che fosse buona ad alcune infermità, ma hora è tralasciata. Gli uomini di questo paese sono più tosto belli che brutti senza civiltà, attendono all’esercitio della campagna.
Il territorio di Bassano confina con Sutri, Capranica, Viano, Oriolo, Trevignano e poi ritorna al confine di Sutri. In esso vi sono selve di faggi, cerri, castagni, et altre sorti di arbori, ma vicino alla Terra vi sono certe selve di castagni praticabili per tutto, che non solo purificano l’aere, ma portano delizia naturale, e bella. Per una di essa si fa transito dalla Terra al Monastero dei Cappuccini, che è delli più belli che siano in questa Provincia. In Bassano si rimettono vini di mediocre bontà non dispiacevoli e de frutti in […] abbondantemente, massima di castagne, noci e nocchie.
Il Paese è copioso di legname, e di acqua, e del grano se ne rimette sempre in sovrabbondanza, che ne vendono a Terre circostanti, che ne ha si scarsezza. Si fanno […] di bestiami così grossi, come minuti; le donne s’ingegnano generalmente con il lino, e canapa, sicchè con questa industria si mantiene questo popolo assai bene.
Nel Territorio di Bassano non sono miniere conosciute di niuna sorte; vi è però verso il confine dell’Oriolo la pietra selce, e vicino alla Terra vi è la pietra da far calce; la puzzolana, e il tufo tutto comodo per murare. Il protettore di questa Terra è San Gratiliano Martire; naturale della città Faleria diruta; qui vi è la sua testa; reliquia di considerazione. Fà Bassano per Impresa l’Effige del medesimo Santo. Il luogo non è forte per se stesso, nè è da potersi fortificare secondo il presente uso dell’artiglieria, perché il sito non lo comporta, nè la Comunità ha provvedimento alcuno da guerra, con l’armi come di munitioni. Rende la Terra all’Ill.mo Signor Marchese circa scudi 5000 d’entrata l’anno. Ed ha titolo di Marchesato.
In questo territorio da più rivi ha origine il fiume Mignone, che scorre per la Provincia del Patrimonio per 40 miglia in circa del cammino e nel suo corso ricevendo altri rivi di acque si conduce circa 4 miglia sopra Civitavecchia al seno di Bertollo, dove sbocca nel mare Mediterraneo. Il paese di Bassano è tempestato quasi per tutto da fonti, e rivi d’acque assai buone, e da una banda a piede al Poggio di Termine vi è una fonte detta Fonte Ceraso, che oggi si conduce in Roma, aggiunta con altre acque per l’acquedotti Clauduij, detti Paulini.
Qui due monti sono li più principali, uno detto Monte Vano, e l’altro Poggio del Termine, l’uno è susseguente all’altro, e l’uno e l’altro sono in parte vestiti di selve bellissime, e parte sono smacchiati per potersi seminare. Vi sono due Castelli diruti, l’uno nominato la Iola, oppure l’Agliola, e l’altro Rogogliolo, ora disabitati affatto.
Da una banda del Territorio detto passa l’antica via Claudia, e nei confini del medesimo Territorio si vedono li vestigij di Forum Claudij, nel qual luogo viene un diverticolo particolare, che si stacca a sinistra della via Claudia principale sul paese dell’Oriolo, e continuando dentro la selva di Bassano verso un luogo detto San Lorenzo, qui dove sono alcuni vestigij di fabbriche magnifiche, oltreché per tutti quei contorni si vedono molte reliquie delle medesime fabbriche antiche.
In questi luoghi si è trovato un piedistallo antico di marmo con la seguente inscrizione: І ∙ НОSTILIUS ∙ L ∙ D ∙ MANIUS ∙ AN ∙ M ∙V ∙ S∙ I
Dal Forum Claudij esce un ramo di selciata che cammina verso l’Osteria della Capannuccia, dove s’incontra con la via Cassia nel proprio luogo detto Vico Matrini, e segue fin che giunge al Forum Cassij, che è poco discosto da Vetralla, anche qui vi ci va un diverticolo, che si fa a sinistra della via Cassia principale, cammina a dirittura per la falda del Monte Fogliano verso il Bullicame di Viterbo. La selciata detta si trovano quasi per tutto ma in maggior parte è sconnessa, siccome non è stata mai rassettata. La strada maestra, che hora si fa dalla Storta, Bracciano, Capannuccia Ostaria, e poi a Viterbo, cammina per lo istesso andare della via Claudia, fino a Vico Matrini, e poi segue lo andare della via Cassia fin sotto Viterbo, rimanendo sempre la selciata dalle bande abbandonata.
Nel territorio di Bassano, a sopra questa medesima strada di Viterbo, passato il ponte sopra il fiume Mignone si trova l’Osteria della Iola, nel qual campo si dice che seguisse uno abboccamento, e riconciliazione fra papa Adriano III, e l’imperatore Federico, l’Anni del Signore come luogo comodo, e appropriato.
A.S.R., Archivio di Stato di Roma, Fondo Odescalchi

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Cristo redentore - Michelangelo Buonarroti

La monumentale statua rappresentante Cristo risorto con la croce, pubblicata per la prima volta da DANESI SQUARZINA [1998a], p. 112, fig. 54, è stata identificata da BALDRIGA [2000a] come la prima versione del Cristo commissionato nel 1514 a Michelangelo da Metello Vari per la chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva a Roma. A causa di una vena nera rivelatasi sul volto del Cristo durante la lavorazione ("... reuscendo nel viso un pelo nero hover linea…", GOTTI [1875], vol. I, p. 143), lo scultore fu costretto ad abbandonare il marmo per poi donarlo, qualche tempo dopo, allo stesso Vari che lo collocò nel giardino della propria residenza romana dichiarando di conservarla "come suo grandissimo onore, come fosse d'oro". È qui che, alla metà del Cinquecento, ne testimonia ancora la presenza l'erudito Ulisse Aldrovandi che la descrive con queste parole: "In una corticella overo orticello, vedesi un Christo ignudo con la Croce al lato destro no[n] fornito per rispetto d'una vena che si scoperse nel marmo della faccia, opera di Michel Angelo, & lo donò à M. Metello, & l'altro simile à questo, che hora è nella Minerva lo fece far à suo spese M. Metello al detto Michel Angelo" (ALDROVANDI [1562, ed. 1975], p. 247). Dell'opera si perde ogni traccia documentaria fino al 1607, quando alcune lettere inviate da Roma da Francesco Buonarroti a Michelangelo il Giovane ne segnalano la presenza sul mercato dell'arte ("... il Signor Passignano [...] vuole ch'io vadia a vedere una borza di marmo di mano di Michelangelo del Cristo della Minerva dello stesso, ma in diversa positura, et a lui gli piace, e crede che il prezzo sarà poco più che la valuta dello stesso marmo, la figura come sapete è grande al naturale..."; vedi SEBREGONDI FIORENTINI [1986]). L'opera viene descritta come "una borza di marmo" e paragonata, per il suo stato di incompiutezza, ai Prigioni ed al S. Matteo di Firenze. Di fronte al prezzo elevato richiesto dall'ignoto venditore (300 scudi), Francesco Buonarroti rinuncia all'acquisto dopo essersi consigliato con Ludovico Cigoli e con il Passignano. Le lettere del 1607 assumono nel contesto della presente attribuzione un'importanza essenziale poiché, oltre ad informarci della possibilità di acquistare il marmo michelangiolesco in questi anni, aggiungono due notizie cruciali per la sua identificazione: il fatto che la prima versione presentasse una "diversa positura" rispetto al Cristo oggi visibile nella Chiesa della Minerva, ed il fatto, peraltro già implicito nella descrizione dell'Aldrovandi, che Michelangelo aveva abbandonato il blocco ad uno stato di lavorazione piuttosto avanzato o comunque tale per cui la figura della statua era già ben delineata. A tutto ciò va aggiunto il fatto che negli stessi anni in cui l'opera risulta in vendita i Giustiniani andavano costituendo la loro collezione di statue antiche e moderne e che per il tramite del Passignano, molto legato alla famiglia, avrebbero potuto acquistarla con facilità. Volendo inoltre considerare l'ipotesi che al momento della vendita la statua sia rimasta nel giardino del Vari, ovvero a pochi passi dalla chiesa della Minerva, vi sono altri elementi a conferma dell'ipotesi qui esposta (su questo vedi, soprattutto, DANESI SQUARZINA [2000b]). Innanzitutto, vi è un dato puramente topografico: palazzo Giustiniani si trova proprio nei pressi del convento domenicano della Minerva e il trasporto della statua sarebbe stato piuttosto agevole. Ma ben più rilevante è il fatto che nei confronti della Minerva la famiglia Giustiniani aveva un rapporto molto stretto, che risaliva già al cardinale Vincenzo, zio di Benedetto e del marchese Vincenzo, e che si era poi protratto con lo stesso Benedetto. Quest'ultimo oltretutto dispose numerosi lasciti in favore della Confraternita della SS. Annunziata, tra le cui carte è registrato il testamento del nostro Metello Vari, già proprietario della "borza" michelangiolesca (ASR, Rubricellone della SS. Annunziata, 7 aprile 1554, cfr. PARRONCHI [1975] , che delinea le vicende dell'eredità di Metello Vari). La statua viene citata nell'inventario della statue di palazzo Giustiniani stilato nel 1638, dopo la morte del marchese Vincenzo: "(Nella stanza abaso canto alla Porta [grande del palazzo] verso San Luigi [àll'uscir à man dritta, dove sono de bassi rilievi]), Un Christo in piedi nudo con panno traverso di metallo moderno, che abbraccia con la dritta un tronco di Croce con corda e Spongia e trè pezzi di Croce in terra alto palmi 9. in circa". L'ipotesi più probabile è che, dopo avere acquistato il marmo non finito, Vincenzo lo abbia fatto completare da uno scultore di sua fiducia (forse uno dei tanti che lavorarono per lui in qualità di restauratori) che ne coperse la nudità ormai divenuta "oltraggiosa" per i canoni del decorum seicentesco. Le menzioni della statua che negli anni successivi si ritrovano puntualmente negli inventari di palazzo Giustiniani non vanno prese in considerazione: questi, infatti, riportano pedissequamente quanto elencato nell'inventario del 1638. Ben più importante, invece, è il fatto che il Cristo venga citato nei documenti relativi alla chiesa di S. Vincenzo Martire a Bassano Romano sin dal 1644: qui l'opera fu certamente portata da Andrea, figlio adottivo di Vincenzo, in osservanza alle disposizioni lasciate dal marchese (DANESI SQUARZINA [2000b]). Come noto, fu lo stesso Vincenzo, "architetto dilettante", a progettare la costruzione della chiesa che ancora oggi si impone visivamente sulla valle sottostante: la statua del Cristo di Michelangelo, originariamente posta sull'altare maggiore del Santuario all'interno di una gigantesca nicchia riprodotta nella Galleria Giustiniana, poteva dominare così l'intero paesaggio. Numerosi sono gli interrogativi che questa scoperta può suscitare, soprattutto rispetto alle implicazioni che essa comporta in termini di storia del collezionismo. Il fatto che negli inventari Giustiniani la statua non venga mai menzionata come opera di Michelangelo non deve affatto sorprendere: non soltanto era prassi che tali inventari, redatti fondamentalmente come documenti fiscali, sottacessero informazioni importanti relative al valore economico dei beni, ma nel caso specifico della collezione Giustiniani le statue vengono semplicemente indicate come "moderne" o "antiche" (unica eccezione a questa regola è il nome di François Du Quesnoy). Che il Cristo della Minerva avesse per Vincenzo un significato particolare è dimostrato da un breve passo del Discorso sopra la scultura, nel quale il marchese paragona l'opera di Michelangelo al cosiddetto "Adone dei Pichini" (ovvero il Meleagro dei Musei Vaticani): in questo confronto tra antico e moderno è l'Adone ad affermarsi poiché la sua bellezza è tale che la statua sembra respirare: "…come si vede in alcune statue antiche, e particolarmente nell'Adone de' Pichini ch'è una statua in piedi, ma con tanta proporzione in tutte le parti, e di squisito lavoro, e con tanti segni di vivacità indicibili, che a rispetto dell'altre opere, questa pare che spiri, e pur è di marmo come le altre, e particolarmente il Cristo di Michelangelo, che tiene la Croce che si vede nella chiesa della Minerva, ch'è bellissima, e fatta con industria e diligenza, ma pare statua mera, non avendo la vivacità e lo spirito che ha l'Adone suddetto, dal che si può risolvere, che questo particolare consista in grazia conceduta dalla natura, senza che l'arte vi possa arrivare" (BANTI [1981], p. 70). È davvero interessante, allora, constatare (come Silvia Danesi Squarzina aveva già suggerito nel 1998) che nel Cristo Giustiniani, forse completato su indicazione di Vincenzo, la statua presenta, differentemente da quella della Minerva, la bocca aperta. Poiché il volto del Cristo appare come una delle parti maggiormente rimaneggiate dell'opera, è assai probabile che per la sua finitura il marchese abbia fornito delle precise indicazioni. Al di là dei dati storici e documentari sin qui delineati, il Cristo Giustiniani presenta - a un'analisi ravvicinata - numerosi elementi di conforto per l'attribuzione michelangiolesca. Innanzitutto il lato sinistro del volto del Cristo è segnato da una lunga venatura nera che dalla guancia scende fin sotto alla barba. L'evidenza di questo elemento, notato anche da Serenella Rolfi ma da lei ritenuto una fortuita coincidenza (ROLFI [1998] e [2000]), è a mio parere tale da costituire di per sé una prova significativa per l'identificazione dell'opera. Tracce di non finito sono ravvisabili nella parte posteriore della statua, mentre impronte plausibili di gradina a tre denti si possono distinguere sulla mano sinistra. È inoltre interessante confrontare la somiglianza della serie di forature riscontrabili nella fessura che separa la parte bassa della gamba sinistra dal tronco d'albero con quelle lasciate frequentemente da Michelangelo sul contorno di molte sue sculture, come nello Schiavo ribelle del Louvre (anche in quest'ultimo una linea di forature si trova nella fessura posta tra la gamba e l'elemento naturalistico; cfr. HARTT [1969], p. 18). Poiché rimane sconosciuta l'identità dello scultore chiamato a completare l'opera ed è in ogni caso molto rischioso cercare di determinare su basi puramente stilistiche il grado di finitura raggiunto da Michelangelo al momento in cui decise di abbandonare il blocco di marmo, è bene limitarsi a cercare di riconoscere l'intervento del grande scultore nella semplice impostazione della statua, nel suo equilibrio e nelle sue proporzioni. Tuttavia, se, come credo, Michelangelo poté definire il contorno dell'opera e cominciare a modellare la figura (non altrimenti si spiegherebbero le descrizioni delle fonti, che parlano chiaramente di un "Cristo nudo con la croce" e dunque di una scultura già "leggibile" benché incompiuta), è comunque legittimo avanzare alcune ipotesi di carattere formale. L'articolazione degli arti, evidentemente esemplata sul modello classico del contrapposto policleteo, impone alla figura una solennità tipicamente rinascimentale: il solido appoggio la inchioda al terreno e conferisce alla statua un equilibrio da eroe antico. È questa, peraltro, la concezione che sottende allo stesso David, ove un analogo contrapposto di braccia e gambe definisce la postura della statua. Sul piano del confronto stilistico è molto interessante rilevare la forte analogia riscontrabile tra il particolare della mano sinistra del Cristo Giustiniani, premuta contro la coscia a trattenere la veste, e quella del Bacco (Firenze, Museo del Bargello), immersa leggermente in un morbido panno. Come rilevato da Silvia Danesi Squarzina, il confronto rasenta la quasi sovrapponibilità nel caso di un disegno a sanguigna oggi conservato al Louvre, inv. 717 (63522), datato da Tolnay agli anni precedenti il Cristo della Minerva e rappresentante proprio il particolare di una mano distesa su un tessuto (TOLNAY [1975 ], vol. I, p. 84, tav. 93). A queste considerazioni, vanno aggiunte le importanti riflessioni di carattere iconologico elaborate da Silvia Danesi Squarzina (DANESI SQUARZINA [2000b]). L'iconografia del Cristo Giustiniani, con il braccio sinistro disteso lungo la gamba e il destro piegato a stringere gli strumenti del martirio, si può ben ricollegare all'immagine del cosiddetto "Uomo dei dolori": in segno di mortificazione Cristo abbassa gli occhi e volta il capo a distogliere lo sguardo dalla propria nudità (WEINBERGER [1967], vol. I, p. 209). È di grande interesse sottolineare il fatto che esiste una tradizione iconografica del Cristo-Uomo dei dolori chiaramente derivata dal Cristo michelangiolesco alla Minerva, ma caratterizzata da una "diversa positura". Una incisione tratta da Rosso Fiorentino (CARROLL [1987]; CIARDI [1994], p. 55) rappresenta il Cristo con la Croce e gli strumenti del martirio che distende però il braccio sinistro verso il basso, lasciando scorrere, con chiaro significato eucaristico, il sangue che sgorga dal costato verso un calice posto ai suoi piedi. Allo stesso modo, una scultura di Raffaello da Montelupo (Orvieto, Duomo) ripropone il Cristo con la Croce e il braccio disteso verso il basso. È dunque possibile che l'impostazione della prima versione del Cristo della Minerva si sia in qualche modo diffusa nell'ambito degli allievi di Michelangelo e che si sia poi perpetuata con l'aggiunta di alcune contaminazioni iconografiche. Il fatto che una "diversa positura", ora confermata anche dalle lettere del 1607, dovesse in qualche modo differenziare la prima dalla seconda versione del Cristo della Minerva, era stato già ipotizzato da autorevoli studiosi come lo Hartt (HARTT [1971], p. 215) ed il Weinberger (WEINBERGER [1967], vol. I, pp. 202 e ss.). Quest'ultimo, in particolare, riteneva che non soltanto la prima versione dovesse necessariamente differenziarsi dalla seconda per l'ovvia ragione che Michelangelo non avrebbe mai realizzato due statue di identica impostazione, ma che l'elemento che a suo parere doveva distinguerle era necessariamente la posizione del braccio sinistro. Nel 1514 Michelangelo non avrebbe utilizzato una soluzione tanto ardita come quella poi adottata nella sua versione definitiva: più probabilmente, afferma Weinberger, lo scultore avrebbe optato per una scelta più convenzionale, lasciando cadere il braccio lungo la linea della gamba sinistra. (Irene Baldriga)

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a destra il Cristo della Minerva a sinistra il Cristo Giustiniani di Bassano Romano

Nella Basilica di S.Maria della Minerva a Roma è presente il Cristo risorto di Michelangelo commissionato nel 1514 da Metello Vari, nobile romano, la cui cappella gentilizia e proprio vicina a quella dei Giustiniani. L'artista aveva da un paio di anni concluso i primi affreschi nella Cappella Sistina.Proprio recentemente in occasione della Mostra sulla Collezione Giustiniani del 2001, è stato scoperto che il Cristo della Minerva è una "seconda copia", del Michelangelo. La "prima" attualmente is trova nel Monastero di S.Vincenzo a Bassano Romano .
Dopo aver lavorato la statua (dal basso verso l'alto come si usava all'epoca) il grande artista scoprì proprio sul volto una venatura nera ("... reuscendo nel viso un pelo nero hover linea…", GOTTI [1875], vol. I, p. 143) ed abbandò l'opera che restituì al committente al prezzo di marmo (per riconoscenza Mello Vari gli regalò un puledro) che lo collocò nel giardino della propria residenza romana dichiarando di conservarla "come suo grandissimo onore, come fosse d'oro". , qualche anno dopo la stauta entrò nel circuito degli antiquari e fu notata da Vincenzo Giustiniani, colto mecenate e soprattutto attento conoscitore dell'arte che subitò intuì la mano del grande artista sull'opera incompiuta. Vincenzo fece completare da uno scultore di sua fiducia (forse uno dei tanti che lavorarono per lui in qualità di restauratori) che ne coperse la nudità ormai divenuta "oltraggiosa" per i canoni del decorum seicentesco. e la mise sull'altare maggiore della Chiesa di S.Vincenzo a Bassano.
Il Cristo restò sull'altare maggiore di San Vincenzo fino alla metà degli anni sessanta, dove fu poi posto in una cappella laterale.
Che il Cristo della Minerva avesse per Vincenzo un significato particolare è dimostrato da un breve passo del Discorso sopra la scultura, nel quale il marchese paragona l'opera di Michelangelo al cosiddetto "Adone dei Pichini" (ovvero il Meleagro dei Musei Vaticani): in questo confronto tra antico e moderno è l'Adone ad affermarsi poiché la sua bellezza è tale che la statua sembra respirare: "…come si vede in alcune statue antiche, e particolarmente nell'Adone de' Pichini ch'è una statua in piedi, ma con tanta proporzione in tutte le parti, e di squisito lavoro, e con tanti segni di vivacità indicibili, che a rispetto dell'altre opere, questa pare che spiri, e pur è di marmo come le altre, e particolarmente il Cristo di Michelangelo, che tiene la Croce che si vede nella chiesa della Minerva, ch'è bellissima, e fatta con industria e diligenza, ma pare statua mera, non avendo la vivacità e lo spirito che ha l'Adone suddetto, dal che si può risolvere, che questo particolare consista in grazia conceduta dalla natura, senza che l'arte vi possa arrivare" (BANTI [1981], p. 70). È davvero interessante, allora, constatare (come Silvia Danesi Squarzina aveva già suggerito nel 1998) che nel Cristo Giustiniani, forse completato su indicazione di Vincenzo, la statua presenta, differentemente da quella della Minerva, la bocca aperta. Poiché il volto del Cristo appare come una delle parti maggiormente rimaneggiate dell'opera, è assai probabile che per la sua finitura il marchese abbia fornito delle precise indicazioni.
Michelangelo, abbandonata la prima opera, lavorò su un nuovo blocco e spedì ai suoi aiutanti romani una statua ancora da completare. Inizialmente vi lavorò Pietro Urbano, ma la statua successivamente fu più opportunamente completata da Federico Frizzi lasciando comunque insoddisfatto il grande Michelangelo. La statua risultò comunque gradita al principale committente (Metello Vari) e la vicenda si concluse. L'opera, come previsto fin dall'inizio, fu collocata nella Chiesa di S.Maria sopra Minerva. Attualmente è ubicata a lato dell'altare principale con il volto del Cristo praticamente rivolto in direzione degli affreschi di Filippino Lippi nella Cappella Carafa. Dopo le vicende michelangiolesche vi fu posto un panneggio dorato per coprire le nudità.

Ricollocazione della statua del redentore di Michelangelo Buonarroti Bassano Romano novembre 2001 a cura di Silvia Danesi Squarzina e Don Cleto Tuderti

L’Accademia Nazionale di San Luca ha dedicato (il 20-21 novembre 2014) due giorni di studi a Michelangelo, in occasione del quattrocentocinquantesimo anniversario della sua morte e a cinquanta anni dalla storica mostra del 1964, un incontro internazionale per celebrare il Maestro, a cui hanno relazionato alcuni tra i maggiori studiosi buonarrottiani a fare il punto sull’architettura michelangiolesca e sui suoi rapporti con le altre arti. Sul Cristo Giustiniani due preziosi interventi:
Intervento di Silvia Danesi Squarzina - Accademia di San Luca sul Cristo Giustiniani
Intervento di Christoph L Frommel - Accademia di San Luca sul Cristo Giustiniani
Michelangelo e l’Antico nel Seicento: il Cristo risorto visto da Annibale Carracci, Gian Lorenzo Bernini e Vincenzo Giustiniani di Stefano Pierguidi (in dal Razionalismo al Rinascimento per i quaranta anni di studi di Silvia Danesi Squarzina a curi di M. Aurigemma - Campisano Editore)


 "La vena nera - una storia michelangiolesca"
Romanzo storico di Enrico Giustiniani e Gianni Donati (Sagep Editori, Genova, 2021)


Il diario di un prete corso rivoluzionario, vissuto nel XVII secolo, narra le vicende di un “Cristo Portacroce” iniziato da Michelangelo e poi da lui abbandonato per la presenza di una “vena nera” apparsa nel biancore del marmo a livello del volto. La statua fu poi rifinita nel 1620 da un giovane Gian Lorenzo Bernini per conto del marchese Vincenzo Giustiniani. Nel 1644 fu portata nella Chiesa di San Vincenzo a Bassano Romano e lì rimase dimenticata, ignorata perfino dai nazisti in ritirata nel 1944, fino al 1999 quando fu finalmente riattribuita a Michelangelo.
Intorno alla Statua ruoterà una storia d’amore tra una giovane ex prostituta di nome Clelia e Gian Lorenzo Bernini.
Nell’estate del 2016, due giovani: Åsa e Davide, con l’aiuto di un anziano abate, riusciranno a riannodare i fili spezzati che legarono una grande scoperta e una storia d’amore incompiuta che avrà un ultimo atto di… “resurrezione”.
Il libro è stato presentato a Genova il 29 giugno 2021 a Palazzo Ducale nella Sala del Minor Consiglio, in concomitanza della mostra "Michelangelo Divino Artista" dove era presente la statua del Cristo Giustiniani. Oltre gli autori, è intervenuta Serena Bertolucci direttrice del Palazzo Ducale, la violinista Katarzyna Wanisievicz e lo scultore Pablo Damian Cristi. Durante la presentazione sono stati letti alcuni brani del libro da Claudia Pavoletti.
recensione "La vena nera, una storia michelangiolesca" su www.HDE.press


 La vena negra, una historia Miguelangelesca
Novela histórica de Enrico Giustiniani y Gianni Donati (Phasar Editori, Firenze, 2024)


Una estatua “magnética” que se quedó intacta tras el paso de los Lansquenetes en el siglo XVI, de las hordas Jacobinas, de las tropas napoleónicas y, sobre todo, de los nazis del general Kesserling…¿Por qué?
El diario de un cura corso revolucionario que vivió en el siglo XVII cuenta la historia de un Cristo Portacruz empezado por Miguel Ángel y por él mismo dejado inacabado por la presencia de una veta negra en el mármol a la altura del rostro. La estatua fue acabada en 1620 por Gian Lorenzo Bernini por cuenta del marqués Vincenzo Giustiniani. En 1644 fue colocada en la Iglesia de San Vincenzo en Bassano Romano y allí se quedó, olvidada y abandonada hasta 1999, cuando fue atribuida a Miguel Ángel. En torno a la estatua se desarrollará una historia de amor entre Clelia, una joven ex prostituta, y Gian Lorenzo Bernini.
En el verano de 2016, dos jóvenes, Asa y Davide, con la ayuda de un anciano abad volverán a juntar todas las piezas de un gran descubrimiento, sacando a la luz también una historia de amor inacabada que florecerá como un acto de resurrección…




The black vein. The Michelangelo mystery
Historical novel by Enrico Giustiniani and Gianni Donati (Phasar Editori, Firenze, 2024)


A "magnetic" statue, which remained intact during the passage of the Landsknechts in the sixteenth century, then of the Jacobin hordes, of Napoleon's troops but, above all, of General Kesserling's Nazis... Why?
The diary of a revolutionary Corsican priest, who lived in the 17th century, tells the story of a Christ Carrying the Cross begun by Michelangelo and then abandoned by him because of the presence of a "black vein" which appeared in the white marble at the level of the face. The statue was later finished in 1620 by a young Gian Lorenzo Bernini on behalf of the Marquis Vincenzo Giustiniani. In 1644 it was taken to the Church of San Vincenzo in Bassano Romano and there it remained forgotten and ignored until 1999 when it was finally attributed to Michelangelo.
Interwoven with the story of the statue will be a tale of love between a young ex-prostitute named Clelia and Gian Lorenzo Bernini.
In the summer of 2016, two young people: Åsa and Davide, with the help of an elderly abbot, will reconnect the broken threads that linked a great discovery and an unfinished love story that will have a final act of resurrection...

 
 

Sono stati presentati a Bassano Romano nella sala dei Cesari di Palazzo Giustiniani, sabato 4 settembre 202,1 i libri "La vena nera, una storia michelangiolesca" ed il "Discorso sopra il Cristo Giustiniani. Oltre gli autori Enrico Giustiniani, Gianni Donati e Nicoletta Giustiniani, sono intervenuti Claudia Pavoletti che ha teatralizzato alcuni bravi dei testi coreografati da alcuni figuranti accompagnata da alcuni interventi musicali. E' intervento anche don Cleto Tuderti già priore del Monastero di San Vincenzo Martire a Bassano Romano dove è conservato il Cristo michelangiolesco. In quell'occasione alla presenza di Girolamo Luca Muniglia Giustiniani e dello scultore Pablo Damian Cristi si è sottoscritto l'accordo per la committenza per il "Terzo Cristo Giustiniani", una nuova statua che con le due michelangiolesche costituirà una "Trinità" scultorea.

"Dietro le quinte" (della presentazione) scoprendo Genova di Marco Cazzullo
Famiglie Giustiniani il gruppo facebook delle "famiglie" Giustiniani, un resoconto dell'evento

 



Discorso sopra il Cristo Giustiniani di Michelangelo Buonarroti
il saggio storico-artistico di Nicoletta Giustiniani sulla prima versione Michelangiolesca del Cristo portacroce di Bassano Romano (Phasar Edizioni - 2021)


Nel 1514 l’allora trentanovenne Michelangelo, già assoluto e indiscusso protagonista del Rinascimento Italiano, si impegna con un gruppo di gentiluomini Romani, tra cui Metello Vari, a consegnare: «una fighura di marmo d’un Christo, grande quanto el naturale, ingnudo, ritto, chor una chroce in braccio, in quell’attitudine che parrà al detto Michelagniolo».

Questo volume, che potremmo definire “quasi” un romanzo storico, traccia le vicende della committenza Michelangiolesca di un “Cristo Portacroce” tra il 1514 ed il 1522. Un lavoro che si rivelò alquanto tormentato che portò alla creazione non di una, ma di due statue. La più nota, esposta a sinistra dell’altare maggiore della chiesa romana di Santa Maria sopra Minerva, è in realtà una “seconda versione” di una prima, creduta perduta, abbandonata dal Maestro che scolpendo si accorse di una vena nera nel marmo proprio all’altezza del volto: «reuscendo nel viso un pelo nero hover linea…». Una statua di un Cristo alto poco più di due metri, dalla forma di un uomo nudo, maturo, nel pieno del vigore fisico che tiene nella destra la Croce e nella sinistra il suo sudario.
Già dal titolo, dal formato 21x15 non usuale per i “libri d’arte”, e sfogliando le pagine del volume, ci si accorge che il testo sia agile e ben strutturato. Leggendo l’introduzione, si comprende anche perché l’autrice abbia scelto la formula “Discorso”. Un omaggio al marchese Vincenzo Giustiniani vissuto a cavallo del Cinque-Seicento, che acquistò, intorno al 1607 sul mercato antiquariale, la “prima versione” Michelangiolesca e che fece rifinire, molto probabilmente, da Gian Lorenzo Bernini.
Vincenzo Giustiniani è personaggio molto in vista nella Roma di inizio Seicento, banchiere ma soprattutto mecenate e collezionista. Non è un artista, ma un uomo dedito alla cultura, al bello e alla piacevolezza del vivere. Il suo gusto è documentato da i suoi numerosi “Discorsi” dedicati: alla pittura, alla musica, all’architettura, alla scultura, ma anche alla caccia e all’arte di viaggiare, agli usi e costumi di Roma e Napoli e all’arte di servire in tavola. “Discorsi” per capire e far capire. La sua prospettiva è quella dell’intenditore non quella del teorico.
Stilisticamente il saggio, pur essendo rigoroso dal punto di vista scientifico, con i giusti riferimenti e note storiche a piè di pagina, se ne differenzia per la struttura. Il libro è una sorta di racconto intimistico ricco di immagini, probabilmente tratto da vicende che la giovane autrice, appartenente alla stessa famiglia Giustiniani, dimostra di ben conoscere.
Non è un saggio storico-artistico “su Michelangelo”, ma la storia di “una statua di Michelangelo”. La storia di un Cristo risorto, che uscito nudo dal suo sepolcro con in mano i segni del suo martirio, ha il volto sereno, quasi disteso, solcato da una “vena nera” sulla guancia sinistra, come una lacrima di dolore per la sofferenza subita da Dio-uomo, ma con la bocca socchiusa “come se respirasse” , improntata ad un lieve sorriso, quello di un Dio benigno che si rivolge con fiducia e speranza all’umanità redenta.
Il “discorso sul Cristo Giustiniani” è un testo scritto in modo molto attuale, direi “fresco”, non autoreferenziale, non tipicamente accademico. Nei primi capitoli sono descritte le vicende della committenza michelangiolesca, ben documentate dai carteggi tra Michelangelo, i suoi committenti ed altri artisti, oltre che da alcune riflessioni sui fondamentali contributi degli storici dell’arte che più di altri hanno avuto modo di studiare la statua. La seconda parte del testo, è sicuramente più innovativa e moderna, del tutto inusuale per un libro d’arte, in cui l’autrice si sofferma, in chiave quasi giornalistica, sulle mostre che hanno accolto la statua del Cristo Giustiniani di Bassano Romano ed alcune interessanti curiosità che rendono la lettura sicuramente piacevole e soprattutto adatta a tutti i lettori, che sicuramente saranno poi stimolati ad andare a visitare i due capolavori Michelangioleschi ben descritti nel libro.
Gli ultimi capitoli sono dedicati ad un ritratto del marchese Vincenzo e alle vicende storiche del ramo Giustiniani di Roma. Un ultima parte è dedicata ad un “terzo” Cristo portacroce, una nuova committenza della famiglia Giustiniani, a cura dell’artista italo-argentino Pablo Damian Cristi, che ispirato ai due michelangioleschi, sta realizzando a Carrara.
recensione "Discorso sopra il Cristo Giustiniani di Michelangelo Buonarroti" su www.HDE.press
recensione "Discorso sopra il Cristo Giustiniani di Michelangelo Buonarroti" su www.culturelite.com di Giuseppe Massari

Durante l'annuale celebrazione della festa in onore della Madonna delle Grazie dal 30 agosto all'8 settembre 2021, è stato presentato dal giornalista Giuseppe Massari, presso il salone parrocchiale, il libro "Discorso sopra il Cristo Giustiniani di Michelangelo Buonarroti" di Nicoletta Giustiniani. E' intervenuto il parroco Giovanni Bruno e l'artista Gravinese Massimo Loglisci autore di un pregevole modello in scala, in pietra locale, del Santuario della Madonne delle Grazie
Si ripete l'annuale e tradizionale festa in onore della Madonna delle Grazie Gravina Life del 30 agosto 2021.



Il Terzo Cristo Giustiniani il progetto di Pablo Damian Cristi Pablo Damián Cristi intraprende un viaggio internazionale per presentare il Terzo Cristo Giustiniani al mondo, attraverso eventi dal vivo e conferenze.

il progetto scultoreo di Pablo Cristi Damian (nella foto a sinistra) consiste nella realizzazione di una scultura in marmo statuario di Carrara con inserimenti di dettagli significativi in ardesia di Lavagna raffigurante un Cristo Porta croce sullo stile di quelli Michelangioleschi della Minerva e di Bassano Romano.
L'artista intende idealmente completare la "trilogia Michelangiolesca" (fu lo stesso Michelangelo che nel 1520 scrisse la sua intenzione di fare una "terza" statua di un Cristo Portacroce al suo committente Metello Vari), ispirandosi al concetto della Trinità, dove il "primo Cristo" di Bassano Romano rappresenterebbe idealmente il “Padre”, per la consapevolezza che lascia intravedere nella staticità della sua postura accanto alla croce. Il "secondo" della Minerva, rappresenterebbe il “Figlio”, il Cristo che nella rotazione del braccio sinistro sembra allontanarsi dalla Croce, come in un momento di distacco tra la sofferenza terrena del Cristo-uomo e quella celeste del Cristo-Dio che esce risorto dal sepolcro. Il "terzo" Cristo dell'artista Italo-Argentino rappresenterà lo “Spirito Santo”, il soffio vitale di Dio, guida carismatica che conduce il popolo verso i cambiamenti e le nuove prese di coscienza. L’uomo si fonde con il “manto” che lo avvolge, e lo lega indissolubilmente alla croce, la quale torna all’uomo in una spirale infinita, simbolo di vita eterna. Il progetto ha avuto l’interesse di prestigiosi sponsor e del Museo CARMI di Carrara. L'opera che sarà alta quasi tre metri, sarà terminata nell'estate del 2024, quando partirà per un tour in alcuni paesi europei per arrivare poi in Argentina patria dello scultore. Attualmente l'opera è in corso di lavorazione en plein air, dopo il primo abbozzo a Carrara ed una prima rifinitura a Moneglia (GE) presso la "tenuta Bollo", ora il "Terzo Cristo Giustiniani" è a Londra presso il prestigioso Royal Exhange Center, in lavorazione sotto il colonnato del prestigioso palazzo, fino al 30 dicembre 2023.

Arte: il terzo Cristo Giustiniani di Michelangelo sarà realizzato a Carrara da Pablo Damian Cristi La Gazzetta di Massa Carrara (31 luglio 2021)
Pablo Cristi erede di Michelangelo: dopo 500 anni finirà l’opera incompiuta del maestro La Voce Apuana (1 agosto 2021)
Pablo Damian Cristi realizzerà a Carrara il Cristo incompiuto di Michelangelo Il Tirreno (3 agosto 2021)
Arte: il terzo Cristo Giustiniani nascerà a Carrara La Gazzetta di Massa Carrara (3 agosto 2021)
"Torano Notte e Giorno" dà la notizia: a Carrara la presentazione del Cristo commissionato da un'antica famiglia genovese La Gazzetta di Massa Carrara (7 agosto 2021)

Pablo Damian Cristi scolpirà il "Terzo Cristo Giustiniani" al prestigioso Royal Exchange di Londra in collaborazione con red8 gallery fino al 30 dicembre 2023
Il working in progess del Terzo Cristo Giustiniani si sposta a Londra dal 20 novembre al 31 dicembre 2023. L'artista Italo-Argentino Pablo Damian Cristi scolpirà la sua scultura en plein air nell'atrio del prestigioso Royal Exchange di Londra (davanti alla fermata metro BANK). Partner dell'operazione la REDEIGHT Gallery che ha aperto le sue porte al processo creativo dello scultore, consentendo al pubblico di testimoniare la fonte di ispirazione, resilienza ed emozioni vive dell'artista. Questa iniziativa è progettata per creare una profonda connessione tra il pubblico e sia l'opera d'arte che il suo creatore. In un movimento verso una maggiore accessibilità e inclusività. REDEIGHT Gallery ha anche annunciato un prossimo tour della statua del "Terzo Cristo Giustiniani" che toccherà Europa, Stati Uniti e America Latina.


PALAZZO GIUSTINIANI A BASSANO ROMANO

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Palazzo Giustiniani a Bassano Romano in una stampa d’epoca a sinistra la "Sala dei Cesari" negli anni cinquanta

Una mappa di Palazzo Giustiniani di Bassano Romano Romano
Come abbiamo già detto sulla piazza si erge il Palazzo Giustiniani -Odescalchi, esso è il risultato delle trasformazioni operate sul primitivo castello degli Anguillara nei primi anni del '600.
Risale all'epoca degli Anguillara il piano interrato e il piano terra che presenta una planimetria a C aperta con vista sui giardini all'italiana (oggi poco curati ), secondo i canoni architettonici del '500. Da un'analisi delle cornici, marcapiani, aperture, impostazione planimetrica, la progettazione si può attribuire alla scuola dei Sangallo.
Il portale di ingresso a "bugnato" è simile al portale del palazzo Farnese a Roma progettato da Antonio da Sangallo. Nel 1595 il palazzo diviene proprietà della famiglia Giustiniani.
Vincenzo Giustiniani, grande mecenate e collezionista d'arte, inizia i lavori di trasformazione e completamento del complesso architettonico, aggiungendo alle strutture preesistenti il piano nobile collegandolo con i giardini all'italiana tramite un ponte levatoio e attuando l'ampliamento dei giardini con un casino di caccia e un parco ricco di fontane, viali e giochi d'acqua, oggi purtroppo in cattive condizioni.
Il cortile è affrescato con scene di trionfi e allegorie da Antonio Tempesta nel 1604, oggi tali affreschi sono in pessime condizioni. Dal cortile per mezzo di una scalinata si accede al loggiato affrescato con grottesche della scuola degli Zuccari.
Nelle nicchie erano collocate statue antiche, e in quella della più grande della parete di fondo troneggia la statua di un imperatore romano. Dal loggiato si accede al piano nobile.
Tra il 1699 e il 1700 fu realizzato nel Palazzo di Bassano un vero e proprio "teatro stabile", con palcoscenico attrezzato e palchetti fissi. Il teatrino si presenta come un ambiente a pianta rettangolare (m. 12.60 x 6.70), al quale si accede sia dal cortile interno, sia direttamente dall’esterno, grazie al secondo ingresso aperto nel 1786; è dotato di un doppio ordine di palchetti in legno aventi conformazione planimetrica ad U, con asse maggiore disposto perpendicolarmente al palcoscenico. I palchetti, ai quali si accede mediante la scala a chiocciola di servizio del palazzo, sono completamente a sbalzo verso la platea, ancorati alla muratura d’ambito e senza divisori, presentandosi quindi come una sorta di ballatoio o di loggia.  Il palazzo è visitabile tutti i sabati dalle 10 alle 13. 
Gli affreschi dell'ala sud sono opera di Bernardo Castello (1605) "Amore e Psiche"; quattro sale intitolate alle stagioni sono opera della scuola degli Zuccari e presentano richiami stilistici agli affreschi di Caprarola. Quelli dell'ala nord sono opera di Paolo Guidotti Borghese (1610) con l'allegoria "Felicitas aeterna", Domenico Zampieri detto il Domenichino (1609) con l "Historia di Diana", e Francesco Albani (1609) autore del "Concilio degli Dei" e la "Caduta di Fetonte". Come abbiamo già detto, dal palazzo si può accedere ai giardini interni di cui ammirare, dagli archi del loggiato, un bellissimo scenario con scale elissoidali tra le verdi spalliere e lo sfondo delle alte e secolari piante del parco. Esso si compone di lunghi e ombrosi viali di alberi ad alto fusto come leggi, abeti, querce, castagni e lecci. In fondo al viale principale domina il casino di caccia detto "La Rocca"
Questo castello a cinque torri merlate riproduceva nelle sue linee architettoniche una parte dello stemma Giustiniani. Un piccolo forte perso nel verde dove sembra che la famiglia trascorresse la maggior parte del loro tempo a Bassano.

Paolo Portoghesi: Il Palazzo, la Villa, e la Chiesa di S. Vincenzo a Bassano in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria vittoria Brugnoli: I primi affreschi nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria Vittoria Brugnoli: Il soggiorno a Roma di Bernardo Castello e le sue pitture nel Palazzo in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria Vittoria Brugnoli: Gli affreschi dell’Albani e del Domenichino nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Maria Vittoria Brugnoli e i suoi studi sul Seicento di Liliana Barroero (UniRoma3)
Italo Faldi: Gianpaolo Guidotti e gli affreschi della 'Sala del Cavaliere' nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1957 - III-IV (luglio-dicembre - XLII)
Giovanni Becatti: Una copia Giustiniani del Mitra di Kriton in Bollettino d'arte 1957 - I (gennaio-marzo - XLII)
John Rupert Martin: Disegni del Domenichino. Per la Galleria Farnese e per la Camera di Diana nel Palazzo di Bassano di Sutri in Bollettino d'arte 1959 - I (gennaio-marzo - XLIV)
Laura Buccino: Le antichità del marchese Vincenzo Giustiniani nel Palazzo di Bassano Romano in Bollettino d'arte Fascicolo 135-136 (gennaio-giugno 2006)
Agostino Bureca: Indagini conoscitive e primi interventi per il recupero del Giardino Segreto della Villa Giustiniani di Bassano Romano con Appendice di Rossella Pantanella in Bollettino d'arte Anno XCV, 2010, SERIE VII, FASC 5 (GENNAIO–MARZO)
Michele Campisi: Il Giardino di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano: la villa del Seicento, ragioni e passioni in Bollettino d'arte Anno XCV, 2010, SERIE VII, FASC 5 (GENNAIO–MARZO)
Fiorella Proietti, Piero Scatizzi: Il Giardino dei Giustiniani a Bassano “di Sutri” attraverso la cartografia e le fonti d’archivio dal XVI al XIX secolo in Bollettino d'arte Anno XCV, 2010, SERIE VII, FASC 5 (GENNAIO–MARZO)
Fiorella Proietti: Il principe Vincenzo Giustiniani e il suo teatro nel Palazzo di Bassano in Bollettino d'arte Anno C, 2015, SERIE VII, FASC 25 (GENNAIO– MARZO)
LUCILLA DE LACHENAL: Di tre statue Giustiniani e della loro smarrita provenienza veliterna in Bollettino d'arte Anno CII, 2017, SERIE VII, FASC 33-34 (GENNAIO-GIUGNO)
Identità vere e finte nel programma decorativo del Palazzo di Bassano: Albani, Domenichino, Tempesta, Castello e Guidotti dipingono per Vincenzo Giustiniani a cura di Christina Strunck estratto da a Villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano : dalla storia al restauro a cura di Agostino Bureca

Le gravissime perdite culturali ed artistiche di Palazzo Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano Eventi Culturali Magazine a cura di Raffaella Ciofani
Le antichità del marchese Vincenzo Giustiniani nel palazzo di Bassano Romano, a cura di Laura Buccino in Bollettino d’Arte, XCI, serie VI, 135-136, gennaio-giugno 2006, pp. 35-76
La prima committenza Giustiniani nel Palazzo di Bassano Romano (1603-1606) di Salvatore Enrico Anselmi in Rivista dell'Istituto nazionale di Archeologia e storia dell'arte 58 III serie XXVI, 2003

ALCUNI TESTI SULLA VILLA GIUSTINIANI ED IN GENERALE SU BASSANO ROMANO
La villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano dalla storia al restauro di Agostino Bureca (Gangemi editore)
Villa Giustiniani e la sua comunità. MuSST#3 progettazione culturale integrata per ville e giardini di Federica Zalabra (Ghaleb editore)
La storia di Bassano Romano di Rino Pompei (Ghaleb editore)
Quando c'erano le lucciole di Giancarlo Torricelli (Gruppo Albatros Il Filo editore)
Monastero San Vincenzo Martire 1941-2011. 70 anni a San Vincenzo in Bassano Romano di AA.VV. (Sussurri dal Chiostro editore)
Bassano Romano di AA.VV. (ed. CARIVIT)


E' stato presentato sabato 1 ottobre 2022 nella Villa Giustiniani di Bassano Romano (Sala della caduta di Fetonte) il libro Villa Giustiniani e la sua comunità. MuSST#3 progettazione culturale integrata per ville e giardini a cura di Federica Zalabra (Ghaleb editore) interverranno la curatrice Federica Zalabra, Fiorella Proietti, Ernesto Sapienza, Davide Ghaleb e Marco D'Aureli.
Il testo racconta l’esperienza svolta tra il 30 aprile ed il 1 maggio 2022:“Bassano Romano: una processione, un palazzo, una comunità” , una passeggiata-racconto nel borgo, tra la dimora e i giardini di villa Giustiniani tra rievocazione di ricordi, canti e testimonianze storiche, rievocando il legame che univa il popolo di Bassano alla storica dimora nel giorno della processione di Sammarimonti. Marco D’Aureli di Comunità narranti ha effettuato la ricerca sul campo, la performance ha visto impegnati i narratori di comunità Simona Soprano, suoi i testi e la regia, Alessio Mascagna e Maria Morena Lepri. Letture e intermezzi musicali sono stati affidati all’attrice Laura Antonini e al maestro Luciano Orologi. Il testo edito è stato curato da Federica Zalabra, già direttrice di villa Giustiniani, e racchiude gli interventi di Fiorella Proietti e Ernesto Sapienza, assieme alla documentazione fotografica della passeggiata-racconto e della processione.
Il 1 maggio 2022, dopo più di cinquanta anni, come storicamente accadeva, il corteo della processione di Santa Maria ai Monti è partito dalla Villa Giustiniani per attraversare il suo parco e terminare il suo percorso presso la chiesa di Santa Maria ai Monti.
L’iniziativa “Progetto di comunità per il parco di villa Giustiniani” è stata finanziata dalla Direzione generale musei del ministero della Cultura nell’ambito del programma Musst#3, con l’obiettivo di mettere in campo una serie di azioni tese a coinvolgere la comunità locale – tramite iniziative presso le scuole, coinvolgendo associazioni, l’università agraria, e attraverso un lavoro di documentazione di storie e testimonianze – nel ripristino dell’originario percorso della storica processione che ogni primo maggio attraversava il grande parco per raggiungere la chiesa rurale di Santa Maria ai Monti. Questo non soltanto per riscoprire e far rivivere una tradizione locale, ma anche per ricucire il dentro del parco della villa con il fuori della comunità bassanese, per consentire ai bassanesi di tornare a vivere e sentire propria la storica dimora.


Presentazione "Le confraternite storiche di Bassano" di Fiorella Proietti - Bassano Romano 30 aprile 2023

In occasione della storica Processione di Santa Maria ai Monti 2023 di Bassano Romano, nella sala dei Cesari del Palazzo Giustiniani è stato presentato il libro di Fiorella Proietti sulle confraternite storiche di Bassano (Confraternita del SS. Sacramento e del Gonfalone, Confraternita della SS. Trinità, Confraternita di Sant'Antonio Abate e della Pia Unione della Madonna della Pietà).  Le confraternite sono state nel tempo un fenomeno di grande rilevanza nell’ambito locale, così come è avvenuto per tutto il territorio nazionale. Esse hanno avuto un grande incremento numerico tra la seconda metà del Cinquecento e la fine del XVIII secolo. È proprio questo il periodo indagato nel presente lavoro, anche se poi se ne traccia brevemente la storia fino alla metà del XX secolo. Tale è stata l’importanza delle confraternite in passato che difficilmente si potrebbe comprendere la storia di un luogo senza tenere conto della loro presenza. Il loro operato sia in termini di la vita devozionale che di solidarietà sociale viene analizzato anche in rapporto con il potere centrale, le magistrature cittadine e i Signori Giustiniani, i quali esercitavano un dominio di carattere quasi feudale. L’apporto della famiglia Giustiniani alla vita confraternale bassanese è stato determinante sia in termini di condivisione e di presenza dei propri membri all’interno delle fraternità locali, sia nella scelta delle arciconfraternite romane alle quali associare quest’ultime. Ai principi Giustiniani si attribuisce anche la committenza, a validi artisti attivi nell’Urbe, delle belle pale d’altare dei due oratori bassanesi che, grazie alle ricerche effettuate nei vari archivi, trovano finalmente una paternità.



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Bassano Romano 1630 circa - Galleria Giustiniana

Gli affreschi dell’Albani e del Domenichino a Palazzo Giustiniani, descritti da Monsignor Giuseppe Capecelatro
In una busta conservata nel fondo Odescalchi è presente un fascicolo che contiene un manoscritto di undici pagine ed ha per argomento: “Capecelatro Monsignor Giuseppe, descrizione poetica delle pitture del Palazzo Giustiniani”; sul detto è segnata la data “1670?”, un errore sicuramente, perché l’autore della poesia non era ancora nato.
In questo foglio è stampata una “allocutio ad eruditos”, scritta per far conoscere ai dotti che nel palazzo di Bassano, in quegli anni dimora del principe don Andrea Giustiniani, avevano lavorato nel 1609 due pregevoli pittori, tra loro amici: Francesco Albani che affrescò nella pinacoteca, ispirandosi alle Metamorfosi di Ovidio, “la caduta di Fetonte” e Domenico Zampieri detto il Domenichino che invece dipinse “le leggende di Diana” in una piccola stanza dove in quegli anni dormiva il Principe. Forse il giovane Giuseppe Capecelatro lesse questo documento e ne trasse ispirazione per scrivere il poemetto. Ora veniamo all’autore della poesia.
Durante la sua permanenza a Roma sicuramente ebbe contatti con gli ambienti culturali e nobiliari romani ed è di questi anni la traduzione italiana, in versi sdruccioli, della “Bucolica di P. Virgilio Nasone” (Napoli 1775). Sempre durante la sua permanenza a Roma, ritengo abbia conosciuto don Leonardo Benedetto Giustiniani, allora principe di Bassano.
Tramite questo sicuramente andò a Bassano e visitò il Palazzo dove, ispirato dalle stupende pitture presenti nelle stanze, scrisse il poemetto che dedicò al Principe don Leonardo. Il testo è in versi endecasillabi sciolti e descrive quelle due stanze di cui parlava la “Allocutio ad eruditos”. La poesia è divisa in due parti: la prima descrive gli affreschi eseguiti dall’Albani, la seconda quelli del Domenichino. La lettura di questa, per essere apprezzata e valorizzata andrebbe fatta sul posto a ”Mirar immagin pinte”.

A Sua Eccellenza il Signor Principe D. Leonardo Benedetto Giustiniani. Descrizione della galleria del Palazzo di Bassano, Prima parte, pitture dell’Albani: La caduta di Fetonte.

Qual mi destan stupor queste ch’io miro D’animator pennello immagin pinte, No! Che pinte non sono: esse son vive, Veggo l’anima in lor: Mira Fetonte Che paga il fio del temerario ardire.
Mira come dal carro rovesciato Dal fulmine di Giove in giù col capo
A braccia stese, e coll’aperta bocca Con i lumi stravolti in giù ruina. Lo spavento, e il dolor gli è pinto in viso. I sfrenati destrier senza l’auriga Van vagando pel ciel, uscendo fuori Dall’assegnata lor faccia celeste.
In alto sta l’Onnipotente Giove Scuotendo in mano il fulmine tremendo Punitor de’ malvaggi, e tutta in volta Ha la maestà dipinta. Al piè gli giace L’aligera Ministra, che di orrende Folgori un fascio negli artigli ha sempre Gli siede accanto la sorella, e moglie Di sua possenza altera,ed ha il superbo Pavone al fianco, ed Iri all’altro lato.
Tutti i Numi a consiglio uniti stanno Attoniti al fragor dell’alta sfera Ed il turbato corso di natura. Accigliato Saturno il guardo ha fisso Nel fulminato giovane cadente, E come immitator della severa Riggida antichità sembra, che approvi Il castigo che soffre. Accanto a lui V’è la figlia di Giove, e ha l’elmo in testa E l’asta in mano. Colle Grazie accanto, Cole colombe al piè Venere siegue, Che tutta intenta a carezzar Cupido Delle disgrazie altrui cura non prende, E dell’ispido fabbro suo consorte Sulla sinistra spalla appoggia un braccio. Siegue Esculapio in gran pensiero assorto Quasi volesse al giovane fratello Colla medica man porgere salute. Coronato di pampini rimira Il figliol di Semele; E par non prenda Cura del fatto, e serba allegro il viso, Che ravviva il liquore dall’uva asperso. Mira attonito Apollo afflitto, e mesto Rimirando il cader del figlio amato E se stesso condanna, che non seppe Opporsi a suoi desiri, affidar volle, nell’inesperta man l’ignar destrieri, Gli siede accanto colla clava […] Così copre il cuoi del leone.
Mira dall’altra parte affumicato e nero Col biforcuto ferro uscir Plutone Dalla magion d’Averno, e il suo germano Il Dio del mar che il gran tridente inalza Scuoditor della terra. In Giove fisso Tiene lo sguardo il Messagger del Nume Quasi che penda dal suo cenno, e ha l’ali Sulla testa spiegate, e sulla spalla Il fatal caduceo tiene appoggiato. Siegue dall’armi il formidabil Nume Che non badando quel, che accade in cielo I lumi ha fissi nell’opposta parte. La Citerea si asside. Alfin rimira La cacciatrice Vergine di Delo E la turrita Berecintia madre Che stan pietose a rimirar dolenti Del misero garzon l’alta caduta. Mentre tai cose nell’empirea volta Accadono dal ciel, mira d’intorno Le dipinte pareti, e vedrai quello he accadrà sulla terra. Allonda fresca Che sgorgando da un sasso in giù ruina L’arse fauci disseta un fauno irsuto. Mira il padre Eridan cinto di canne Che nella cristallina onda, che versa Dall’urna rovesciata, il fulminato Giovane attende. La canuta barba, Le bianche ciglia, le pietose luci Ha in lui rivolte, e par che senta in cor Pietà di lui. Le tre Sorelle afflitte D’aspro duolo atteggiate, in riva al fiume, L’etra di grida, e di lamenti il cielo Assordano piangendo, e s’empie un vaso Dalle lacrime lor.
Evvi l’amico Ligure già dal duol converso in cigno Che batte l’ali per l’affanno, e stride. Mira Cerere là piangente afflitta Per l’arse biade e i desolati campi. Mira dall’onda uscir le tre sirene Che attonite in rimirar l’alta caduta Sospendon l’armonia da cavi busi E le musiche note incantatrici. Tratta è da due delfini all’altro lato La Regina del mar l’onda s’allegra, Che bagna il suo bel piè, le fan corteggio Cimodoce, e Nesea che stanle al fianco, Due genietti aligeri le vanno
Svolazzando sul capo, e dal suo manto Che dal vento all’aura s’erge, Nuotando va delle Nereidi il coro. Attonito al fragor, che s’ode in cielo Sulla marina Conca esce Nettuno Euna Diva del mar gli siede accanto. Gli atterriti destrier mal regge il freno Del Dio del mar, e van disordinati Per l’ampio pian vagando. L’Etna rimira Che colle fiamme sue dall’arso cielo Accrese il fuoco, e sotto a lui nel mare Scilla e Cariddi a naviganti rimpasta Ch’escon dall’antri a rimirar la luce. Mira nel fondo alfin dell’ampia sala Sopra auro leggio Verità seduta Ad adornarsi intenta: Ella non cura
Né dell’Etna il fragor, né lo spavento De servi suoi, chi rovesciato a terra, Chi riguardante a bocca aperta il cielo, Ella consulta il fido specchio, in mano Di preziose margherite ha un vezzo Onde fregiarne il biondo crine, e il collo, E il seminudo braccio. In aura anella Gli attorce il crine la fida ancella avvolto Nel caldo acciaio, e languidetta in viso Di sua bellezza sol par che s’appaghi. Principessa gentil che meco ammiri Nell’avita magion opra si grande Dal pennel dell’Albani. Ah fuggi ah fuggi L’esempio di costei negletta inculta Sempre tu bella sei, sempre fai scorno A quante pinte ha qui vaghe figure L’animatrice man. Pur non è questo Il tuo preggio maggior. L’anima grande Che nutri in seno, e la virtù più rare Che ti adornano il cuor; queste ti fanno D’ogni eloggio maggior. Non posson queste Dal pennello ritrarsi, a dir tuoi preggi E al Vate sol, non al Pittor concesse Dunque dirre….. Ma tu ti sdegni meco E modesto rossor ti adombra il viso Non adirarti io taccio: e sol ricevi Dal grato cuor d’un inesperto vate Questo,che or offre a te scarso tibuto.


Le pitture celebri di Bassano descritte da Monsignor Giuseppe Capecelatro, Seconda parte, Le gesta di Diana

Mentre in estasi assorto, e pien dell’alte Idee, che il grande Alban mi pinse in mente Ritraggo il piè dalla diletta sala Che a contemplar vò spesso, in altra stanza Un spettacol novel mi soffre al guardo. Se il soggetto primier m’empie d’orrore, Di spavento, e pietà, quest’altro invece D’inusitata gioia il cor mi colora. Il morbido pennello, e delicato Del gran Domenichin rifugge ogni opra Che non spira piacer, che il cor non molce Egli qui con la mano incantatrice Le gesta pins della Dea di Delo Sopra i gioghi di Cinto ecco Latona Su d’uno scoglio assisa, altera e lieta Per la gemina prole, e per aver Data la luce all’universo. Assiste Giove al gran parto tra le nubi assiso. Scherzano i nati pargoletti in grembo Alla loro genitrice: Il piccol Febo Coronato di rai succhia una poppa, E la piccola Cintia, avendo in fronte La bicornuta insegna, al labbro un dito, Del notturno silenzio amanti, appoggia.
Mira cresciuta poscia in altro loco Sopra candida nube appar Diana. Mira l’irsuto Pan, che la sua capra Col ricurvo baston guida, e riceve Dalla provvida Dea la bianca lana. Mira all’altro lato all’onda frescha Va a tuffarsi la Dea, nude le membra Appajono celesti, e nude stanno Le vergin compagne; eran sicure Di non esser mirate.Ecco Atteone Che nascosto le guata; Ecco la Dea Se ne accorge, e si adira, e vergognosa, Tra le socie si stringe, e si nasconde; E ‘l misero Atteon, converso in cervo Da suoi veltri è seguito. Ogni cantone Della volta ha un aliger amorino Che è già pronto a servir la Dea di Delo Che si accinge alla caccia, un suona il corno L’altro accarezza un can; l’altro ha la rete; L’altro su dito un aguzzato strale Prova che punge. Ahi misera Diana Con tanti amori intorno io ben prevedo, Che della caccia invece, altro diletto Nel pudico tuo cor possa aver loco. La tua verginità, che si gelosa, Custodisti finor, misera, io piango. Ecco ferita dallo stral d’amore Suader ti miro del pastor di Latmo Agli amplessi, ed ai baci; e la felice Che non avesti testimon veruno Delle tue debolezze, onde potesti Serbar di casta, e di pudica il nome. Ecco rimiro alfin la più bell’opera Della pietosa Diva. All’ara innanzi La verginella Efigenia vien tratta Per oracol funesto, e già gli pende Sopra il capo la scure: Il fier Calcante Tien ritto in piè, la sacra tazza in mano, Mesta la turba de’ congiunti, e amici Dietro l’afflitta giovane, s’affolla, Chi pel duolo si strappa il biondo crine, Chi distese le braccia al ciel tenendo, L’etra assorda di strida: altri nel cavo Delle curvate palma asconde il viso, Altri bagna di lagrime il canuto Cuor dal mento, altri le spalle volge Altri oppone il suo manto, onde non miri Dell’infelice vergine lo scempio. Ma non soffre il dolor di tanti afflitti
La pietosa Diana: Ella discende Sopra candida nube, ed una cerva Della vergine invece offrì all’altare. E la salvata Efigenia destina Per sua seguace, e sua ministra al tempio.


Il mito di Fetonte nel Palazzo Giustiniani a Bassano Romano
di Pasquale Picone

La rappresentazione del mito di Fetonte nel soffitto della galleria, cioè nell’ambiente di rappresentanza, del palazzo Giustiniani di Bassano Romano rimanda, già nel testo, ad alcune vicissitudini del problema dell’identità dei committenti, sia individuale sia del nucleo familiare di provenienza. Nella narrazione di una delle fonti del mito, le Metamorfosi di Ovidio, il sole, a suggello della propria paternità nei confronti del figlio Fetonte - riconoscimento richiesto dal figlio-, elargirà qualsiasi dono dovesse chiedergli. Il figlio Fetonte gli chiede una cosa difficilissima. guidare il carro del sole. il padre, nonostante le esortazioni a recedere dalla richiesta, sino ad illustrarne le pericolose implicazioni, è costretto dal suo impegno precedente a consentire al desiderio. l’evento va male. il sole esce dal suo corso normale. tutto brucia. si rischia l’apocalisse. la terra invoca l’intervento di Zeus che ristabilisce l’ordine e la giustizia. Fulmina Fetonte che precipita nell’Eridano e viene trasformato in costellazione insieme al carro, ai cavalli e all’Eridano stesso. Quali sono le motivazioni che originano la scelta di una rappresentazione di questo mito, così singolare, e non di un altro? Quali i significati identitari generati da tali motivazioni? Bisogna cercare nella storia familiare dei Giustiniani.
Innanzitutto il cognome, scrigno che racchiude il genius familae. dagli emblemi rinascimentali, sino alle considerazioni psicoanalitiche sui contenuti archetipici racchiusi nel significato del cognome, che possono giungere ad orientare e plasmare i destini individuali, il cognome evoca immagini, senso, trame fatali e destini talvolta ineluttabili. “poiché questi dipinti furono eseguiti per un Vespucci, il Gombrich ha certamente ragione quando sospetta che, a causa delle vespae del loro stemma, i Vespucci amavano far dipingere quadri dove compaiono vespe: può darsi dunque che Marte e Venere di botticelli sia stato uno di questi. è però una caratteristica comune alle ‘invenzioni’ rinascimentali che il soggetto araldico non venga introdotto piattamente e per se stesso nei dipinti, ma che esso trovi sempre una motivazione all’interno del tema prescelto per il dipinto stesso”. L’emblema della giustizia, la bilancia, ricorre negli affreschi di palazzo Giustiniani proprio nella prospettiva di una complessa “elaborazione” dei temi dell’identità e del destino del genius familae.
I Giustiniani, provenienti da Genova, amministravano nell’isola di Chios sin dal 1362. Qui avevano costruito stabilità, fortuna e potere. improvvisamente vengono spazzati via dalle conseguenze di uno dei primi sussulti che destabilizzerà l’Europa di quell’epoca: la caduta di Costantinopoli nel 1453. che determinerà più tardi l’occupazione turca di Chios nel 1566. La fuga da Chios è un’apocalisse familiare, la perdita dei punti di riferimento. la ricostruita sicurezza, l’acquisto del palazzo di bassano Romano nel 1595, il suo ampliamento e gli affreschi eseguiti nel 1609, rappresentano un rinnovato radicamento, la riconquista della stabilità. ma è una stabilità che si vuole, da un lato, interrogare sulla fragilità vissuta, sperimentata e, dall’altro, celebrare l’apoteosi del riscatto. La vicenda familiare viene meglio compresa se si colloca in un ampliamento di orizzonti, tale da includervi la fragilità dei delicati equilibri cosmici. minacciati sì dalla sconsiderata hybris del giovane Fetonte, che aspira ad un compito rischioso ed estremo, ma sulla quale interviene, a risanare e riequilibrare, la suprema giustizia divina di Zeus. l’accezione di giustizia connessa all’intervento di Zeus, fu indicata anche da Dante (Purgatorio XXiX, 118-120).
A questo punto, tuttavia, sorgono alcune questioni ai fini dell’indagine. tutti gli affreschi delle pareti, della galleria in esame, sono in ordine al testo del mito di Fetonte rappresentato nel soffitto, escluso uno: raffigura Venere che si specchia, insieme a quattro grazie e la sfinge.
Mentre le altre raffigurazioni parietali sono intrise del senso di contemporaneità, partecipazione e consapevolezza del dramma che si svolge nel soffitto, qui Venere vi è indifferente. si guarda, tranquilla e distaccata, nel suo specchio. due delle grazie partecipano costernate al dramma, mentre le altre due sono del tutto dedite alla cosmetica di Venere. resta, nello spettatore, l’enigma di una estraneità e indifferenza che risaltano tanto più quanto l’atteggiamento della figura centrale, Venere, e delle altre due grazie, si collocano del tutto fuori dal testo raffigurato in ogni scena della galleria. La prima associazione che affiora è quella di una hybris femminile, la bellezza che si auto contempla, simmetrica a quella maschile di Fetonte. ma quando l’analisi si spinge ad indagare i simboli, insieme ai contenuti sapienziali e storico-religiosi, di quella complessa attività grazie alla quale il rinascimento ha rilanciato il mito classico, ci si imbatte nel contributo di De Santillana sul significato del mito in generale. La sua tesi, come è noto, è che il mito non sia solo una peculiare produzione dell’immaginazione, o un’alternativa al logos, come ci ha raccontato la tradizione liceale e scolastica. ma esso è anche depositario di conoscenze scientifiche antichissime, di natura astronomica, dalle quali nacquero la matematica, la fisica e la filosofia. De Santillana, in altri termini, ha posto questioni profonde. innanzitutto nell’ambito della storia delle religioni. Un ambito, cioè, che si occupa di storicizzare le formazioni mentali su quel primato che già lo stoicismo - di cui Musonio Rufo da Bolsena è stato uno dei massimi rappresentanti -, aveva individuato come decisivo per l’essere umano e per il suo rapporto con la realtà: le rappresentazioni (gr. = phantasiai). Il mito di Fetonte è letto da De Santillana in chiave astronomica, come documento di una consapevolezza antichissima dell’inclinazione dell’eclittica. De Santillana segnala il passo del Timeo, 22 c-e, dove Platone descrive la causa astronomica della leggenda di Fetonte.
Quel che conta maggiormente ai fini del presente contributo - e che offre altresì chiavi di estremo interesse per diversi settori della ricerca sul patrimonio della Tuscia viterbese, è che il contributo di De Santillana fornisce una possibile comprensione dell’enigma di Venere. L’analisi dei particolari della scena, a partire dall’atteggiamento di Venere, deve prendere in considerazione prevalente lo specchio; il numero delle grazie, all’atteggiamento delle quali si è già accennato; il ruolo della sfinge. lo specchio, gli ornamenti e la cintura magica sono attributi della variante greca di Venere, afrodite: ne parla Plutarco nel De Fortuna Romanorum.
Inoltre, lo specchio è strumento di consapevolezza e di “cosmetica”. sia nell’etimo di cosmetica, che rimanda a kosmos, sia nella funzione della coltivazione del proprio aspetto, della bellezza soggettiva, c’è un rimando all’armonia, come accordo delle parti e ricerca della proporzione. le grazie rappresentano l’unità di Venere (Wind). normalmente, come è noto, le grazie sono tre. Il numero 4 da un lato potrebbe essere un elemento di break down (ovvero, rottura dei riferimenti abituali) cognitivo e percettivo (attività tipicamente ermetica, in cui i rinascimentali erano maestri, basti pensare alla casina pendente di Bomarzo, la cui funzione è quella di “rompere” i codici percettivi abituali, onde aprire la mente alla prospettiva ermetica che il bosco sacro propone) e, dall’altro, alludere alle quattro stagioni come segnala Christina Strunck. Tuttavia, se consideriamo che le quattro grazie formano con Venere un gruppo di cinque, ciò potrebbe essere anche strettamente legato al significato astronomico del pianeta Venere e del suo ciclo planetario delle cinque diverse posizioni occupate ogni otto anni.
Qual è dunque questa dottrina esoterica rappresentata da una Venere che, con apparente indifferenza rispetto ad un dramma, si mostra immersa nella cosmetica? Si tratta dell’afrodite Urania della quale accenna Platone nel Timeo, il testo sapienziale che, sotto il braccio di platone, il divino filosofo, è al centro di la Scuola di Atene di Raffaello. Ella è la vera forza cosmica che, dal kaos trae ilkosmos. ne perpetua l’ordine planetario e l’armonia dei cicli, restaurando le periodiche minacce e le crisi, che accidentalmente possono essere introdotte da eventi e interventi temerari. Venere è indifferente perché consapevole e tranquilla. perché la stessa giustizia di Zeus è un effetto di questa armonia immanente. La Strunck ipotizza un’intenzionalità dell’autore dell’affresco, albani, di riferirsi alla "Venere celeste". ipotesi sorretta da indizi che testimoniano sulla lettura, da parte di albani, dell’opera di Vincenzo Cartari. In tal modo i Giustiniani non solo avevano attinto ad un vero e proprio pharmakon che cicatrizzava le angosce di un’apocalisse vissuta; non solo ne realizzavano l’etimo di "disvelamento", come nell’atto di una delle grazie, ma addirittura si rappresentavano come oggetto di protezione, riscatto e legittimazione da parte della più alta forza di costituzione del macro-cosmo. E ciò avveniva proprio per via di quella peculiarità ermetica di cui si è nutrito tutto il rinascimento sino a Campanella: una potenza, una configurazione, un Dio si attiva e diventa operativo in forza della connessione tra significato ed immagine.

Un servizio RAI del 2019 sul Palazzo Giustiniani di Bassano Romano Non è difficile capire perché Federico Fellini scelse di ambientare una scena de "La Dolce vita" nei saloni di Villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano. Malgrado oggi siano scomparsi i mobili, il palazzo conserva tutto il fascino di una dimora principesca, tra episodi della vita di Diana dipinti da Domenichino e il meraviglioso salone di Fetonte, opera di Francesco Albani. Lo storico dell'arte Costantino D'Orazio ci guida all'interno della villa e alla scoperta di un capolavoro di Michelangelo, custodito nel Monastero di San Vincenzo.

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Particolare l'incredibile somiglianza di questa "rocca" con le fortificazioni della terra natia del Marchese Vincenzo Giustiniani, Chios.
Un legame con la terra greca di oltremare che si trova in uno degli affreschi del palazzo dove c'è una veduta seicentesca dell'isola di Chios e una veduta del porto di Genova.
Ancora nel palazzo al piano terra con accesso diretto dal Salone dei Cesari un grazioso teatrino privato, con due file di palchi in legno probabilmente tappezzati da drappi in origine. Questo teatrino è unico nel suo genere nel Lazio all'interno di una dimora patrizia e se ne contano pochissimi nel resto d'Italia.


GIARDINO E IL PARCO

Lo studio del materiale conservato nell' archivio Giustiniani, ed in particolare, dei "Manuali di Bassano", presenta lacune molto forti. I documenti riguardano unicamente il periodo 1601 - 1616 e la registrazione delle uscite inizia nel l601. Il primo pagamento riportato è del 31 dicembre: "Fabbriche diverse fatte in Bassano s. 100 spesi in risarcire il palazzo et nel giardino da 12 di maggio…”

Su una lapide murata nell'ala sud del palazzo si legge: Vincentius Iustinianus Iosephi F. Hortos e regione pretoria cultu magnifico adiecit A. D. MDCV (Vincenzo Giustiniani figlio di Giuseppe aggiunse dalla campagna al palazzo i giardini con magnifica piantagione nell'anno 1605).
Le date 1601-1605 sembrerebbero quindi indicare l'inizio e la fine dei lavori del giardino e del parco. In realtà, nel 1605, la realizzazione dell'opera è quasi terminata, ma i lavori per la posa in opera delle piante continueranno fino al 1616 e oltre.
La principale fonte dalla quale è possibile ricavare notizie relative alla villa è una lettera scritta dal marchese all'amico Teodoro Amayden. Vincenzo Giustiniani scrive. “... ho ordinato spianamenti di monti, empimenti di valli, aggiustamento dè viali, e piazze grandi in siti ineguali, e molto irregolari e scoscesi, e fatto fare per necessità fondamenti con industria insolita, e spesa grande sotto li giardini, e le loro muraglie... il cardinale di Perona, che si trovò di passaggio in Bassano nel suo ritorno in Francia, mentre si facevano gli spianamenti di quel giardino disse: Oh che ingrata spesa, che fa si poco onore al padrone, mentre non può essere conosciuta dopo ch'è fatta!" La lettera continua: "il padrone ... sopra tutto deve avere il denaro pronto per fare alla giornata i diversi pagamenti, che occorrono, altrimenti l'opera riuscirà di più dispendio di quel che si credeva". Il marchese aggiunge: "Resta ora che io dica alcune cose con brevità circa i giardini, e modo di formarli ed ornarli, fondato nella poca esperienza acquistata nel fare di pianta il giardino mio in Bassano, in sito disuguale e molto stravagante" ed ancora "S'avverta di piantare i boschi e le spalliere d'alberi, e piante appropriate al clima e terreno, e che mantengano in parte le foglie anco nell'inverno, perché altrimente sempre si sarà da capo in rappezzare ... Ed anco nel giardino siano viali coperti, né quali si possa passeggiare nel caldo dell'estate, i quali sono assai in uso in Francia, ove ne ho veduti dè bellissimi, e si dicono alleés".
La parte più interessante della lettera per la storia del giardino e quella in cui il marchese ricorda all'Amayden i nomi di "alcune parti ... come il giardino dè quadri sopra la grotta di alberi nani, il viale principale alle ragnaie, alli viali coperti, alla galleria, al viale delle pere, al viale delle rose; il teatro di Navona; la piazza della Rocca, Monte Parnasso, il viale d'Esculapio; il bosco della botte; il viale della Peschiera; la montagnola; la piazza quadra; il viale delle coste; il viale delle ripe; il viale del rio; il viale delle nocchie; l'abetaia, la piazza tonda,…” Le parole indirizzate all'amico Teodoro rivelano il desiderio di poter godere della natura in un ambiente naturale, seppur artificioso, non troppo mutabile da stagione a stagione e quindi la scelta di piantare alberi in prevalenza sempre verdi: elci, abeti e cipressi. Lo spettacolo che si offre a chi oltrepassa il ponte è quello del volume concavo delle due scalinate che incorniciano un grazioso ninfeo. Dalle due rampe si accede al giardino all'italiana che è diviso da un'alta siepe dal parco vero e proprio. Questo si estende a destra e a sinistra del lungo viale principale, con una successione di viali coperti, boschi di elci, di abeti e di cipressi, larghi spiazzi delimitati da siepi e ornati un tempo di vasi e sculture.
Il giardino e il parco di Bassano, progettati dal marchese Vincenzo Giustiniani, attuano la sintesi tra arte-natura e natura-arte nel pieno rispetto dei canoni rinascimentali.


IL GLADIATORE GIUSTINIANI

Nel 1957 l'archeologo Giovanni Becatti, giunto a Bassano per studiare il gruppo scultoreo del cosiddetto "Gladiatore che uccide il leone", collocato sull'orlo della peschiera del parco Giustiniani, rimane colpito dallo stato di conservazione della scultura. Egli nota una patina di grigio e di nero su tutta la superficie dell'opera e si augura che possa "venir tolta dallo squallido abbandono attuale e ripulita ..., poiché ormai soltanto i due cani marmorei all'ingresso del ponte rimangono a guardia di quello che fù un tempo lo splendido giardino Giustiniani...".
Oggi non on c’è più traccia dei numerosi vasi e statue che decoravano il giardino e il parco; gli abeti, i cipressi e i lecci sono cresciuti senza conoscere più nessuna cura, ma l'attenzione sui reperti scomparsi non è mai diminuita, tanto che recentemente: "Il Gladiatore" di epoca romana ha ritrovato il suo leone seicentesco. L’opera è un pastiche tardo rinascimentale, composta da frammenti antichi e moderni riuniti e fatti integrare dal marchese Giustiniani secondo il gusto del tempo: una testa di leone e un antico torso romano. In origine, la parte romana, di cui resta il torso, raffigurava il dio Mitra che uccide il toro. Mitra teneva fermo l’animale poggiandogli sul dorso un ginocchio, con la mano sinistra tirava verso di sé la testa e con la destra era pronto a colpire con un coltello. Con l’aspetto di un gladiatore che uccide un leone, invece, si presentava nel Seicento. I due reperti furono poi smontati e trafugati, il torso originale romano era stato acquistato dal Getty museum di Los Angeles e solo nel 1999, grazie al riconoscimento di uno studioso e all’azione dei Carabinieri tutela patrimonio culturale, la scultura romana venne restituita all’Italia. Il leone invece era stato rubato dalla villa di Bassano nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 1966 e ritrovato soltanto ad aprile 2016 dai Carabinieri all’interno di una villa sull’Appia antica, acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza. I due pezzi sono oggi finalmente "riuniti" e dopo il restauro, sono restituiti nel 2022 al comune di Bassano Romano ed  esposti nella Villa Giustiniani nella "Sala di Amore e Psiche".  (LE AVVENTURE DEL “GLADIATORE-MITRA” GIUSTINIANI di Rita Paris e Claudia Valeri).
La villa inesorabilmente ha subito un lento e graduale processo di degrado. Oggi non serve ricercare e indagare sulle cause che hanno generato l'attuale situazione.
Sicuramente non sarà più possibile ricollocare le numerose sculture asportate nel loro luogo originario; ma è opportuno verificare se esiste allo stato attuale la possibilità di riportare questo storico giardino all'italiana all'antico splendore, in modo da poter reggere il confronto con quelli di Caprarola e di Villa Lante a Bagnaia.
Si, questa possibilità esiste ancora. Non possiamo continuare ad assistere con indifferenza alla lenta agonia di questo bene storico-artistico e ambientale.
Le fonti, i documenti scritti ed iconografici esistenti offrono la possibilità di procedere al ripristino di questo complesso.
Il recupero del giardino e del parco, ai quali il marchese Vincenzo Giustiniani aveva dedicato molte cure e ai quali teneva in maniera particolare, deve costituire l'obiettivo da raggiungere in modo da restituire non solo agli abitanti di Bassano, ma all'umanità intera quest' inestimabile patrimonio.

Interrogazione 3-01926 sulla riqualificazione e valorizzazione di Palazzo Giustiniani  del 17 novembre 2020
Il sottosegretario Lorenza BONACCORSI risponde all'interrogazione 3-01926, a firma della senatrice De Petris sulla riqualificazione e valorizzazione di Palazzo Giustiniani (o Villa Giustiniani Odescalchi), a Bassano Romano, in provincia di Viterbo. Acquistato nel 2003 dallo Stato italiano, è proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), dal dicembre 2014 ed è gestito dal Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione Regionale Musei. Terminato il restauro delle coperture, l’edificio principale della Villa – che contiene le principali decorazioni a fresco – è stato riaperto al pubblico il 24 maggio 2016.
La Direzione Regionale Musei Lazio, l’istituto da cui dipende Villa Giustiniani, ha sottoscritto con il Segretariato generale del Mibact il "Disciplinare d’obblighi", atto propedeutico all’utilizzo dei fondi. Quanto alle risorse utilizzate preliminarmente per la messa in sicurezza del Palazzo, la Direzione ha deciso di destinare circa 300.000 euro al ripristino degli infissi del Palazzo, così da garantire la tutela degli interni e soprattutto degli affreschi. I restanti 3.700.000 euro sono stati destinati al parco di Villa Giustiniani. La Direzione, infatti, ha previsto di intervenire nel parco sia sul verde sia sulle strutture architettoniche: per l’esattezza il muro di cinta e la casina di caccia; considerata, però, la natura specialistica, la complessità e la rilevanza dell’intervento, l’ex Polo Museale ha affidato la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica al Prof. Arch. Franco Zagari, che sta concludendo la versione definitiva del progetto di fattibilità, che dovrebbe essere consegnato nei prossimi giorni. Da quel momento l’Amministrazione potrà procedere alla pubblicazione dei bandi di gara necessari per l’affidamento degli incarichi di progettazione esecutiva prima e per la realizzazione dei lavori poi.
Per quanto riguarda il pericolo di incendi e di frane, come detto, la Direzione Regionale ha deciso di concentrare tutte le risorse stanziate in un progetto complessivo, evitando di disperderle in interventi "puntiformi" che non garantirebbero la tutela e costituirebbero soltanto un dispendio di fondi pubblici. Ad ogni modo la Direzione sta comunque effettuando i necessari monitoraggi e gli interventi mirati di messa in sicurezza del complesso. In particolare: la perizia sulle condizioni di stabilità meccanica delle alberature; la messa in sicurezza dei viali del parco, effettuando il necessario disboscamento; la manutenzione straordinaria sul verde, effettuando per esempio a maggio 2020 la disinfestazione delle siepi del "Giardino dei Quadri" al fine di preservarle dall’attacco della piralide; la messa in sicurezza del muro di cinta.
Per quanto riguarda l’inquinamento ambientale per cui il Comune di Bassano Romano è stato denunciato dall’ex Polo Museale del Lazio, va detto che il problema dello sversamento dei reflui e dei rifiuti nel Fosso del Vignale e quindi all’interno del Parco, risulta ad oggi risolto grazie all’azione mirata della Direzione Regionale. Infatti a seguito della diffida, presentata in data 30 luglio 2019, il Comune di Bassano Romano è intervenuto al fine di risolvere le criticità rappresentate così come risulta accertato dal sopralluogo, del 20 ottobre scorso, effettuato proprio da uno specialista incaricato dalla Direzione Regionale.
Per i lavori dei lavori di ripristino di alcuni tratti di mura perimetrali crollate nel 2019, fa presente che l’intero muro perimetrale risulta essere in condizioni precarie e, per ragioni tecniche facilmente comprensibili, interventi di ripristino di tratti crollati tra due tratti ammalorati avrebbero scarsa efficacia. È stato, pertanto, ritenuto più opportuno intervenire con opere previsionali di puntellamenti (nel maggio 2019), in attesa della realizzazione del progetto complessivo che, come si è detto, prevede un intervento organico su tutto il perimetro della Villa.

Interrogazione 4-11338 sulla dispersione delle statue di Palazzo Giustiniani  del 16 febbraio 2021
La deputata Marzia FERRAIOLI ha posto un'interrogazione scritta al Ministro della cultura Franceschini Per sapere – premesso che: il complesso monumentale Odescalchi-Giustiniani a Bassano Romano rappresenta uno dei più importanti complessi barocchi per la fusione degli elementi architettonici, scultorei e pittorici, «unicum inscindibile» come indicato dalle relazioni tecniche delle Soprintendenze al Ministero della cultura che avevano motivato ed indotto l'acquisto dell'insieme nel 2003; il complesso è stato a suo tempo vincolato dal Ministero della pubblica istruzione, con provvedimento generico, come si faceva allora, senza inventario. Ciò ha facilitato la spoliazione degli apparati decorativi, pertinenziali, della statuaria che era ancorata al palazzo, creando dubbi interpretativi che hanno consentito la rimozione di ogni cosa. Si trattava di opere legate al sito anche sotto il profilo storico ed identitario che davano anche il nome agli ambienti. La statuaria, anche se non elencata specificamente nel vincolo, è documentata nelle numerose pubblicazioni scientifiche, che non sono riuscite però a fermare i venditori Odescalchi a spogliare palazzo, villa e rocca, di tutti gli elementi decorativi e pertinenziali, ridistribuiti nelle altre residenze, prima di consegnare le strutture mutilate allo Stato; dalle relazioni dei funzionari ministeriali, proprio la culturalità globale ha motivato le istituzioni statali all'acquisto al Demanio nel 2003 con una spesa pubblica iniziale di 5 miliardi e 700 milioni di lire, più altri 3 milioni e mezzo di euro per i primi restauri. L'impegno di spesa aveva il fine di sostenere il complesso, restaurarlo e renderlo fruibile; esso invece, a giudizio dell'interrogante, è divenuto simbolo di distruzione, illegalità ed anticulturalità in spregio alle leggi e in particolare al codice dei beni culturali, che ne dovrebbero prevedere il recupero di tutte le sue componenti e la ricollocazione nel contesto originario; le statue Giustiniani-Odescalchi di Bassano hanno la stessa matrice del nucleo Giustiniani-Torlonia a Villa Caffarelli. La genesi dei due nuclei è legata a Vincenzo Giustiniani (1564-1637), alla sua attività collezionistica e alla vocazione al mecenatismo che contribuì alla teoria delle arti figurative attraverso la stesura di tre scritti: «Discorso sopra la pittura, scultura e l'architettura», fusione inscindibile che realizzò a Bassano Romano. Oggi, mentre il nucleo Giustiniani-Torlonia è celebrato come fondamentale per la cultura del nostro Paese, quello Giustiniani-Odescalchi è disperso, esportato nell'ombra. La Soprintendenza dell'Alto Lazio, ufficio periferico del Ministero della cultura e organo di vigilanza, ad avviso dell'interrogante, avrebbe dovuto meglio vigilare sugli elementi culturali del complesso, non consentendo la libera disponibilità degli apparati decorativi. Non è chiaro poi se la dichiarazione d'interesse culturale, all'epoca fisiologicamente generica, è da intendersi omnicomprensiva del compendio. Così come non è chiaro se la mancanza di dettagli dei primi vincoli possa aver inficiato la tutela degli elementi integranti del progetto giustinianeo, consentendo la rimozione di elementi architettonici e statuari. La statuaria costituita da reperti archeologici ex articolo 10 del codice dei beni culturali, considerati ope legis «beni culturali», dovrebbe rientrare nella tutela e nella previsione di ripristino. L'interesse culturale unitario stava nell'intero inclusivo della statuaria e di altri apparati non amovibili; l'insieme ha indotto l'acquisto da parte dello Stato. La statuaria non era elencata nel vincolo solo per motivi tecnici di format dell'epoca, ma le statue erano ovunque documentate negli stessi Bollettini del Poligrafico dello Stato (anche nel film «La dolce vita» di Fellini); si trattava di elementi sufficienti a consentire l'individuazione ed il ripristino. Non è chiaro, altresì, se le movimentazioni e le vendite siano possibili senza essere state autorizzate quando la tutela dovrebbe essere ope legis in quanto di proprietà pubblica. Alcune statue sono state rinvenute casualmente all'estero ed è ancora sconosciuto se sia stata formulata richiesta di esportazione agli appositi uffici (tenuto conto di quanto previsto dall'articolo n. 174 del codice, rubricato «Uscita o esportazione illecite»). La mancanza di un quadro conoscitivo completo delle raccolte Odescalchi, che preclude la vigilanza sul territorio delle soprintendenze, continua ad essere il trampolino verso il traffico internazionale illecito di beni culturali senza lasciare traccia, creando gravissime perdite per il Paese e, nello specifico, vanifica la spesa pubblica ai danni al Demanio –:
quale sia la posizione del Governo in merito a quanto esposto in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere per la tutela e il ripristino di tutte le componenti del complesso monumentale.

Giustiniani’s palace gardens restored as Italy cleans up neglected treasures (The Times 12 novembre 2021)

RAINEWS - AR. Bassano, tra Michelangelo e Domenichino
Non è difficile capire perché Federico Fellini scelse di ambientare una scena de "La Dolce vita" nei saloni di Villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano. Malgrado oggi siano scomparsi i mobili, il palazzo conserva tutto il fascino di una dimora principesca, tra episodi della vita di Diana dipinti da Domenichino e il meraviglioso salone di Fetonte, opera di Francesco Albani. Lo storico dell'arte Costantino D'Orazio ci guida all'interno della villa e alla scoperta di un capolavoro di Michelangelo, custodito nel Monastero di San Vincenzo 1989

 Il Palazzo di Bassano Romano nella prospettiva di valorizzazione delle dimore storiche di Paolo Portoghesi in "Dimore Storiche" Anno 5 Gennaio-Aprile 1989

Sul tema dei Giardini all’Italiana e le influenze Genovesi consiglio questi due lavori in Inglese rintracciabili su: Bourgeois and Aristocratic Cultural Encounters in Garde Art, 1550-1850” edito da Michel Conan: "Recent Developments and Perspectives in the Historiography of Italian Gardens di Mirka Benes e "The Rise and Fall of Gardens in the Republic of Genoa, 1528 – 1797 di Lauro Magnani.


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Palazzo Giustiniani esterno ed il cortile interno


IPOTESI DI RECUPERO DEL GIARDINO GIUSTINIANI-ODESCALCHI (da: Tesi di laurea-Facoltà di architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma Anno Accademico 1996-1997 Relatore: prof. Enrico Guidoni Studente: Lucilla Coppari)

L' intervento di recupero del giardino e del parco non vuole snaturalizzare o trasformare l'impianto originario, né vuole riprodurre quello che esso era quando il marchese Vincenzo Giustiniani lo progettò e lo fece portare a compimento negli anni 1601-1616.
Lo scopo è invece quello di "riportare in vita" opere tanto belle e ricche di storia, che spesso né intenditori, né tanto meno i cultori dell'arte conoscono.
L'ipotesi di recupero per quanto riguarda la "Rocca", la palazzina posta all'estremità del viale principale, è stata quella di mantenere l'impianto originario con qualche trasformazione interna, non invadente, per adattarla alle esigenze di una scuola per lo studio dei giardini storici.
Per il giardino si è pensato alla creazione di un parco pubblico: il primo intervento da fare è la ripulitura dell'attuale sottobosco praticamente inaccessibile; si è pensato poi ad un bilanciamento delle chiome degli alberi in modo da ricreare la suggestiva prospettiva verso la "Rocca". Infine nuove cure devono essere date alla prima parte del giardino all'italiana dove le scale ellissoidali sono praticamente nascoste da incolte siepi di mortella e il giardino stesso non è più curato.
Quest'ipotesi di progetto prevede, accanto alla sistemazione dei vecchi viali, l'individuazione e la creazione di nuovi percorsi, alcuni per escursioni a cavallo situati nell'area più "selvaggia" e naturalistica del parco; sono previste inoltre diverse aree di sosta in modo da godere il panorama e l'aria fresca e pulita di un luogo ancora sereno e tranquillo.
Nell'ipotesi di recupero il parco è stato dotato di un arredo semplice con panchine e contenitori per rifiuti che non deturpino l'ambiente, ma che, al contrario vi si inseriscano naturalmente come parte integrante di esso.
Tra gli ultimi atti del degrado in cui veste il Palazzo, il recente furto, a marzo del 2012, della testa di uno dei busti dei cesari posti a lato del Palazzo (foto a fianco dell'originale).

La responsabilità di Palazzo Giustiniani è di competenza della Direzione Regionale dei Musei del Lazio - Polo Museale, c'è stato nel 2017 un bando per la concessione in uso di Palazzo Giustiniani a Bassano Romano al fine di realizzare un progetto di gestione del bene che ne assicuri la corretta conservazione, l’apertura alla pubblica fruizione e la migliore valorizzazione, ma non è andato a buon fine (Avviso pubblico per la concessione in uso di beni immobili statali). 

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio del 2021, le sale e le decorazioni navigabili e commentate sia su desktop che su dispositivi mobili e visori 3D, grazie a #ItalyArt, sponsor tecnico del Museo e del progetto “Grand Tour” del Ministero della Cultura, dedicato all’inclusione digitale. Per la visita virtuale il link dedicato: Palazzo Giustiniani Virtual tour

Mercatini 2023 alcune immagini del palazzo Giustiniani Odescalchi

I Mercatini del seicento: rievocazione storica con costumi d'epoca
Ogni anno nella prima settimana di luglio si svolge per tutto il paese di Bassano una rievocazione storica di Bassano nel 1600 al tempo dei Giustiniani.
Si tratta di un'iniziativa storico-culturale, organizzata dall’Associazione Pro Loco, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bassano Romano, dal Consiglio dei Giovani e da rappresentanze associative e singoli cittadini, che rievoca una giornata tipica di mercato del 1600, periodo, soprattutto nei primi decenni, molto florido grazie alle notevoli capacità amministrative e culturali di Vincenzo Giustiniani che seppe trasformare l’assonnato borgo in un centro di ragguardevole interesse culturale ed economico. Teatro dell'evento è la parte storica di Bassano: la piazza Umberto I e il borgo medioevale
La manifestazione si protrae dal sabato sera a tutta la domenica e, ad intervalli prestabiliti, si può assistere alla sfilata del corteo in abiti storici della nobiltà locale, che gira per l'intera area del mercato ornata, per l'occasione, con numerosi vessilli, piante fiorite e fiaccole.
Gli organizzatori vogliono portare la storia a contatto con il presente, facendo rivivere quei momenti con una rappresentazione tutta ambientata nei vicoli e piazzette del centro storico, testimoni della vitalità del XVII secolo. Una scenografia appropriata e figuranti in costume d’epoca danno vita al bel rapporto che legava la popolazione all’amata famiglia Giustiniani. Una scenografia arricchita da attrazioni culturali e folcloristiche (teatro di strada, giochi popolari, carnevale seicentesco, mostre e concerti di musica barocca), da percorsi dei sapori, dove poter gustare la cucina rurale tra cantine, vicoli suggestivi e piazzette, e da piccoli mercati artigianali. Tutti elementi che vogliono far vivere al visitatore una giornata di altri tempi: una festa nella storia. Di notevole interesse culturale è l'usuale apertura straordinaria di Palazzo Giustiniani-Odescalchi, dove sarà possibile ammirare i pregevoli affreschi che ornano il piano nobile.  (Alcune foto delle precedenti edizioni della manifestazione.)
Il sito ufficiale della manifestazione: I Mercatini del seicento



Il “Patto di amicizia” tra i gruppi storici della “A notte di a memoria” di Bastia e
“I Mercatini del seicento” di Bassano-Romano


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La firma del Patto di amicizia a Bassano Romano tra il Sindaco di Bassano Romano Emanuele Maggi e l'Assessore al patrimonio della Municipalità di Bastia Philippe Peretti ed a Bastia tra l'Assessore al turismo Yuri Gori e l'Assessore al patrimonio della Municipalità di Bastia Philippe Peretti

Comité des Fêtes et de l'Animation du Patrimoine du Bastia (CORSICA-FRANCIA)
GRUPPO STORICO "I MERCATINI DEL SEICENTO" DI BASSANO ROMANO

Il 20 luglio 2019 a Bastia in Corsica, ed il 26 luglio 2019 a Bassano Romano, è stato firmato il “Patto di amicizia” tra il Gruppo storico di Bassano Romano "I mercatini del seicento" e quello della città di Bastia della “A notte di a memoria”.
Il documento è stato firmato a Bastia nel Museo cittadino di Bastia nel Palazzo dei Governatori nella cittadella di Bastia nella sala dove sono presenti i ritratti del vescovo di Nebbio Agostino Giustiniani e del Doge Luca Giustiniani (quadro recentemente acquistato dal museo stesso attribuito a Cornelis De Wael). alla presenza dell’assessore al turismo del Comune di Bassano Romano Yuri Gori, del vice-sindaco e delegato al patrimonio della città di Bastia Philippe Peretti, dal presidente e fondatore del Comitato delle feste e Animazione del patrimonio di Bastia Jean-Baptiste Raffalli e dal Presidente del Comitato dei “mercati del Seicento” di Bassano Romano Anastasia Salvatori. A Bassano Romano un'analoga cerimonia si è svolta nella Piazza principale davanti a Palazzo Giustiniani alla presenza oltre che dei presidenti dei due comitati storici del Sindaco di Bassano Emanuele Maggi e el vice-sindaco e delegato al patrimonio della città di Bastia Philippe Peretti. Esiste nel corso dei secoli, un “filo rosso” che collega la presenza dei Giustiniani e Bastia: le comune radici Genovesi.  Sia Bassano Romano che Bastia hanno al centro della loro vita culturale locale, una festa rievocativa in costume della presenza dei Genovesi nel XVII secolo. A Bastia la “A notte di a memoria”, a Bassano Romano i “Mercatini del seicento”, rievocazione storica della solenne elevazione a principato del feudo Giustiniani nel XVI secolo, periodo molto florido grazie alle notevoli capacità amministrative e culturali di Vincenzo Giustiniani che seppe trasformare l’assonnato borgo in un centro di ragguardevole interesse culturale ed economico. La manifestazione “A notte di a memoria” si basa sul testo del cancelliere del Regno di Corsica Angelo Francesco Luri del 1671, che racconta del solenne arrivo in barca del nuovo governatore della città durante la dominazione Genovese dell’isola accolto dal governatore dimissionario che lascia il suo palazzo (il Palazzo dei governatori attuale Museo di Bastia) per accogliere il suo successore sul vecchio porto di Bastia accompagnato da tutta la sua amministrazione. Una grande festa in costume dove ogni anno 150 figuranti sfilano in costume d’epoca.
Il ramo Giustiniani di Roma è lo stesso dei Negro-Banca, da cui proviene anche il celebre umanista e vescovo di Nebbio Agostino Giustiniani autore del libro “Dialogo nominato Corsica”, del 1514. Un’opera che costituisce il punto di riferimento per le opere cartografiche e descrittive dei secoli futuri sull’isola.

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A Notte di a Memoria di Bastia et I Mercatini del seicento de Bassano-Romano : Jumelage effectif (Rédigé par Charles Monti le Dimanche 24 Mars 2019 Corsenetinfos.corsica )
Bastia : Les Giustiniani traits d'union entre deux associations corse et italienne (Rédigé par Philippe Jammes le Vendredi 19 Juillet 2019 Corsenetinfos.corsica )
Bastia : L'association du comité du patrimoine signe une charte de jumelage avec l'Italie (Rédigé par Livia Santana le Samedi 20 Juillet 2019 Corsenetinfos.corsica )
Bassano-Romano et Bastia : l'Histoire en héritage (Rédigé par Charles Monti le Mercredi 31 Juillet 2019 Corsenetinfos.corsica
Una delegazione di Bastia in vistia a Bassano Romano (Tuscia web)
Patto di Amicizia tra Bassano Romano e Bastia (Corsica) (NewTuscia.it)

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Un chirografaro del vescovo di Montefiascone Saverio Giustiniani del 20 agosto 1760


Le Principali Manifestazione a Bassano Romano

  • 6 Gennaio: Festa dell'Epifania
  • Carnevale: Sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati.
  • Dal 1 Luglio al 30 Agosto: "Estate Braccianese" con proiezione di film all'aperto, rappresentazioni teatrali e concerti.
  • 12-13 Agosto: Festività Patronali di S. Gratiliano e S. Luciano - Spettacoli musicali e pirotecnici.
  • 31 Agosto: Sagra della Bruschetta - vari giochi come tiro alla fune, albero della cuccagna, tornei di briscola, ecc.
  • Ogni anno nella prima settimana di luglio si svolge per tutto il paese di Bassano una rievocazione storica di Bassano nel 1600 al tempo dei Giustiniani.
    Si tratta di un'iniziativa storico-culturale che rievoca una giornata tipica di mercato del 1600. Teatro dell'evento è la parte storica di Bassano: la piazza Umberto I e il borgo medioevale
    La manifestazione si protrae dal sabato sera a tutta la domenica e, ad intervalli prestabiliti, si può assistere alla sfilata del corteo in abiti storici della nobiltà locale, che gira per l'intera area del mercato ornata, per l'occasione, con numerosi vessilli, piante fiorite e fiaccole.
    Articolo de "Il Messaggero" di Roma del 6 luglio 2002 sulla IX edizione della manifestazione.

Inventario dell'Archivio Storico del Comune di Bassano Romano a cura di Anna Grazia Petaccia

Introduzione Storica
Bassano Romano è situato a 34 Km a sud della provincia di Viterbo e a circa 50 Km da Roma; costituito e sviluppatosi su un rilievo di tufo vulcanico a 450 m. sul livello del mare, conserva tuttora un tempo agli Anguillara, poi ai Giustiniani ed ora agli Odescalchi, che occupa un lato della piazza principale, sulla quale si affacciano anche la Chiesa Parrocchiale, dedicata all’Assunta, ed il Palazzo Comunale. In epoca medioevale Bassano apparteneva al territorio di Sutri, che a quel tempo era molto vasto e comprendeva anche Trevignano, Ronciglione, Capranica, estendendosi fino a Vetralla. Le prime notizie di Bassano risalgono al XII secolo: le fonti attestano che il primo castello in Bassano fu fondato dai sutrini tra il 1157 e il 1175; nel registro del Rettore Malvoti del 1298 Bassano compare tra i feudi che pagavano il focatico. Nel registro camerale del cardinale Albornoz del 1354 è indicato come signore di Bassano Riccardo di Puccio. Nel XIV secolo figura come proprietaria di una parte del feudo di Bassano la famiglia degli Anguillara, che in seguito nel secolo successivo lo possedette in comproprietà con i Savelli. Nel 1505 la lite tra le due famiglie per il possesso di Bassano risulta definitivamente risolta, e gli Anguillara compensarono in denaro i Savelli per acquistare il terzo di proprietà spettante a questi ultimi. Il 12 giugno del 1595 Flaminio dell’Anguillara, con autorizzazione di Clemente VIII, vendette il castello a Giuseppe Giustiniani, uno degli esponenti della importante famiglia di banchieri genovesi. Con motu proprio di Clemente VIII del 29 giugno 1604 furono concessi diversi privilegi a Vincenzo Giustiniani signore di Bassano; il 22 novembre 1605 Paolo V eresse Bassano a marchesato e il 21 novembre 1644 Innocenzo X lo elevò a principato. Giacomo Stuart, primogenito di Giacomo II, fu ospite a Bassano dei principi Giustiniani nel 1717 e nel 1721. Nel 1854 la principessa Donna Sofia Branika Odescalchi,moglie del principe Livio Odescalchi, acquistò l’intero ex feudo di Bassano dal marchese Leonardo Giustiniani. La documentazione presente nell’archivio storico comunale permette di conoscere molti aspetti della storia di Bassano Romano, a partire dal XV secolo: di particolare interesse risultano i documenti che trattano dei rapporti tra la comunità ed i propri feudatari, i Giustiniani prima ed in seguito gli Odescalchi, soprattutto riguardo l’amministrazione dei numerosi terreni, pascoli, boschi e tenute di loro proprietà (le selve e i castagneti di Fogliano, Intergo, Monte Guercino, la macchie di Montavano, Canapine, Cavoni, i terreni di Montelungo Pantano, i pascoli della tenuta dell’Agliola detta dei Muti e della Quercia, etc.). Su questi territori peraltro la popolazione di Bassano conservò nel tempo l’esercizio dei diritti di servitù e di usi civici (ossia di seminari, legnare, far ghiande, par pali, fare erba e fieno, etc.) di cui usufruiva “ab immemorabili”, e dimostrò sempre una grande fermezza e determinazione nel voler mantenere e fare rispettare l’osservanza di tali diritti. In diverse occasioni i documenti fanno riferimento all’esistenza di uno Statuto Municipale “antichissimo”, la cui copia manoscritta del 1856 è attualmente conservata presso l’Archivio di Stato di Roma (Statuta Terrae Bassani, vol. 811/4). Alcuni documenti presenti nell’archivio storico comunale testimoniano inoltre che il territorio di Bassano era abitato già in età romana: in un fascicolo risalente agli anni tra le fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si conservano infatti le relazioni e i risultati degli scavi archeologici effettuati nel maggio 1889 nella località denominata “Prato Casale”, che permisero portare alla luce i resti, in particolare alcuni mosaici, appartenenti a una villa di epoca romana.
Introduzione Archivistica
L’Archivio Storico del Comune di Bassano Romano, ossia il complesso dei documenti prodotti e ricevuti dal Comune e risalenti al periodo precedente l’ultimo quarantennio, comprende una ricca ed abbondante documentazione, che parte dal XV secolo. All’inizio del lavoro si è provveduto in primo luogo a rintracciare ed individuare la documentazione appartenente all’archivio storico comunale, la quale era conservata in due distinti locali gran parte dei registri erano collocati su scaffali all’interno di un ampio magazzino di proprietà comunale, adibito ad autorimessa, frammisti a registri appartenenti all’archivio di deposito. Il restante dei documenti, in prevalenza carteggio e documentazione finanziaria e contabile, occupava l’intero soppalco di un locale appartenente agli edifici delle scuole medie; tutto il materiale archivistico era conservato in faldoni e disposto senza un preciso ordine su scaffalature metalliche. Si è proceduto in un primo momento al recupero di tutto il materiale documentario, che è stato trasferito in una sede provvisoria, un’ampia stanza anch’essa situata in prossimità delle scuole medie, dove è stata effettuata la schedatura completa della documentazione dell’archivio storico comunale, ultimata nell’anno 2000. La sede definitiva, una stanza attigua alla biblioteca comunale, ubicata all’interno del complesso degli edifici delle suole superiori, è stata nel frattempo arredata con gli scaffali acquistati per questo scopo. Da segnalare che i registri più antichi appartenenti all’archivio comunale, restituiti a Bassano Romano dall’Archivio di Stato di Viterbo, sono conservati in un armadio chiuso con vetrine all’interno della biblioteca comunale; dopo averli inventariati, si è ritenuto opportuno lasciarli fisicamente nella stessa posizione nella quale sono stati trovati. Il fondo diplomatico inserito all’inizio dell’inventario contiene l’unico documento in pergamena rinvenuto, un atto notarile del 2 settembre 1480. Il complesso della documentazione dell’archivio storico comunale è stato suddiviso ed articolato per serie, riordinato e ripartito cronologicamente all’interno di quattro grandi periodi storici, che riflettono importanti e profondi cambiamenti a livello istituzionale ed amministrativo: l’Antico Regime, che abbraccia il periodo dall’inizio dall’inizio del XV secolo fino al 1797, il Periodo Francese e della Restaurazione, che partendo dal 1798 arriva al 1870, il Regno d’Italia che inizia nel 1871 e termina nel 1946, ed infine la Repubblica italiana, proclamata il 2 giugno 1946. Per quanto riguarda il periodo dell’Antico Regime, si conservano numerosi registri, che sono stati organizzati nelle serie dei Libri dei Consigli (il più antico dei quali risale alla fine del XVI secolo), degli Istrumenti, degli Atti d’Asta; del carteggio fanno parte un registro di copialettere della prima metà del XVIII secolo e un fascicolo di lettere inviate dal Principe Vincenzo Giustiniani ai Priori di Bassano dal 1702 al 1714. Nella documentazione finanziaria e contabile sono compresi i registri di Entrate e di Uscite del Comune, i Libri dei Mandati di pagamento, i Sindacati; è inoltre conservato un registro che descrive analiticamente i terreni esistenti nel territorio di Bassano, con la valutazione ed il prezzo di ciascun fondo, rilevazioni necessarie per la formazione del Catasto. In un volume intitolato “Specchio dell’Ill.ma Comunità di Bassano”, comprendente gli anni dal 1670 al 1815, sono registrate “tutte quelle cose più notabili che occorreranno giornalmente alla detta Comunità”: nello Specchio è infatti riportato il diario giornaliero dei principali avvenimenti relativi alla Comunità di Bassano, come le decisioni prese dal Consiglio dei Dodici e dei Quaranta, la messa al bando dei beni della Comunità, l’elezione e la nomina degli ufficiali (i Priori e i Consiglieri), le copie di Editti ed Ordini, i resoconti delle visite fatte all’Archivio di Bassano dai Revisori e Visitatori Apostolici degli Archivi, le memorie delle feste e ricorrenze religiose più importanti (come la festa della Madonna dei Monti celebrata il 1° maggio e la festa di San Gratililano Protettore della Comunità del 12 agosto), memorie diverse sulle vendemmie, sui raccolti, sui lavori alla Chiesa Parrocchiale, etc. Il registro contiene inoltre la copia di tre inventari delle scritture conservate nell’Archivio del Comune e risalenti agli anni 1676 (cc. 29 v. e sgg.), 1762 (cc. 95 e sgg.) e 1770 (cc. 155 v. e sgg.). Il periodo Francese e della Restaurazione comprende le serie dei Libri dei Consigli, del Libro della Visita compiuta alla Comunità di Bassano nel 1803, degli Istrumenti e Contratti, degli Atti d’Asta, le diverse serie di carteggio (numerosi fascicoli di carteggio disposti in ordine cronologico, la corrispondenza indirizzata al Maire di Bassano, i registri di copialettere e di raccolta delle circolari) e di documentazione finanziaria e contabile (registri di Entrate e Uscite, Mandati di pagamento, Sindacati), le Imposte e Tasse, lo Stato Civile. Tra i documenti appartenenti al periodo del Regno d’Italia, risulta di notevole consistenza il carteggio amministrativo, per il quale nel corso degli anni sono stati utilizzati diversi sistemi di gestione e di ordinamento; dal 1871 al 1897 si ha carteggio fascicolato per pratiche, riordinato ed inventariato in successione cronologica: di particolare rilevanza è il fascicolo relativo agli usi civici, in cui si conserva documentazione riguardante le vertenze sorte tra il Comune ed i principali proprietari terrieri di Bassano (primi fra tutti gli Odescalchi, in causa con il Comune soprattutto per la macchia denominata “Montevano”) per le affrancazioni dei terreni dalle servitù di pascolo pubblico e di altri diritti civici. A partire dal 1913 il carteggio viene fascicolato e suddiviso in base alle 15 categorie stabilite dal titolario modello, a seguito della Circolare del Ministero dell’Interno n. 17100/2 del 1 marzo 1897. La corrispondenza, riordinata per anno, è articolata all’interno dei fascicoli per categorie e per classi; nel corso del lavoro di riordinamento, si è rilevato che il Comune ha sempre adottato per l’archiviazione della corrispondenza il titolario modello, introducendo tuttavia di anno in anno alcune modifiche per quanto riguarda le voci delle singole classi e sottoclassi contenute nelle diverse categorie. Per tale motivo non è stato possibile ricostruire un titolario generale applicabile per tutti gli anni ed è stato quindi necessario nella stesura dell’inventario indicare per esteso ogni singolo titolo di ciascun fascicolo. A partire dal 1944 e per tutto il periodo della Repubblica Italiana, cambia il modo di organizzare e di archiviazione del carteggio: la corrispondenza infatti risulta ordinata e fascicolata per categorie all’interno di ciascun anno, mentre viene a mancare completamente la suddivisione in classi e sottoclassi. La documentazione finanziaria e contabile, sia per il periodo del Regno d’Italia per il periodo della Repubblica Italiana, rinvenuta in completo stato di disordine, è stata ordinata ed articolata per serie, e all’interno di ciascuna serie i fascicoli e i registri sono stati disposti in ordine cronologico. Si sono pertanto formate le seguenti serie contabili: Bilanci di Previsione, Libri Mastri, Documentazione finanziaria e contabile ordinata per anno, comprendente mandati di pagamento e ordinativi d’incasso. Per quanto le serie appartenenti allo Stato Civile ed Anagrafe, sia per il Periodo Francese e della Restaurazione, sia per il Regno d’Italia e per la Repubblica Italiana, è da segnalare che la documentazione comprendente i registri di Atti di Nascita, Atti di Matrimonio, Atti di Morte, è stata analiticamente descritta nel presente inventario, ma non è stata numerata, poiché costituisce parte integrante ed è fisicamente conservata nell’Archivio dello Stato Civile del Palazzo Comunale di Bassano Romano. Sono inoltre presenti diversi archivi aggregati, ossia quei fondi che, pur essendo conservati all’interno dell’archivio comunale, costituiscono delle unità a parte distinte e separate dalla documentazione appartenente al Comune e come tali pertanto vanno inventariati e riordinati: di essi fanno parte gli archivi giurisdizionali (dell’Uditore Legale e del Giudice Conciliatore), gli archivi degli istituti di beneficenza ed assistenza (il Monte Frumentario, l’Ospedale dei SS. Ludovico e Giovanni, l’E.C.A.), l’archivio dell’Università Agraria. Si deve infine far presente che è stato possibile intraprendere e portare a compimento il riordino e l’inventariazione dell’archivio storico del Comune di Bassano Romano grazie all’impegno dimostrato dall’amministrazione comunale, la quale è venuta incontro e ha risolto gli inevitabili problemi contingenti ed organizzativi che si sono dovuti affrontare soprattutto durante le prime fasi del lavoro e nei successivi spostamenti della documentazione. Rivolgo un ringraziamento particolare alle coordinatrici scientifiche Dott.sse Alexandra Kolega e Isabella Orefice per la disponibilità e preziosa competenza con cui mi hanno consigliato e guidato nel corso del lavoro.
Avvertenze per la consultazione
Per quanto riguarda le notazioni utilizzate, apposte sulle unità archivistiche e riportate nell'inventario, si precisa che la parte formata da tre lettere indica la partizione cronologica, il numero arabo che segue individua la serie archivistica e la sua posizione all'interno della partizione, mentre il numero successivo indica la singola unità archivistica; su ciascuna unità fisica tra il numero della serie e quello dell'unità è stata posta una barra. Si riportano le notazioni utilizzate per individuare le diverse partizioni cronologiche presenti nell'archivio storico del Comune di Bassano Romano:

DIP: Fondo Diplomatico
ARE: Antico Regime
PFR: Periodo Francese e Restaurazione
RGN: Regno d'Italia
REP: Repubblica Italiana
UDL: Uditore Legale
CON: Giudice Conciliatore
MTF: Monte Frumentario
OSP: Ospedale dei SS. Ludovico e Giovanni
ECA: Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.)
UA: Università Agraria

Bibliografia orientativa

1) Edoardo Martinori, Lazio Turrito. Repertorio storico ed iconografico di Torri, Rocche, Castelli e luoghi muniti della Provincia di Roma, Roma 1932
2) Giuseppe Tomassetti, La Campagna Romana antica, medioevale e moderna, Firenze 1979
3) Rino Pompei, Storia di Bassano Romano, Viterbo 1989
4) Giulio Silvestrelli, Città, Castelli e Terre della Regione Romana, Roma 1993


Il progetto “Amor vincit omnia”

Il progetto “Amor vincit omnia” dal nome del quadro realizzato da Caravaggio su commissione di Vincenzo Giustiniani, è un’operazione interna al territorio della Tuscia, atta a valorizzare i beni culturali della zona, favorendo lo sviluppo del turismo culturale, le attività di accoglienza alberghiera ed investendo sul patrimonio tutto italiano del Melodramma, con il fine di dare visibilità e risonanza mediatica a Palazzo Giustiniani e prefigurarne con eventi musicali le preziose potenzialità di attrattore turistico e culturale e non da ultimo favorirne il programma di completo restauro e recupero alla fruizione pubblica. Il progetto è presentato dall’Istituto Nazionale del Melodramma su richiesta della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Roma, Rieti e Viterbo, detentrice del bene demaniale, e del Comune di Bassano.
Il progetto ha avuto una durata biennale (2008/2009) con un appuntamento mensile strutturato in una conferenza a tema ed un concerto. La manifestazione si è svolta per le giornate autunnali ed invernali (da Settembre ad Aprile) nella Sala dei Cesari di Palazzo Giustiniani, nei mesi primaverili ed estivi (da Maggio ad Agosto) nella corte del Palazzo interessata da un completo restauro delle pavimentazioni e delle superfici architettoniche.


Bassano Romano nel testamento di Vincenzo Giustiniani
di Domenico Vittorini

Ho avuto modo di leggere il testamento dell’Illustrissimo Sig. Vincenzo Giustiniani Marchese di Bassano che redasse in Roma il 22 gennaio dell’anno 1631.
Il Marchese Vincenzo Giustiniani non ebbe la possibilità di nominare eredi diretti in quanto tutti e tre i figli gli premorirono, infatti tale condizione familiare è così riportata nel testamento: “Io nel mio testamento per avanti fatto avevo lasciato erede mio universale; ed essendo piaciuto al Signore Iddio chiamare a se un mio figlio maschio, chiamato Gio. Gironimo, battezzato nella chiesa di S. Eustachio, e né fu compare il Cardinale Montalto bon. mem. ed anco due figlie femmine, l’una chiamata Gironima, e l’altra Portia, li quali ha partoriti la Signora Eugenia Spinola mia consorte, e ritrovandomi al presente privo di figli, non avendo poi ella fatti altri;…”.
Pertanto il Marchese nomina erede universale di tutti i suoi beni il nipote, Sig. Andrea Giustiniano, figlio del Sig. Cassano, del q. Sig. Andrea Giustiniano.
Qualche anno dopo, e precisamente nel 1650, Andrea fu elevato al rango di Principe dal Pontefice Innocenzo X.
Tornando all’excursus del testamento l’aspetto che più mi ha colpito è stata la straordinaria religiosità del personaggio, intesa non solo come uomo integerrimo e ricco di fede ma anche come uomo dotato di un amore profondo, religioso, verso la terra di Bassano e la sua gente. Nella prima parte del documento vi sono riportate una serie di disposizioni con le quali lascia somme di denaro a varie istituzioni religiose affinché provvedano alla cura dell’anima attraverso la celebrazione di Sante messe, nonché lasciti a favore di persone bisognose. E’ interessante rilevare quanto questo personaggio, come ho già detto, ami Bassano, leggendo, quanto qui sotto viene riportato, si potrebbero azzardare due interpretazioni: una come promotore di uno sviluppo demografico del posto e l’altra, più poetica, a ricordo della felice valutazione che fece il padre Giuseppe scegliendo Bassano quale amena località: “Item voglio, ordino, e comando, che il mio erede universale da nominarsi da me qui sotto, e tutti quelli, che a lui succederanno in questa mia eredità, e successione, come esplicarò, paghino, e con effetto sborsino prontamente in ciaschedun anno in perpetuo scudi 30 di moneta, di giulj dieci per scudo, li quali servano per sussidio dotale ad una povera Vergine forastiera, che venga a maritarsi, ed accasarsi nella mia Terra di Bassano, con un marito forastiero, che non sia nato, né allevato in d. Terra, e Marchesato di Bassano. E quando sarà fatta fede dal Curato, che resti contratto lo Sposalizio, se gli faccia lo sborso di d. scudi trenta di moneta, con obbligo d’ambedue loro tanto del marito, quanto della moglie negl’atti della Corte di detta Terra di Bassano di dover abitare decentemente in detta Terra, sotto pena della restituzione della dote, la quale potranno assicurate nel miglior modo, che potranno, e la concessione della detta dote voglio, che segua nel giorno della festa di S. Vincenzo, ed Anastasio nel mese di Gennaro, nella Chiesa di S. Vincenzo da me fabbricata da fondamenti, e così voglio che si osservi in perpetuo.”
Sempre in merito alla sua terra di Bassano è molto interessante la parte che dedica alla erigenda Chiesa di San Vincenzo. Dispone che il suo erede si adoperi attivamente affinché sia completato il mausoleo ed inoltre da disposizioni precise in merito alla gestione. Per quest’ultimo aspetto è interessante rilevare che il Marchese Vincenzo aveva già nelle sue intenzione di rendere il luogo non solo centro spirituale ma anche centro di formazione culturale: i preti assunti, secondo la volontà del marchese, dovevano dedicarsi all’insegnamento di quelle materie atte a erudire la popolazione del posto e anche quella proveniente dai paesi limitrofi. Oggi si può ben dire che i Padri Benedettini Silvestrini hanno attuato quello che il Marchese disponeva quattro secoli fa.
Per meglio comprendere la volontà del Marchese riporto integralmente la parte del testamento che riguarda le disposizioni in merito alla Chiesa di San Vincenzo:
“Item voglio, ordino, e comando, che il mio erede, o li suoi successori nella mia eredità conforme alla disposizione di questo mio ultimo Testamento da dichiararsi qui sotto, facciano finire e ridurre all’ultima perfezione la chiesa da me principiata, e ridotta per grazia del Signore a buon termine, ad onor di S. Vincenzo Martire, nel Territorio della mia Terra di Bassano, conforme al disegno, ed intenzione, che sono a notizia di M. Giacomo Pacifici Architetto, e di Mastro Niccolò Valle Capo Mastro Muratore, con spendere scudi 1000. di moneta, in ciascun anno , finché resti finita a fatto, ed in modo che si possa officiare, e celebrarvi Messe, ed altri divini Offici, ed all' ora debba detto mio erede tener provista detta Chiesa di tutte le cose, che gli parranno necessarie per il culto Divino condecente al luogo, ed alla qualità di detta Chiesa, ed alla mia intenzione .
Item voglio, ordino, e comando, che finita che sarà la detta Chiesa. a segno, che si possa officiare, ed in essa celebrarvi Messa il mio erede, o li suoi successori come sopra siano tenuti, e debbano perpetuamente tenere tre Preti Cappellani Sacerdoti di buona fama, ed esemplari, amovibili ad nutum, ed a bencplacito del detto mio erede, o de suoi successori come sopra, in conformità della licenza, e patente concessami da Monsig. Reverendissimo Vescovo, di Sutri e Nepi, la qual patente si trova negl'Atti Episcopali di Sutri, resta registrata. nell’Archivio di Bassano, li quali Sacerdoti ripartitamente tra di loro debbano celebrar Messe, ed altri divini Officj con buona unione tra loro, e con dar buon esempio, e con buona regola di governo, ed economia, con osservare per appunto, ed onninamente gl’ordini, che li saranno dati delli miei successori, che pro tempore saranno Marchesi, Padroni della Terra di Bassano, in vigor del presente mio ultimo Testamento , li quali Preti se non saranno obbedienti a d. Marchesi, e Signori di Bassano, voglio, che subito siano licenziati da quelli , e se ne piglino altri, da quali se ne possa sperar miglior servizio, e questo sia sempre ad nutum, e beneplacito di d. miei successori nel Marchesato, e Dominio della Terra di Bassano, come sopra in perpetuo, li quali debbano dare, e diano a detti Preti quella provisione, che a loro parrà, conveniente alla qualità, e talento delli detti Preti, tra li quali voglio, che sia alcuno, che sia idoneo ad insegnare la Dottrina Cristiana, di leggere, di scrivere, e di far Abbaco a chiunque vorrà da loro imparare, e voglio che s' insegnerà non solo a quelli di Bassano, ma anco a quelli de luoghi convicini, e ad altri forastieri gratis, e senza mercede da darsi dalli detti Scolari, alli quali se si insegnerà anco la Grammatica, sarà più conforme alla mia intenzione , e desiderio, il qual sarebbe ancora, che tutti li detti tre Preti Cappellani abitassero nella detta Chiesa di S. Vincenzo, nelle Stanziette di sopra, andandovi per le lumache, che rispondono nella Chiesa ma; se per maggior commodità della Scuola , e delli Scolari paresse bene avere anco una Casetta nella Terra di Bassano, o nel Ter ritorio di essa, essorto li suddetti miei successori Marchesi, che glie la debbano provedere, come gli parrà; E perché non pare, che sia cosa conveniente, che li detti Preti Sacerdoti, li quali voglio, che siano Preti Secolari, e che non siano soggetti all'obbedienza d'alcuna Regola, o Religione, nemmeno obbligati ad alcuna altra residenza, nel tempo che li sopravanzerà oltre le Messe, ed altri officj, che giornalmente diranno, restino affatto oziosi, e sfaccendati; Potranno li sopradetti miei successori nel Marchesato, e Dominio di Bassano, fare elezione di persone di tal qualità, e talento, che siano atti ad esser applicati a qualche altre cure, ed occupazioni, oltre all’insegnare, come ho detto a Scolari, che possono apportare utile, ed onore alli detti Signori Marchesi, e alla Terra, ed abitatori di Bassano, ma anche, e molto piò al servizio del Signore Iddio nostro Signore.”
Subito dopo le volontà del marchese per la Chiesa di S. Vincenzo, nel testamento viene riportata la disposizione in merito alla costruzione di un borgo adiacente alla detta Chiesa o in una località più idonea, e per finanziare i lavori dovranno, i suoi eredi, utilizzare gli introiti provenienti dalle tenute di Bassano: “Item finita, che sarà la detta Chiesa di San Vincenzo, la quale per grazia del Signore, e del detto Santo glorioso mio Avvocato, resta ridotta ad assai buon termine, voglio, che gli miei eredi, o i loro successori suddetti dall’entrate, che caveranno dalla Terra e Territorio di Bassano spendano, e con effetto sborsino in ciascun anno scudi scudi mille di moneta almeno, in fabbricare un Borgo con Case più tosto piccole, che grandi incontro, o vicino alla detta Chiesa di S. Vincenzo in luogo che parrà più commodo, ed onorevole, con buon disegno, e regola d’Architettura, massime nella prima intenzione, e nel dare principio; il qual Borgo si debba nominare Giustiniano, ma quando però il tempo, e le varie occorre facessero conoscere, che la detta intrapresa di fare il detto Borgo non riuscisse conforme alla mia intenzione, voglio ed ordino, che li sudetti scudi mille annui di moneta si spendano in fare altre fabriche utili, ed onorevoli agli miei successori nel Marchesato, e Dominio di Bassano, ed a quella Terra, e suoi abitatori, a quali finora per lo passato le fabriche da me fatte hanno apportato nome, ed onorevolezza, e beneficio ai poveri Vasalli, che hanno lavorato, e travagliato in varie cose”.
Il “Borgo giustiniano”, nelle adiacenze della Chiesa di S. Vincenzo, non fu mai realizzato e si potrebbe supporre che gli eredi (Andrea Giustiniani) avrebbero considerato che tutto sommato era più conveniente e utile continuare ad edificare nelle strette vicinanze del paese Ecco, come possibile soluzione, che nel XVII secolo prende corpo l’opera urbanistica di Borgo San Filippo, un agglomerato di case al di fuori delle mura medioevali.
La parte del testamento riguardante il “Borgo” termina così: “E questo pagamento, e sborso di scudi 1000. annui, voglio, che ascenda alla somma, e quantità intiera di scudi venti mila, oltre e di più, che gli miei sudetti successori nel Marchesato, e Dominio di Bassano averanno speso, in finire la detta Chiesa di San Vincenzo, e passati, che saranno anni venti, e pagato, e sborsato, che averanno li miei sudetti successori, li scudi ventimila a ragione di scudi mille in ciscun anno, come sopra ho detto, voglio, che si manchi, e si lasci di fabricare in vigore del presente mio Legato, e che i miei sudetti successori manchino di sborsare li detti scudi mille annui, e potranno di tutte l’entrate di detta Terra, e Territorio di Bassano, valersi a loro benepalcito in occasioni d’utile, e onore loro, ed in servitù del Signore Iddio”.
Il mecenatismo del Marchese si evidenzia in modo costante nel testamento, tanto da accalorarsi nell’esternare le intenzioni sue affinché tutto ciò che è di arredo e abbellimento dei suoi palazzi e giardini non sia venduto o alienato, infatti nel testamento così è riportato: “… dichiarando, che in questi Mobili da vendersi non siano comprese le Statue, e Bassi rilievi, e Petti e Teste, Tavole, e Buffetti, ed altre cose di Marmo, e di Metallo, e tutti li Quadri di qualsivoglia sorte di Pittura, di Ricamo, e di rilievo, i quali tutti Quadri, Statue, ed altre cose di Marmo, e Metallo, voglio che restino, e siano del mio erede: perché l’intenzione mia è, che tutte le Statue, e tutti li Quadri di Pittura, ed altri come sopra, che al presento sono, e saranno nel punto della mia morte nel mio Palazzo, nel quale abito, o altro ove lo abitassi, e che saranno nelli miei Giardini, e nella mia Terra di Bassano, e tutti altri che saranno nelle Botteghe dé Scultori, o Scarpellini, o Pittori, ed in ogn’altro luogo restino per mia memoria perpetuamente, e per ornamento dé Palazzi e Giardini miei, come ho detto. E però voglio, ordino, e comando, che le dette Statue, e Quadri, ed altre cose di Marmo, e di Metallo sudetti dal mio erede universale, e da tutti quelli, che gli succederanno nella mia eredità, e fidecommisso come sopra, e come sotto dichiarerò, non si possano mai vendere, né alienare in qualsivoglia modo, né in tutto, né in parte; ed in evento di contravenzione voglio, che quel tale, che venderà, o alienerà le dette Statue, e Quadri, ed altre cose di Marmo, e di Metallo, nel modo detto di sopra, contro la mia volontà, ed intenzione sia tenuto in coscienza Cristiana obbligato alla Confessione sacramentale di pagare, e di restituire al suo successore, il quale dopo di lui averà di posseder detti Palazzi, e Giardini, ed altri miei luoghi sudetti in vigore del presente mio ultimo Testamento il doppio, e più del giusto prezzo di esse cose vendute… “. Purtroppo le disposizioni del marchese non sono state ben recepite dai posteri.
Nella parte finale del testamento il marchese esprime il desiderio che tutti i suoi beni, in particolare quelli di Bassano, siano conservati in perpetuo e liberi da ipoteche o altre forme coercitive per la soddisfazione di debiti accumulati, infatti così dice: “Di più, salve le cose sopradette, perché desidero grandemente, che la mia eredità, e beni, ed in specie talmente, che la specialità non deroghi alla generalità, ne all’incontro, il Marchesato, Terra, e Territorio di Bassano, e qualsivoglia altri beni giurisdizionali, che al tempo della mia morte si troveranno da me compri, ed acquistati in qualsivoglia luogo esistenti si conservino sempre, ed in perpetuo liberi, ed esenti da qualsivoglia sorte di debiti; però voglio ed espressamente ordino, che la detta mia eredità, e beni, e nominatamente i detti miei Marchesato, Terra, e Territorio di Bassano ….. si conservino, e mantenghino perpetuamente nei miei eredi…”


ACCADEMIA INTERNAZIONALE DI LETTERE ARTI E SCIENZE VINCENZO GIUSTINIANI

E' stata fondata a Roma il 13 settembre 2022 in occasione del 458esimo anniversario della nascita del marchese Vincenzo Giustiniani (13 settembre 1564) un'accademia di studi a lui dedicata: l'Accademia internazionale di lettere arti e scienze Vincenzo Giustiniani , un'associazione culturale senza fini di lucro - Ente di Promozione Sociale (iscritta al RUNTS), nata con lo scopo statutario di ricordare la memoria dell’eclettico pensiero del marchese Vincenzo. L’Accademia persegue esclusivamente finalità di interesse sociale: formazione  educativa, valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale e bibliotecario, ricerca scientifica, organizzazione e gestione di attività culturali, turistiche, artistiche e ricreative. Il suo scopo è quello di proporsi come luogo di incontro e di aggregazione di interessi artistico, letterari, scientifici, storici e culturali in generale, promuovendo ed incrementando gli studi e le ricerche di ogni genere, tipo e grado, con particolare riguardo a quelle sulla figura del marchese Vincenzo Giustiniani e delle altre più rilevanti della stessa famiglia. Per informazioni e riferimenti: accademia.giustiniani@gmail.com.

L'Accademia internazionale di lettere arti e scienze Vincenzo Giustiniani  ha promosso il “1° Concorso Letterario Vincenzo Giustiniani 2023” con l’obiettivo di premiare romanzi brevi e poesie inedite e saggi scientifici, storici e/o artistici inediti o con alcuni contenuti inediti, in lingua italiana riferibili: alla vita del marchese Vincenzo Giustiniani (1564-1637), ai suoi scritti (“discorsi”), alla sua collezione artistica, ai luoghi dove ha vissuto ed al contesto storico e culturale della sua epoca, oppure che facciano riferimento a questo mondo, quali ambientazioni prevalenti dell’opera, lasciando ai concorrenti la più ampia interpretazione.
Regolamento 1° Concorso Letterario Vincenzo Giustiniani (formato PDF)
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Accademia Internazionale di arti lettere e scienze Vincenzo Giustiniani news
Comunicato stampa
Le terne finaliste di narrativa, poesia e saggistica del Primo Premio Letterario Vincenzo Giustiniani
Proclamazione: sabato 25 maggio 2024 ore 17 Galleria Albani, Palazzo Giustiniani, Bassano Romano (VT)


La Giuria del Primo Premio Letterario Vincenzo Giustiniani ha selezionato le terne dei finalisti tra cui sarà proclamato il vincitore delle varie sezioni:
- Narrativa: La regola del viaggio (Flavio Fragassi) Dodici Modi di Dipingere il Buio (Rosario Mattia Moniaci) Dipinto dietro la tela (Luca Attina) Poesia: Buio (Olga Rapelli) Caravaggio (Angelo Zito) Musica in divenire (Paolo Cattolico)
- Menzioni speciali: Il viaggio etico del Marchese Giustiniani (Giovanni Castellotti) L’irriducibilità dell’arte nel tempo (Matteo Bonomi – sezione scuole) Amore e Psiche (Livia Fontana Scramoncin – sezione scuole)


La Presidente della giuria unitamente al Presidente dell’Accademia Internazionale di Lettere Arti e Scienze Vincenzo Giustiniani organizzatrice del concorso Enrico Giustiniani, ringraziano i numerosi partecipanti e sottolineano l’ottima qualità letteraria degli elaborati pervenuti.
La proclamazione dei vintori avverrà sabato 25 maggio 2024 presso la Galleria Albani di Palazzo Giustiniani a Bassano Romano dalle 17’00 alle 19’00. Sono invitati a presenziare in particolar modo i finalisti al concorso, l’ingresso è libero.


Agostino Bureca, architetto, già funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, progettista e direttori dei lavori di numerosi interventi di restauro, ha pubblicato per la Gangemi Editore un interessante libro sul "La villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano, dalla Storia al Restauro". Il volume idealmente chiude il procedimento per l'acquisizione allo Stato della Villa Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano avvenuta nel 2001, ed è il risultato del compendioso programma di studi e ricerche promosso e curato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici per il Paesaggio per il Patrimonio Storico Artistico del Lazio. Il feudo bassanese, in origine degli Anguillara, fu acquistato nel 1595 dal ricco commerciante e finanziere genovese Giuseppe Giustiniani, riparato a Roma dal lontano Oriente; la Villa fu restaurata e configurata nello stato attuale dal figlio Vincenzo (Chio 1564-Roma 1637) sul principio del Seicento per farne la propria casa-museo, rappresentativa sede di importanti collezioni antiquarie e di arte contemporanea e aristocratico luogo di riservate e dilettevoli attività e privilegiate frequentazioni. Nell'attesa dell'avvio dei lavori di restauro se ne ripercorrono le passate vicende, dai fasti barocchi alle tristi dismissioni patrimoniali dell'Ottocento, si illustra il prezioso ciclo di affreschi, opera di importanti artisti dell'epoca (FRANCESCO ALBANI, BERNARDO CASTELLO, DOMENICHINO, PAOLO GUIDOTTI BORGHESE, ANTONIO TEMPESTA), si affrontano -quasi a voler preordinare un disciplinare per la tutela - le problematiche connesse ai possibili utilizzi e progetti di valorizzazione culturale nella speranza che non si passi dalla colpevole


DAI GIUSTINIANI ALL'UNIONE EUROPEA UN PERCORSO CONTINUO

Si è svolto il 17 aprile 2004, a Bassano Romano (Viterbo) in collaborazione con l'Amministrazione Comunale e la Lega Italo-Ellenica, il convegno dal tema: "DAI GIUSTINIANI ALL'UNIONE EUROPEA UN PERCORSO CONTINUO".
All'evento hanno partecipato i Comuni Italiani di: Mirano (Venezia), Ortona (Chieti), Caprarica (Lecce), Amelia (Terni), Lari (Pisa), il Comune Francese di Bastia, i comuni Greci di Chios ed Homiroupolis. Il convegno è stato patrocinato dal Senato della Repubblica, dal Sovrano Militare Ordine di Malta delegazione Granpriorale Ligure, dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Viterbo
Le relazioni hanno analizzato il percorso storico dei Giustiniani, da diverse angolazioni: dall’epopea della marineria genovese nel levante fino al collezionismo seicentesco dei grandi mecenati e alle suggestioni architettoniche della Villa di Bassano. Un lungo viaggio tra storia e cultura per riallacciare, nello spirito Europeista, gli antichi legami tra popoli di diverse culture e società.
Le amministrazioni intervenute, si sono impegnate a predisporre un protocollo d’intesa, per dare seguito a questa iniziativa, anche al fine di realizzare un organismo permanente, tra vari soggetti non solo pubblici, atto a valorizzare eventi futuri per conto dei suoi partner, anche attraverso una Fondazione con una pluralità di soci attivi con la finalità di salvaguardare i beni storico-culturali, per la valorizzazione piena dei siti, palazzi, oggetti, memorie dell'illustre casato. Questo organismo potrà presentare proposte di interventi integrati, cofinanziati dai fondi strutturali europei per gemellaggi tra diverse comunità ed il recupero di siti urbanistici di interesse storico, artistico - culturale, villaggi tradizionali in stato di abbandono e di degrado. Il progetto avviato rimane comunque aperto sia ad associazioni private che ad altri enti pubblici come altri comuni che in ogni momento possono farne parte. Già hanno dato la loro adesione i comuni di Fauglia (Pi), Monterinaldo (Ap), e Aghios Minas, Ionias e Kampochora (Grecia)
Gli atti sono stati presentati in anteprima a Chios il 31 agosto 2005 ed a Roma il 1 dicembre 2005 presso la Sala dei Presidenti di Palazzo Giustiniani di Roma, con il patrocinio del Senato della Repubblica, da Enrico Basso, archivista di Stato direttore nella Sovrintendenza Archivistica per la Liguria e Christina Strunck, Assistente scientifico della Biblioteca Hertziana.
homeVenerdì 7 aprile 2006, a seguito la presentazione Genovese nella cornice del Complesso Monumentale si Sant’Ignazio presso l’Archivio di Stato. Un simbolico ritorno nella città di origine della famiglia, durante le manifestazioni Genovesi dell’ottava settimana della cultura. Patrocinatore dell’evento oltre il Senato della Repubblica, il Sovrano Militare Ordine di Malta Delegazione Granpriorale Ligure.
Gli atti, già presenti nei cataloghi di diverse Biblioteche pubbliche, sono stati presentati da Giovanni Assereto, ordinario di storia moderna dell’Università di Genova che ha commentato i contributi storici al volume e da Christina Strunck, assistente scientifico della Biblioteca Hertziana di Roma che ha commentato gli aspetti più artistici ed architettonici trattati nel volume. Alfonso Assini, funzionario dell’Archivio Genovese, è intervenuto sul lascito fedecommissorio di Vincenzo Giustiniani, la cui contabilità e molti degli atti notarili rogati per conto di questa famiglia sono conservati nell’Archivio stesso. Durante la manifestazione, sono stati esposti, a cura dello stesso Assini, Ignazio Galella e Roberto Santamaria, alcuni dei più significativi documenti dell'Archivio Giustiniani, in rapporto soprattutto alle loro committenze artistiche, disegni (fra cui il bellissimo stemma della famiglia), stampe e incisioni (dalle collezioni del marchese Giustiniani verrà una copia della "Galleria Giustiniana"), monete e oggetti legati alle funzioni dogali e di rappresentanza svolta da alcuni membri della famiglia., provenienti anche da alcune preziose collezioni private.

Il codice ICCU del libro nel database delle Biblioteche Italiane è IT\ICCU\IEI\0241428 , clikkando il link potete visualizzare le biblioteche dove è presente il libro.
Redazionale con foto sul Convegno a Bassano Romano
Redazionale con foto sulla presentazione degli atti a Roma
Articolo degli atti a Roma sulla "Croce Ottagona" periodico della Delegazione Ligure del SMOM gennaio 2006 n.23 con il discorso del Delegato dell'Ordine Giovanni Della Croce di Dojola
Redazionale con foto sulla presentazione degli atti a Genova
Articolo degli atti a Genova sulla "Croce Ottagona" periodico della Delegazione Ligure del SMOM aprile 2006 n.26
Intervento del delegato alla cultura di Bassano Romano alla presentazione degli atti a Genova
atti giustiniani
INDICE DEGLI ATTI (dove disponibili dei brevi estratti dei contributi)
1) Lettera di saluto del senatore Marcello Pera, presidente del Senato della Repubblica. 2) Presentazione di Giovanni Della Croce di Dojola, delegato granpriorale per la Liguria Del Sovrano Militare Ordine di Malta. 3) Presentazione di Giuseppe Marchetti, sindaco del Comune di Bassano Romano. 4) Fu Giustiniano l’eponimo fondatore del casato? Introduzione a cura di Enrico Giustiniani. 5) PARASKEVI PAPAKOSTA - Introduzione al convegno in lingua greca moderna 6) GABRIELLA AIRALDI - Genova e il Mediterraneo. 7) STEFANO GRILLO di RICALDONE - I Giustiniani: “cives” e “reges”. Le distinzioni nobiliari del ceto dirigente genovese dall’età comunale ai riconoscimenti della regia Consulta Araldica. 8) ANDREA LERCARI - La vicenda storica dell’albergo Giustiniani: dalla fazione popolare al patriziato sovrano della Repubblica di Genova. 9) SILVIA DANESI SQUARZINA - Il Cristo portacroce di collezione Giustiniani. Prima versione incompiuta di un’opera di Michelangelo. 10) MANUELA TOZZI RAMBALDI - Il Campos di Chios, caratteri e confronti. 11) VALERIA MONTANARI - Orientamento e prassi del restauro a Chios. 12) PARASKEVI PAPACOSTA - Sulle tracce dei Giustiniani nella storia dell’architettura di Chios, Bassano Romano, Gravina in Puglia e Caprarica di Lecce. 13) DIMITRIS PAPALIOS - Il progetto di parco medievale tematico come valorizzazione dei beni architettonici a Chios. 14) RINALDO MARMARA - La formazione della comunità latina a Costantinopoli e le migrazioni da Chios. 15) AGOSTINO BURECA - La Villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano: interventi e prospettive per la tutela e la valorizzazione. 16) RITA FABRETTI - I Giustiniani a Bassano: rapporti tra potere centrale e locale (sec. XVII e XVIII). 17) ANGELO CASERTANO - Il Monastero di San Vincenzo: dall’idea di Vincenzo Giustiniani alla donazione Benedettina-Silvestrina. 18) REMO DE MARTINO - Il viaggio di San Tommaso apostolo da Chios a Ortona. 19) ALEXANDRIS EVANGHELOS - Progetto di gemellaggio fra Comunità Mediterranee unite da percorsi storici comuni. 20) EMMANUEL VASTA e JEAN BAPTISTE RAFFALLI - La Villa Giustiniana a Bastia. 21) BARBARA SILVANI - Il palazzo Giustiniani di Amelia. 22) GIAMPAOLO GRASSI - Il modello socio economico di Chios: riscontro nei modelli di organizzazione agricola e d’imprenditoria nella Val d’Era e sulle colline pisane. 23) MARIO ESPOSITO - Ville Venete nel territorio di Mirano. 24) ALESSANDRA ZABBEO - I Giustinian a Mirano e il loro insediamento.

Gli Atti sono acquistabili presso la tipografia: Tipografia Pioda Viale Borelli, 15 Tel: 06 44701500 Fax: 06 4451 862 - info@pioda.it


BASSANO ROMANO-CHIOS:
ANTICHI LEGAMI E NUOVI PERCORSI NELLO SPIRITO EUROPEO
Atti del II° convegno internazionale sulle architetturee collezioni artistiche dei Giustiniani


nell'ambito del progetto europeo di gemellaggio tra Bassano Romano, Aghios Minàs e Kampohòra di Chios

Si è svolto dal 6 al 10 settembre 2006, l’incontro tra i cittadini del Comune di Bassano Romano, nella Tuscia Viterbese, e quelli dei Comuni di Aghios Minàs e Kampohòra dell’isola Greca di Chios, nell’ambito del progetto co-finanziato dall’Unione Europea per la cittadinanza attiva “gemellaggio di città”. Il tema del gemellaggio venne proposto per prima volta durante il convegno internazionale svolto a Bassano Romano nell’aprile del 2004, Dai Giustiniani all’Unione Europea: un percorso continuo, un lungo viaggio tra storia e cultura per riallacciare, nello spirito europeista, gli antichi legami tra popoli di diverse culture arricchite, grazie anche alla presenza dei Giustiniani, da testimonianze storico-artistiche, appartenenti oggi al patrimonio culturale europeo.
In un atmosfera cordiale e informale, la delegazione Chiota, arrivata mercoledì 6 settembre all’aeroporto di Fiumicino, è stata accolta dal Sindaco insieme alla Giunta Comunale e da numerosi giovani dell’Associazione Culturale Bassanese. Il gruppo Greco, nei due giorni successivi ha visitato i luoghi di principale interesse nella cittadina Viterbese e nella capitale.
Sabato 9 settembre si è svolta la parte ufficiale del programma, presentata in questo volume d’Atti (in Italiano e Greco), aperta dal secondo convegno internazionale di studi storico-scientifici, presentato in italiano e in greco, intitolato Bassano Romano-Chios: antichi legami e nuovi percorsi comuni nello spirito europeo, svolto nella suggestiva Sala dei Cesari del Palazzo Giustiniani. I relatori, rappresentanti della Pubblica Amministrazione, scienziati e studiosi, hanno ripercorso gli antichi legami che uniscono le comunità Italo-Greche intervenute. Dal 1347 al 1566 i Giustiniani furono gli amministratori per conto della Repubblica Genovese dell’isola di Chios nell’Egeo nord orientale. Alcuni di loro dal 1595 al 1854, dimorarono nel feudo di Bassano Romano. Il gemellaggio tra le comunità Chiote e quella Bassanese è un atto di amicizia nel comune legame con la presenza di questa famiglia e con l'eredità ideale, architettonica e culturale che essa ha lasciato ai posteri italiani e greci. Al convegno ha fatto seguito la firma ufficiale del Patto di Amicizia tra i comuni intervenuti. Nel pomeriggio la manifestazione si è chiusa con l’esibizione del Gruppo Bandistico Bassanese e dei danzatori di Aghios Minàs e Kampohòra, presso il Monastero di San Vincenzo Martire, seguita da una serata musicale.
Domenica 10 settembre, la delegazione Chiota è tornata in Grecia, dando appuntamento ai Bassanesi nell’isola del mastice per il 2007. atti gemellaggio giustiniani

Il libro d'atti è stato curato da Enrico Giustiniani e Paraskevi Papakosta
Nelle prime pagine del presente volume d’Atti, vengono presentati brevemente i tre Comuni e immagini dagli archivi dei relatori, nonchè i saluti dei Sindaci e dei membri della Pubblica Amministrazione. Segue un breve intervento del Presidente del Comitato Organizzatore Enrico Giustiniani, sul progetto di partenariato Europeo della “Rete Giustiniani” e la cittadinanza Europea attiva. La sezione di carattere scientifico del convegno apre con il testo di Cecilia Mazzetti di Pietralata, storico dell’arte, relativo all’opera dei fratelli mecenati Vincenzo e Benedetto Giustiniani, nati a Chios nella metà del XVI secolo, i cui palazzi a Roma e a Bassano, furono dei veri e propri luoghi d’arte - “Accademie” - dove oltre ad ammirare la splendida collezione di statue e dipinti, gli artisti cercavano atmosfere e spunti per la loro ispirazione; un crocevia di incontri artistici nel seicento, dal Nord Europa al Mediterraneo, un patrimonio culturale di enorme valore, lasciato in eredità ai posteri.
Segue lo studio analitico di Paraskevi Papacosta dedicato alle architetture dei Giustiniani di Chios a Bassano Romano. La relatrice enfatizza il valore urbanistico del complesso territoriale ed alcuni caratteri peculiari comuni che ricollegano Bassano a Chios. Attraverso questa nuova lettura panoramica dell’insieme, basata sull’analisi diretta e su ricostruzioni storiche, contribuisce al processo di conservazione e valorizzazione del sito storico.
Le ricerche d’archivio delle famiglie Anguillara di Ceri e Giustiniani di Negro a Roma e a Viterbo hanno contribuito allo svolgimento dell’analisi, dedicata al giardino di Vincenzo Giustiniani, dell’architetto della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il paesaggio del Lazio, Agostino Bureca responsabile del programma di conservazione della villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano. Nonostante l’ovvio rinnovo della vegetazione e del deperimento della materia permangono tutt’oggi diversi caratteri dell’originario genius loci del giardino, dovuti alle aspirazioni antiquarie e alle suggestioni europee del noto mecenate da Chios.
Don Cleto Tuderti, già Priore del Monastero di San Vincenzo, ha sviluppato il tema del “Mausoleo” voluto dal Marchese Vincenzo per la sua famiglia, evidenziando altri aspetti, correlati alla religiosità e spiritualità dei Giustiniani, non meno eloquenti ed attuali, che mettono in luce singolare la poliedrica figura di Vincenzo Giustiniani. Rinaldo Marmara si sofferma sull’importanza dei registri parrocchiali di Chios presenti a Tinos e su quelli di Costantinopoli, ricchi di testimonianze ed appunti, di cui alcuni sono del tutto ancora sconosciuti agli studiosi e altri necessitano di essere ricatalogati e soprattutto preservati dall’incuria del tempo.
Al suo intervento ha seguito quello di Manolis Vournous della Chiesa degli Aghii Sarànda a Thimianà. L’architetto offre una lettura aggiornata compiuta sui ruderi della chiesa e su precedenti studi personali. È interessante il fatto che dopo secoli di storia, si rispecchiano ancora le influenze genovesi nell’architettura chiota.
Dimitris Kokkinakis attraverso la sua antologia critica introduce all’arte medica e farmaceutica di Chios nel periodo genovese dell’isola. Sintetizza il sistema sanitario chiota del passato, ricorrendo a parallelismi con le istituzioni adottate dalle repubbliche marinare nella penisola italica. L’argomento sulle farmacie portatili e sull’arte degli speziali apre nuovi orizzonti negli studi chioto-bassanesi.
Alice Gànou, con un intervento semantico, ha evidenziato come esistano ancora, nel dialetto Chiota, termini vernacolari di derivazione Genovese e Italiana. Questi “cromatismi” locali potrebbero ricollegarsi alle manifestazioni “periferiche” della matrice latina nell’Egeo e più in generale nel Mediterraneo.
Cogliendo l’occasione di questo nuovo convegno organizzato nell’ambito del progetto di gemellaggio tra Bassano e Chios, sono stati inseriti due nuovi contributi di sintesi e di approfondimento scritti dai curatori della presente opera collettiva. Essi contribuiscono al riconoscimento dell’opera e all’approfondimento di alcuni dei temi affrontati dai relatori che parteciparono al primo convegno internazionale Dai Giustiniani all’Unione Europea: un percorso continuo, svolto a Bassano Romano nell’aprile 2004 che tematicamente aveva introdotto la proposta di gemellaggio. Enrico Giustiniani ricorda i temi illustrati negli atti del primo convegno, curati da lui stesso, che presentò al palazzo Giustiniani di Roma al Senato il 1 dicembre 2005 e successivamente al Archivio di Stato di Genova il 7 Aprile 2006 ove sono state aggiunte nuove valutazioni e commenti costruttivi di natura critica, sulle relazioni di contenuto scientifico. Il secondo testo di Paraskevi Papacosta chiude il presente volume, offrendo nuove prospettive di studio. La studiosa percorre i temi relativi alle architetture del passato conservate nelle antiche Terre dei Giustiniani. Segue una nuova lettura a campione, mirata, con relativa documentazione fotografica o grafica di alcune architetture monumentali in stato di rovina ed altre memorie dei Giustiniani di Chios. Il testo è caratterizzato da meditazioni storico-critiche, verificate direttamente sui “testi architettonici” e dall’individuazione di alcuni valori inespressi dalla letteratura che potrebbero essere capaci di suggerire nuove iniziative e soluzioni progettuali finalizzate alla conservazione e al recupero di questi siti degradati.

INDICE DEGLI ATTI
FRANCESCO BROGLIA - Presentazione Atti; ENRICO GIUSTINIANI E PARASKEVI PAPACOSTA - Introduzione al convegno internazionale nell’ambito del progetto di gemellaggio tra i Comuni di Bassano Romano, Aghios Minàs e Kampohòra di Chios; Presentazione dei Comuni del gemellaggio-Saluti ; Messaggio di Benvenuto ai cittadini di Aghios Minàs e Kampohòra; Saluto del Sindaco di Bassano Romano Luigi De Luca; Saluto dell’Assessore alla cultura di Bassano Romano Vittorio Ronconi; Presentazione del Comune di Bassano Romano; Saluto del Sindaco di Aghios Minàs Ionnis Pantelàras; Breve presentazione dell’isola di Chios; Presentazione del Comune di Aghios Minàs; Saluto del Vice-Sindaco di Kampohora Charilaos Koutsouràdis; Presentazione del Comune di Kampohora; Presentazione progetto “Rete fra città gemellate”; ENRICO GIUSTINIANI Il progetto di parternariato e di gemellaggio fra comunità Europee unite da percorsi storici comuni. La cittadinanza Europea attiva; Relazioni di contenuto scientifico sulla storia e la cultura di Bassano Romano e Chios ; CECILIA MAZZETTI DI PIETRALATA - Dal nord Europa al Mediterraneo: i palazzi Giustiniani di Roma e Bassano nel seicento, crocevia di incontri artistici; PARASKEVI PAPACOSTA - Architetture dei Giustiniani di Chios a Bassano Romano:storia e caratteri; AGOSTINO BURECA - Aspirazioni antiquarie e suggestioni europee nel giardino storico del palazzo Giustiniani a Bassano Romano; CLETO TUDERTI - Il mausoleo di S.Vincenzo Martire in Bassano Romano. Contributo per un gemellaggio; RINALDO MARMARA - La storia non è mai completa …. e neppure quella dei Giustiniani; MANOLIS VOURNOUS - La chiesa degli Aghii Sarànda a Thymianà di Chios; DIMITRIS KOKKINAKIS - Breve introduzione all’Ars medica e farmaceutica nella colonia genovese di Chio. Dai primi ospedali al cofanetto dei medicinali di Vincenzo Giustiniani; ALICE GANOU - L' influenza della lingua italiana sul linguaggio Chiotico; Termini vernacolari di origine italiana o genovese presenti nel dialetto Chiota; Firma del “Patto di amicizia e fratellanza”; Retrospettiva e approfondimento sui temi del 1° convegno internazionale di Bassano Romano; ; ENRICO GIUSTINIANI - Sintesi del convegno di Bassano Romano del 17 aprile 2004: Dai Giustiniani all’Unione Europea: un percorso continuo; PARASKEVI PAPACOSTA - Un percorso nelle antiche Terre dei Giustiniani: retrospettiva e approfondimento sui temi architettonici del primo convegno di studi a Bassano Romano; Ringraziamenti.

Il codice ICCU del libro nel database delle Biblioteche Italiane è IT\ICCU\IEI\0284266 , clikkando il link potete visualizzare le biblioteche dove è presente il libro.

Gli atti sono stati presentati una prima volta il 12 maggio 2007 a Bassano Romano dal Prof. Francesco Broglia e dall’Arch. Michele Campisi con il patrocinio della Sovrintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Lazio (Redazionale presentazione di Bassano Romano a cura di Domenico Vittorini - Gazzetta Bassanese n. 124 giugno 2007). A seguito poi la presentazione a Roma il 28 novembre 2008 nella sala Capitolare presso il Chiostro del Conventodi Santa Maria sopra Minerva Senato della Repubblica. La Sala, costruita per volontà di Vincenzo Giustiniani, generale dei Domenicani, nel XVII secolo, ancora conserva sul soffitto gli stemmi della famiglia Giustiniani.
Sono intervenuti Silvia Danesi Squarzina, ordinario di Storia dell’Arte Moderna dell’Università di Roma Sapienza e Alessandro S. Curuni, ordinario di Restauro dell’Università di Roma Sapienza. Ha introdotto i lavori Francesco Broglia, Docente di Rilievo dell’Architettura dell’Università di Roma Sapienza. Al termine della presentazione è stato proiettato un documentario sui Giustiniani (vai al video dell'introduzione clikkando il link), creato e montato dall'architetto Papacosta.
Redazionale con foto sulla presentazione del secondo libro degli atti a Roma il 28 novembre 2008

recensione giornalearte

Lo spirito Europeo dei Giustiniani recensione sul volume d'atti del II° convegno internazionale sulle architetturee collezioni artistiche dei Giustiniani - Giornale dell'arte gennaio 2009 a cura di Federico Castelli Gattinara

Gli atti, saranno presentati anche a Genova in primavera 2009 in data ancora da definire.
 Il volume "Bassano Romano - Chios: antichi legami e nuovi percosi nello spirito europeo", è acquistabile su richiesta presso la Tipografia Pioda di Roma in Viale Ippocrate, 154 -
Tel: 06 44701500 Fax: 06 4451 862 - info@pioda.it


IL PROGETTO DELLA RETE GIUSTINIANI

Un filo rosso unisce alcuni piccoli comuni Italiani ed Europei, la presenza nel corso dei secoli della Famiglia Genovese dei Giustiniani, importanti tracce architettonicche ed antropologiche da valorizzare e da collegare nel tempo e nello spazio, percorsi turistici comuni per uno scambio di idee e confronti per riallacciare gli antichi legami in uno spirito Europeista.

DOCUMENTARIO SUI GIUSTINIANI

Grazie all'iniziativa dell'Assessore al patrimonio della municipalità Francese di Bastia, è recentemente uscito (gennaio 2008), prodotto da Vision Internationale e da France 3 per la regia di Andrè Waksman il documentario "Les Giustiniani une saga méditerranéenne". Il documentario di circa un ora, a cui ho fattivamente collaborato, ha richiesto quasi due anni di lavori; l'opera, in francese (con alcuni brani in Italiano sottotitolati) traccia il lungo percorso antropologico e storico della famiglia Giustiniani, toccando le località dove più si è sentita la presenza di questa famiglia: Genova, il levante ligure, Chios, Roma, Palermo, la Corsica e Bassano Romano.
Sono in possesso della copia, informalmente potrei accontentare, nei limiti del possibile, chi me ne facesse gentile richiesta.
Il film, apparso sulla trasmissione "Orizzonti" su France3-Corse il 10 maggio 2008 è online sul sito della France 3 - corse in questo link:
"I Giustiniani, une saga méditerranéenne" (100508)


Il  GEMELLAGGIO tra Bassano Romano - Aghios Minas e Kamphokora

L'Unione Europea ha finanziato il progetto di gemellaggio presentato dal Comune di Bassano Romano con il Comune greco di Aghios Minas (DG EAC N. 25/05 Incontri tra cittadini - fase 3). Progetto 06/2082. La manifestazione che ha coinvolto sia il comune Chiota di Aghios Minas che di Kamphokora, si è svolta a Bassano Romano dal 6 al 10 settembre 2006.


LA FAMIGLIA GIUSTINIANI IN LUNIGIANA

Si è svolto il 21 ottobre 2006 un interessante giornata di studi sulla presenza dei Giustiniani nella Lunigiana. Le relazioni hanno esaminato uno dei molteplici aspetti della storia della grande famiglia albergo genovese, un aspetto che può forse inquadrarsi in un più ampio fenomeno che interessò il ceto dirigente della Repubblica: l’insediamento dall’antica Dominante alla periferia nel corso del XVIII secolo. In particolare, infatti, un ramo dei Giustiniani si stabilì in Lunigiana, dove acquistò i resti di un antico monastero restaurandoli ed edificando l’attuale castello, con annessa cappella, di Ceparana (Comune di Bolano) e acquisendo poi, per via ereditaria, anche il castello di Vezzano Ligure, ancora proprietà della famiglia.
Gli Atti di questo convegno saranno disponibili a dicembre 2008 (inseriti in “Accademia Lunigianese”)


Si è svolta il 6 e 7 maggio 2005 la celebrazione del 50° anniversario dell’incoronazione della Sacra Effigie della Madonna della Pietà. Strade, vicoli e piazze arricchite da migliaia di fiori di carta, fontane e giardini costruiti qua e là. Era il 1955 quando il Cardinale Valeri, dopo una richiesta alle autorità ecclesiastiche da parte dei bassanesi, con una solenne cerimonia appose una corona sul capo della Madonna della Pietà. E Bassano fu addobbato con fiori di carta e ogni 25 anni le festività per adorare la Sacra Immagine hanno un carattere straordinario. La Pia Unione della Madonna della Pietà, composta dai Fratelli, coordina anche le due suggestive processioni, quella votiva del sabato sera e quella solenne della domenica mattina. Chiude la processione la macchina della Madonna trasportata a spalla.
Le foto della manifestazione: Bassano Romano addobbato a festa



Alcuni link su Bassano Romano

Bassano di Sutri di Filippo Bonugli articolo del 1955 dalla rivista "Per le vie dell'Italia
Il sito ufficiale del Comune di Bassano Romano
www.assolarocca.it
www.bassanoromanoshop.com Sito della locale associazione culturale con articoli di storia e cultura.
sito amatoriale su Bassano Romano n.1
sito amatoriale su Bassano Romano n.2
sito amatoriale su Bassano Romano n.3
Bassano Romano online
sito ufficiale del Monastero di S. Vincenzo a Bassano Romano
Il mio sito sul Monastero di S.Vincenzo a Bassano Romano
Sorgerà a Bassano Romano il nuovo Santuario della Fondazione Giovanni Paolo II
Associazione Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II - sito ufficiale
I riferimenti del Comune di Bassano Romano
Estratto del Testamento del Marchese Vincenzo Giustiniani e alcuni documenti storici relativo al feudo di Bassano Romano a cura di Domenico Vittorini


Dona il cinque per mille al Monastero di S. Vincenzo ... costruito dai Giustiniani
Il Monastero, per le attività che svolge, è stato riconosciuto dal fisco, come ente capace di ricevere questo tipo di detrazioni. Pertanto se vuoi, nella compilazione della dichiarazione dei redditi puoi destinare la quota del “CINQUE PER MILLE” in favore del Monastero. Oltre alla firma del contribuente è obbligatorio il codice fiscale del Monastero. Monastero S. Vincenzo Martire Bassano Romano Codice fiscale nr. 80004470565


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In questa antica mappa settecentesca è presente una tenuta "Polline di Santa Caterina dei Giustiniani" proprio sul bordo orientale del lago di Bracciano nel comune di Trevignano

Il cannone Giustiniani grazie al contributo di Renato G. Ridella


L’Associazione Culturale La Rocca di Bassano Romano, ha recentemente pubblicato una guida turistica: Bassano Romano Terra dei Giustiniani
La guida di Eliseo Fabretti, Yuri Gori, Domenico Moroni, Fiorella Proietti e Domenico Vittorini , si sofferma sulle bellezze di Bassano Romano con una particolare attenzione al Palazzo Giustiniani-Odescalchi e alla vicende della nobile famiglia Giustiniani che qui aveva il suo feudo.
La guida di Eliseo Fabretti, Yuri Gori, Domenico Moroni, Fiorella Proietti e Domenico Vittorini è richiedibile all’Associone stessa in Via M. Giustiniani n.1, 01030 Bassano Romano (VT)
Questo è il loro sito internet: www.assolarocca.it
l’email dell’associazione: info@assolarocca.it
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Bed and Breakfast "La Rocca" da Roberta e Daniele Bassano Romano Via G. Garibaldi, 23 Tel: +39 0761 635518 Cell:+39 329 8503315
In una casa nuova ed appositamente “studiata” affinchè gli ospiti possano trovare tutti i conforts di cui hanno bisogno, la discrezione e la familiarità che desiderano. Per trascorrere una vacanza all’insegna della natura e della cultura, gustando le tradizioni e i sapori genuini di un tempo.


la mia foto www.giustiniani.info
Il sito tratta della storia della Famiglia Giustiniani dalle sue origini Genovesi, attraverso il Dodecaneso Greco, l'isola di Chios e Roma.

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LA MADONNA DEI DEBITORI di Bassano Romano tra misticismo e devozione. «In gremio Matris sedet Sapientia Patris»

la madonna dei debitori
Un dipinto Seicentesco raffigurante una Madonna con Bambino, chiamato “la Madonna dei debitori” (qui sinistra), sicuramente non di grande scuola, è stato rinvenuto intorno al 2004 a Bassano Romano, paese vicino il Lago di Bracciano a circa 50 km da Roma, in seguito alla ristrutturazione di alcune "grotte" (così vengono chiamate a Bassano le cantine tufacee presente sotto i palazzi del centro storico) in piazza Gramsci, da parte di Gilberto Di Benedetto, psicologo romano, artista ed ora possessore del quadro in questione. Sembrerebbe che quella grotta fosse conosciuta in paese fin dal Seicento e che nel 1784 a seguito dell'invasione Napoleonica, la popolazione avesse li nascosto gli oggetti di culto perché essi non venissero distrutti dai francesi. La grotta (così vengono chiamate le cantine in tufo di Bassano Romano) in cui fu trovata la tela apparteneva alla famiglia Valle, dalla cui sono prevenuti diversi cappellani della Chiesa Maria Santissima Assunta sulla Piazza di Bassano (collegata attraverso una loggia alla Villa Giustiniani). Sono ancora oggetto di ricerche e di riscontri storici, se la tela della "Madonna dei debitori" appartenesse alla famiglia Giustiniani e se in qualche modo facesse parte della Collezione del Marchese Vincenzo o dei suoi successori. Sappiamo che l'iconografia Mariana era molto cara al Marchese tanto che ne riprodusse ben sei "Madonne" nel secondo volume della sua Galleria Giustiniana. Non ci deve nemmeno sorprendere il nesso tra Vincenzo Giustiniani e la particolare iconografia della "Madonna dei debitori". Il marchese Vincenzo oltre ad essere devotissimo, fu un personaggio incline ad accogliere senza pregiudizi, le novità culturali della sua epoca. Nell'inventario della sua biblioteca (riportati nell'inventario redatto nel 1638 alla sua morte) oltre a trattati filosofici d'impostazione neostoica, compaiono volumi concernenti l'astrologia, le scienze naturali, l'astronomia e testi scientifici d'argomento esoterico ed occulto. L'interesse per l'occultismo di Vincenzo è testimoniato dalla presenza di un volume sulle profezie di Nostradamus. la Madonna del sangue di ReIl Marchese è aggiornato sulle scoperte di Galilei: conosce il Dialogo sui massimi sistemi e, dopo l’abiura, lo incoraggia a pubblicare le sue ricerche sul moto. Inoltre questa passione per la cultura scientifica trova conferma anche negli affreschi presenti nel palazzo di Bassano. La volta della "Galleria" dipinta da Francesco Albani raffigura pianeti, costellazioni e segni zodiacali. La composizione iconografica delle grottesche affrescate nelle stanze delle stagioni suscita, invece, sensazioni esoteriche ed occulte.
Il quadro della "Madonna dei debitori" rappresenta una Madonna che regge con la mano destra sollevata tre rose viste come simbolo di amore, sapienza e conoscenza. Dalla fronte e dalle labbra della Vergine sgorga sangue, inteso come una sorta di purificazione del pensiero e della parola, senza le quali l’anima non può manifestare il suo contatto col Divino. Il Bambino da lei tenuto in grembo, con un’aureola dalla croce inscritta, pone l’indice verso le rose ad indicare la direzione cui affidarsi. Il tutto si chiude con un cartiglio sottostante la figura, che recita in latino: «In gremio Matris sedet Sapientia Patris» ("Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre").
La Madonna rappresentata a Bassano sembra essere un'interpretazione originale e mistica di due rappresentazioni Mariane "Madonna del sangue" (immagine in alto destra) del Santuario di Re sul Lago Maggiore, che fu oggetto di ispirazione di molti pittori  soprattutto nella prima metà del Seicento e quella della Madonna del Ruscello  (immagine in basso a destra) nel Santuario omonimo di Vallerano sempre in provincia di Viterbo a soli trenta kilometri da Bassano Romano.
Il culto della "Madonna del sangue" avvenne a seguito del miracolo avvenuto nel 29 aprile 1494, quando alcuni giovani si ritrovarono di fronte alla chiesetta per giocare ad un tradizionale gioco di paese, la piodella, che consisteva nel lanciare un sasso appiattito contro un cilindro di legno su cui era posizionata una moneta. Uno di loro, particolarmente sfortunato nel gioco, si adirò e lanciò il suo sasso verso la chiesa, colpendo proprio il ritratto della Madonna. la Madonna del Ruscello di ValleranoIl mattino seguente l’affresco della Madonna iniziò a sanguinare dalla fronte e continuò a sgorgare abbondantemente per circa venti giorni e molti ammalati e infermi, dopo aver rafforzato la devozione nei confronti della Madonna di Re, guarirono grazie a veri e propri miracoli, riconosciuti ufficialmente anche dalle autorità civili e religiose dell’epoca. A seguito dell’afflusso dei tantissimi fedeli, attirati dalla notizia del miracolo, fu costruito un primo santuario già nel 1627.  Il culto della Madonna del Ruscello risale invece al 1604, al pittore Stefano Menicucci (un giovane pittore romano, che godeva ai tempi di una discreta fama, al servizio del cardinale Odoardo Farnese), fu commissionato il restauro di un dipinto posto in un’edicola, raffigurante la Madonna in trono col Bambino ad opera di un modesto artista locale (sull'argomento l'articolo su Tusciaweb del 27 marzo 2014: Restaurate le cappelle Marcucci e Paesani). Il 5 luglio dello stesso anno il pittore, dopo aver ripulito la trascurata immagine, si stava per accingere ad inserire dello stucco in una fessura creatasi proprio sulla bocca della Vergine Maria. Fu proprio in quel momento che accadde il miracolo: dalla sua bocca iniziò a fuoriuscire del sangue che imbrattò gli strumenti e le mani del pittore. La notizia dell’evento si diffuse in fretta e presto iniziarono ad arrivare pellegrini con offerte in visita dai territori vicini e lontani. Fu così deciso di erigere, proprio sul luogo del miracolo, un tempio ad eterno ricordo dell’accaduto. Il quadro è ancora oggi visibile al pubblico all’interno dell’edificio e sulla bocca della Madonna permane una macchia dalla forma stretta ed allungata. Curioso annotare che il Santuario che la ospita, fu eretto tra il 1604 e il 1609 (come attesta l’iscrizione “MDCIV Inceptum – MDCIX Absolutum”) su progetto di Vignola (Jacopo Barozzi da Vignola), lo stesso che probabilmente progettò l'ammodernamento di Palazzo Giustiniani e forse la Chiesa di San Vincenzo a Bassano Romano, molto simile nella forma architettonica, fatta costruire dal marchese Vincenzo a partire dal 1620 e finito dal suo successore Principe Andrea nel 1645 (anche se l'iscrizione attesta il 1630 "VINCENTIUS IUSTINIANUS IOSEPHI FIL. FECIT MDCXXX").
Tornando alla Madonna Bassanese la cui iconografia sviluppa un messaggio in una maniera del tutto originale probabilmente non destinato al culto popolare proprio per la presenza del sangue dalla fronte e dalla bocca difficilmente comprensibile dal volgo. La Madonna, con il suo volto sereno, sembrerebbe farsi carico della purificazione del pensiero ("sangue dalla bocca"), e di pacificazione tra gli uomini (il "sangue dalla fronte" come simbolo di speranza di pace per il sangue versato dagli uomini per le guerre) in quanto redentrice, insieme al Signore, e portatrice di salvezza. Anche il cartiglio, che in chiave cattolica si può interpretare che nel ventre di Maria sta l’opera compiuta del Padre, ossia il figlio Gesù Cristo.
Intorno alla Sacra Tela, successivamente consacrata nella Chiesa Melchita di San Basilio in Roma, è stata costituita L’Associazione “Madonna dei debitori” , su iniziativa anche del padre gesuita Ernesto Santucci, scomparso nel 2021, che si occupa di diffondere il nuovo messaggio Mariano. Così, nel volgere di poco tempo, la Madonna dei debitori è diventata il vessillo di molti di coloro che si battono per sopravvivere alla crisi economica. L'Associazione si è posta un obiettivo ''rivoluzionario'':  l’indizione periodica di un giubileo fiscale per i debitori, in occasione del quale, lo Stato le banche e i singoli cittadini dovrebbero azzerare o ridurre almeno di un terzo i debiti a coloro che per ragioni obiettive e indiscutibili non sono in grado di onorarli. Potrebbe sembrare un'invocazione di condono in salsa religiosa, ma per i promotori non sarebbe affatto così. A muoverli, a loro dire, sarebbe esclusivamente il ritorno a una forma di solidarietà che, oltre a liberare i debitori da una vera e propria schiavitù, permetterebbe all'economia di ripartire.
Gilberto Di Benedetto afferma che il nome "Madonna dei debitori" fu dato da Navarro Vals, già portavoce di papa Woitjla, nel 2009, quando andavano entrambi spesso a pregare presso la chiesa di Santa Teresa d’Avila a corso d’Italia a Roma. Un giorno lo psicologo nel salutare Navarro Vals alla fine della funzione religiosa gli chiese alcuni minuti di disponibilità per ascoltare la storia di un misterioso ritrovamento di questa Madonna che era stata sognata da una persona che aveva prestato Trecento mila euro mai restituiti dal suo debitore. La Madonna in sogno invitò a rimettere il debito del debitore affermando: "se tuo fratello non ti può pagare devi rimettere il debito". Particolarmente colpito nel sentire la storia, Navarro Vals invitò psicologo a chiamarla “la Madonna dei debitori”.