L’ANTICA FOCEA, LA NUOVA ESKIFOÇA

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Incisione di "Fotia Vecchia" di Cornelis de Bruijn (Bruyn)(1652-1727)

L'Antica Phocaea o Phokaia (per i Genovesi Focea), attualmente Foça o Eskifoça, si trova all’estrema propaggine Turca verso il Dodecaneso all’interno del golfo di Izmir.
Il nome deriva dall’animale “la foca” simbolo della città, raffigurato anche sulle monete. Fu fondata dai colonizzatori di Erythrea e Teos nell'ottavo secolo a.C., faceva parte un tempo della Federazione Ionica.
Per il suo eccellente porto, Focea si sviluppò rapidamente diventando un importante porto commerciale. Erano famosi costruttori di navi sia da trasporto passeggeri (con capacità fino a 500 persone) sia da cargo (di considerevoli quantità).
Dopo le conquiste Persiane, Romane e Bizantine fu colonia Genovese e le sue vicissitudini sono state parallele a quelle di Chios fino alla conquista Turca del 1566.
La sua posizione è stata sempre strategica come punto di rifornimento tra il Mar Nero e le rotte verso il medio oriente.
L’iniziale insediamento di Focea “vecchia” è l’attuale Eskifoça. La “Focea nuova” così chiamata dai Genovesi, è ora Yenifoça.
I Focesi erano grandi navigatori e fondarono molte colonie sul Mar Nero, nell’Ellesponto e nel Mediterraneo occidentale, intorno al VII sec.a.C. Sono stati i fondatori, tra altri, di Massalia (Marsiglia Francia), Nizza, Tartessus (vicino a Cadice in Spagna), Ampurias (in Catalogna) Alalia (o Aleria) in Corsica e Velia in Italia.
La città perse il suo potere dopo l’invasione dei persiani e participò alla Ribellione Ionica (500 al 494 a.C.) con tre navi. Dopo la vittoria mantenne la sua indipendenza, comunque il danno che i persiani procurò alla città fu così grande che Focea non riguadagnò mai più la sua magnificenza originale.
la mia foto Famosa fin dal medioevo per le sue miniere di Allume, seguì fino al XIII alterne conquiste tra Veneziani e Genovesi fino a quando per difendere le isole dai turchi, dai Veneziani e dai pirati, l’imperatore di Costantinopoli, Andronico sollecitò l’intervento sull’isola di Manuele Zaccaria de Castro della Repubblica Genovese, che ne assunse la Signoria. Nel suo centro ancora ben visibili i resti dell'antico forte genovese costruitio nel XIII secolo (Leon Kontente in un suo recente libro "L'histoire intégrale d'une ville levantine" fa risalire la costruzione tra il 1286 ed il 1296) chiamato dai greci "Bedenia"
Focea è un fiorente porto mercantile, con il suo retroterra ricca di allume, minerale utilizzato per la concia e la tintura dei tessuti. La qualità del prodotto era seconda solo a quella di Colonea nel Ponto sulla costa settentrionale dell’Anatolia.
Il collegamento tra Focea e le altre province Greche era ridotto ad una sottile striscia lungo il mare che gli Zaccaria difendono per circa cento kilometri, “non tanto per la fortezza del luogo”, scrive con ammirazione il cronista Greco Pachimero, “quanto per la fama del valore degli Italiani, pronti d’animo e di braccio ad osare qualunque audacia”. Ma a lungo andare pochi uomini non potevano difendere un così vasto territorio. Così il Signore di Focea si accontenta di fortificare il proprio castello ed i suoi interessi commerciali, forte del coraggio di soli 52 cavalieri e 400 fanti.
Focea, a differenza di tutte le altre colonie Genovesi del Levante dell’epoca, non è un porto di transito, ma punto d’imbarco delle miniere d’allume. Un manuale di pratica commerciale dell’epoca, valuta il commercio dell’allume in circa 14 mila cantarti, pari a circa 750 tonnellate, che producevano all’incirca una rendita di 65 mila lire, una cifra astronomica per quei tempi (più o meno pari a 800.000 euro di oggi).


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Tutte le industrie tessili dell’epoca hanno bisogno di allume per fissare i colori.
Cronologia della storia dell’Allume
A differenza di tutte le altre mercanzie, l’allume faceva registrare una vera e propria sovrapproduzione rispetto all’offerta. Zaccaria è, oltre che un valido condottiero, un abile industriale. In un momento storico in cui il commercio è molto più evoluto dell’industria, per guadagnare di più non bisogna tenere i prezzi alti ma diminuire i costi di produzione e per far ciò il Zaccaria arruola quasi esclusivamente manodopera locale a basso costo e riduce il costo del trasporto impegnando proprie navi dal porto di partenza fino a quelli d’arrivo. Un'altra geniale intuizioni per l’epoca, fu quella di concentrarsi sull’industria di trasformazione, concludendo una fenomenale integrazione verticale dal minerale grezzo al prodotto finito in franco fabbrica. Per sbaragliare la concorrenza dell’allume di Trebisonda, che supera il suo per qualità, ottiene da Michele Paleologo un “crisobollo” o decreto che sbarra il passaggio dell’allume attraverso gli stretti del mar Nero. Gli Zaccaria ora controllano tutto il commercio dell’allume: dall’estrazione al trasporto alla sua trasformazione e vendita soprattutto nelle Fiandre.
Lo Zaccaria aveva invece il problema opposto a Scio, dove il mastice veniva prodotto in monopolio naturale. Li il problema era a vendere a prezzi più elevati possibili. Perciò non si mettevano in commercio che non più di 43 tonnellate di mastice l’anno. Ogni tonnellata costava 400 lire genovine. Nel quattrocento il prezzo veniva fissato dai Giustiniani in 45 lire il quintale e se il raccolto era in sovrapproduzione l’eccedenza veniva bruciata per evitare che il prezzo salisse.
Poiché gli affari a Focea erano mal condotti da Tedisio, Benedetto I destituisce il nipote e nomina suo fiduciario il genovese Andreolo Cattaneo della Volta, che manda a sua volta il nipote Domenico a prendere possesso dell’isola. Proprio in una delle sue assenze di Benedetto dall’Asia Minore che la flotta veneziana capitanata da Ruggero Morosini rade al suolo Focea (1296), tanto che Andreolo Cattaneo Volta amministratore per conto dei Zaccaria fu costretto a trasferire la popolazione nell’insediamento fortificato di Focea Nuova intorno al castello che aveva fatto costruire nel XIII secolo.
Focea resta Genovese fino al 1334 quando i porti tornano in mano Greca.
I Giustiniani armati dal doge De Murta riconquistano il porto il 6 settembre 1346 riconquistano Focea Vecchia, ed il 20 dello stesso mese Focea Nuova con un corpo di spedizione comandato da Pietro Recanelli Giustiniani.
Focea era infeudata alla Maona, ma in realtà era governata dai Gattilusi di Lesbo.
La decisione della Maona di concentrare le proprie attività sulla gestione del monopolio del mastice, mentre la gestione di Focea Vecchia era delegata ai Gattilusio, signori di Mitilene, e lo sfruttamento delle allumiere di Focea Nuova a degli appaltatori legati ai Maonesi da contratti di durata decennale, se da un lato contribuì a rafforzare il ruolo di Chio in qualità di « magazzino » dell’allume destinato ad essere immesso nei circuiti commerciali dell’Occidente, come conferma l’analisi della documentazione notarile genovese dei secoli XIV-XV, dall’altro aprì enormi possibilità all’azione di gruppi che miravano a ricostruire nelle proprie mani il monopolio che era appartenuto un tempo agli Zaccaria. Tra questi gruppi merita sicuramente un posto di primo piano la Societas Folie Nove, costituita nel 1416 fra alcuni esponenti di spicco del mondo economico e politico genovese: Oberto Giustiniani olim de Monelia, Giacomo Giustiniani Longo, Cattaneo Vivaldi e soprattutto Giovanni Adorno, figlio dell’ex-doge Giorgio, che proprio dal 1416 fu podestà e castellano di Focea, venendo riconfermato nel 1417 e 1419, e rimase in carica fino alla morte, avvenuta nel 1423-1424.
Sono quindi rappresentati membri della Maon, tra i quali gli esponenti di una delle gentes de Populo che si contendevano la corona dogale, e un rappresentante di un’antica casata nobiliare strettamente legata agli Zaccaria da numerosi vincoli parentali e inoltre, in collegamento ai soci principali, una serie di detentori di frazioni di quote provenienti anch’essi dalle file dei Maonesi (Tommaso Giustiniani Longo, Raffaele Giustiniani de Furneto, Simone e Filippo Giustiniani quondam Danielis), tanto da farci pensare a questa societas come a un’emanazione strumentale della Maona creata per recuperare un controllo più diretto sulle allumiere, in precedenza appaltate a un’altra società costituita da Pietro Calvo, Giannotto Lomellino e Antoniotto Calvo, in un momento in cui le condizioni politiche dell’Oriente mediterraneo potevano creare problemi al commercio del mastice, ma anche, si tenga presente, in un momento di grave difficoltà per il commercio dell’allume in conseguenza del devetum Anglie proclamato dal governo genovese fin dal novembre 1412 che bloccava la principale rotta di traffico del minerale impedendo i contatti con quella che era divenuta a tutti gli effetti una potenza nemica. (vedi: Prima di Tolfa: i mercanti genovesi e l’allume orientale di Enrico Basso in "Il mare di San Giorgio. Studi su Genova e l’Egeo nel Basso Medioevo" - Quaderni della Società Ligure di Storia Patria n.10/2021)
Focea Nuova ebbe diversi governatori, un elenco degli appaltatori venne redatto da Karl Hopf alla fine del XIX secolo sulla base di fonti non sempre verificabili (e parzialmente contraddette dai documenti editi successivamente): Pietro Recanelli (ante 1364-1381), Raffaele Paterio (1381-1395), Tommaso Paterio (1395-1405), Giovanni Adorno (1405-1424), Percivalle Pallavicino (1425-1427), Enrico Giustiniani Longo (1427-1437), Francesco Draperio (1437-1447) ; ed infine l’ultimo governatore Paride Giustiniani Longo, figlio di Enrico dal 1447 al 1455 anno della conquista Turca.
Il dominio dura fino al 1435 quando i giannizzeri di Amurat II la riconquistano definitivamente. A quel tempo era governata da Paride Giustiniani, che gli si consegna spontaneamente. Questo non impedì il saccheggio del porto, la profanazione delle Chiese e la messa in schiavitù di buona parte della popolazione.
Oggi Focea “nuova” è diventata Iskifoça ed è un villaggio di vacanze moderno molto animato, situato su due baie profonde. Piacevoli alberghi, spiagge limpide e ristoranti accoglienti, ne hanno fatto un luogo di vacanze molto attraente, sede anche di un “Club Mediterranée”.
A Foça anche un interessante riserva naturale marina , la “Specially Protected Area”, che tutela gli ultimi gruppi di Foche monaca nel Mediterraneo con un pò di fortuna è ancora possibile vederle sulla “costa delle sirene”.
Focea “vecchia” ora Yanifoça, poco più a nord è meno mondana anche se anch’essa è dotata di buone attrezzature turistiche.
www.yenifoca.com (in Inglese)

Un interessante progetto che evidenzia l'antico legame tra la comunità Genovese e quella Turca è il "Galagenova" ideato da Nuri Kaya, artista ed abitante di Galata. Il progetto ha lo scopo di studiare le relazioni tra Genova, capitale culturale d'Europa 2004, e il quartiere genovese di Istanbul, Galata. Il progetto Galagenova si realizzerà a Galata tra il 18 e il 26 settembre con la partecipazione di numerosi artisti e intellettuali genovesi, levantini e turchi. Questo progetto studiere le relazioni tra Genova e Galata e quindi l'identità urbanistica occidentale e medievale di Galata.
www.galagenova.org



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Interessanti contributi sulle famiglie levantine anche su: Levantine Heritage - The story of a community (in Inglese)


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stemma dei Giustiniani di Venezia sul portale di una casa di Focea


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