GIUSTINIANI ART ADVISORY - UN PORTALE DEDICATO ALL'ARTE
HOMEPAGE
AUTENTICITA'
DELL'OPERA D'ARTE
IL RUOLO DELL'ART ADVISOR
IL MERCATO DELL'ARTE - LE QUOTAZIONI
Da quando esiste l’arte,
esistono soldi nei suoi pressi: i Medici e i banchieri fiorentini sostennero
Botticelli e Michelangelo, i faraoni commissionarono statue e oggetti per le
loro tombe, e ora i miliardari asiatici sono alla ribalta. Le opere importanti
raggiungono le sette cifre e i collezionisti più grossi arrivano dall’industria
finanziaria.
Il primo ad accettare di usare il mercato a proprio vantaggio fu Andy Warhol, gli esempi recenti sono Jeff Koons e Damien Hirst, persone che il mercato lo conoscono, ci giocano, vi si ispirano e ci guadagnano.
Il mercato negli anni 1979 e 1980 era totalmente diverso. Le case d’asta non rivelavano le stime, le migliori gallerie si trovavano nei magazzini.
Fu in quel momento che gli istituti di credito entrarono nel mondo dell'arte, proponendo ai clienti investimenti in opere. Si scoprì che i clienti ricchi, dal Giappone al Messico, erano interessanti a comprare arte ma non sapevano come fare.
Gli art-advisory cominciarono ad offrire servizi per orientarli, sebbene più di qualcuno trovasse strano che un consulente d’arte fosse impiegato in una grande banca. A metà anni ’80
negli Usa si fornivano consulenze con gli storici, su come conservare le opere o come trasportarle.
Gli artisti quotati in questo modo avevano la possibilità di ricevere un prestito
in denaro offrendo come garanzia una o più opere d’arte, o anche svendendone
alcune, da allora è sempre più diffusa.
Possiamo
certamente
affermare
che
l’esplosione
del
mercato
dell’arte
è
da
collocare
alla
fine
degli
anni
ottanta.
In
questo
periodo,
i
grandi
collezionisti
americani
hanno
fatto
lievitare
in
maniera
esponenziale
le
quotazioni
dei
grandi
maestri
delle
correnti
pittoriche
nazionali
come
pop
art
ed
espressionismo
astratto,
acquistando
a
prezzi
sempre
maggiori
opere
di
artisti
come
Warhol,
De Kooning,
Lichtenstein,
Pollock
mentre
dall’altra
parte
dell’oceano
i
giapponesi
concentravano
i
propri
investimenti
nelle
miliardarie
acquisizioni
di
opere
d’arte
contemporanea
degli
storicizzati
maestri
dell’impressionismo
facendo
incetta
di
tele
di
Monet,
Renoir,
Van
Gogh,
Picasso
etc.
Gli
investitori
interessati
al
campo
dell’arte
hanno
a
loro
disposizione
due
differenti
canali
di
accesso
a
questo
settore:
il
mercato
primario
e
quello
secondario.
La
possibilità
di
accesso
al
mercato
primario
è
alquanto
difficile
in
quanto
questo
di
solito
è
riservato
ai
galleristi
che
intrattengono
con
i
pittori
rapporti
primari
e
diretti,
ne
finanziano
il
lavoro
e
ne
programmano
la
carriera.
Questi
si
difendono
dalla
possibilità
di
intrusione
di
terzi
per
mezzo
di
contratti
di
esclusiva
che
stipulano
con
gli
stessi
pittori.
L’accesso
al
mercato
dell’arte
più
utilizzato
da
collezionisti
e
investitori
è
quello
del
mercato
secondario.
E’
qui
che
questi
effettuano
i
propri
acquisti
e
realizzano
i
loro
programmi
di
investimento.
Sono
le
gallerie,
le
fiere,
le
case
d’asta
i
luoghi
che
frequentano
ed
a
cui
si
rivolgono.
Nel
campo
dell’arte
il
mercato
è
organizzato
in
un
modo
abbastanza
complesso.
Il
concetto
tradizionale
che
concepisce
il
mercato
come
regolatore
dello
scambio
di
beni,
in
questo
caso
artistici,
viene
superato
dal
fatto
che
al
suo
interno
intervengono
ed
interagiscono
vari
agenti, ognuno
dei
quali
riveste
un
ruolo
più
o
meno
importante
nella
formazione
del
prezzo
di
un’opera
d’arte:
l’artista,
il
gallerista,
il
mercante,
la
casa
d’asta,
il
collezionista,
il
museo,
l’investitore
lo
speculatore,
il
pubblico,
le
fondazioni
e
le
associazioni
culturali
L’acquisto
di
un’opera
d’arte
una
volta
era
appannaggio
di
pochi
iniziati
ed
il
mercato
dell’arte
un
settore
di
nicchia
riservato
in
esclusiva
a
ristrette
elite
di
ricchi
appassionati.
Oggi
le
cose
sono
completamente
cambiate.
L’arte
è
diventata
di
moda,
tutti
la
seguono
ed
il
benessere
diffuso
nella
società
contemporanea
ha
portato
ad
un
profondo
cambiamento
nei
rapporti
tra
arte
e
pubblico.
Nella
società
di
oggi
l’arte
non
è
ristretta
nell’ambito
dei
musei
o
delle
pubbliche
esposizioni,
oggi
si
parla
d’arte
da
per
tutto
ed
in
qualsiasi
momento.
Le
televisioni,
i
giornali,
internet
non
fanno
altro
che
raccontarci
dei
grandi
artisti
contemporanei,
del
loro
genio,
dei
loro
successi,
dei
record
milionari
delle
aste,
delle
mostre
locali
e
nazionali,
dei
grandi
eventi,
degli
scandali
e
di
tutto
ciò
che
fa
da
contorno
al
mondo
dell’arte.
Per
allestire
una
collezione
che
abbia
una
sua
validità
i
collezionisti
e
gli
investitori
in
primo
luogo
si
sforzano
di
separare
l’aspetto
romantico/emozionale
da
quello
concreto/economico.
E’
certamente
vero
che
le
collezioni
devono
rappresentare
il
gusto
del
proprietario
e
che
sono
la
proiezione
della
sua
personalità
ma
vi
sono
delle
regole
seguite
da
tutti
utili
a
realizzare
collezioni
che
non
siano
disorganiche
e
caotiche.
Meglio
una
collezione
con
un
esiguo
numero
di
opere
ciascuna
scelta
con
cura
ed
attenzione
che
una
collezione
di
migliaia
di
opere
che
non
hanno
nemmeno
la
possibilità
di
essere
tutte
esposte.
D’altronde
non
è
infrequente
il
caso
di
collezioni
costruite
e
pianificate
scientificamente,
senza
cioè
l’aspetto
puramente
emozionale:
si
pensi
per esempio
alle
raccolte
d’arte
di
banche
o
di
grandi
società
realizzate
con
l’ausilio
di
uno
o
più
advisors.
Chi valuta l'arte
Non esiste un albo di periti d’arte Non esiste un albo di coloro che possono essere definiti periti d’arte: molti sono antiquari o professori di storia dell’arte, il che non significa che siano dei conoscitori. La vera e propria conoscenza è accreditata da pubblicazioni e ricerche scientifiche: ma anche a livello di esperti d’arte si possono verificare errori.
Soprattutto nell'arte antica la maggiore o minore credibilità della certificazione
di un "esperto", nasce dalla capacità già dimostrata in altre occasioni, e soprattutto in atti pubblici, di aver centrato nell’80% dei casi un’attribuzione.
Bisogna comunque mettere in conto che anche gli studiosi, possono sbagliare, perché la storia dell’arte non è una scienza esatta, fatta di conoscenze che possono arricchirsi e accrescersi. Se poi alla conoscenza sulla base stilistica col tempo si aggiunge un documento, un atto notarile, un inventario patrimoniale, una fonte accreditabile antica, ecco che la certezza aumenta fino a raggiungere il 100% assoluto.
In molti casi bisogna avere fiducia nel parere di persone accreditate, soprattutto quando ci troviamo davanti alla certificazione di un autorevole storico dell’arte. Ma è chiaro che non possiamo avere la certezza al 100%. Questa ci viene da un’analisi stilistica e dal conforto dei documenti storici, notarili o patrimoniali. Non sempre tutti questi elementi sono disponibili, allora ci troviamo in una fase di conoscenza in progress: il livello può raggiungere il 70, 80% a seconda delle esperienze dello studioso, ma può scendere al 20, 30% quando abbiamo di fronte delle certificazioni di studiosi poco noti, se non improvvisati.
Purtroppo la legge in Italia stabilisce che è sufficiente avere una
certificazione, ma non indica che tipo di certificazione e, soprattutto, da chi
può essere rilasciata. Se l’antiquario o il mercante, vende l’opera con una
"qualsiasi" certificazione, essa è venduta correttamente a prescindere dal fatto che questo studioso o storico dell’arte si chiami “Mario Rossi” o
altri.
Per esprimere un parere sull'autenticità di un'opera d'arte "antica" ci si avvale comunque di tecniche note. La prima, quella più rigorosa, è la ricerca di carattere storico-filologico. Se un dipinto presenta dei documenti inventariali, patrimoniali oppure degli atti notarili dai quali emerge la commissione ad un determinato artista in una determinata epoca per un determinato pagamento, abbiamo uno strumento di carattere documentario e filologico che garantisce l’autenticità dell’opera. La seconda strada è quella delle fonti reperibili in antichi libri o guide, bibliografie o biografie che parlano dell’opera su cui si deve esprimere un parere. Molte delle fonti sono da verificare, soprattutto se sono settecentesche, ma anche per dipinti del ’400, ’500 o ’600 è necessaria una verifica. Le fonti del ’400, molto rare, o dell’inizio del ’500, sono invece abbastanza precise.
La terza ipotesi, quella corrente, consiste nell’attribuzione sulla base di caratteri stilistici: è una tradizione che in Italia risale a Cavalcaselle, a Morelli e, più di recente, a Roberto Longhi, fondata sulla base di elementi stilistici quali la composizione, il disegno, il colore, a volte anche il soggetto. Essa comporta la conoscenza da parte dello studioso di una vasta gamma di opere dell’artista a cui ipoteticamente il dipinto in esame può essere riferito.
Per l'arte "contemporanea" è opportuno precisare che le modalità di attribuzione e di autenticazione di opere sono diverse e variano a seconda che si tratti di un’opera di autore vivente o defunto.
Nel primo caso il venditore può rivolgersi direttamente all’autore stesso, secondo quanto previsto dall’art.20 della legge sul Diritto d’autore.
Diversamente, è capitato che alla morte di un artista, diversi soggetti, persone fisiche o giuridiche, abbiano ritenuto di essere titolari di un diritto ‘esclusivo' che attribuisca loro il potere di stabilire se l’opera è autentica. Ciò ha riguardato gli eredi, gli assistenti dell'artista, gli storici dell'arte, gli esperti o frequentatori dello studio dell’artista. Spesso tali prerogative sono altresì sfociate in liti giudiziali che, da un lato, ruotavano intorno a pretese di ordine meramente patrimoniale, mentre, dall’altro lato, hanno riguardato la mera facoltà di autenticare le opere.
Qualora si tratti di artista defunto, in assenza di uno specifico riferimento normativo certo, può legittimamente sostenersi
che il diritto morale di attribuzione della paternità dell’opera sia esercitabile
dai suoi eredi (o meglio dai soggetti indicati dall’articolo 23 della legge
suddetta) o da archivi, fondazioni, comitati di esperti o associazioni.
Il ruolo
dell'art advisor
L'attività di private banking, nella sua accezione più estesa, comprende
l'offerta di servizi non solo di investimento, ma anche di ottimizzazione del
passivo, di pianificazione assicurativo-previdenziale, di tax planning, di
pianificazione immobiliare, di consulenza in opere d'arte.
Spinti dalla necessità di offrire ai clienti facoltosi nuovi prodotti, e dalla domanda
crescente alle banche di mettere al sicuro i propri risparmi utilizzando forme di
investimento alternativo, un numero di banche private includono al loro interno
servizi specifici riferiti all'arte370. In realtà è stato il mercato dell'arte stesso a
spingere verso lo sviluppo di un servizio come quello dell'art banking, in modo da
dare più stabilità e abbassare il livello di rischio al mercato.
L'obiettivo è per tutti comune: tramite l'inventario, la valutazione e la
compravendita, lo scopo è quello di mirare a una più corretta gestione di una
collezione d'arte. Tutte le opere vengono catalogate con schede esaustive in cui
vengono esposte le principali caratteristiche del bene: l'attribuzione, la
provenienza, la tecnica, la stima, le dimensioni; vengono inoltre corredate con fotografie e accompagnate dalla certificazione di autenticità dell'opera. Spesso una
delle attività principali è legata alla pianificazione ereditaria e alla gestione legale
e fiscale del patrimonio artistico, in molti casi attraverso la costituzione di
fondazioni o trust375.
Tramite il servizio di art advisory le banche private si affiancano e collaborano
con i tradizionali interlocutori del mondo dell'arte al fine di offrire ai propri clienti
un'offerta integrata di servizi e consulenza caratterizzata da trasparenza e
indipendenza376. Dal punto di vista della banca, offrire servizi di art banking
significa non solo ampliare la possibilità di diversificazione del proprio
portafoglio di investimenti, ma anche intraprendere attività di sponsorizzazione o
mecenatismo a favore di iniziative artistiche che, nel medio periodo, rafforzano la
corporate image e creano una rete di comunicazione tra clienti, generando una
costumer-loyalty.
Per valutare una collezione già presente nel patrimonio, gli art advisor possono
ricorrere alla consulenza esterna dei consulenti di Christie's e di Sotheby's, mentre
per le nuove acquisizioni fanno riferimento all'Art Loss Register (ad esempio
Ubs), in modo tale da poter verificare l'autenticità dell'opera escludendo
provenienze illecite; nel caso di dubbio, la transazione viene sconsigliata.
Nessun servizio quindi offre una consulenza stringente all'investimento, anche se
vengono fornite informazioni con report ad hoc e newsletter periodiche, d'uso
interno esclusivo per la clientela, sull'andamento del mercato dell'arte, i suoi
comparti e le sue scadenze (arte e fiere).
Ad ogni modo, la regola fondamentale
di questo nuovo servizio è la riservatezza sulle operazioni che intende compiere il
cliente. Per questo motivo la maggior parte degli istituti rappresenta,
nell'eventualità, il cliente alle sedute d'asta o durante le compravendite di carattere
privato. Vengono ora illustrati alcuni dei maggiori istituti nell'erogazione del
servizio di art advisory.
Per entrare più nello specifico della figura del'art advisory, possiamo definirla come un consulente esperto d'arte, di solito presente all'interno di
una struttura di art banking. Oltre alla
competenza specifica nel settore della storia dell'arte, l'art advisor è un esperto
nelle regole del mercato internazionale e dell'andamento dei prezzi dei beni
artistici, in modo da poter essere in grado di consigliare al meglio il cliente.
L'art advisor è una figura super partes rispetto ad altri agenti presenti nel mercato
dell'arte: coniugando le proprie conoscenze, è in grado di aiutare il cliente, sia in
caso di valutazioni di patrimoni d'arte, sia in caso di compravendita di opere d'arte
o di tutte le problematiche annesse alla buona gestione di una collezione389. Si
propone come “arbitro” del sistema dell'arte, valutando in modo imparziale la
relazione tra domanda e offerta; non dovendo né vendere né comprare opere
d'arte, non è guidato da interessi specifici, se non dal compito di guidare il cliente
verso la scelta migliore.
Volendo generalizzare a tutti gli istituti che forniscono questo tipo di servizio, le
funzioni svolte da un art advisor coprono: innanzitutto le valutazioni e le stime
delle opere, singole o in collezione, in quanto la consulenza di un esperto è di
fondamentale importanza per la corretta valutazione delle opere e per la
conseguente collocazione di tali beni nel mercato; l'expertise, poiché l'analisi
critica e storica delle opere è di primaria importanza per elaborare una corretta
valutazione delle stesse, tenendo conto di fattori come la provenienza e lo stato di
conservazione. Il conseguimento di autentiche presso esperti o fondazioni.
La vendita e l'acquisto delle opere, cercando i canali e le piazze più appropriati; le
perizie assicurative; la gestione delle opere, ampliando o migliorando una
collezione già esistente; la valorizzazione, tramite pubblicazioni specialistiche o
esposizioni a mostre, o ancora mediate la pubblicazione di monografie o
cataloghi. L'inventario e la stima per fini di divisione del patrimonio o per
trasmissione ereditaria; consulenza legale riguardo alla circolazione delle opere in
territorio nazionale o internazionale; conservazione e restauro, con l'ausilio di
esperti del settore; il trasporto e la custodia nei caveaux.
La valutazione delle opere d'arte rappresenta solitamente il primo approccio per
un percorso che si sviluppa con servizi personalizzati e modulati sulle esigenze
del singolo cliente e che comprende anche delle opportunità di finanziamento
tipicamente bancarie quali l'acquisto in leasing delle opere d'arte o il
finanziamento con pegno delle stesse.
Il servizio è utilizzato per la maggior parte da uomini (imprenditori, manager,
collezionisti ed esecutori testamentari) che desiderano un supporto nella
formazione di una collezione; l'età è in prevalenza matura, superiore ai
quarant'anni, con un'educazione medio alta e in molti casi i fruitori del servizio
sono già possessori di una collezione d'arte.
L'art advisor non si occupa solo della gestione delle collezioni dei singoli clienti,
ma spesso offre consulenza anche ai fondi di investimento in arte (per i quali è di
fondamentale importanza puntare alla massima efficienza negli acquisti), sia agli
intermediari che hanno un rapporto più diretto con la clientela, gli istituti di
credito.
Agli advisor, e di conseguenza ai buyers, di un fondo viene data la possibilità di
accedere a opere e collezioni private, apparse raramente nel mercato, e quindi di
acquistare i beni direttamente dal privato, ottenendo quindi una maggiore
agevolazione per la compravendita (si pensi solo al risparmio delle commissioni
d'asta).
www.giustiniani.info
contatti:
info@giustiniani.info
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rappresentano una testata giornalistica e vengono aggiornati senza alcuna
periodicità.
Pertanto non può essere considerato in alcun modo
un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.