LEONARDO GIUSTINIANI

(1383? - 1466)


Poeta Veneto del XIV secolo, conosciuto anche come Leonardo Giustinian.
nacque a Venezia nel 1388 (morė nel 1446).
Fu membro e capo del consiglio dei dieci, poi procuratore a San Marco. Scrisse Epistole (Epistulae) in latino, orazioni e traduzioni dal greco.
E' celebre per le Canzonette e gli Strambotti, la cui diffusione a stampa č documentata dal 1474 in poi.
Furono componimenti, musicati dallo stesso Giustinian, che piacquero moltissimo e furono tanto imitati che le canzonette esemplate sul loro modello furono dette "giustiniane".
La loro originalitā deriva dalla fusione del tono popolare con una lingua colta ed elegante, lontana dalla koinč padana ma anche dal processo di toscanizzazione di lessico e sintassi.

Lo strambotto č un componimento poetico proprio della poesia popolare e caratteristico della Sicilia. Consiste in un'ottava avente lo schema ABABCCDD.
Altrove assunse nomi diversi (in Toscana rispetto) ed evve lo schema dell'ottava narrativa: ABABABCC.

QUATTRO STRAMBOTTI DI LEONARDO GIUSTINIANI


Se li arbori sapesser favellare

Se li arbori sapesser favellare,
E le lor foglie fusseno le lengue,
L'inchiostro fusse l'acqua dello mare,
La terra fusse carta e l'erbe penne
Le tue bellezze non potria contare.
Quando nascesti gli angioli ci venne,
Quando nascesti, colorito giglio,
Tutti li santi furno a quel consiglio.


Sia benedetto il giorno che nascesti

Sia benedetto il giorno che nascesti
E l'ora e il punto che fusti creata!
Sia benedetto il latte che bevesti,
E il fonte dove fusti battezzata!
Sia benedetto il letto ove giacesti,
E la tua madre che t'ha nutricata!
Sia benedetta tu sempre da Dio!
Quando farai contento lo cor mio?


Io mi viveva senza nullo amore

Io mi viveva senza nullo amore,
Non era donna a cui volesse bene.
Denanti a me paristi, o nobel fiore,
Per dare alla mia vita amare pene;
E sė presto m'entrasti tu nel core
Come saetta che dall'arco vene,
E com'entrasti io presto serrai
Perchč null'altra donna c'entri mai!


E vengote a veder, perla lizadra

E vengote a veder, perla lizadra,
E vengote a veder, caro tesoro;
Non sa'tu ben che tu se' quella ladra
Che m'hai ferito il cor tanto che moro?
Quando io passo per la to contrada
Deh lassati vedere, o viso adorno!
Quel giorno che ti vedo non potria
Aver voglia nessuna, anima mia!


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