LA MADONNA DEI DEBITORI
«In gremio Matris sedet Sapientia Patris»
«Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre»

la Madonna dei debitori 

Alla fine di ogni sette anni celebrerete l'anno di remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che abbia diritto a una prestazione personale in pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, quando si sarà proclamato l'anno di remissione per il Signore.(Deuteronomio, 15,1-2).

Chi pratica la misericordia concede prestiti al prossimo, chi lo sostiene con la sua mano osserva i comandamenti. Dà in prestito al prossimo quando ha bisogno, e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato. Mantieni la parola e sii leale con lui, e in ogni momento troverai quello che ti occorre. Molti considerano il prestito come cosa trovata e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati. Prima di ricevere, uno bacia la mano del creditore e parla con voce sommessa delle ricchezze altrui; ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo, trova delle scuse e incolpa le circostanze. Se paga, a stento riceve la metà, e deve considerarla come una cosa trovata. In caso contrario, spoglia il creditore dei suoi averi e senza motivo se lo rende nemico; maledizioni e ingiurie gli restituisce, e invece della gloria gli rende disprezzo. Molti si rifiutano di prestare non per cattiveria, ma per paura di essere derubati senza ragione. (Siracide, 29, 1-7)

la Madonna dei debitoriMadonna dei CostantinopoliUn dipinto Seicentesco raffigurante una Madonna con Bambino, chiamato “la Madonna dei debitori”, sicuramente non di grande scuola, è stato rinvenuto intorno al 2004 a Bassano Romano, paese vicino il Lago di Bracciano a circa 50 km da Roma, in seguito alla ristrutturazione di alcune grotte (piazza Gramsci), da parte di Gilberto Di Benedetto, psicologo romano, artista ed ora possessore del quadro in questione. Sembrerebbe che quella grotta fosse conosciuta in paese fin dal Seicento e che nel 1784 a seguito dell'invasione Napoleonica, la popolazione avesse li nascosto gli oggetti di culto perché essi non venissero distrutti dai francesi.
Seppur in condizioni accettabili, dato il luogo di ritrovamento, la tela è stata oggetto di un restauro (l'immagine originale di come fu ritrovata è qui a sinistra).
Il quadro ricorda le icone bizantine, anche se la fattura non è elevatissima, rappresenta una Madonna del tipo «Odigitria», detta anche "Madonna di Costantinopoli" (qui a destra quella di Morciano di Leuca della seconda metà del sec. XVI, all’indomani della battaglia di Lepanto combattuta il 7 ottobre 1571). Il titolo mariano di Nostra Signora di Costantinopoli è generalmente legato all’arrivo in Occidente di immagini della Vergine portate da monaci in fuga da Bisanzio, prima a causa delle persecuzioni iconoclaste e poi per la caduta di Costantinopoli. Essendo il titolo legato a immagini di origine bizantina, le varie Madonne di Costantinopoli sono repliche dei più comuni esemplari iconografici orientali. Il titolo «Odigitria» si traduce dal greco in Oδηγήτρια (composto di ὁδός «via» e ἄγω, ἡγέομαι «condurre, guidare»): la Vergine è guida del popolo cristiano verso Cristo Maestro e Signore. Theotòkos (greco Θεοτόκος), «Madre di Dio», è il titolo rivendicato per la Vergine nel Concilio di Efeso (431) contro Nestorio, che asseriva Maria madre solo di Gesù uomo. Questa tipologia di icone è riconoscibile in quanto la Vergine sorregge Gesù con la mano sinistra, mentre con la mano destra lo indica come "Via, Verità e Vita". Il bambino Gesù solitamente benedice con la mano destra protesa verso il cuore della Madre, per trasmetterle la forza dell'Amore, mentre nella mano sinistra tiene un rotolo di pergamena, a indicare la sua sapienza e la sua natura di Maestro, in questo caso tocca il cartiglio lo la scritta "In gremio Matris sedet Sapientia Patris" (Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre). Secondo una antica tradizione questa immagine è la riproduzione del primo dipinto di San Luca Evangelista fatto a Gerusalemme, dal vivo, quando la Madonna era ancora viva. L'icona originale fu distrutta nel 1453 quando i Turchi di Maometto II occuparono Costantinopoli, provocando la caduta dell'impero Bizantino.
La Madonna è seduta e ritratta di fronte. Porta un vestito rosso con un manto blu. Sul manto di Maria compaiono dei simboli: sulla sinistra la "M" di "Μητέρ Θεού", cioè Madre di Dio che unito alla "Y" in basso a destra compone: "MP ΘY", abbreviazione per "Meter Theou" - "Madre di Dio", a destra in alto il simbolo "IE", le iniziali e le finali del nome di Gesù Cristo (ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ). 
la preghiera alla Madonna dei debitoriLo sguardo della Madonna è fisso davanti a sé e la sua mano destra, levata in alto, tiene tre rose bianche. Lo sguardo del bambino incrocia il visitatore e la sua mano destra è in atteggiamento benedicente. Le teste sono coronate dall'aureola della santità. Con la mano sinistra, la madre tiene il bambino, vestito di verde a simboleggiare il primo grado di rigenerazione, ed è seduto sul grembo della Madre. Le tre rose che rappresentano l’espressione massima di tutte le Virtù. Simboleggiano inoltre il fatto che Maria sia Figlia, Madre e Sposa di Dio, ma anche la potenza, la sapienza e la bontà. Infine simboleggia anche il Padre, il Figliolo e lo Spirito Santo. La Madonna è vestita di porpora simbolo della natura divina, assisa da sovrana, con tutti gli onori che sono dovuti a una Basilissa si presenta così «trono della Sapienza», il suo manto è blu a rappresentare il cielo (a volte è anche trapuntato di stelle). La solennità è resa dalla staticità frontale di Madre e Figlio, sullo stesso asse verticale. Questa grandiosa visione è stata spesso cantata dai Padri della Chiesa e dai testi liturgici. Dalla fronte e dalle labbra della Vergine sgorga sangue, inteso come una sorta di purificazione del pensiero e della parola, senza le quali l’anima non può manifestare il suo contatto col Divino. Il Bambino da lei tenuto in grembo, con un’aureola dalla croce inscritta, pone l’indice verso le rose ad indicare la direzione cui affidarsi. Il tutto si chiude con un cartiglio sottostante la figura, che recita in latino: «In gremio Matris sedet Sapientia Patris» («Nel grembo della Madre risiede la Sapienza del Padre»). A partire dal XI secolo si sviluppa l'identificazione di Cristo con la Sapienza del Padre, da Maria al trono di Salomone, Sede della Sapienza. Nel XII secolo porta all'accostamento del “seno della Madre”, IN GREMIO MATRIS, e della “Sapienza del Padre”, SAPIENTIA PATRIS. Bisognerà probabilmente attendere la metà del XII secolo e la sua seconda parte per arrivare alla bella scoperta che associa le due espressioni ad un verbo che può variare, RESIDET principalmente, ma anche FULGET, LUDIT, addirittura PENDET. Questo bellissimo versetto si trova in tutta la cristianità e fino all'Europa centrale. Illustra mirabilmente, e un culto mariano che trova tutto il suo sviluppo nel secolo di San Bernardo, e una cultura largamente "europea", e le bellissime formulazioni che si trovano nell'epigrafia, costrizione, generalmente con espressioni dense, captate. Giustifica che si cerchino particolarmente tra gli scrittori più colti di questo tempo, sia sul piano teologico che sul piano della versificazione, gli “autori” di queste forti espressioni epigrafiche.
Di questa scritta, abbiamo come prima attestazione, forse la più antica, una statua lignea della Vergine col bambino in grembo, che proviene dall’Italia, ma si trova ora nei Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz di Berlino, datata al 1199, alla cui basei trova incisa la frase per intero; probabilmente proveniva dal Chiostro dei Camaldolesi di Borgo San Sepolcro. La seconda attestazione, dove si trova il motto, è della Madonna in trono col bambino, detta di Campitignano, conservata al Museo nazionale de L’A squila e risalente al XIII secolo, con chiare influenze bizantine. La terza attestazione del motto è su una formella marmorea esposta nella chiesa di S. Maria della Pieve di Arezzo. E la scritta si trova anche in un mosaico della cattedrale di Torcello risalente al secolo XIII. In Ossola appare, oltre che nelle numerosissime rappresentazioni della Madonna di Re, anche nella Madonna quattrocentesca della parrocchiale di Santa Maria Maggiore, attribuita a Giovanni de Campo, e nelle Centovalli svizzere a Palagnedra in un contesto di pitture cinquecentesche. Infine quella forse più conosciuta della Madonna del Sangue del Santuario di Re databile 1495. La frase fu ripresa anche da Papa Benedetto XVI nel Discorso del Santo Padre Benedetto XVI agli studenti dei pontifici atenei romani per l'inaugurazione dell'anno accademico 2008/2009 (30 ottobre 2008): Il “pensiero di Cristo”, che per grazia abbiamo ricevuto, ci purifica dalla falsa sapienza. E questo “pensiero di Cristo” lo accogliamo attraverso la Chiesa e nella Chiesa, lasciandoci portare dal fiume della sua viva tradizione. Lo esprime molto bene l’iconografia che raffigura Gesù-Sapienza in grembo alla Madre Maria, simbolo della Chiesa: In gremio Matris sedet Sapientia Patris: in grembo alla Madre siede la Sapienza del Padre, cioè Cristo. Rimanendo fedeli a quel Gesù che Maria ci offre, al Cristo che la Chiesa ci presenta, possiamo impegnarci intensamente nel lavoro intellettuale, interiormente liberi dalla tentazione dell’orgoglio e vantandoci sempre e solo nel Signore.

la Madonna del ruscello Valleranola Madonna del sangue di ReLa Madonna rappresentata a Bassano sembra essere un'interpretazione originale e mistica di due rappresentazioni Mariane "Madonna del sangue" (immagine a destra) del Santuario di Re sul Lago Maggiore, che fu oggetto di ispirazione di molti pittori  sia in Italia che all'estero (sintesi dal libro “Re e il Santuario della Madonna del sangue” di don Tullio Bertamini - edizioni Rosminiane Sodalitas 1996), soprattutto nella prima metà del Seicento e quella della Madonna del Ruscello  (immagine a sinistra) nel Santuario omonimo di Vallerano sempre in provincia di Viterbo a soli trenta kilometri da Bassano Romano.
Su specifico incarico di ricerca, lo studioso Ernesto Paleani ha pubblicato un'interessante monografia sul quadro di recentissima pubblicazione (dicembre 2023) (Madonna del Sangue. Madonna dei debitori. Iconologia ed iconografia. Indagine e ricerca (Attorno all’arte 39, Urbino 2023).

Il culto della "Madonna del sangue" avvenne a seguito del miracolo avvenuto nel 29 aprile 1494, quando alcuni giovani si ritrovarono di fronte alla chiesetta per giocare ad un tradizionale gioco di paese, la piodella, che consisteva nel lanciare un sasso appiattito contro un cilindro di legno su cui era posizionata una moneta. Uno di loro, particolarmente sfortunato nel gioco, si adirò e lanciò il suo sasso verso la chiesa, colpendo proprio il ritratto della Madonna. Il mattino seguente l’affresco della Madonna iniziò a sanguinare dalla fronte e continuò a sgorgare abbondantemente per circa venti giorni e molti ammalati e infermi, dopo aver rafforzato la devozione nei confronti della Madonna di Re, guarirono grazie a veri e propri miracoli, riconosciuti ufficialmente anche dalle autorità civili e religiose dell’epoca. A seguito dell’afflusso dei tantissimi fedeli, attirati dalla notizia del miracolo, fu costruito un primo santuario già nel 1627. 
Molti pittori ne faranno varie versioni. Fino al 1690, le copie riproducono una Madonna coronata, ma senza il braccio sinistro che tiene le tre rose. Dal 1700, scompare la corona e appare il braccio sinistro: questa volta con una sola rosa e con il seno nascosto. Dal 1824, ritorna la corona, il seno rimane occultato e il bambino è posto di lato. Infinite le varianti, più o meno importanti. L'immagine sarà portata — dai pellegrini venuti al santuario e dagli emigranti partiti dalle Valli — in tutta Europa e anche fuori, provocando sempre meraviglie e miracoli. Poiché la diffusione è principalmente verso l'oriente, gli stilemi sono quelli bizantini.
Il culto della "Madonna del Ruscello" di Vallerano risale invece al 1604, al pittore Stefano Menicucci (un giovane pittore romano, che godeva ai tempi di una discreta fama, al servizio del cardinale Odoardo Farnese), fu commissionato il restauro di un dipinto posto in un’edicola, raffigurante la Madonna in trono col Bambino opera di un modesto artista locale (sull'argomento l'articolo su Tusciaweb del 27 marzo 2014: Restaurate le cappelle Marcucci e Paesani). Il 5 luglio dello stesso anno il pittore, dopo aver ripulito la trascurata immagine, si stava per accingere ad inserire dello stucco in una fessura creatasi proprio sulla bocca della Vergine Maria. Fu proprio in quel momento che accadde il miracolo: dalla sua bocca iniziò a fuoriuscire del sangue che imbrattò gli strumenti e le mani del pittore. La notizia dell’evento si diffuse in fretta e presto iniziarono ad arrivare pellegrini con offerte in visita dai territori vicini e lontani. A dare un forte impulso al pellegrinaggio, che faceva entrare nel paese ingenti ricchezze, fu il Pontefice Paolo V Borghese (1605-1621) che accordò l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, si fosse recato a fare visita alla Vergine nella seconda domenica di agosto. Fu così deciso di erigere, proprio sul luogo del miracolo, un tempio ad eterno ricordo dell’accaduto. Il quadro è ancora oggi visibile al pubblico all’interno dell’edificio e sulla bocca della Madonna permane una macchia dalla forma stretta ed allungata. Curioso annotare che il Santuario che la ospita, fu eretto tra il 1604 e il 1609 (come attesta l’iscrizione “MDCIV Inceptum – MDCIX Absolutum”) su progetto di Vignola (Jacopo Barozzi da Vignola), lo stesso che probabilmente progettò l'ammodernamento di Palazzo Giustiniani e forse la Chiesa di San Vincenzo a Bassano Romano, molto simile nella forma architettonica, fatta costruire dal marchese Vincenzo a partire dal 1620 e finito dal suo successore Principe Andrea nel 1645 (anche se l'iscrizione attesta il 1630 "VINCENTIUS IUSTINIANUS IOSEPHI FIL. FECIT MDCXXX").

Tornando alla Madonna Bassanese la cui iconografia sviluppa un messaggio in una maniera del tutto originale probabilmente non destinato al culto popolare proprio per la presenza del sangue dalla fronte e dalla bocca difficilmente comprensibile dal volgo. La Madonna, con il suo volto sereno, sembrerebbe farsi carico della purificazione del pensiero ("sangue dalla bocca"), e di pacificazione tra gli uomini (il "sangue dalla fronte" come simbolo di speranza di pace per il sangue versato dagli uomini per le guerre) in quanto redentrice, insieme al Signore, e portatrice di salvezza. Anche il cartiglio, che in chiave cattolica si può interpretare che nel ventre di Maria sta l’opera compiuta del Padre, ossia il figlio Gesù Cristo.

Intorno alla Sacra Tela ritrovata a Bassano Romano, successivamente consacrata nella Chiesa Melchita di San Basilio in Roma, è stata costituita L’Associazione “Madonna dei debitori” , su iniziativa anche del padre gesuita Ernesto Santucci, scomparso nel 2021, che si occupa di diffondere il nuovo messaggio Mariano. Così, nel volgere di poco tempo, la Madonna dei debitori è diventata l'ispirazione di molti di coloro che si battono per sopravvivere alla crisi economica. L'Associazione si è posta un obiettivo ''rivoluzionario'': l’indizione periodica di un giubileo fiscale per i debitori, in occasione del quale, lo Stato le banche e i singoli cittadini dovrebbero azzerare o ridurre i debiti a coloro che per ragioni obiettive e indiscutibili non sono in grado di onorarli. Potrebbe sembrare un'invocazione di condono in "salsa" religiosa, ma per i promotori non sarebbe affatto così. A muoverli, a loro dire, sarebbe esclusivamente il ritorno a una forma di solidarietà che, oltre a liberare i debitori da una vera e propria schiavitù, permetterebbe all'economia di ripartire.
Gilberto Di Benedetto afferma che il nome "Madonna dei debitori" fu dato da Navarro Vals, già portavoce di papa Woitjla, nel 2009, quando andavano entrambi spesso a pregare presso la chiesa di Santa Teresa d’Avila a corso d’Italia a Roma. Un giorno lo psicologo nel salutare Navarro Vals alla fine della funzione religiosa gli chiese alcuni minuti di disponibilità per ascoltare la storia di un misterioso ritrovamento di questa Madonna che era stata sognata da una persona che aveva prestato Trecento mila euro mai restituiti dal suo debitore. La Madonna in sogno invitò a rimettere il debito del debitore affermando: "se tuo fratello non ti può pagare devi rimettere il debito". Particolarmente colpito nel sentire la storia, Navarro Vals invitò psicologo a chiamarla “la Madonna dei debitori”.



LE MIRACOLISTICHE ICONOGRAFIE DELLA "MADONNA DEL SANGUE"

S.maria della pace Roma  La rappresentazione della Madonna che sanguina è un'iconografia molto antica, spesso legata ad eventi miracolistici legati ad uno "sfregio" che subisce l'immagine della Vergine, dalla cui lacerazione provocata fuori esce del sangue. Curiosamente spesso la tradizione lega il gesto ad un attacco d'ira per la perdita al "gioco d'azzardo". Parliamo quindi di "dipinti" o immagini, una simbologia diversa dalle "lacrimazioni spontanee" delle statue della Vergine o dalle "apparizioni".

La simbologia del sangue che sgorga da un dipinto, nell'interpretazioni data agli eventi storici dalla tradizione cattolica, è  solitamente l'elemento simbolico estremo della sofferenza della Madre di Dio ed in particolare della Madre che ha il Bambino Gesù nel grembo. Nel contempo, l'evento drammatico, contiene in se anche un messaggio di speranza: l'invito alla conversione e l'affidamento alla misericordia e alla protezione Mariana.

Nel culto cattolico abbiamo diversi attestazioni legati alla rappresentazione della "Madonna che sanguina". Eventi avvenuti tutti più o meno alla fine del XV secolo.
Il primo documentato avvenne a Roma nel 1482, nella cappellina dedicata a Sant’Andrea de Aquarinaris, nome che deriva dai venditori d’acqua che commerciavano nella zona vicino Piazza Navona. Un soldato ubriaco che passava di lì lanciò una pietra contro l’immagine della Vergine Maria che si trovava sul posto (qui a sinistra), e questa miracolosamente sanguinò. Papa Sisto IV volle constatare di persona l’accaduto, e rimase talmente colpito da cambiare il nome della chiesa in Santa Maria della Virtù. Visto che si trovava in condizioni deplorevoli, promise anche di restaurarla. In seguito un altro Papa, Innocenzo VIII, cambiò nuovamente il nome della chiesa nell’attuale Santa Maria della Pace, per commemorare la pace di Bagnolo, che aveva posto fine alla guerra tra lo Stato Pontificio, Venezia e il Regno di Napoli.

Madonna del sangue scuola francese  L'immagine della "Madonna del Sangue" è molto diffusa nelle edicole votive in tutta la zona attorno al Santuario di Re (Val Vigezzo, Ticino, Lago Maggiore). A diffondere il culto della Madonna di Re e al sua immagine, oltre questi confini furono i Vigezzini emigranti: gli spazzacamini, i pittori, i venditori di chincaglierie, i quali oltre agli arnesi del proprio mestiere, portavano con sé il ricordo della propria terra simboleggiata dalla Madonna del Sangue. Maria vom BlutTra alcune di queste riproduzioni, citiamo quella di Noiaretto frazione del comune di Comeglians, in provincia di Udine. Alla conoscenza di questo particolare motivo iconografico molto particolare ha dato un contributo fondamentale Alexander Hepp, autore del libro Maria vom Blut. Ein verletztes Gnadenbild aus Italien verbreitet sich in Mitteleuropa. Ursprung, Geschichte und Wunder der Wallfahrt im oberschwäbischen Bergatreute/Maria del Sangue. (Un’immagine miracolosa, ferita, si diffonde dall’Italia alla Mitteleuropa. Origine, storia e miracoli del pellegrinaggio di Bergatreute, alta Svevia), pubblicato una prima volta nel 2009.
Il libro parla del culto della "Madonna del sangue" nell'Alta Svevia. Curioso il fatto che lo stesso miracolo della "Madonna del sangue di Re" si sia ripetuto nel XVII secolo nella città boema di Klattau e perché una copia dell'immagine sia finita a Bergatreute nell'Alta Svevia. Una parte del libro è stata tradotta nel Quaderno dell'Associazione della Carnia Amici dei Musei e dell'Arte 2015-2019: La Madonna del Sangue di Noiaretto: Un restauro, un recupero a cura di Marina Di Ronco e Lidia Martorana. Il Quaderno raccoglie contributi di  Paola Gracco, Paolo Moro, Claudio Lorenzini, Giovanni Battista Marsilio, Giorgio Ferigo, Francesco Candoni, Lorenzo Casadio, Davide Cemin, Dino Zanier ed Enza Sina.
Sulla comparsa di questo tipo di Madonna nella scultura romanica a partire dall'XI secolo, si veda lo studio di Robert Faveau: Origine et succès d'une formule épigraphique. In gremio Matris residet Sapientia Patris (Annales Universitatis Mariae Curie - Sklodowska. Sectio D, 1992, XLV (5), pp.99 - 108). Qui a destra una Madonna di scuola francese con San Lorenzo e il probabile committente dell'opera.
Un'altra immagine votiva nel sentiero per la Val Carecchio. Un'altra si trova nella così detta "cappellina dell'Addio" nei pressi dell'oratorio di Gagnone frazione di Druogno in Valle Vigezzo, ed è così denominata perchè qui un tempo i nostri emigranti erano soliti riunirsi prima della partenza per salutare con il cuore pieno di tristezza, ma anche di speranza i propri cari e la propria terra. Alla Madonna di Re nella cappella affrescata, chi partiva domandava protezione, chi restava chiedeva conforto.

Altre rappresentazioni le troviamo nella vicino Ticinese in territorio Svizzero. A Lugano nella Chiesa di San Carlo Borromeo con sant’Antonio, san Carlo, san Rocco e san Maurizio databile 1730 ad opera di Giuseppe Mattia Borgnis (Craveggia, 23 febbraio 1701 – West Wycombe, 1761) considerato uno dei padri dell'affresco vigezzino, che riprende l'effigie più volte, fin dall'inizio della sua attività, inserendola nelle sue opere. Pittore che cominciò il suo percorso artistico, poco più che dodicenne, a Bologna, Venezia e Roma città nelle quali poté avere un contatto diretto con le opere dei grandi pittori italiani: Tintoretto, Correggio, Veronese, i Carracci, Pietro da Cortona: il confronto con esse gli fu di grande ausilio, anche pratico, per l’impostazione degli affreschi religiosi su ampie superfici. Nel 1719 è di ritorno in Vigezzo dove viene subissato di richieste di lavoro ed opererà prevalentemente per il resto della sua vita.
Sempre in Svizzera nel Ticinese una grande formella in laterizio dipinta (sopra a sinistra al centro) che si trova su di una casa di Cauco (Calanca) in via all’Ossario 10. La devozione alla Madonna del Sangue di Re era grande anche nel vicino Ticino e nelle valli di Mesolcina e Calanca. L'immagine è del XVII secolo, difficile dire se si tratti di un dipinto effettuato direttamente nella formella o se, come sembrerebbe dalla struttura, si tratta di un affresco “strappato” dal muro originale e sistemato nella formella che non ha crepe sui bordi a differenza della superficie dipinta.

Presso l'Ambasciata italiana a Praga (Palazzo Thun-Hohenstejn) un'altra icona, attribuita ad un anonimo pittore di inizi Seicento, che grazie alla presenza della scritta nel cartiglio che sostiene la Madonna, può essere identificata come la rappresentazione della Madonna del Sangue, che sgorga anche dalla sua fronte e da quella del Bambino Gesù. La tela attualmente collocata in un ambiente dell'Ambasciata d'Italia a Praga, nel 1678 fu collocata nella Cappella Italiana dalla Congregazione di studenti devoti alla Vergine Maria Assunta. La tela in oggetto, rimaneggiata successivamente nel corso del sec. XIX, è una copia del quadro d'amore Maria del Sangue della città di Re nella Valle di Vigezzo.

Nella Basilica di Santa Maria Assunta, a Bagno di Romagna (provincia di Forlì), è conservata un’incisione sul legno del 1400 anch'essa chiamata la “Madonna del Sangue”. E’ una rara xilografia in folio colorata (cm 53 x50, impressione cm 37,5 x 34,5), probabilmente degli anni 1470/1480, proveniente dall’area ferrarese, di autore anonimo. Si apprende che originariamente la pittura era collocata in casa Deaiuti, poi Mainetti. E' opera di notevole interesse per fattura e lavorazione, genericamente riferibile ad ambito tedesco della prima metà del quattrocento ma che, almeno in ambito romagnolo, non trova riscontri se si eccettua il caso più antico della Madonna del Fuoco di Forlì. Sul retro della carta, numerose iscrizioni, alcune di poco posteriori alla data 1498 che vide la miracolosa emissione di sangue dalla mano sinistra della Madonna. L'ultima di queste scritte si riferisce all'esecuzione della cornice dorata commissionata da Antonio Fabbri nell'anno 1863.
L'icona rppresenta la Vergine col Bambino, i quali reggono il globo terraqueo o ekumenikòn, al cui interno si osserva un’immagine sintetica ma precisa della basilica ravennate di S. Apollinare in Classe. Conserva gran parte della cromia originale, data a campitura. L’effigie posta un tempo in una casa di Bagno, il 21 gennaio 1498 versò vivo sangue dal braccio sinistro: il prodigio contribuì a far cessare discordie ed odi che laceravano la comunità. L’immagine fu quindi collocata nella Basilica ed inserita in una sontuosa ancona d’altare in legno di tiglio intagliata da una bottega fiorentina (1695). Un'ampia descrizione dell'opera e della sua storia in: La Madonna del Sangue: un miracolo a Bagno di Romagna alla fine del XV secolo a cura di Anna Benvenuti, Pier Giovanni Fabbri, Mariacristina Gori e Alfiero Rossi.

A Cento, cittadina in provincia di Ferrara, si trova il Santuario della Madonna della Rocca, che risale al 1609 e ricostruito nell’ottocento. Il nome è collegato alla vicina Rocca, che per secoli è stata fortezza militare e in cui venne conservata l’immagine della Santissima Vergine col Bambino, ora custodita all’interno del Santuario.
Di questa immagine del 1460 non ci conosce con certezza l’autore. La caratteristica peculiare è quella del naso della Madonna, da cui cola un filo di sangue. Ci sono due teorie che tentano di spiegare l’origine e la ragione di questo elemento. Il soldato polacco e la Madonna che cominciò a perdere sangue La prima ipotesi, la più accreditata, afferma che l’effige sacra venne dipinta da un soldato polacco nel 1460. L’intenzione del militare era quella di riprodurre la Madonna di Czestochowa, patrona della Polonia. Accadde però che un altro soldato, in una colluttazione, colpì l’immagine con la lancia. La freccia, dopo che il commilitone montò in furia per non si sa quale ragione, colpì Maria sul naso. Un’altra tradizione afferma che l’immagine sarebbe fatta dipingere nella Rocca di Cento da un certo marchese Asus nel 1597 in memoria di un miracolo analogo accaduto a Nola (Na), quando un simile dipinto là esistente fu colpito da un sasso lanciato da un ragazzo. Nel 1700 cominciò ad affermarsi una devozione a questa immagine, e la stanza della Rocca in cui era dipinta fu trasformata in cappella. Quando nel 1804 la Rocca fu adibita a carcere e la cappella non fu più agibile alla gente, l’affresco fu staccato e collocato nella chiesa dello Spirito Santo presso i Cappuccini. L’8 luglio 1855, durante un’epidemia di colera, si celebrò un triduo a questa immagine e i morti cessarono subito, tanto che le fu attributo il titolo “Salus infirmorum”. Durante il secondo conflitto mondiale la cittadinanza si impegnò di celebrare una solenne festa alla Vergine della Rocca ogni anno il 15 agosto, festa dell’Assunzione, se la città e le campagne circostanti fossero state risparmiate dai bombardamenti degli alleati. Così avvenne e da allora si celebra con grande solennità la festa della Madonna della Rocca con grande concorso di popolo. Il 31 maggio 1956 la chiesa fu consacrata solennemente dall’arcivescovo, card. Giacomo Lercaro, ed elevata al grado di Santuario.

Madonna del sangue Noiaretto Madonna del Sangue di Cauco Madonna del Sangue val Carecchio Madonna del Sangue San Crlo Borromeo Lugano cappellina dell'Addio Madonna del Sangue Praga  Bagno di RomagnaRocca di Cento
Alcune rappresentazione della Madonna del Sangue, da sinistra quella: di Noiaretto, di Cauco (Calanca), di Val Carecchio, della chiesa di San Carlo Borromeo a Lugano, della Cappellina dell'Addio, quella presso l'Ambasciata italiana a Praga (Palazzo Thun-Hohenstejn), quella di Bagno di Romagna, ed infine la Madonna del sangue della Rocca di Cento

la Madonna dell'umiltà Pistoia la Madonna dell'umiltà Pistoiala Madonna dell'umiltà PistoiaNel XV secolo, nella Chiesa di Santa Maria fuori porta a Pistoia, sulla parete di un altare secondario, presso la porticina del campanile, un pittore, certo Giovanni di Bartolomeo Cristiani (o secondo altri, certo Fra Paolo o Barnaba da Modena), affrescò l’immagine della Madonna, la medesima che oggi si venera nella nicchia sull’Altare maggiore del Santuario della Madonna dell'Umiltà, una Vergine, seduta su un cuscino, non in trono, ma per terra, nell’atteggiamento di allattare il Bambino Gesù che stringe delicatamente con la destra al seno (qui a destra). Il capo della Madonna, leggermente chino, è circondato da un’aureola ornata di piccoli raggi; anche il capo del Bambino è ornato di aureola. Sulla spalla sinistra è dipinta una stella, e sotto i piedi, la luna. In basso, a sinistra del dipinto, è ritratta in ginocchio una donna, l’offerente, dall’aspetto senile, con le mani giunte, che guarda fissa nel volto amoroso e serio della Madonna. Per questo atteggiamento, il pittore ha dato all’Immagine il titolo dell’Umiltà ed i fedeli l’hanno sempre venerata come Madonna dell’Umiltà.
Le memorie del tempo sono concordi nel riferire che il 17 luglio 1490, in giorno di sabato, alcune pie persone, mentre assistono alla S.Messa celebrata dal sacerdote Tommaso Benannati all’altare della Madonna, al chiarore di un raggio di sole, vedono trasudare dalla fronte dell’Immagine alcune gocce di color vermiglio che scendono fino ai piedi della Vergine, segnando una larga striscia. Questo sudore dura per più settimane e mesi, e le sue tracce sono tuttora visibili.
Questo particolare sudore durò addirittura per settimane e mesi. Un documento dell’epoca scrive infatti che in quella data, allora un sabato, “fu veduta questa immagine spargere sudore o vero liquore della sua Santa Testa alla similitudine d’acqua viva d’un limpido fonte e dall’una e dall’altra parte della fronte, e dall’una, che miracolosamente irrigava le sue vestimenta”. L’autenticità del miracolo, dopo accurati esami, è confermata dal Vescovo Niccolò Pandolfini, dal Podestà Pietro Vettori, dal Capitano del Popolo, dal Gonfaloniere e dai Priori. L’entusiasmo e la devozione popolare verso la Madonna dell’Umiltà crescono a dismisura, tanto che subito sorge la necessità di provvedere ad un ampliamento della piccola chiesa per contenere le folle dei fedeli che vi accorrono da ogni parte.  Il Miracolo del sanguinamento della Madonna dell'umiltà è raffigurato in due affreschi (qui sopra a destra) commissionati nel 1716 dal Cardinal Agostino Fabroni al pittore Gian Domenico Piestrini, allievo del fiorentino Benedetto Luti che, nei quattro vani a destra e sinistra dell'arcone di ingresso alla chiesa, volle fossero dipinti episodi della storia della sacra immagine della Vergine.  In uno di questi (quello con la carrozzella) vediamo lo storpio Bartolomeo (nome riferito dalla tradizione) che implora la Madonna.

 la Madonna ferita di Forlì A Forlì si trova la Madonna della Ferita (qui a sinistra), fa riferimento a una particolarissima immagine che oggi si trova in una posizione piuttosto defilata e, nella sua tenerezza, risulta piuttosto consumata come se si vedessero le tracce delle mani degli antenati che l'hanno toccata, accarezzata, chiedendo una grazia. Si trovava sul muro esterno della canonica della Cattedrale, sotto il portico che univa il Borgo Grande (il tratto di corso Garibaldi dal Rialto a piazza del Duomo) al fianco destro della chiesa. Difficile, oggi, immaginare il colpo d'occhio di allora perché su questo spazio, come si scriverà, si sarebbe ben presto edificato un Santuario. La Madonna dipinta, di mano ignota, era già venerata, nel Quattrocento, per le grazie miracolose che dispensava. Nel luglio del 1480, per esempio, un calzolaio forlivese di nome Andrea era stato gravemente ferito in più parti tanto da essere abbandonato in una pozza di sangue. "Non ce la farà mai": dicevano i più. "Non respira più": osservavano altri. E fin qui, siamo nell'ordinaria amministrazione di quel tempo. Finché, come riporta un cronista del tempo, Andrea Bernardi noto come Novacula, il moribondo, ricordandosi dell'Immagine, "si fece portare rimpetto a la detta figura, e le si raccomandò, e in brevità di tempo ebbe grazia libera". Molti forlivesi, dunque, si inoltravano nel vicoletto non più esistente e lasciavano ex voto accanto all'affresco di dimensioni 170x105. Purtroppo, i soliti ignoti erano soliti, appunto, asportare gli ex voto. Il 15 aprile del 1490, uno stalliere che tempi addietro era stato al servizio di Pino III Ordelaffi, gonfio d'ira per una perdita al gioco, colpì con violenza a stilettate l'affresco che ancora veniva chiamata "Maria della Canonica". Si avventò in modo furibondo sul dipinto colpendolo nel viso, sopra la guancia sinistra. All'istante sgorgò sangue vivo. Segni dello stiletto e del sangue sono ancora percepibili. Da tale avvenimento, l'Immagine è detta "Madonna della Ferita". Nell'agosto del medesimo anno, un bolognese residente a Forlì, Girolamo Muti, era caduto rovinosamente da cavallo procurandosi uno squarcio che gli faceva uscire le interiora dal ventre; dato per spacciato anch'esso, addirittura dai medici, fu integralmente guarito dopo che gli fu portata una tavoletta dov'era riprodotta l'Immagine. Seguirono altri fatti prodigiosi e i forlivesi iniziarono a raccogliere fondi per valorizzare e proteggere il manufatto. Così, il 27 settembre 1490, Caterina Sforza - a furor di popolo - fece edificare una magnifica tribuna per il dipinto, primo passo di quella che sarebbe diventata la Cappella della Madonna della Ferita progettata da Pace di Maso del Bombace. L'affresco venne staccato dal muro e collocato su quella che sarebbe stata l'abside di un luogo di culto costruito per la Madonna della Ferita. L'importanza del sito fece sì che divenne un Santuario, simile nelle forme (la mano è la medesima) all'oratorio di San Sebastiano, con cupola ottagonale e materiali di ingente ricchezza. Al progetto misero mano pure gli architetti Cesare da Carpi, Silvestro dei Sarti del Lago Maggiore, Cristoforo da Forlì. Nell'altar maggiore, incorniciato da grosse colonne in pietra, era situato l'affresco tanto venerato. Un'iscrizione spiega che mire emisit sanguinem / et adhuc cruenta cicatrix apparet, cioè "miracolosamente emise sangue" e "ancora si vede la cicatrice".
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A Pavia in Corso Carlo Alberto nell’angolo di via Giuseppe Belli, c'è l’antichissima immagine della Madonna del Sasso (o del Sangue), qui a sinistra (nel contorno arancione), tanto cara e venerata nel rione di S. Francesco. Madonna porta sul braccio sinistro il Bambino e nella mano destra una rosa. Sulla fronte della Vergine appare sanguinante una profonda ferita. Non esiste, a che si sappia, la storia di questa pia immagine. Una tradizione, trasmessa fedelmente di generazione in generazione tra gli abitanti del quartiere, dice che la Madonna fu già oggetto di vivo culto tra di fedeli della “Contrada delle Gabbette” fin da tempo antichissimo, e che un giorno un tedesco, passando per la contrada, preso da un odio satanico verso la Vergine, bestemmiando ed imprecando, lanciò un sasso contro la devota immagine, colpendo la fronte della Madonna, su cui si aprì una ferita che gocciolò sangue… Alcuni dicono che il sasso rimbalzò sul sacrilego straniero e lo uccise sul colpo. Altri invece affermano che, alla vista del miracolo, il lanciatore si convertì e si diede a penitenza.
L’antica icona, irrimediabilmente perduta, era un affresco di bella fattura e si poteva attribuire al secolo XVI. Era trattata con grazia ed ingenuità ed era collocata un po’ più a sinistra dell’attuale posizione, precisamente sulla porticina di accesso all’osteria che prendeva il nome di Osteria del Sasso. Ora l'immagine è stata sostituita con una riproduzione fedele. A sinistra (in bianco e nero) abbiano un'altra copia della Madonna del sangue di Re, molto simile a quella ritrovata a Bassano Romano del XVIII secolo, sempre di ambito Ossolano/Val Vigezzo, di proprietà di un ente religioso a Premia (VB).
Ancora a destra l'immagine della Madonna conservata nel l Santuario di Santa Maria delle Grazie ad un paio di chilometri da Montepulciano sulla sinistra andando in direzione di Nottola. La sua realizzazione è relativamente recente in quanto il terreno su cui sorge fu ceduto dalla famiglia Avignonesi ai Carmelitani nel 1561. La storia del santuario coincide con il miracolo della Madonna delle Grazie. Esisteva infatti un’immagine a muro della Madonna collocata all’ingresso di un terreno appartenente alla famiglia Avignonesi. Siamo nel 1514 quando un villico, dopo aver perso al gioco, vista l’immagine la colpì con quattro pugnalate. Conseguenza del sacrilego gesto fu che l’immagine iniziò a sanguinare. Addirittura il miracolo si ripetette allorquando il preposto della Romana Corte per i miracoli, con un ferro, volle provare a togliere il sangue colato. Le ferite si riaprirono ed il sangue ricominciò a sgorgare! L’immagine della Madonna delle Grazie venne incastonata in una grande terracotta invetriata di Andrea e Giovanni della Robbia tra statue dell’Annunziata e dell’Arcangelo Gabriele. I la Madonna del Sudore RavennaCarmelitani, chiamati nel 1561, costruirono l’attuale chiesa e la officiarono fino al 1775.
Sempre a destra un'altra immagine della Madonna del latte/del sangue (in bianco e nero nell'immagine) databile XVII secolo, attualmente presso un ente religioso nella diocesi di Firenze, ripropone, in modo popolare, ingenuo e primitivo, gli antichi esempi della "Madonna del Latte" di derivazione bizantina, anche se qui è presente la componente del "sangue". Questo soggetto, raffigurato nei mosaici antichi e nelle sculture delle chiese medievali, costituiva l'oggetto di un culto che nel XIV.

Qui a sinistra la Madonna del sudore di Ravenna, un'iconografia simile a quella "del sangue". L'icona databile a metà del XV secolo, secondo la tradizione popolare un soldato, uscito ubriaco da un'osteria, colpì con un coltello la Sacra immagine (l'opera si trovava allora in una via aperta della città), la quale cominciò a "sudare" sangue. I fedeli attribuirono all'intercessione della Madonna del Sudore anche il fatto che la città di Ravenna fu risparmiata dall'epidemia di peste del 1630. In segno di devozione edificarono una cappella in suo onore nel 1630 all'interno del Duomo (dove è tuttora custodita).
Già nel 1494 la sua immagine è ricordata nel Duomo di Ravenna allorché il canonico Matteo Tosetti, rinnovò a sue spese un altare della cattedrale dedicandolo alla Vergine: esso era posto, entrando dalla porta principale, sulla parete di fondo, a sinistra. Sotto l’episcopato del Torreggiani, nel 1659, fu eretta una Cappella in suo onore, dove ancor oggi si custodisce la sacra icona. Se il suo culto ha avuto, e ha tutt’oggi, nel Duomo di Ravenna il suo contesto privilegiato, lungo il corso dei secoli la devozione verso la Madonna del Sudore ha varcato i confini della basilica stessa. Nella Chiesa della Madonna del Torrione, mentre oltre i confini diocesani va certamente ricordato il Santuario della Beata Vergine del Sudore a Castel del Rio, in Diocesi di Imola. Nel 1675 il ravennate Pietro Menghi donò a Pietro Monti di Castel del Rio una copia su tela dell’immagine della Vergine del Sudore che si venera nel duomo di Ravenna. Questi poi la donò al comune che si interessò per l’edificazione di una chiesetta. Il culto si radicò nella cittadina, tanto che già alla fine del 1684 su richiesta del comune il vicario della Diocesi imolese, mons. Alessandro Fedeli, si dichiarò disposto a partecipare alle spese per la costruzione, e l’8 ottobre con una cerimonia solenne fu posta la prima pietra da Antonio Maria Manzoni. Anche nella chiesa di San Carlino, a Ravenna, c’è una memoria legata alla Madonna del Sudore. Va inoltre segnalato come anche nel Borgo San Rocco si vedono immagini della Madonna del Sudore affisse sulla facciata di alcune case. 
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LA MADONNA DEI DEBITORI E I GIUSTINIANI: ALCUNE IPOTESI

La Madonna dei debitori fu trovata a Bassano Romano in una grotta (così vengono chiamate le cantine in tufo di Bassano Romano) da Gilberto Di Benedetto, appartenuta alla famiglia Valle, dalla cui sono prevenuti diversi cappellani della Chiesa Maria Santissima Assunta sulla Piazza di Bassano (collegata attraverso una loggia alla Villa Giustiniani). Sono ancora oggetto di ricerche e di riscontri storici, se la tela della "Madonna dei debitori" appartenesse alla a famiglia Giustiniani, originaria di Genova e Signori della "terra di Bassano" dal 1595 al 1854 e se in qualche modo facesse parte della Collezione del Marchese Vincenzo (Chios-Grecia 13 settembre 1564 - Roma, 27 dicembre 1637) o dei suoi successori. Sappiamo che l'iconografia Mariana era molto cara al Marchese Vincenzo tanto che ne riprodusse ben sei "Madonne" nel secondo volume della sua Galleria Giustiniana che raccoglieva le incisioni dei reperti classici della sua collezione oltre ad alcuni dipinti. atti giustinianiLo studioso Ernesto Paleani, attraverso l'uso di ultravioletti, scannerizzazione ad altissima definizione della tela originale, analisi dei colori ha collocato la tela tra la fine del XVI ed inizio del XVII secolo.
Il marchese Vincenzo Giustiniani fu una figura emblematica della cultura umanistica, quando Roma visse una sorta di secondo Rinascimento nei primi trenta anni del Seicento, e lui ne fu un altissimo esponente. Oltre ad essere devotissimo, è un personaggio erudito e dotto, incline ad accogliere senza pregiudizi, le novità culturali della sua epoca.  atti giustiniani 

Un culto diffuso della "Madonna del Sangue" del Santuario di Re e una curiosa coincidenza con i Giustiniani, è riscontrabile a Foligno, dove all'altezza del civico 128 di Via Giuseppe Garibaldi (Rione Croce Bianca) è presente un'immagine della Madonna di Re (qui a destra), posta sulla casa appartenuta alla nobile famiglia Merganti, come si può vedere dallo stemma in pietra posto nella chiave dell’arco. Un'icona diffusa nella zona della Val Vigezzo, ma molto raramente si trova, almeno nelle riproduzioni più antiche, così a sud. Uno dei vescovi Giustiniani, Ludovico era nato proprio a Foligno è qui rappresentato qui a sinistra (con la scritta: LVDOVICVS IVSTINIANVS FVLG. OR.SER.B.M./ A CLEM. X.P. CREAT. EPVS ASSISIEN./ ANN. 1670) nella lunetta di Alessio Gimignani nella Santissima Annunziata di Pistoia (Gimignani che curiosamente nel 1635 dipinse sempre a Pistoia, su incarico dei canonici della Cattedrale di San Zeno a Pistoia, l'immagine della Madonna dell'Umiltà a cui è legato anche qui un sanguinamento miracolistico - vedi sopra) nella prima metà del Seicento (la data 1670 costituisce un termine ante quem per la datazione del dipinto. Non si sa molto della sua vita, Ludovico apparteneva all'ordine de’ Servi, nel quale era stato innalzato a tutti i gradi fino al generalato, conseguì la chiesa di Assisi vacante da due anni nel Settembre del 1670, e la tenne fino al 1685 essendo morto ai 20 Giugno di esso anno. Convocò il sinodo diocesano nei tre ultimi giorni di Novembre 1671, e ne pubblicò i decreti l’anno seguente colle stampe di Assisi presso Stefano Leonardo. Dal 1669 al 1683 effettuò le visite pastorali nella Diocesi di Foligno. Durante quel periodo tornarono a Foligno, dalle lontane città di Reims e di Minden, alcune venerate reliquie di San Feliciano custodite nella Chiesa che si trova, sulla stessa Via Garibaldi a meno di trenta metri della Sacra icona della Madonna del Sangue.
Possiamo aggiungere, sempre in tema di coincidenze che il cardinale Vincenzo Giustiniani (Chio, 28 agosto 1519 – Roma, 28 ottobre 1582), zio del Marchese Vincenzo, fu molto in contatto con San Carlo Borromeo (Arona, 2 ottobre 1538 – Milano, 3 novembre 1584) la cui famiglia controllava la Val Vigezzo dove insisteva il Santuario di Ree fino al XVIII secolo. Durante il suo episcopato, San Carlo Borromeo visiterà la zona in varie occasioni. Molte le testimonianze artistiche. Affreschi, dipinti, chiese, edicole sono sparsi in tutte le valli a sua memoria. Il Santo è stato rappresentato in diverse committenze sia del Marchese Vincenzo Giustiniani che del fratello cardinale Benedetto. La famiglia Giustiniani e quella Borromeo furono anche legate dal matrimonio nel 1689 tra Camilla Barberini (*1660 +Milano 20.6.1740), figlia di Maffeo Barberini ed Olimpia Giustiniani (figlia di Andrea Giustiniani primo principe di Bassano, successore di Vincenzo e di Maria Flaminia Phampili) e Don Carlo Borromeo Arese (*28.4.1657,+3.7.1734.
 


Padre Santucci: "Caro Papa, è necessario un Giubileo universale dei debiti" (interevento dell'8 ottobre 2020)
L’appello pubblico indirizzato a Bergoglio dal gesuita, ispiratore del movimento della "Madonna dei debitori" scomparso il 7 luglio 2021, autore del libro "Lo scarto"

"Caro Papa Francesco, chi le scrive è un suo confratello, di qualche anno più anziano di Lei. La mia vita è stata sempre a contatto con quelle persone che Lei giustamente ama chiamare 'gli scarti'. Ormai sono vecchio, ma da alcuni anni seguo con interesse il gruppo creatosi intorno all'icona della Madonna dei debitori. Apprezzo molto il lavoro che stanno facendo per individuare e curare il cancro del millennio: il debito, originato dalle sequenze monetarie private, in mano a bancari senza scrupoli".
Comincia così l’appello pubblico indirizzato a Papa Francesco dal gesuita Padre Ernesto Santucci, autore del libro "Lo scarto".
"Partendo dal testamento del teologo Jacques Maritain e dalla crisi permanente di una società dove oggi esiste solo un euro in circolazione per ogni sei euro di debito, tra pubblico e privato - spiega Padre Santucci - mi viene alla mente la necessità di un Giubileo all’antica, un giubileo universale di tutti i debiti, come suggerito da tempo da tanti economisti tra cui il prof. Michael Hudson. Questo giubileo è reso ancora più necessario dalla crisi della pandemia che, se anche ci costringe a mascherarci, ci offre un’opportunità per una riflessione più profonda. Il vero malessere che ci opprime è dovuto al fatto che la società ha un cancro terribile: lo stadio terminale del capitalismo quando alla trinità la gente sostituisce il Dio quattrino, l’unico che apparentemente permette loro di godere appieno dei diritti civili (cibo, vestiti, casa, bollette, etc.)".
Per il gesuita, dunque, se si vuole "tentare un’alternativa occorre pensare innanzitutto a togliere l’angoscia della precarietà dovuta al debito, un debito inestinguibile moralmente e matematicamente, che mette l’uomo contro l’uomo, senza speranza di vittoria comune. E dico moralmente perché alla luce degli studi del gruppo della Madonna dei Debitori, si è rivelato che le banche creano denaro dal nulla senza contabilizzarlo, e per questo mimano continuamente di essere sull’orlo del fallimento invocando aiuti perenni da uno Stato ignaro o complice. Il mondo è quindi diviso in due, tra veri rovinati e quelli che simulano la rovina per ottenere ulteriori concessioni, i banchieri-dittatori".
Più in là, nel suo appello a Papa Bergoglio, Padre Santucci aggiunge: "La Chiesa si trova di fronte a un bivio: o è parte della soluzione o rimane parte del problema. Un’alternativa drastica, prima dell’avvento prossimo della moneta di Banca centrale, è quella di creare una moneta cristiana per dare al Cesare di Francoforte l’euro che è il suo, e dare al popolo di Dio una moneta libera dal debito usuraio (oggi costerebbe veramente poco realizzarla, specie se si è ancora creduti). Ma se questa soluzione fosse troppo ardita, o troppo coraggiosa, si scelga almeno la strada del giubileo dei debiti. Poco importa quanto seguito avrà nell’immediato, l’importante sarebbe già annunciarlo! Francamente, non fare niente sarebbe facilitare la presa demoniaca della genìa di banchieri che stanno spremendo il pianeta di tutte le risorse, senza ottenere, per il danno che fanno, un beneficio equivalente".
Infine, il gesuita conclude: "Mi appello alla Sua Saggezza per valutare l’opportunità migliore e prendere l’iniziativa. Ritengo che suo intervento in proposito potrà essere molto utile alla causa. Lo Spirito Santo illumini le sue parole. Tante povere persone, schiave dell'usura, potranno ritornare ad avere serenità e pace. Mi benedica. Saluto cordialmente, Suo fratello in Cristo Padre Ernesto Santucci S.J".

Nella tradizione cattolica il Giubileo è un grande evento religioso. E' l'anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, è l'anno della riconciliazione tra i contendenti, della conversione e della penitenza sacramentale e, di conseguenza, della solidarietà, della speranza, della giustizia, dell'impegno al servizio di Dio nella gioia e nella pace con i fratelli. L'anno giubilare è soprattutto l'anno di Cristo, portatore di vita e di grazia all'umanità.
“GIUBILEO E REMISSIONE DEL DEBITO: ANTICHE ISTITUZIONI SOCIALI E FINANZA MODERNA” (Michele Grillo 2016)
IUBILEO Temi e prospettive: Il Giubileo è un appello alla questione del debito (Diarmuid Martin)

Papa Francesco è più volte intervenuto sul tempo del debito insostenibile e sull'usura. Il mercoledì delle ceneri del 10 febbraio 2016 nel messaggio al'Udienza Generale (Il Giubileo nella Bibbia. Giustizia e condivisione) poco prima della proclamazione del Giubileo straordinario della Misericordia, si era espresso nel seguente modo:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon cammino di Quaresima!
È bello e anche significativo avere questa udienza proprio in questo Mercoledì delle Ceneri. Incominciamo il cammino della Quaresima, e oggi ci soffermiamo sull’antica istituzione del “giubileo”; è una cosa antica, attestata nella Sacra Scrittura. La troviamo in particolare nel Libro del Levitico, che la presenta come un momento culminante della vita religiosa e sociale del popolo d’Israele.
Ogni 50 anni, «nel giorno dell’espiazione» (Lv 25,9), quando la misericordia del Signore veniva invocata su tutto il popolo, il suono del corno annunciava un grande evento di liberazione. Leggiamo infatti nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia […] In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà» (25,10.13). Secondo queste disposizioni, se qualcuno era stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte le proprietà.
Era una specie di “condono generale”, con cui si permetteva a tutti di tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio. Un popolo “santo”, dove prescrizioni come quella del giubileo servivano a combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento. L’idea centrale è che la terra appartiene originariamente a Dio ed è stata affidata agli uomini (cfr Gen 1,28-29), e perciò nessuno può arrogarsene il possesso esclusivo, creando situazioni di disuguaglianza. Questo, oggi, possiamo pensarlo e ripensarlo; ognuno nel suo cuore pensi se ha troppe cose. Ma perché non lasciare a quelli che non hanno niente? Il dieci per cento, il cinquanta per cento… Io dico: che lo Spirito Santo ispiri ognuno di voi.
Con il giubileo, chi era diventato povero ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che gli aveva preso. Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene per tutti e non solo per alcuni, come accade adesso, se non sbaglio… Più o meno, le cifre non sono sicure, ma l’ottanta per cento delle ricchezze dell’umanità sono nelle mani di meno del venti per cento della popolazione. È un giubileo – e questo lo dico ricordando la nostra storia di salvezza – per convertirsi, perché il nostro cuore diventi più grande, più generoso, più figlio di Dio, con più amore. Vi dico una cosa: se questo desiderio, se il giubileo non arriva alle tasche, non è un vero giubileo. Avete capito? E questo è nella Bibbia! Non lo inventa questo Papa: è nella Bibbia. Il fine – come ho detto – era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro diventassero un bene per tutti e non per alcuni. Infatti il giubileo aveva la funzione di aiutare il popolo a vivere una fraternità concreta, fatta di aiuto reciproco. Possiamo dire che il giubileo biblico era un “giubileo di misericordia”, perché vissuto nella ricerca sincera del bene del fratello bisognoso.

Nella stessa linea, anche altre istituzioni e altre leggi governavano la vita del popolo di Dio, perché si potesse sperimentare la misericordia del Signore attraverso quella degli uomini. In quelle norme troviamo indicazioni valide anche oggi, che fanno riflettere. Ad esempio, la legge biblica prescriveva il versamento delle “decime” che venivano destinate ai Leviti, incaricati del culto, i quali erano senza terra, e ai poveri, agli orfani, alle vedove (cfr Dt 14,22-29). Si prevedeva cioè che la decima parte del raccolto, o dei proventi di altre attività, venisse data a coloro che erano senza protezione e in stato di necessità, così da favorire condizioni di relativa uguaglianza all’interno di un popolo in cui tutti dovevano comportarsi da fratelli.
C’era anche la legge concernente le “primizie”. Che cos’è questo? La prima parte del raccolto, la parte più preziosa, doveva essere condivisa con i Leviti e gli stranieri (cfr Dt 18,4-5; 26,1-11), che non possedevano campi, così che anche per loro la terra fosse fonte di nutrimento e di vita. «La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti», dice il Signore (Lv 25,23). Siamo tutti ospiti del Signore, in attesa della patria celeste (cfr Eb 11,13-16; 1Pt 2,11), chiamati a rendere abitabile e umano il mondo che ci accoglie. E quante “primizie” chi è più fortunato potrebbe donare a chi è in difficoltà! Quante primizie! Primizie non solo dei frutti dei campi, ma di ogni altro prodotto del lavoro, degli stipendi, dei risparmi, di tante cose che si possiedono e che a volte si sprecano. Questo succede anche oggi. Nell’Elemosineria apostolica arrivano tante lettere con un po’ di denaro: “Questa è una parte del mio stipendio per aiutare altri”. E questo è bello; aiutare gli altri, le istituzioni di beneficenza, gli ospedali, le case di riposo…; dare anche ai forestieri, quelli che sono stranieri e sono di passaggio. Gesù è stato di passaggio in Egitto.
E proprio pensando a questo, la Sacra Scrittura esorta con insistenza a rispondere generosamente alle richieste di prestiti, senza fare calcoli meschini e senza pretendere interessi impossibili: «Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un forestiero e ospite, perché possa vivere presso di te. Non prendere da lui interessi, né utili; ma temi il tuo Dio e fa’ vivere il tuo fratello presso di te. Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto ad usura» (Lv 25,35-37). Questo insegnamento è sempre attuale. Quante famiglie sono sulla strada, vittime dell’usura! Per favore preghiamo, perché in questo giubileo il Signore tolga dal cuore di tutti noi questa voglia di avere di più, l’usura. Che si ritorni ad essere generosi, grandi. Quante situazioni di usura siamo costretti a vedere e quanta sofferenza e angoscia portano alle famiglie! E tante volte, nella disperazione, quanti uomini finiscono nel suicidio perché non ce la fanno e non hanno la speranza, non hanno la mano tesa che li aiuti; soltanto la mano che viene a fargli pagare gli interessi. È un grave peccato l’usura, è un peccato che grida al cospetto di Dio. Il Signore invece ha promesso la sua benedizione a chi apre la mano per dare con larghezza (cfr Dt 15,10). Lui ti darà il doppio, forse non in soldi ma in altre cose, ma il Signore ti darà sempre il doppio.
Cari fratelli e sorelle, il messaggio biblico è molto chiaro: aprirsi con coraggio alla condivisione, e questo è misericordia! E se noi vogliamo misericordia da Dio incominciamo a farla noi. È questo: incominciamo a farla noi tra concittadini, tra famiglie, tra popoli, tra continenti. Contribuire a realizzare una terra senza poveri vuol dire costruire società senza discriminazioni, basate sulla solidarietà che porta a condividere quanto si possiede, in una ripartizione delle risorse fondata sulla fratellanza e sulla giustizia. Grazie.

Sullo stesso tema un intervista di G. Rusconi al Cardinal Gianfranco Ravasi (5 dicembre 2015): ORIGINE DEL GIUBILEO, SENSO DELLA MISERICORDIA .
"Gesù prega per noi davanti al Padre, mostrando le sue piaghe". Omelia di Papa Francesco (23 aprile 2020).
DICORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI MEMBRI DELLA CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA (3 febbraio 2018). In tante parti si sente uno degli effetti di questa pandemia: tante famiglie che hanno bisogno, fanno la fame e purtroppo le “aiuta” il gruppo degli usurai. Questa è un’altra pandemia. La pandemia sociale: famiglie di gente che ha un lavoro giornaliero, o purtroppo un lavoro in nero, che non possono lavorare e non hanno da mangiare … con figli. E poi gli usurai prendono loro il poco che hanno. Preghiamo. Preghiamo per queste famiglie, per quei tanti bambini di queste famiglie, per la dignità di queste famiglie e preghiamo anche per gli usurai: che il Signore tocchi il loro cuore e si convertano.

Chiamati ad essere voce di pace di GianMaria Polidoro ofm. (28 novembre 2022)
Carissimi/e, la sera del 28 novembre, come apertura alla giornata di ieri per dell’anniversario approvazione della “Regola e Vita dei Frati Minori” da parte di Papa Onorio III, tanti di noi, frati Minori, Minori Conventuali e Minori Cappuccini di Assisi ci siamo adunati nella Basilica della Porziuncola per la preghiera dei Primi Vespri e rinnovare i nostri voti religiosi di povertà, obbedienza e castità. Eravamo tanti, vecchi e giovani novizi, in una bella fraternità, lieti delle nostre vite, con i distinti colori.
Ed ho pensato all’incontro che noi avremo nel salone di Chiesa Nuova. Ho pensato a tanti di voi; ho immaginato noi, messaggeri di pace in un particolare spirito di fraternità. Una carrellata di vostri volti mi sono passati alla memoria. Questa volta, come sapete, noi di Assisi Pax, saremo insieme a nuovi Amici, a pregare per la pace ed a fare pace. Pace tra noi se ce ne fosse bisogno; con tanti che sono in guerra nel mondo, e uccidono e sono uccisi; perseguitano e sono perseguitati per i quali c’è gran bisogno.

Crisi dei mercati e l'etica nella finanza: la morale delle grandi religioni monoteiste a confronto (di Enrico Giustiniani*)
Nell'antichità si è sempre condannata l'usura e l'indebito arricchimento dal denaro. Le banche centrale hanno portano i "tassi ufficiali" vicino allo "zero". Può essere sostenibile un modello finanziario "senza interessi"? Uno dei principali aspetti etici comuni alle tre religioni è la remissione dei debiti insostenibili, quale proposta comune possono proporre le “tre” grandi religioni? Come liberare il debitore “schiavo” del suo creditore?

Le tensioni dei mercati innescata dal recente conflitto Russo-Ucraino, l’impennata del prezzo delle materie prime e i fenomeni inflattivi conseguenti hanno evidenziato i limiti dell'espansione di un’economia finanziaria sganciata dalla attività reali in preda a speculazioni senza regole. Un sistema senza etica e senza una morale, dimostra che in un mondo globalizzato, il singolo comportamento spregiudicato o illecito, può amplificarsi fino a mettere in crisi intere economie. Fin dall'antichità l'economia e il denaro sono state servizio dello scambio delle merci ed è vi è sempre stata un’esplicita condanna all'interesse dal denaro. Aristotele parla di crematistica: la ricchezza ha come scopo la vita felice e buona, e non in mero arricchimento, di modo che in questo caso la dimensione economica da mezzo diventa scopo.
Le tre grandi religioni monoteiste (cattolica, islamica ed ebraica) hanno sempre affermato il divieto all'interesse nei prestiti, nell'ottica di valutare i rapporti patrimoniali nel rispetto della visione equitativa degli individui.
Il divieto dell’usura nella religione cattolica affonda le sue radici nell’Antico Testamento, ricco di passi che stigmatizzano il contegno usurario ed esortano a soccorrere il povero e il bisognoso. Fondamentali sul tema sono i passi contenuti nel libro dell’Esodo, 22, 24: «Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse»; nel Levitico, 25, 35-38, e nel Deuteronomio, 23, 20-21: «Non farai a tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque cosa che si presta a interesse. Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non a tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano, nel paese di cui stai per andare a prendere possesso». Il Salmo 15 definisce come ospite del Signore colui che «presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l’innocente». Al di là della condanna dell'usura, la Chiesa fin dall'inizio lasciò che la dottrina venisse interpretata in modo elastico per salvaguardare legittime ragioni di chi si dedicava all'economia.
Nell’antico Israele, la Legge proibiva effettivamente la maturazione degli interessi su una categoria di prestiti: quelli fatti ai poveri (Levitico 25:35-38). Questa legge aveva molte implicazioni sociali, finanziarie e spirituali, tra cui due molto importanti: la legge aiutava davvero i poveri facendo in modo che la loro situazione non peggiorasse, era già sufficientemente brutto essere caduti in povertà, e avrebbe potuto essere umiliante dover cercare assistenza, ma se, in aggiunta, per saldare un debito una persona povera avesse dovuto essere schiacciata dagli interessi, il debito le sarebbe stato più un danno che un aiuto. Inoltre, la legge insegnava un’importante lezione spirituale, il fatto che un prestatore rinunciasse all’interesse su un prestito a una persona povera sarebbe stato un atto di misericordia, egli avrebbe perso il profitto di quei soldi, mentre essi erano in prestito, eppure, quello sarebbe stato un modo tangibile per esprimere gratitudine a Dio per aver condotto misericordiosamente gli Israeliti fuori dall’Egitto quando essi non erano altro che schiavi squattrinati, dando loro una terra come loro proprietà (Levitico 25:38), così Dio si aspettava che essi mostrassero la stessa bontà verso i loro concittadini poveri. I cristiani si trovano in una situazione analoga, Gesù raccontò anche una parabola su due creditori e sul loro atteggiamento verso il perdono (Matteo 18:23-35). Egli ha anche insegnato ai Suoi discepoli questo principio: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Matteo 10:8).
Non dobbiamo confondere l’attività di prestito di denaro ad interesse del popolo Ebraico con l’accettazione dell’usura. Agli ebrei erano vietate molte attività e una delle poche a loro concesse era proprio quella “di prestare denaro”, ma non lo facevano nei confronti del proprio popolo, ma si permetteva di farlo agli stranieri.
Nell'Islam, invece il divieto all'uso dell'interesse è rimasto inalterato, sviluppandosi un modo completamente diverso di far banca rispetto al modello occidentale. Un modello per il quale le leggi, lo statuto e i regolamenti stabiliscono espressamente l'impegno ad operare secondo i principi della "Legge Islamica" e che quindi risulta essere caratterizzato dall'eliminazione del ricevimento e del pagamento degli interessi in qualsiasi sua operazione bancaria e finanziaria. Un modello, ovviamente legale, che ha dimostrato la sua competitività e soprattutto la sua miglior tenuta in questo momento di crisi mondiale. “E se {il vostro debitore} si trova in difficoltà {economiche}, {concedetegli} allora una dilazione fino a che si risollevi (Sura al-Baqarah Versetto 280). Ma se fate opera di carità {rimettendo il debito}, è meglio per voi, se sapeste!”. Il sacro Corano, oltre a vietare l’usura, raccomanda gentilezza e cortesia nel riprendere il capitale dato in prestito. Ciò che conta nel fissare la scadenza per la restituzione del prestito, sono le possibilità economiche del debitore. L’Islam difende i poveri e i diseredati: “E se {il vostro debitore} si trova in difficoltà {economiche}…”. È meglio rimettere il debito a chi non è in grado di restituirlo  La legge islamica vieta la reclusione del debitore che non è in grado di pagare il proprio debito, ed è dovere del governo islamico pagarli per lui. In una tradizione leggiamo: Per ogni giorno di dilazione, il creditore riceve la ricompensa che riceverebbe se elargisse in beneficenza la somma data in prestito.
Già con il pontificato di Giovanni Paolo II si sono sempre più moltiplicati i richiami e la valorizzazione dell’etica in materia finanziaria. Sotto la finanza c'è l'uomo e l'uomo agisce secondo morale ed etica e per questo deve riconquistare il ruolo umano della finanza stessa. In tutto l'occidente, in ogni ambito, da quello accademico a quello politico, da quello delle imprese a quello delle stesse banche, dalla società civile tutta, sono molte le voci che oggi rilanciano l’esigenza di riaffermare il principio dell'etica sull'economia e sulla finanza. La morale che "guidi" il sistema anche e soprattutto in assenza di regole.
* autore di: Finanza, etica e religione. Il comportamento degli operatori finanziari in tempo di crisi (Marco Valerio Edizioni, Torino)


la Madonna dei debitori Di Benedetto Krajewski Mercanzin la Madonna dei debitori padre Santucci e altri La Madonna dei Debitori: una “speranza” contro il debitoSu Facebook 44mila 'mi piace', arriva la Madonna dei Debitori e la prima canzone ADN Kronos
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La strana Madonna dei debitori Intervista a Gilberto Di Benedetto sull’icona mariana trovata in una grotta a Bassano Romano L'Indro
Sdebitalia donerà la Madonna dei debitori a Mario Draghi
La Madonna dei debitori e norme fiscali
Città del Vaticano – Donata all’elemosiniere del Papa S.E. il Cardinale Konrad Krajewski una riproduzione della Madonna dei debitori” ITALIANEWS a firma di Gianfranco Simmaco (8/3/2023)

La Madonna dei debitori editoriale Urbeday.it di Angela Pilato (28 ottobre 2022)
Ogni epoca ha avuto le sue Madonne, la sua Madre consolatrice, a cui rivolgersi, pregare, affidarsi ed affidare ed è quindi oggi più che mai, che la Madonna dei Debitori acquisisce un ruolo fondamentale. Tra le varie crisi economiche susseguitesi negli ultimi decenni (a partire da quella del 2011 spesso definita ‘crisi del debito sovrano’, che trova le sue radici nel default dei mutui residenziali americani e ha contratto fortemente i mercati) trova un posto d’infame rilievo la bolla economica legata all’emergenza sanitaria mondiale del Covid.
Quirino Salomone Gianmaria PolidoriBolla che si è evoluta in una spirale sempre più depauperante, decadendo nella peggior crisi economica dal dopoguerra ad oggi e passando da emergenza sanitaria, a crisi finanziaria vera e propria, la quale, altrettanto pandemica, ha ridotto il potere d’ acquisto delle famiglie e si è tradotta in: indebitamenti fiscali, incapacità di assolvere alla spesa alimentare e nella perdita del lavoro per via del fallimento di piccole e medie imprese. Un nuovo disastro che necessita più di sempre di un forte e potente balzo nella fede e nell’operosità.
Mossi da questo carisma costruttivo, dalla voglia e necessità etica di supporto, Sua Eminenza Monsignor Tomas Pietro Bologna presidente della Papa Giovanni Foundation (no profit organization) con sede a Miami (Florida - USA) e Padre Nunzio Lavore, suo delegato e rappresentante e membro anch’esso della fondazione, si fanno promotori dell’iniziativa di riscoperta e diffusione dell’iconografia sacra di questa Madonna in Italia.

In una dichiarazione congiunta (agosto 2023), i frati francescani Quirino Salomone (foto a sinistra in piedi) e Gianmaria Polidori (foto a sinistra sull'altare) hanno espresso il loro sostegno e apprezzamento per la crescente devozione alla Madonna dei debitori. Questa devozione, secondo i frati, non si limita solamente ai debiti economici, ma si estende anche ai debiti morali, sottolineando così l'importanza della purificazione spirituale e della guarigione dell'anima. La Madonna dei debitori è riconosciuta come una figura intercessoria che aiuta coloro che si trovano a dover fronteggiare le sfide delle responsabilità finanziarie e morali. Secondo i frati, questa devozione si allinea perfettamente con la preghiera del Padre Nostro, in quanto rafforza il concetto di chiedere perdono e redenzione non solo per i peccati, ma anche per i debiti che si accumulano nella vita quotidiana. Padre Quirino Salomone ha dichiarato: "La figura della Madonna dei debitori ci ricorda l'importanza di affrontare i nostri obblighi sia verso gli altri che verso Dio con umiltà e fiducia. Questa devozione ci spinge a riflettere sulle azioni passate e a cercare la riconciliazione, rinforzando il nostro legame con Dio." Francesco Gianmaria Polidori ha aggiunto: "La nostra fede ci insegna che attraverso la Madonna possiamo rivolgerci al Padre Celeste, chiedendo la sua guida e la sua misericordia. La preghiera alla Madonna dei debitori ci ispira a riconoscere l'importanza di liberare i nostri cuori dai debiti, permettendoci di avvicinarci a Dio con uno spirito puro". I frati francescani incoraggiano quindi i fedeli a meditare sulla figura della Madonna dei debitori e a rafforzare la loro devozione, cercando la guarigione e la riconciliazione sia nei confronti di Dio che degli altri. 


APPROFONDIMENTI E NORMATIVE SULL'INDEBITAMENTO

Pio XI, enciclica Quadrigesimo annus p. 109, 15 maggio 1931

I firmly believe in the principle that an individual debtor should at all times have access to the creditor; that he should have opportunity to lay facts and representations before the creditor; and that the creditor always should give courteous, sympathetic and thoughtful consideration to such facts and representations. "This is a rule essential to the preservation of the ordinary relationships of life. It is a basic obligation of civilization. It applies to Nations as well as to individuals.
(Credo fermamente nel principio che un singolo debitore dovrebbe sempre avere accesso al creditore; che dovrebbe avere l'opportunità di esporre fatti e dichiarazioni davanti al creditore; e che il creditore dovrebbe sempre prendere in considerazione in modo cortese, comprensivo e premuroso tale fatti e rappresentazioni. Questa è una regola essenziale per la conservazione dei rapporti ordinari della vita. È un obbligo fondamentale della civiltà. Si applica alle Nazioni così come agli individui).
Message to Congress on the Payment of War Debts. Franklin D. Roosevelt Presidente degli Stati Uniti (1 giugno 1934)

Legge n.3 27/1/2012 ("Legge Salva suicidi") Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento
La legge sul sovraindebitamento del consumatore, anche detta “salvasuicidi”, consente a chi abbia contratto debiti, non per propria colpa, cui non è in grado di far fronte sulla base del proprio reddito e patrimonio attuale, di ottenere una decurtazione a patto, però, che nei cinque anni precedenti non abbia già fatto ricorso alla medesima procedura. Tale procedura si applica solo a coloro che non rientrano nei limiti di fallibilità (quindi consumatori, piccoli imprenditori, artigiani, agricoltori)
Linee Guida sulla crisi da sovraindebitamento
Introduzione alla composizione della crisi da sovraindebitamento: soggetti destinatari e finalità
lo stato di crisi o di insolvenza del consumatore

dm 24 settembre 2014 n. 202, "Regolamento per gli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento"
Registro Organismi composizione crisi da sovraindebitamento Il dm 24 settembre 2014 n. 202, "Regolamento per gli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento" introduce la procedura finalizzata a risolvere su basi negoziali le situazioni di insolvenza dei soggetti che non possono accedere alle procedure previste dalla legge fallimentare. Nelle procedure c.d. paraconcorsuali disciplinate dalla legge 3/2012, e cioè nell’accordo di composizione, nel piano del consumatore e nella liquidazione del patrimonio del debitore, il debitore deve essere assistito da un organismo di composizione delle crisi da sovraindebitamento.

Fondazione Salus Populi RomaniLa Fondazione “Salus Populi Romani”, istituita nel 1995 dalla Diocesi di Roma con l’intento di offrire gratuitamente un servizio di orientamento, consulenza e aiuto diretto a soggetti che non possono accedere a forme di finanziamento bancario, agisce al fine di prevenire l’esclusione finanziaria e sociale ed il ricorso all’usura contribuendo al contempo alla formazione di pratiche responsabili, equilibrate e consapevoli nella gestione ed uso del denaro e delle opportunità finanziarie. La sua nascita, fortemente voluta da don Luigi Di Liegro, fu spinta dalla necessità di introdurre nel panorama della lotta all’usura la dimensione preventiva – poi ripresa nell’articolo 15 della Legge n. 108 del 1996 – tesa a contrastare il fenomeno illegale incidendo sulle condizioni sociali, relazionali e finanziarie di esclusione, di emergenzialità e di scarsa conoscenza dei diritti che costituiscono l’humus dentro il quale molto spesso maturano le condizioni che portano le persone verso il credito usurario. Nel 2020 la fondazione Salus Populi Romani ha stipulato un accordo di collaborazionene con l' Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo Questioni di Economia e Finanza - Quaderni Banca d'Italia, Numero 730 – Novembre 2022 di Lorenzo Gobbi
L’aumento della digitalizzazione nel mondo finanziario e dell’e-commerce ha favorito la forte crescita del “Buy Now Pay Later” (BNPL), che nella sua forma tradizionale consiste in un finanziamento a breve termine di importo contenuto, con il quale il consumatore fraziona il pagamento di un acquisto in un numero variabile di rate senza interessi. Nell'approfondimento viene discussa la necessità di tutelare i consumatori dall’accumulo inconsapevole di una eccessiva quantità di debito.

Rimetti a noi i nostri debiti. Forme della remissione del debito dall'antichità all'esperienza europea di Arrigo D. Manfredini (Il Mulino. 2022)
Vuoi per cinico calcolo "affaristico", vuoi per "humanitas", vuoi per valutazioni di ordine pubblico, creditori e governi hanno spesso battuto strade alternative per fronteggiare l'insolvenza, alternative alla messa a morte del "perfido debitore", al carcere e ad altre pene infamanti: le strade del buonismo e del perdonismo, costellate di dilazioni, moratorie, sconti, benefici vari. E anche cancellazioni. Oggi il consumatore "dalla vita a rate", dai pagamenti virtuali con carta di credito in rosso o del tipo "revolving" non può essere messo fuori gioco dall'insolvenza, perché l'economia di consumo, che caratterizza buona parte dei paesi industrializzati, ha bisogno di lui e deve offrirgli una seconda possibilità. Ciò significa ammettere, in una certa misura, la cancellazione del suo debito. O l'esdebitazione, come si dice con espressione tecnica. Se nell'immaginario comune - e nella sua coscienza bibliografica - la storia dell'insolvenza è principalmente una storia di sanzioni, questo libro assume come punto centrale di prospettiva la non-sanzione, ovvero la remissione del debito nelle sue molteplici forme: nell'antica Roma, le leggi sulla cancellazione, le "indulgenze" fiscali e le dilazioni per rescritto del Principe; nell'Europa medievale e moderna, con i "respiri" concessi attraverso le lettere sovrane; nell'Europa contemporanea, i termini di grazia nelle loro svariate declinazioni, fino alla controversa materia del sovraindebitamento del consumatore.

Proposte di Legge sul cosi detto "Giubileo Bancario"
Disposizioni volte ad agevolare le prospettive di recupero dei crediti insofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto disegno di Legge n. 788, Senato della Repubblica XVIII Legislatura (2018-2022)
Disposizioni per favorire la transazione agevolata delle posizioni classificate come crediti a sofferenza o ad inadempienza probabile disegno di Legge n. 2098, Senato della Repubblica XVIII Legislatura (2018-2022) 
Commento alla Relazione conclusiva sull’attività svolta dalla Commissione d'inchiesta Parlamentare sul sistema finanziario  istituita con la legge 26 marzo 2019 n. 28 di Dino Crivellari (Ristrutturazioni Aziendali 24 ottobre 2022)
(sull'argomento): Il Giubileo Bancario di Dino Crivellari (Banca Impresa Società, Fascicolo 2, agosto 2020) e PERDONO DEL DEBITO: AVANTI CON PRUDENZA. UNA LETTURA CONSIGLIATA di Dino Crivellari (Banca Impresa Società, 15 febbraio 2023)

Esperienze estere:
New anti-vulture fund legislation in Belgium: an example for Europe and rest of the world
H.R.2932 - Stop Very Unscrupulous Loan Transfers from Underprivileged countries to Rich, Exploitive Funds Act111th U.S.A. Congress (2009-2010)

Proposta di Legge ispirata dalla "Madonna dei debitori" sul Giubileo Bancario
Un interessante proposta sarebbe quella di consentire al debitore di poter riscattare il suo debito una volta svalutato dalle banche prima che quest'ultime lo vendano ad un terzo soggetto (diritto di prelazione), prevedendo, nel caso di riacquisto da parte del debitore, un ulteriore incentivo fiscale alle banche (una sorta di superbonus) oltre la deducibilità fiscale della perdita (cosa che già avviene) immediata.

Facendo un semplice esempio numerico, supponiamo che una famiglia sia debitrice nei confronti della banca di 100mila euro residue per un mutuo ipotecario e non sia in grado ad un certo punto di poterlo pagare. La banca prevede che dalle successive azioni di recupero riuscirà ad incassare solo 40mila euro quindi dovrà accantonare i 60mila euro a perdita che prevederà di non recuperare. Se la banca deciderà di vendere questo credito ad un terzo soggetto per 40mila, dovrà consentire la "prelazione" a stralcio del proprio credito da parte del debitore accettando solo i 40mila che aveva previsto di recuperare. La banca oltre a dedurre fiscalmente la perdita per 60mila, potrebbe avere un ulteriore bonus fiscale (superbonus) ad esempio supponiamo del 10% sul debito originario, portando in deduzione altri 10mila euro. L'operazione in questo caso sarebbe "win - win" (vincente per entrambi) sia per il debitore, che "a sconto" (40mila invece di 100mila) riesce a pareggiare il suo debito, sia per la banca che recupererebbe rapidamente la parte del capitale stimata (40mila), porterebbe  a perdita la differenza (60mila) e avrebbe un ulteriore bonus fiscale per un credito considerato in sofferenza (10mila).
Se il debitore non fosse neppure in grado di pagare i 40mila a stralcio del suo debito immediatamente alla banca, sarebbe ipotizzabile l'intervento di un "fondo immobiliare di solidarietà" (costituito ad esempio dalle stesse banche) che solleverebbe il debitore "pagando i 40mila al suo posto" acquisendo l'immobile ipotecato dalla banca, ma dovrà concedere all'ex proprietario/debitore di continuare a viverci in base ad un contratto di locazione "rent to buy" che preveda che il debitore paghi un canone che preveda una parte di affitto e una parte in conto prezzo per poter riacquistare la casa a fine locazione, la cui durata sarà pari almeno agli anni residui del mutuo ipotecario. Il debitore potrà alla fine della locazione, o in qualsiasi momento,  riacquistare il suo immobile pagando un prezzo pari al valore della vendita originaria al fondo maggiorato del 10%, dedotte tutta la parte di canone in conto vendita pagate nel corso della locazione. Sono da prevedere alcuni vincoli per garantire il debitore: il prezzo a cui il debitore deve vendere l’immobile al fondo non deve essere superiore, alternativamente: al valore contabile del credito svalutato dalla banca (40mila) o il valore di vendita in sede d’asta (se già attivata l'esecuzione immobiliare) o di mercato come stimato da un esperto indipendente. Se come nell'esempio, il prezzo di vendita dalla banca al "fondo immobiliare" sarà superiore al debito stralciato dalla banca (40mila dell'esempio e non i 100mila dovuti originariamente), la differenza andrebbe comunque a favore del debitore e non della banca (quest'ultima ha il vantaggio di aver risolto rapidamente la posizione, portato a deduzione la perdita del credito - 60mila - e ottenuto un ulteriore (super) bonus fiscale di 10mila.).

la Madonna dei debitori esposizione solenne Chiesa San Tommaso Apostolo Roma


la mia foto

homepage dei Giustiniani di Genova


Our Lady of Debtors
In 2003, this 1600's Byzantine icon of Madonna was found in a cave in Bassano Romano, Italy. No one knows the origin of the blood marks on the icon, knowing the Virgin Mary with her previous icons, someone must have stabbed it and dealt with it maliciously... At the bottom of the picture is the Latin inscription In Gremio Matris Sedet Sapientia Patris which means In the Womb is the Wisdom of the Father.
There is no doubt about the goodness of such a great gift that only Our Lady could have given to humanity. In the Catholic faith, Our Lady is the source of all good since she is also the Mother of every child of God. She delivers us from injustice and all evil. In a globalized world so governed by perverse logic only a supernatural force can free human beings from so much oppression. Debts unjustly contracted for speculative rules that undermine the true social economy should be reviewed with a view to economic development and promotion of the common good. A mother knows how to mediate between children when she sees that one is being taken advantage of by the other. Regardless of the spiritual power that such a beautiful picture evokes, I think it is important to remember that the goodness of this initiative also lies in the fact that economic growth is seen to be greatly enhanced when millions of people improve their economic arrangements thus procuring a revival of the circular economy. As always, Our Lady, being the mother of us all, helps us spiritually and materially. This devotion should be revived throughout the world for the good of all humanity.