"LA GIUSTINIANA" E LA STORIA DI UN VINO "GENOVESE": IL GAVI



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Le origini di questa splendida azienda sita in territorio di Rovereto di Gavi, sulle propaggini piemontesi degli Appennini sono antichissime la Giustiniana vanta una storia che la riporta indietro nel tempo fino all'anno mille quando i benedettini che vi avevano fondato una grangia (fattoria agricola) diedero avvio alla coltivazione della vite. Già dal 900 d.c. negli annali della Repubblica di Genova si parla di un insediamento benedettino sulle colline prospicienti il fiume Lemme. La "Grangia Bassignana" è citata in un documento del 1250 come fattoria agricola della Abbazia di Rivalta Scrivia produttrice di frumento, ma soprattutto di vino. Di questo insediamento sono rimaste la torre di guardia e difesa, la cappella e varie stanze con volte e capitelli. Nel 1625 la proprietà passò alla famiglia Giustiniani, un membro della quale, comandante delle milizie Genovesi, difese vittoriosamente il Forte di Gavi, allora importante nodo strategico commerciale e militare, da uno dei molti assedi francesi. Fu proprio la famiglia Giustiniani che in quell'epoca fece costruire la villa che in stile neoclassico ancora oggi domina dall'alto del poggio l'accesso alla tenuta, che prese da allora il nome di Giustiniana. La bellezza dei luoghi, dal paesaggio alla natura, la vocazione del terreno a produrre splendidi vini, fecero sì che le più importanti famiglie. genovesi, Doria, Spinola, Cambiaso, nel corso degli anni si disputassero la proprietà della Giustiniana. Dopo i Pastorino di Genova, la proprietà è passata nelle mani della famiglia Lombardini (dal 1978) seguita dall'opera di Enrico Tomalino direttore della Tenuta, L'enologo è Donato Lanati.
I Lombardini, imprenditori nel campo dell'edilizia stradale, hanno trasformato la tenuta creando le strutture tecnico produttive d'avanguardia atte a trasformare le splendide uve dei vigneti in pregiate bottiglie che portano la qualità del vino italiano e del Gavi Giustiniana nel mondo. Nel febbraio 2016 è stata acquistata dalla società composta da Magda Pedrini, titolare dell'omonima azienda a Gavi, e dall'imprenditore Stefano Massone, costituendo di fatto un grande vigneto da circa 100 ettari, considerando i circa 50 ettari di Massone, i 16 di Magda Pedrini e i 35 ettari della Giustiniana, che in totale si estende per più di cento ettari, tenuto conto dei boschi che la circondano, in una delle aree più vocate. Il potenziale produttivo si avvicina al milione di bottiglie, circa l'8% del totale prodotto dalla Docg Gavi. Terzo produttore a volumi dopo Araldica e Fratelli Martini.

L'azienda agricola si estende per ben 110 ettari di cui 39 sono coltivati a vigneto altamente specializzato. Tutti i vigneti sono impiantati con perfetta esposizione a mezzogiorno ad una altitudine che varia tra i 300 e i 500 metri ed a una latitudine di 44°41' (la stessa dei celebri Graves francesi). Ad essi viene dedicata attenta e scrupolosa cura nella coltivazione: sono state sperimentate nuove forme di allevamento, sintetizzando le millenarie tradizioni della viticultura piemontese con i moderni materiali di impianto e le nuove tecnologie miranti alla necessaria meccanizzazione del lavoro, ma soprattutto per ottenere la migliore maturazione delle uve nella convinzione che un vino di qualità debba nascere anzitutto nel vigneto.
I principali prodotti sono Gavi Docg del Comune di Gavi Lugarara , Gavi Docg del Comune di Gavi Montessora, Gavi Docg del Comune di Gavi Il Nostro Gavi, Just Bianco, Just Monferrato Doc Rosso, Grangiarossa Monferrato Doc Rosso, Roverì, Spumante metodo classico, Grappe.
La produzione annuale di bottiglie è di circa 215'000 di cui 120'000 Lugarara , 30'000 Montessora, 10'000 Just Bianco, 5'000 Just Rosso, 25'000 Roverì, , 5'000 Il nostro Gavi, 10'000 Grangiarossa, 10'000 Spumante metodo classico


Per maggiori informazioni:
"Azienda Agricola La Giustiniana" - GAVI (Alessandria) 15066, frazione Rovereto 5
Uscita autostradale: Serravalle Scrivia o Vignole Borbera (A7) oppure Novi Ligure (A26/7) oppure Ovada (A26).
tel. 0143/682132, fax 0143/682085
www.lagiustiniana.it
info@lagiustiniana.com


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Genova ed il Gavi

L’Unità d’Italia segna il passaggio definitivo al Piemonte dell’“Oltregiogo”, segnato dai corsi dei torrenti Scrivia e Lemme. Con i suoi centri maggiori Novi e Gavi la zona era da secoli genovese, prima avamposto difensivo e commerciale, poi magnifico luogo di piacere e di “villeggio”. La centralità del Forte di Gavi, imponente baluardo sulla via più importante tra la pianura e il mare, aveva lasciato spazio nel secolo XVII alle splendide dimore estive delle più grandi famiglie genovesi, dai Giustiniani ai Lomellini. Ed è proprio nelle estese tenute di queste famiglie che a metà dell’800 inizia la storia del grande bianco piemontese, il Gavi. Fino ad allora le colline erano state intensamente coltivate a vite, ma con prevalenza quasi assoluta di dolcetto e barbera. Il mercato genovese invece aveva sete di vino bianco, fresco e dissetante, adatto alla cucina di mare. Fu il marchese Cambiaso a mettere a dimora nella sua tenuta Centuriona i primi impianti intensivi di Cortese, vitigno autoctono ma fino ad allora complementare, spesso utilizzato per vini dolci semifermentati. In pochi anni il suo esempio fu seguito da tutti gli altri proprietari e il successo commerciale del Cortese di Gavi decretò ben presto la fine di gran parte dei vigneti storici a bacca nera. In pochi decenni, nei quali si attivarono anche i canali di vendita internazionali legati al porto di Genova, Gavi divenne sinonimo di vino bianco secco. La nostra storia segna poi una data fondamentale nel 1974, anno in cui, sotto la spinta e il successo di alcune aziende illuminate, guidate da La Scolca di Vittorio Soldati, nasce il Gavi a Denominazione di origine controllata.
Un legame con il capoluogo ligure che il Consorzio Tutela del Gavi è rinsaldato dell'iniziativa di gemellaggio con l'antico Ordine Obertengo del Raviolo e del Gavi che si propone di rinsaldare i secolari legami fra il capoluogo ligure e la zona di produzione di questo grande vino bianco.
I trenta anni successivi dall'istituzione della DOC sono ricchi di successi che portano il Gavi a essere a lungo un vino-immagine sulle migliori tavole mondiali. Dopo qualche tempo - e siamo ai giorni nostri - di minor attenzione e il rischio del declino, i produttori hanno scelto la via migliore, quella della qualità, simboleggiata dal riconoscimento della Denominazione di origine controllata e garantita nel 1998.

La storia e il territorio

Per comprendere l’essenza del territorio del Gavi, nell’estremo angolo sudorientale del Piemonte, delimitato dalla piana alessandrina a nord e dal selvaggio Parco delle Capanne di Marcarolo a sud, occorre partire dal termine “frontiera”. Una frontiera fisica e geologica, perché qui si incontrano e si dividono la grande pianura e la montagna, i terreni alluvionali e gli affioramenti di epoche ben più antiche. Una frontiera storica e politica: gli antichi Liguri, popolazione autoctona con storia e cultura proprie, risiedevano sulle dorsali appenniniche e furono fieri oppositori degli insediamenti romani che invece seguivano le valli e le vie di comunicazione. Le tracce della civiltà romana sono vive e presenti, nella viabilità, nella centuriazione delle aree pianeggianti, negli splendidi resti della città di Libarna. Anche qui la cultura della vite nasce nelle “ville” agricole, deputate a rifornire di generi alimentari il castrum, poi diventato città. Più tardi queste terre videro, tra le varie popolazioni che attraversarono l’Italia, un periodo di dominazione longobarda, durante il quale l’agricoltura regredì per lasciare di nuovo spazio alla foresta. La rinascita con l’avvento delle Abbazie, e il ritorno dell’attenzione alla terra e ai suoi prodotti. Ma nei secoli proseguì il succedersi di padroni e costumi: l’impero e i comuni, Milano e Genova, Francesi, Austriaci, Piemontesi, Italiani… Il territorio subì via via i danni degli scontri, ma allo stesso tempo si arricchì, grazie agli incontri, di una vera e propria cultura “multietnica” ante litteram, che oggi si ritrova nei dialetti, nell’architettura, nell’arte, nella gastronomia.

Forti, castelli, parchi

Il Forte di Gavi (visitabile) domina la cittadina con la sua mole imponente. Nei suoi mille anni di storia ha ospitato guarnigioni e personaggi importanti, dal Barbarossa a Cartesio al Fiorenzuola, che ne diresse l’ampliamento. Ai suoi piedi è splendida la parrocchiale romanica di San Giacomo, già tappa importante sulla via di Compostela. Sulle colline le splendide ville rinascimentali, al centro di vaste tenute, sontuose dimore tutte di proprieta' privata, fra cui la Cheirasca, villa castello edificata nel seicento dalla famiglia Ricchini, la Toledana costruita nel cinquecento dalla famiglia Imperiale, la Centuriona, fatta erigere nel 1556 da Adamo Centurione ambasciatore di Carlo V, le Colombare, complesso architettonico appartenuto agli Spinola, la Giustiniana, antica costruzione rimaneggiata nel settecento da Francesco Maria Brignole, ultimo doge di Genova, e la Lomellina, la splendida villa al centro di una vastissima tenuta (contò fino a 65 cascine) sull'antica strada che dalla Bocchetta portava a Tassarolo e poi a Novi. Nota particolare per la strada Lomellina, bellissima da percorrere, che attraversa, immersa nel verde, luoghi di raro fascino. Completano il quadro i castelli di San Cristoforo, Tassarolo, Francavilla e Pasturana, antichi manieri della famiglia Spinola, ricca e potente al punto di finanziare il viaggio di Cristoforo Colombo. Il centro storico di Novi, la città del cioccolato e dei campionissimi del ciclismo Girardengo e Coppi, è arricchito dalle facciate dipinte dei palazzi seicenteschi e ospita nell’oratorio della Maddalena un autentico gioiello dell’arte sacra: un calvario ligneo composto di 23 figure a grandezza naturale in ulivo dipinto che sbalordisce il visitatore. A pochi chilometri, a Bosco Marengo, l’appassionato d’arte troverà capolavori del Vasari e del Moncalvo nella monumentale chiesa di Santa Croce. L’antica Libarna invece è visitabile sulla strada per Arquata Scrivia, da dove gli amanti della natura possono proseguire per i paradisi verdi delle valli Borbera e Spinti.

Il disciplinare e le zone di produzione

Il disciplinare di produzione prevede che possa fregiarsi della Docg il vino prodotto nel territorio dei comuni di Gavi, Novi Ligure, Tassarolo, Bosio, Carrosio, Francavilla Bisio, Pasturana, Parodi Ligure, Capriata d’Orba, San Cristoforo, Serravalle Scrivia. È singolare l’analogia con il “re” dei rossi piemontesi, il Barolo. Undici comuni, mille ettari, terreni uguali, definiti dai geologi “Marne Serravalliane” proprio da Serravalle Scrivia. Un motivo in più per incoronare il Gavi “re” dei bianchi della regione. Tra le indicazioni di produzione le più importanti riguardano il vitigno, che deve essere al 100 per cento cortese, e la resa massima di 95 quintali per ettaro. Tre le possibili tipologie: fermo, spumante (la spumantizzazione del cortese fu iniziata nel 1850 da Louis Oudard, l’enologo di Cavour) e, più facile ma meno significativo, il “frizzante”. Le caratteristiche organolettiche del Gavi sono variabili, in funzione del lavoro in vigna e in cantina ma anche del periodo di affinamento. Fino a qualche tempo fa il mercato era abituato a un vino che, si diceva, doveva essere consumato giovane per avere profumi fruttati e acidula freschezza. Questo ha indotto molti, anche tra gli addetti ai lavori, a pensare che il vitigno non potesse dare altro, e che l’acidità fosse la sola chance che il Cortese potesse esprimere. Al contrario, quest’uva è assai versatile e, riducendo le rese in vigna, grazie alla maggiore maturazione si ottengono vini di struttura e tenore alcolico inopinati. Con, al naso, non più soltanto i profumi del frutto, ma un bouquet complesso, dove le note citrine sono mitigate da frutti maturi e dolci. Anche al gusto si ha una soddisfazione ben maggiore, con una bocca più piena e ricca. Se poi si ha la pazienza di far riposare la bottiglia per qualche anno, ecco l’autentica scoperta: un vino bianco longevo, che conserva la sua freschezza ma è nobilitato da aromi terziari che gli consentono di reggere il confronto con i grandi del mondo. La sfida è quella degli abbinamenti con il cibo: i Gavi più giovani restano ideali per pesce, antipasti e carni bianche, ma le bottiglie più vecchie chiedono compagnie più impegnative, come un formaggio di capra stagionato (e la Robiola di Roccaverano ne è il prototipo). Il terroir dal punto di vista geologico si divide in tre fasce, che incidono sulle caratteristiche del vino come del paesaggio. Le terre rosse sono originate dalla ferrettizzazione delle ghiaie miste ad argilla che le compongono, antichi depositi alluvionali. Si trovano a nord di Gavi, verso Tassarolo e Novi. Qui le colline sono più dolci e le vigne si alternano a boschi di quercia e robinia. Tra i migliori cru di queste zone vale la pena di ricordare Rovereto, Montemarino, la Fornace. La fascia centrale, che affiora su una linea che unisce Serravalle a Gavi e San Cristoforo, vede un’alternanza di marne e arenarie. Sono i terreni di Monterotondo e dei vigneti alle falde della splendida foresta del monte Mesima. La parte meridionale, che si fa più ripida per l’approssimarsi dei rilievi dell’Appennino, è composta da marne argillose bianche la cui origine marina è evidente anche per la presenza di numerosi fossili. Prototipo dei cru di questa zona è la costa di Morgassi, esposta a sud-ovest e riparata a nord.
Secondo la Guida ai Vitigni del Mondo scritta da Jancis Robinson per Slow Food Editore, che definisce il Gavi «vino nato per i ristoranti di pesce di Genova e della Liguria», il Cortese dell'Alto Monferrato, che viene prodotto qualche chilometro a occidente, come il Cortese dei Colli Tortonesi, a nord-est, «difficilmente raggiungono la maturità o vengono vinificati altrettanto bene quanto il Gavi». Il vino peraltro è raramente complesso, e, come annota Robinson, «può essere decisamente anonimo (al contrario di altri bianchi piemontesi come Arneis e Favorita), ma l'uva mantiene buona acidità anche quando è pienamente matura»
Bibliografia
Le vie del Gavi, Vigneti e ville, boschi e castelli - Slow Food Editore -



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