Tenuta di Polline e Santa Caterina de Giustiniani

La “Tenuta di Polline e Santa Caterina de Giustiniani” e i suoi annessi “posta fuori porta Flaminia vicino al Territorio di Trevignano” (di rub. 390:1:2) fu acquistata dai Principi Borghese nel 1678 da Principe Carlo Benedetto Giustiniani principe di Bassano, figlio di Andrea Giustiniani, primo principe di Bassano e di Maria Pamphili nipote di Innocenzo X, nato Giovanni Battista Pamphilj. La tenuta fu acquista un anno prima della morte di Carlo Benedetto avvenuta a Bassano il 25 novembre 1679 alla giovane età di trent’anni, lasciando cinque figli e la moglie Caterina Gonzaga di Novellara (Novellara 1653 + Bassano 17-7-1723) contessa di Mantova, figlia di Alfonso II Gonzaga e Ricciarda Cybo (famiglia nobile Genovese), in attesa del loro sesto figlio. La proprietà fu poi venduta da Vincenzo III Giustiniani figlio di Benedetto II Giustiniani il 29 marzo 1804 al Senatore Luciano Bonaparte (per atti del notaio Carbè a Parigi e successivo rogito di conferma rogato a Roma dal notaio Passeri il 28 marzo 1811 rif. Fondazione Caetani, b. 380 amministrativo, filza 635, fs. 1890, n. 14). Successivamente entro nella proprietà della famiglia Di Domenico e Santa Caterina i cui discendenti ne sono ancora gli attuali proprietari ed è utilizzata per ricevimenti e convegni privati (Tenuta di Polline Lungolago di Polline 220 - Tel +39 06.99701270).

Resti di almeno 7 ambienti interamente scavati nella roccia, che coprono una superficie complessiva di circa mq 100. Gli ambienti sono ormai privi degli originari accessi verso il lago. Si tratta di un gruppo di vani ipogei disposti intorno ad una chiesa a navata unica (larga m 4 x almeno m 8 di lunghezza). Della chiesa, a navata unica, rimane una nicchia con croce incisa, che forse doveva accogliere un'acquasantiera, e il "transetto" in collegamento gli altri ambienti, alcuni dei quali forse avevano destinazione sepolcrale. La navata era voltata a botte, con abside sul fondo e rialzo scavato nel tufo. Lo studio della cartografia storica, della toponomastica e dei dati d'archivio hanno permesso di identificare la chiesa con quella dedicata a S. Caterina dei Giustiniani.
Una serie di riscontri incrociati (bibliografici, archivistici e cartografici), tra le carte del Lazio, realizzate tra il 1693 ed il 1696 da Giacomo Filippo Ameti, figura anche quella della “Parte Prima Maritima del Patrimonio di S. Pietro” recante tra i Laghi di Martignano e Bracciano la dicitura “Polline e Santa Caterina de Giustiniani” non lontano dal tracciato dell'acquedotto traiano-paolino. La dicitura “Santa Caterina Giustiniani” potrebbe derivare dal non lontano rilievo che si affaccia sulla sponda occidentale del Lago di Martignano tuttora viene chiamato Monte Santa Caterina, ma ad oggi non si era a conoscenza di edifici di culto dedicati a tale santa nelle campagne limitrofe, si ritiene che molto più probabilmente il toponimo sia riferito a Santa Caterina Vigri (Bologna, 8 settembre 1413 – Bologna, 9 marzo 1463), un tempo damigella di compagnia di Margherita d'Este, figlia naturale di Niccolò III, fondatrice e prima badessa del monastero delle clarisse del Corpus Domini a Bologna, canonizzata da papa Clemente XI il 22 maggio 1712.
Il culto della Santa Bolognese,era particolarmente caro agli Estensi, famiglia di provenienza della moglie di Vincenzo III Giustiniani, Caterina Gonzaga. Il toponimo potrebbe anche derivare dal culto di Santa Caterina d’Alessandria, martire in Egitto, presente nel comprensorio sabatino, a Trevignano Romano, si trova anche una Chiesa a lei dedicata, eretta nel corso della seconda metà del XV secolo. In area sabatina non risulta venerata l‟omonima santa senese (vissuta in età ben più tarda rispetto alla martire egiziana), pur essendo ben documentate le frequentazioni del conterraneo predicatore S. Bernardino nel corso del XV secolo (nel 1452 sorse, come ricorda l‟apposita lapide, la chiesetta a lui dedicata non lontano dal cimitero di Trevignano presso il sasso dal quale il frate senese aveva tenuto il suo sermone).
Si potrebbe aggiungere che fu l'imperatore Giustiniano Fra il 527 e il 565 a realizzare accanto alla cappella di Santa Caterina di Alessandria nella penisola del Sinai, un primo nucleo che prese il nome di «monastero della Trasfigurazione». In seguito, egli fece fortificare il monastero dotandolo di una cinta muraria per difenderlo dalle incursioni dei predoni e finanziò la produzione delle prime icone.

S. CATERINA DEI GIUSTINIANI: ALLA SCOPERTA DI UNA CHIESA RUPESTRE LUNGO LE SPONDE DEL LAGO
Una nuova ‘scoperta’ del team di archeologi coordinati dal professor Giuseppe Cordiano, autore del volume Sabatia Stagna

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L'antica mappa settecentesca è raffigurata la tenuta "Polline di Santa Caterina dei Giustiniani" proprio sul bordo orientale del lago di Bracciano e la localizzazione del sito attuale (comune di Trevignano)

Lungo la parete tufacea, ricoperta da un fitto bosco, a picco sulla odierna provinciale circumlacuale del lago di Bracciano, sono stati individuati a mezza costa, quasi di fronte al promontorio di Pizzo Prato, i resti di una serie di ambienti interamente scavati nella roccia (almeno 7, estesi per una superficie complessiva di circa 100 mq: fig. 1), ormai privi degli originari affacci lato lago. Si tratta di un gruppo di vani ipogeici strutturati intorno ad una chiesa a navata unica (di 4 m x almeno 8 di lunghezza), presente immediatamente a nord, della quale, malgrado l‟interro (sulle cui cause, vedi oltre), resta chiaramente visibile, oltre ad una nicchia con croce incisa (possibilmente per contenere una piccola acquasantiera) ricavata nel tufo sul lato meridionale (non lontano dal probabile accesso dalla zona della riva: fig. 2), il „transetto‟ (fig. 3), in collegamento verso sud con il complesso degli ambienti attigui (alcuni dei quali a destinazione sepolcrale ?), e buona parte della navata, voltata a botte, con l‟abside sul fondo connotata dai resti di un rialzo scavato nel tufo (fig. 4).
E' risultato impossibile eseguire un puntuale rilievo planimetrico, abbozzato comunque da Niccolò Zorat e rielaborato in Autocad da Elena Insolera (fig. 1). Resta quindi assai difficile al momento precisare l‟articolazione e destinazione dei vari ambienti adiacenti alla chiesa, il cui abbastanza considerevole interro, insieme a taluni crolli, sembra da imputare in primo luogo alla realizzazione di una cava di materiali tufacei (prevalentemente pozzolana), aperta all‟epoca della costruzione della strada provinciale (fig. 1) ed alla quale si doveva poter accedere lato lago, crollato il fronte del complesso rupestre, con mezzi meccanici da sud (una rampa resta tutt‟oggi visibile). Varie domande sorgono spontanee: a che epoca risalgono i resti in questione? Quale tipologia di complesso religioso cristiano è da immaginare? A chi era dedicata la chiesa?

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Fig. 1. Schizzo planimetrico (a c. di N. Zorat-E. Insolera) (comune di Trevignano)

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A sinistra Fig. 2. Nicchia per una probabile acquasantiera a destra Fig. 3. Parte dell'abside e degli ambienti attigui (comune di Trevignano)



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